La
tecnica del carbonio 14 (C14)
Come funziona
La datazione al radiocarbonio è il metodo più usato
in archeologia per la sua precisione. Ruguarda tutti i
materiali organici, cioè composti del carbonio, e quindi ossi,
fibre tessili, carbone di legno, colori vegetali, semi e alimenti. Fu
sviluppato da Willard Frank Libby, un chimico degli Stati Uniti, nel
periodo fra il 1947 e il 1949. Per questa sua scoperta ricevette il
Premio Nobel nel 1960.
Famosa è l'analisi fatta sulla sacra Sindone
di Torino per cui ci sono state anche numerose polemiche dopo che il
responso ha fatto risalire al medioevo la produzione di quella stoffa.
Il
carbonio è presente in tutti gli organismi viventi, elemento
chimico che ha una particolarità fondamentale per l'uso di questa
metodica di datazione. Difatti esso è presente sulla terra in tre
differenti isotopi (ossia atomi con diverso numero si neutroni nel
proprio nucleo): due di essi sono stabili e sono il 12C
e il 13C, mentre il terzo è radioattivo,
il 14C. Quest'ultimo, difatti, si
trasforma per decadimento in azoto con lo stesso numero di neutroni, 14N.
Il tempo di dimezzamento medio (chiamato anche emivita) è
noto: 5730 anni. Libby lo aveva calcolato in 5568 anni, le
attuali
misurazioni hanno corretto questo errore iniziale.
Tuttavia l'isotopo 14C
viene reintegrato naturalmente nell'atmosefra
dove l'equilibrio si mantiene inalterato nel tempo. E poiché
gli
esseri viventi scambiano continuamente carbonio con l'atmosfera,
mangiando altri esseri, o mediante la respirazione o la fotosintesi, la
concentrazione di 14C si mantiene
costante dovunque.
Quando
un organismo perisce, sia esso animale o vegetale, non esiste più
scambio di carbonio con l'atmosfera. Quindi sarà possibile misurare la
concentrazione dell'isotopo del Carbonio 14 nei resti dell'organismo da
analizzare per stabilire quando è cessato lo scambio dello stesso
elemento, il carbonio, con l'atmosfera. E da ciò si ricava l'età del
campione esaminato.
La concentrazione dil 14C può
essere misurata secondo due diversi sistemi:
- con il metodo del contatore proporzionale
che non è altro che un contatore Geiger con il quale si
misurano gli elettroni del 14C nel
reperto;
- con il metodo della spettrometria di massa
(in inglese AMS,
acronimo di Accelerator
Mass Spectrometry), ossia mediante l'uso di uno
spettrometro il quale misura la concentrazione di 14C
presente nel reperto dopo averlo bruciato e ridotto in gas.
I due metodi si differenziano per le seguenti diverse caratteristiche:
- il
primo metodo è più lento, richiede più giorni di analisi, tuttavia non
distrugge il campione analizzato, anche se si richiede più materiale
rispetto al secondo metodo;
- il secondo metodo opera su campioni
anche di pochi milligrammi, ossia della millesima parte del grammo,
dunque su materiali asportabili anche da un reperto che abbia valore
storico e culturale (per esempio pezzi di carbone da un vaso di
terracotta), e fornisce risultati in giornata. Tuttavia prevede la
distruzione di ciò che si esamina.
Vi è da aggiungere che non
sono attendibili le analisi di datazione su
reperti che vanno oltre 50'000 anni addietro per la minima presenza
di carbonio. La datazione, la data reale di calendario, viene
fornita con le due indicazioni
BC
oppure
AD
che corrispondono a
Before
Crist (prima di Cristo) e
Anno Domini
(nell'anno del Signore), in un ambito di probabilità del 95% che sia
vera.
I
laboratori in Italia e i costi
I laboratori che utiulizzano il sistema del radiocarbonio per
analizzare e datare i reperti archeologici in Italia sono pochi. In
rete se ne trovano soltanto alcuni che fanno parte delle università di
Stato. A Roma , per esempio nella facoltà di Ingegneria, e
presso l'università del Salento. In questi casi non ci è stato
possibile sapere quanto costerebbe un esame al radiocarbonio. Mentre,
invece, esiste un laboratorio privato che ha sede negli USA e che
lavora per tutto il mondo, così dicono nel loro sito.
I costi, in questo caso, sono dell'ordine dei cinquecento euro per
reperto.