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Le avventure di Peter Pan
di James Matthew Barrie
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 Fortunatamente il birichino non era a portata di orecchio, ma la udì un crisantemo che disse forte,”Ohibo! Cos’e questa?” cosi la piccola fu costretta a venir fuori e farsi vedere. A quel punto l’intero regno vegetale fu piuttosto perplesso sul da farsi.”Naturalmente non è affar nostro” disse una fusaggine dopo che tutti ebbero fatto capannello bisbigliando, "ma sai benissimo che non dovresti essere qui, e forse è nostro dovere riferirlo alle fate. Cosa ne pensi tu?”  

“Penso che non dovreste” replico Maimie e questa risposta li sconcerto a tal punto che dissero stizzosamente "è inutile discutere con lei.”  

Ma lei li rassicuro: ”non ve lo avrei chiesto se avessi creduto che non fosse giusto”, e a questo punto naturalmente essi non potevano mettersi a fare rapporti. Allora dissero,”ahinoi!” e «questa e la vita!” perché sanno essere spaventosamente sarcastici. Maimie pero si sentì dispiaciuta per quelli che non avevano grucce e disse gentilmente, «Prima di andare al ballo delle fate, mi piacerebbe accompagnarvi a fare una passeggiata, uno per volta, potete appoggiarvi a me”,  

A queste parole tutti applaudirono e lei li accompagnò uno per volta alla piccola passeggiata e li riportò indietro, mettendo un braccio o un dito attorno ai più deboli, facendogli muovere le gambe per bene quando diventavano troppo ridicoli, e trattando gli stranieri con la stessa cortesia con cui trattava gli inglesi, anche se non riusciva a capire una sola parola di quello che dicevano.  

Nel complesso si comportarono bene, anche se alcuni si lamentarono perché non li aveva portati cosi lontano come aveva fatto con Nancy, Grazia e Dorothy, e altri la graffiarono, ma lo fecero involontariamente, e lei era troppo signora per lamentarsi. Tutte quelle passeggiate l’avevano un po’ stancata, e non vedeva l’ora di andare al ballo, ormai non aveva più paura. Se non aveva più paura era perché ormai era notte e nel buio, come sapete, Maimie era sempre piuttosto strana.  

Ora essi erano restii a lasciarla andare, e cosi l’ammonirono: ”se le fate ti vedono ti faranno del male, ti uccideranno a pugnalate o ti obbligheranno a curare i loro bambini, oppure ti trasformeranno in qualche cosa di monotono, in una quercia sempreverde per esempio”. Cosi dicendo, guardavano con un’aria di compassione ostentata una quercia sempreverde, perché d’inverno sono invidiosi dei sempreverdi.  

“Ehila” rispose la quercia sarcasticamente, ”com'è delizioso starsene qui al calduccio abbottonati fino al collo, a guardare voi povere creature nude, che rabbrividite dal freddo.”  

Questo li mise di cattivo umore, anche se in realtà se l’erano voluta, e cosi fecero a Maimie un quadro molto fosco dei pericoli che avrebbe dovuto affrontare se si fosse ostinata ad andare al ballo.  

Da un nocciolo rossiccio apprese che in quel momento a Corte non c’era il consueto buon umore a causa del cuore del Duca delle margherite natalizie, che faceva soffrire tutti.  

Egli era una fata orientale, ed era afflitto da una tremenda malattia, cioè incapacità ad amare, e pur avendo tentato con molte giovani donne in molti paesi non era riuscito a innamorarsi, La Regina Mab, che ha il governo dei giardini, aveva sperato che le sue ragazze l’avrebbero conquistato, ma ahimè, diceva il dottore, il suo cuore rimaneva freddo. Questo dottore piuttosto irritante, che era il suo medico privato, auscultava il cuore del Duca appena gli veniva presentata qualche signora e sempre scuoteva la testa calva mormorando, ”è freddo, proprio freddo”. Naturalmente la regina Mab era disperata e per prima cosa tentò con un rimedio. Ordino alla corte nove minuti di lacrime, poi rimproverò i cupidi e ordinò loro di mettersi i berretti da pagliaccio finché non fossero riusciti a intenerire il gelido cuore del Duca.  

“Quanto mi piacerebbe vedere i Cupidi coi loro graziosi berretti da pagliaccio!”, grido Maimie, e corse via a cercarli molto incautamente perché i Cupidi non sopportano che si rida di loro.  

E’ sempre facile scoprire dove si tiene un ballo di fate, perché fra quel luogo e tutte le zone popolose dei Giardini sono stesi dei nastri sui quali gli invitati possono camminare fino al ballo senza bagnarsi le scarpette di vernice. Quella notte i nastri erano rossi e facevano un bell’effetto sul bianco della neve.  

Maimie camminò per un certo tratto lungo il bordo di uno di essi senza incontrare nessuno, ma alla fine vide una cavalcata di fate che si avvicinava. Con sua sorpresa, sembrava che tornassero dal ballo, e lei fece appena in tempo a nascondersi. Si inginocchiò e tese le braccia facendo finta d’essere una sedia da giardino. Sei cavalieri andavano avanti e sei dietro, in mezzo camminava un’impettita dama che aveva un abito con un lungo strascico sostenuto da due paggi, e sullo strascico come se fosse stato un divano era adagiata una amabile fanciulla; perché e cosi che viaggiano le fate aristocratiche. La fanciulla era vestita di pioggia d’oro, ma la cosa più invidiabile di lei era il collo, che era di uno stupendo colore azzurro, aveva la morbidezza del velluto e faceva risaltare naturalmente tutto lo splendore di una collana di diamanti, come nessun collo bianco avrebbe mai potuto fare. Le fate di alto lignaggio ottengono questo mirabile effetto, pungendosi la pelle. Il sangue azzurro che ne esce tinge i loro colli, e non si può immaginare niente di più smagliante, a meno che non abbiate visto i busti in velluto nelle vetrine dei gioiellieri.  

Maimie notò inoltre che l’intera cavalcata sembrava essere in preda a una grande irritazione. Tutti storcevano il naso molto più di quanto sia naturale perfino alle fate, e concluse che questo doveva essere un altro caso in cui il dottore aveva detto ”freddo, proprio freddo”.  

Intanto Maimie seguì il nastro e arrivò in un punto in cui esso diventava come un ponte sopra uno stagno asciutto in cui un’altra fata era caduta e da cui non riusciva più a risalire.  

In principio, questa damigella ebbe paura di Maimie che gentilmente era corsa in suo aiuto, ma presto si sedette sulla sua mano chiacchierando gaiamente e dicendole che si chiamava Brownie, e che pur essendo solo una povera cantante da strada si stava recando al ballo per vedere se il duca volesse accettarla.  

«Lo so, sono piuttosto insignificante”, disse, e Maimie si senti a disagio, perché in realtà l’elementare creaturina era piuttosto insignificante per essere una fata.  

Era difficile sapere cosa risponderle.