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Le avventure di Peter Pan
di James Matthew Barrie
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 La casetta 

Tutti hanno sentito parlare della casetta dei Giardini di Kensington, l’unica casa al mondo che le fate hanno costruito per gli esseri umani. Ma nessuno l’ha vista veramente; eccetto proprio tre o quattro, e questi non soltanto l’hanno vista, ma vi hanno dormito, perché, a meno che non vi si dorma, non la si può vedere. E questo succede perché non c’è, quando vi ci coricate, ma e lì quando vi svegliate e ne uscite fuori.  

In un certo modo tutti possono vederla, ma quello che vedono non e realmente la casa, ma soltanto la luce delle finestre. Quella luce la si vede dopo l’ora di chiusura. David, per esempio, l’ha vista benissimo in lontananza fra gli alberi, mentre tornavamo a casa dopo la pantomima, e Oliver Bailey la vide la notte ch’era stato fino a tardi a Temple, che è il nome dell’ufficio di suo padre. Angela Clare, a cui fa piacere farsi estrarre un dente perché poi la portano a prendere il the in pasticceria, ha visto più di una luce, ne ha viste centinaia insieme. Devono essere state le fate che fabbricavano la casa, perché la fabbricano ogni notte e sempre in un posto diverso dei Giardini. Lei pensò che una delle luci fosse più grande delle altre, pur non essendone proprio sicura, perché le luci saltellavano di qua e di là e quella che pareva più grande magari era un’altra. Ma se era la stessa, doveva essere la luce di Peter Pan. Frotte di bambini hanno visto la luce, non c’e niente di straordinario. Ma fu Maimie Mannering la famosa bambina per cui la casa fu costruita per la prima volta.  

Maimie era stata sempre una bambina piuttosto strana, e la sua stranezza veniva fuori di notte. Aveva quattro anni e di giorno era come tutte le altre bambine. Era contenta quando suo fratello Tony, un magnifico giovanottino di sei anni, le prestava attenzione. Lo considerava giustamente con ammirazione e cercava invano di imitarlo e quando lui la spintonava, lei invece di arrabbiarsi ne era quasi lusingata. Inoltre, quando era alla battuta, anche se la palla era in aria, si fermava per farvi vedere che aveva le scarpine nuove. Durante il giorno era proprio simile a tutte le altre bambine.  

Ma quando scendevano le ombre della notte, Tony lo spaccone perdeva l’aria di disprezzo che aveva per Maimie, e la guardava impaurito, e non c’e da meravigliarsene perché con il buio la faccia di lei assumeva uno sguardo che posso solo definire maligno. Era anche uno sguardo sereno che contrastava grandiosamente con le occhiate inquiete di Tony. Poi Tony le faceva omaggio dei suoi giocattoli preferiti (che si riprendeva sempre il mattino dopo) e lei li accettava con un sorriso che lo turbava. In breve, la ragione per cui ora lui era cosi pieno di blandizie e lei così enigmatica, era che sapevano di stare per essere mandati a letto. Ed era allora che Maimie diventava tremenda. Tony la scongiurava di non farlo quella notte, e la mamma e la bambinaia di colore la minacciavano, ma Maimie non faceva altro che sfoggiare quel suo sorriso inquietante. E dopo poco, quando i due bambini rimanevano soli con il loro lumino da notte, lei balzava in piedi sul letto gridando “Scicc... cos’era quel rumore?”. Tony la implorava: "Non era niente, non fare cosi, Maimie, non farlo!” e si copriva la testa con le lenzuola. ”Si sta avvicinando!” gridava lei, "Guardalo Tony! Cerca il tuo letto a tastoni con le corna, ti infilzerà, oh, Tony oh!". E non la smetteva finché lui non si precipitava per le scale in camicia da notte urlando. Quando gli altri salivano per dare una lezione a Maimie, di solito la trovavano tranquillamente addormentata, e non faceva finta, sapete, ma dormiva sul serio e assomigliava al più dolce angioletto del mondo, il che mi sembra che renda la cosa ancora peggiore.  

Quando si trovavano nei Giardini però era giorno, e allora Tony chiacchierava per quasi tutto il tempo. Da quello che diceva si poteva dedurre che era un bambino molto coraggioso, e nessuno più di Maimie era orgoglioso di ciò. Le sarebbe piaciuto avere addosso un biglietto in cui si diceva che lei era sua sorella. E non lo ammirava mai tanto come quando le diceva, con ammirevole sicurezza, e lo diceva sovente, che un giorno sarebbe rimasto nei giardini, dopo la chiusura dei cancelli.  

“Oh Tony” gli diceva con grande rispetto "ma le fate si arrabbieranno assai!” “Lo credo bene” rispondeva Tony con noncuranza. ”Forse”, diceva lei tremante,”Peter Pan ti farà fare un giro sulla sua barca!” “Lo costringerò”, rispondeva Tony. E non c’e da meravigliarsi che lei ne fosse orgogliosa.  

Ma non avrebbero dovuto parlare cosi forte perché un giorno li udì una fata che stava raccogliendo scheletri di foglie da cui quella gente minuta tesse le tende per l’estate, e da allora Tony fu un bambino segnato. Allargavano le sbarre delle panchine poco prima che vi si sedesse e lui andava a finire in terra battendo la testa. Lo facevano inciampare tirandogli le stringhe delle scarpe e corrompevano le anatre con doni perché affondassero la sua barca, Quasi tutte le cose spiacevoli che vi capitano nei giardini accadono perché le fate vi hanno preso a mal volere, perciò vi conviene stare attenti quando parlate di loro.  

Maimie era uno di quei tipi a cui piace fissare un giorno per fare le proprie cose, Tony invece non era di questo tipo, e quando lei gli chiedeva quale giorno aveva scelto per fermarsi nei giardini dopo l’ora di chiusura, lui si limitava a rispondere,”un giorno o l’altro”. Era sempre incerto sul giorno, eccetto quando Maimie gli chiedeva,”sarà per oggi?”. Allora lui poteva sempre rispondere con sicurezza che non sarebbe stato quel giorno. Cosicché Tony aspettava la vera buona occasione.