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Come si cibavano gli antichi popoli dell'Italia
Quali alimenti fossero disponibili
Reperti e residui di cibo, in quanto materiale piuttosto
deteriorabile nel tempo, è molto difficile che ci siano giunti anche se
bisogna considerare come a Oratino, nei pressi di Campobasso, siano
stati ritrovati dei mucchi di ceci, ormai fossilizzati, che
risalirebbero al XIV secolo avanti Cristo. Per stabilirlo con
precisione si potrebbe fare su uno di essi l'analisi del carbonio 14.
Non serve, invece, leggere quanto ci hanno tramandato i Romani con le loro
ricette di secoli successivi, anche per i sicuri e differenti gusti
degli abitanti delle singole aree. Appare logico, per esempio, che chi fosse vicino
al mare si cibasse di pesce. Ma anche senza troppi dati storici è
possibile dedurre l'alimentazione dei popoli di quel periodo conoscendo
altre circostanze documentabili. Nello stesso sito di Oratino si è appurato come ci fossero allevamenti
di pecore, capre, buoi, un po' meno di maiali, e si cacciassero
soprattutto i cervi. Niente di più ovvio che l'alimento principale,
dunque, fosse la carne, di qualunque genere, sia dovuta alle prede
frutto di caccia che agli animali di allevamento. Accanto a ciò era
inevitabile che fossero mangiati i frutti di alberi che nascevano
spontaneamente in natura. Frutta che era anche opportunamente conservata essiccandola
al sole, per la stagione fredda. Bisogna aggiungere che
l'agricoltura, da secoli ormai conosciuta, forniva i prodotti della
terra coltivata e soprattutto il farro con il quale cucinare zuppe
oppure fare il pane. Il grasso era prelevato dalla stessa carne, ma
anche dall'olio di oliva i cui alberi fruttificavano nelle valli appena
attorno alle montagne dei Sanniti. Si possono elencare, perciò, le seguenti tipologie degli alimenti dell'epoca: - la carne proveviente dagli animali allevati e dalla caccia;
- le verdure prelevate dai terreni in cui nascevano spontaneamente;
- la frutta di alberi naturali;
- i prodotti dell'agricoltura;
- il pane anche lievitato;
- il latte e i formaggi;
- le uova;
- le bevande e il vino.
La dieta e la cucina dell'epoca Una simile
alimentazione era molto bilanciata se paragonata a ciò che s'intende
oggi per dieta mediterranea. Non mancavano i carboidrati, forniti
soprattutto dalle farine e dal pane, le proteine della carne, i grassi,
e le vitamine che ogni tipo di verdura e di frutta offre. E'
tuttavia molto probabile che si facesse un uso maggiore della carne rispetto a quanto
possiamo pensare oggi. Questo per il fatto che, soprattutto
d'inverno e sulle zone di montagna, non c'era troppa possibilità di
cercare cibi differenti. Anche se è stato dimostrato come, in un' altra pagina, vi
fossero i granai e gli altri depositi di alimenti per soddisfare
particolari esigenze sociali. Inoltre, non si dimentichi che il freddo richiede al fisico
umano l'introduzione di cibo dall'alto valore nutritivo e questo è un
fenomeno automatico. Si possono formulare alcune osservazioni logiche: - Se
è vero che i prodotti fossero a
disposizione di tutti, secondo regole precise e funzionali, la
macellazione doveva avvenire in determinati occasioni o giorni e
distribuita secondo il numero di bocche da sfamare. Poi era cotta alla
brace oppure bollita in tegami di terracotta. Questo particolare modo
di cucinare, insieme a erbe aromatiche, doveva avvenire soprattutto per
le carni più dure, come la pecora. Ancora oggi, a Capracotta, nel
Molise, si mangia carne di pecora. E' anche molto probabile che il
brodo, così ottenuto, fosse mangiato con il pane specie nelle giornate
invernali e fredde.
- Le
verdure erano cotte in acqua, solamente gli ortaggi teneri potevano
essere mangiati senza alcuna fase di cottura. I funghi, prelevati dai
numerosi prati delle aree montane o dai boschi durante la stagione
autunnale, erano mangiati quasi sicuramente crudi, siccome sono teneri
e profumati. Non è da escludere che questi popoli conoscessero il
tartufo, molto frequente specie nella Pentria, dove i cani annusavano
spontaneamente il prodotto sotto terra.
- E' ovvio che la frutta,
la quale cresceva naturalmente sugli alberi, fosse un alimento di cui
si cibassero in quantità, soprattutto i bambini che fungevano anche da
pastori delle numerose greggi. Molti raccolti, abbondanti rispetto al
numero degli abitanti dei luoghi, erano essiccati per le stagioni
fredde. Per esempio le albicocche di luglio o i fichi di settembre. Le
castagne e le noci, raccolte appena iniziava l'autunno, erano altra
frutta secca per l'alimentazione invernale.
- L'agricoltura, con la
produzione di farro, il grano dell'epoca, serviva soprattutto a fornire
la dose di carboidrati necessaria alla vita. La benzina per il corpo e
i lavori della giornata. Per tale motivo si cucinava in acqua calda,
unendoci aromi e erbe aromatiche di montagna e pezzi di carne lessa.
Una zuppa che doveva essere il principale pasto di quelle genti. Rapido
da preparare, di facile digestione e molto energetico.
- Inoltre
la farina di farro serviva per essere mescolata all'acqua e impastata a
formare pizze e, poi, il pane e i dolci. Il lievito fu sicuramente
scoperto unendo il miele, la frutta spappolata e il mosto allo stesso
impasto. L'anidride carbonica capace di far aumentare di volume la
pagnotta proviene, difatti, da tutto ciò che contiene zucchero.
- E'
ovvio che con gli ovini a disposizione si pensasse a preparare i
formaggi. Mentre, difatti, il latte di mucca e di capra poteva essere
maggiormente usato fresco, quello di pecora, per il troppo grasso
presente, si destinava alla lavorazione di quei prodotti. In
questa maniera si potevano conservare a lungo, da consumare anche
durante il rigido inverno delle montagne della Pentria.
- Le
uova erano consumate fresche ma anche cotte, soprattutto in
acqua. Si potrebbe anche pensare che quei popoli avessero avuto
l'occasione di mescolarle alla farina di farro. In questa maniera non è
da escludere che mangiassero i dolci composti non soltanto di farina e
miele o frutta.
- Fra le bevande usate dai popoli
dell'epoca ci sono sicuramente il latte e il vino, a parte l'acqua e i
decotti di erbe selvatiche o coltivate. In particolare il vino era
conservato in appositi recipienti di terracotta e di legno e poteva essere usato
per accompagnare i pasti, come oggi, anche nel lungo periodo. E
d'inverno era possibile che si consumasse caldo, forse anche
intingendoci del pane o unendoci chicchi di farro. Il famoso scattone che
tuttora, vino caldo con zucchero, o pepe, e un po' di pasta di piccolo
formato, si usa nei centri abitati delle alture del Molise, corrispondenti a quelli
delle montagne dell'antica Pentria.
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