Archeologia
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Le case nel sito archeologico delle Civitelle, a Frosolone
 
Come dovevano essere costruite le abitazioni nell'area delle Civitelle, nell'antico Sannio

La montagna

In un'area di montagna, a 1200 metri sul livello del mare, si potevano trovare facilmente due materiali distinti per le costruzioni. Di uno abbiamo numerosissime testimonianze: si tratta delle pietre delle mura megalitiche ancora sul posto e visibili tuttoggi. Per l'altro, il legno, ovviamente non esiste più nulla, data la sua assoluta deperibilità nel tempo.
Per la verità esitono anche altri reperti che affiorano sulla superficie del terreno: la terracotta. Pezzi di argilla che avevano la forma soprattutto per embrici, oppure una curvatura a dimostrare resti di recipienti. Nulla che sia ipotizzabile servisse come materiale per realizzare murature.  Da ciò bisogna rilevare come si costruissero le abitazioni, seppure molti studiosi continuano ad asserire che non fosse un luogo abitato ma soltanto un rifugio in caso di necessita. Questo particolare atteggiamento di alcuni ricercatori, anche di fama nazionale, suscita perplessità anche soltanto a brevi ragionamenti. Difatti, dove dovessero abitare queste popolazioni che pure si trasferivano sulle montagne per difendersi? E da chi?
Alla prima retorica domanda si risponde che avevano, comunque, degli ambienti nei quali sostare e vivere, anche se per breve periodo, ammesso e non concesso che fossero destinati a tale saltuario uso. Alla seconda vorremmo che rispondessero coloro che sostengono l'ipotesi suddetta. Non è ipotizzabile che un popolo, seppure ancora precedente ai Sanniti, poteva temere di essere assalito da altri popoli senza, una volta, sapersi difendere. Non bisogna mai dimenticare che si viveva, mediamente, poco oltre i trent'anni e il coraggio, in questi giovani, che restavano tali per tutta la vita, non mancava. I vigliacchi, del resto, non scelgono luoghi inospitali per nascondersi: diversamente avrebbero creato altri problemi, dovuti alla precarietà del sito, per risolverne uno. E poi vi è tutto il ragionamento sui tempi per costruire queste ipotizzate zone di rifugio.
La case dunque, erano di pietra, come le cinte murarie e con la medesima evoluzione tecnologica da quelle di legname.

La tipologia costruttiva delle case

La presenza di un notevole quantitativo di pietre di modeste dimensioni nel sito, sparse a cumuli dappertutto o riutilizzate nella parte più a valle dai contadini nei secoli successivi, dimostra come questo materiale, e le misure di ogni elemento, servissero per la reralizzazione di pareti e di muri. La zona è ricca, del resto, di rocce a sfoglia, che potevano essere facilmente luogo di scavo per estrarre pietre già quasi pronte a essere composte nelle costruzioni delle dimore dell'epoca. 
La fondazione doveva essere piuttosto poco profoda per due motivi. Il primo è che ci si trova su un territorio accidentato e con un sottosuolo rigido, formato da rocce. Il secondo si evince anche osservando le mura megalitiche di cinta del luogo. Ovunque si notano come i massi siano stati poggiati sul fondo molto resistente della montagna. Non vi è ragione di pensare che le case, ben più leggere, dovevano avere scavi particolari per le fondazioni. Ma vi è anche una terza ipotesi molto probabile: le case non erano più alte di un piano, quello terreno.
Che fosse presente il solo piÈÈano terra lo si arguisce da un fatto tecnico. Difatti, utilizzando pietre poco squadrate, difficilmente si potevano raggiungere altezze considerevoli dei muri. I massi delle mura di cinta, che si elevavano fino ad almeno cinque metri, sono megalitici, mentre nei muri delle case si usavano pietre di modeste dimensioni: il carico avrebbe fatto sbandare lateralmente, in assenza di efficaci leganti nei ricorsi orizzontali, la parete troppo alta.
Il pavimento del piano era sicuramente dotato di un vespaio. E' facile ipotizzare che gli abitabti del luogo avessero capito come le piogge potevano introdursi, per pendenza del terreno, anche dentro le abitazioni e renderle un acquitrino. Per questo un vespaio, fatto di pietre sistemate in maniera che l'acqua potesse scorrere verso l'esterno, realizzando il livello interno in pendenza adeguata, era la soluzione tecnica più verosimile. Inoltre, per avere un pavimento abbastanza comodamente calpestabile, ci dovevano essere le famose liscie che costituivano il piano di finale. Non si dimentichi che tre punti individuano un piano geometrico. Dunque non era difficile costruire un pavimento del tutto a livello con zeppe per ogni liscia

immagine dei cumuli di "liscie" tuttora esistenti appena a valle del sito archeologico delle Civitelle
Cumuli di "liscie" a valle del sito archeologico. In alto il monte dove si trovano le cinte megalitiche delle Civitelle.

Queste pietre, estratte già nel loro spessore di pochi centimetri, perciò dette liscie, sono state utilzzate, in zona, fino alla metà del XIX secolo quando costituivano il materiale che formava la copertura dei tetti e, spesso, anche i pavimenti delle case. Il tetto era sicuramente fatto con legname, travi e tavole per poi essere ricoperte, queste ultime, da embrici di terracotta, quanti se ne trovano frequentemente nel sito archeologico, e non solamente sulle Civitelle. C'era, infine, una ragione tecnica perché le pareti dovevano essere intonacate. Lo vediamo in un'altra pagina.

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