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Le avventure di Peter Pan
di James Matthew Barrie
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Le Avventure di Peter Pan
 
 
 
 

Chiedete a vostra madre se conosceva Peter Pan quand'era piccola, vi risponderà: “Certamente piccolo mio”. Chiedetele se a quei tempi andava a cavallo di una capra, vi dirà: “Ma sono queste domande da farsi? Certo che ci andava”. Provate a chiedere a vostra nonna se anch'essa conosceva Peter Pan quand'era piccola, anche lei vi dirà: “Certamente piccolo mio”. Ma se le chiedete se a quei tempi Peter cavalcava una capra vi risponderà che non ha mai sentito parlare di nessuna capra. Forse ha dimenticato, proprio come a volte dimentica il tuo nome e ti chiama Mildred, che poi è il nome della tua mamma. Eppure è difficile che abbia potuto dimenticarsi di una cosa così importante come la capra. Ne dobbiamo dedurre quindi che la capra non c'era quando vostra nonna era piccola. Questo dimostra che se si racconta la storia di Peter Pan e si comincia con la capra (come fanno molti) si dice una stupidaggine, come se ci si infilasse la canottiera sopra al panciotto. 

Naturalmente questo dimostra anche che Peter è molto vecchio, ma in realtà ha sempre la stessa età e quindi l'età non ha la minima importanza per lui. Ha solo una settimana e benché sia nato tanto tempo fa, non ha mai avuto un compleanno e non c'è la minima probabilità che ne abbia mai uno. La ragione è che era sfuggito alla condizione di essere umano quando aveva sette giorni, era fuggito volando dalla finestra ed era tornato ai giardini di Kensington.  

Se pensate che sia l'unico bambino che abbia mai potuto fuggire, significa che avete completamente dimenticato i vostri giovani anni. All'inizio David, una volta sentita questa storia, era proprio sicuro di non aver mai tentato di fuggire, poi gli ho detto di ripensare intensamente al passato, premendosi le mani alle tempie, e dopo averlo fatto concentrandosi al massimo, si è ricordato di essere a letto e di stare a meditare la fuga appena la sua mamma si fosse addormentata e che lei una volta lo aveva acchiappato a metà strada lungo il camino.  

Tutti i bambini potrebbero avere di questi ricordi se si premessero le mani con forza alle tempie, perché essendo stati uccelli prima di essere creature umane, sono per natura un po' selvaggi durante le prime settimane e hanno un gran prurito alle spalle dove avevano le ali. Così come dice David.  

Devo dirvi ora come ci comportiamo quando raccontiamo una storia: prima gliela racconto io, poi lui la racconta a me, con l'intesa che è una storia del tutto diversa; poi io la racconto di nuovo con le sue aggiunte e così andiamo avanti finché nessuno riuscirebbe a dire se si tratta più della sua storia o della mia. In questa storia di Peter Pan, per esempio, la narrazione nuda e cruda e gran parte delle riflessioni morali sono mie, ma non tutto, perché questo ragazzo sa essere un severo moralista, invece i pezzi interessanti sui modi e le abitudini dei bambini nella fase di uccelli sono, per la maggior parte, ricordi di David ritornatigli alla mente premendosi le tempie con le mani e pensando con grande intensità.  

Allora, Peter Pan uscì dalla finestra che non aveva le sbarre. In piedi sul davanzale poteva vedere in lontananza gli alberi che senza dubbio erano quelli dei giardini di Kensington, e nel momento in cui li vide dimenticò completamente di essere un neonato in camicia da notte e se ne volò diritto sulle case verso i giardini. Era meraviglioso, riusciva a volare senza ali, ma aveva un tremendo prurito in quel punto e... e... forse tutti potremmo volare se fossimo così ciecamente sicuri della nostra capacità di farlo così come l'aveva fatto quella sera il coraggioso Peter Pan.  

Si posò allegramente sull'ampio terreno erboso tra il palazzo della bambina e la serpentina, e la prima cosa che fece fu di stendersi sul dorso e di tirar calci. Si era già completamente dimenticato di essere stato una creatura umana e credeva di essere un uccello anche nell'aspetto, proprio come nei suoi primi giorni di vita, e quando tentò di acchiappare una mosca non capì che non gli era riuscito perché aveva cercato di prenderla con la mano, cosa che naturalmente gli uccelli non fanno. Si accorse, comunque, che doveva già essere passata l'ora di chiusura perché c'erano in giro moltissime fate, tutte troppo affaccendate per accorgersi di lui. Preparavano la colazione, mungevano le mucche, prendevano l'acqua, e così via, e la vista di quei secchi d'acqua gli fece venir sete, così volò al laghetto rotondo per farsi una bevuta d'acqua. Si curvò ed affondò il becco nel laghetto, pensò che fosse il suo becco, ma, naturalmente, era solo il suo naso e quindi di acqua ne venne su ben poca, e non fu nemmeno rinfrescante come al solito; allora provò in una pozzanghera ma vi cadde dentro di schianto. Quando un vero uccello cade così, allarga le penne e se le asciuga con il becco, ma Peter non riusciva a ricordare cosa bisognava fare e decise, piuttosto di malumore, di andare a dormire sul salice piangente della piccola passeggiata.  

Sul principio gli fu difficile mantenersi in equilibrio su un ramo, ma dopo un po' si ricordò come si faceva e si addormentò. Si svegliò molto prima dell'alba tremando e dicendo tra sé: “non mi sono mai trovato fuori in una note così fredda”. Veramente s'era trovato fuori in notti ben più fredde quando era un uccello, ma naturalmente, come tutti sanno, quello che sembra una notte calda a un uccello è una notte fredda per un bambino in camicia da notte. Peter si sentiva anche stranamente a disagio, come se avesse la testa imbottita, sentiva dei forti rumori che lo inducevano a guardarsi attorno bruscamente, anche se in realtà erano solo starnuti. C’era qualcosa che desiderava tantissimo, ma pur sapendo di desiderarla, non riusciva a pensare che cosa fosse. Quello che tanto desiderava era sua madre che gli soffiasse il naso, ma non gli venne in mente, così decise di rivolgersi alle fate per chiarimenti. Si ritiene che sappiano molte cose.