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Le avventure di Peter Pan
di James Matthew Barrie
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 "E nemmeno proprio un uccello?"  

"No." 

"E che cosa sarò?" 

"Sarai un "tra il qua e il là" disse Salomone, e certamente era un vecchio saggio, perché è esattamente ciò che avvenne. 

Gli uccelli dell'isola non si abituarono a lui. Tutti i giorni le sue stranezze li eccitavano come fossero del tutto nuove, benché in realtà erano gli uccelli ad essere nuovi. Ogni giorno uscivano dalle uova, e subito ridevano di lui, poi subito se ne volavano per diventare esseri umani, e altri uccelli venivano fuori da altre uova e così le cose andavano avanti per sempre. Le mamme astute, stanche di covare uova, presero l'abitudine di far rompere ai piccoli il guscio un giorno prima del tempo, bisbigliando loro che ora avevano l'occasione di vedere Peter Pan che si lavava, beveva o mangiava. A migliaia gli si radunavano intorno ogni giorno per guardarlo mentre faceva queste cose, proprio come voi osservate i pavoni e gridavano di gioia quando lui prendeva con le mani le croste che gli gettavano, invece di prenderle nel solito modo, con la bocca. Tutto il cibo che gli arrivava glielo portavano gli uccelli dei giardini per ordine di Salomone. Non mangiava né vermi né insetti (cosa che a loro sembrò assai stupida) così gli portavano del pane nel becco. Perciò quando gridate "Ingordo! Ingordo!" a un uccello che se vola con una grossa crosta di pane, sappiate che non dovreste farlo perché è molto probabile che la stia portando a Peter Pan. 

Ormai Peter non aveva più indosso la camicia da notte. Per intenderci, gli uccelli lo imploravano sempre di dargliene dei pezzi per rivestire i loro nidi e lui essendo di buon cuore non sapeva rifiutare, così su consiglio di Salomone aveva nascosto quanto gliene era rimasto. Ma benché fosse ormai completamente nudo non dovete credere che avesse freddo o che fosse infelice. Di solito era molto felice e allegro, e ciò dipendeva dal fatto che Salomone aveva mantenuto la promessa e gli aveva insegnato molte arti degli uccelli. Accontentarsi facilmente, per esempio, e fare sempre davvero qualcosa e pensare che qualunque cosa facesse era una cosa di grande importanza. Peter diventò molto abile nell'aiutare gli uccelli a costruirsi i nidi. Ben presto riuscì a costruirli meglio dei colombi selvatici, e quasi bene quanto i merli, benché non riuscì mai a soddisfare i fringuelli, e poi vicino ai nidi faceva dei graziosi piccoli abbeveratoi o scavava vermi con le mani per i più piccoli. Inoltre imparò molto della sapienza degli uccelli, e sapeva distinguere col fiuto un vento dell'est da uno dell'ovest, e riusciva a vedere l'erba crescere, e a percepire il cammino degli insetti all'interno dei tronchi d'albero. Ma la cosa migliore di Salomone era stata insegnargli ad avere un cuore felice. Tutti gli uccelli hanno un cuore felice se non gli si ruba il nido e così, essendo l'unica specie di cuore che Salomone conosceva, gli fu facile insegnare a Peter come averne uno. 

Peter aveva un cuore tanto felice che sentiva di dover cantare per tutto il giorno, proprio come gli uccelli che cantano di gioia, ma essendo in parte una creatura umana aveva bisogno di uno strumento, così si fece un flauto di canna e passava la serata seduto sulla spiaggia dell'isola esercitandosi a imitare il sussurro del vento e il mormorio dell'acqua, e afferrando manate di raggi di luna li metteva tutti nel suo flauto e suonava così in modo meraviglioso da ingannare perfino gli uccelli che si domandavano: "era un pesce che saltava sull'acqua o era Peter che suonava il salto del pesce col flauto?". E a volte suonava la nascita degli uccelli e allora le madri si rigiravano nei nidi per vedere se avevano deposto un uovo. Se siete un bambino dei giardini dovete conoscere il castagno vicino al ponte che fiorisce prima di tutti gli altri castagni, ma forse non sapete perché quest'albero è il primo a fiorire. E' perché Peter desidera tanto l'estate e suona che è arrivata, e il castagno essendo così vicino lo sente e viene tratto in inganno. 

Ma mentre Peter se ne stava seduto sulla riva emettendo suoni divini dal suo flauto, a tratti era assalito da tristi pensieri, e quindi anche la musica diventava triste e tutta la sua tristezza dipendeva dall'impossibilità di raggiungere i giardini, pur potendoli vedere attraverso l'arcata del ponte. Egli sapeva che non sarebbe mai più potuto essere una vera creatura umana, e del resto quasi non lo desiderava, ma ahimè, come desiderava giocare come giocavano gli altri bambini, e naturalmente per giocare non c'è posto più delizioso dei giardini. Gli uccelli gli portavano notizie sui giochi dei bambini e delle bambine e gli occhi di Peter si riempivano di lacrime di tristezza. 

Forse vi domanderete perché non facesse la traversata a nuoto. Era perché non sapeva nuotare. Avrebbe voluto imparare ma nessuno sull'isola sapeva nuotare eccetto le anatre, che sono così stupide. Comunque volevano insegnargli, ma non sapevano dirgli altro che: "siediti sulla superficie dell'acqua in questo modo e poi dai dei calci così" Peter aveva provato spesso, ma invariabilmente affondava prima di poter dare i calci. Quello di cui in realtà aveva bisogno di sapere era di come ci si siede sull'acqua senza andare a fondo, e loro dicevano che era assolutamente impossibile spiegargli una cosa tanto semplice. 

Ogni tanto dei cigni arrivavano sull'isola e Peter di solito gli dava tutto il cibo che aveva per la giornata e poi gli chiedeva come facevano a stare seduti sull'acqua, ma appena la roba da mangiare era finita quegli odiosi esseri gli facevano un fischio e se ne andavano. 

Una volta credette realmente di aver scoperto il modo di raggiungere i giardini. Una cosa bianca, meravigliosa, come un giornale in fuga, fluttuava alta sopra l'isola e precipitava a ruzzoloni proprio come un uccello che abbia un'ala spezzata. Peter era così spaventato che si nascose, ma gli uccelli gli dissero che era solo un aquilone e gli dissero che doveva essere scappato di mano a un bambino e se stava volando via. 

Dopo di ciò risero della passione di Peter per l'aquilone. Egli lo amava tanto e dormì perfino tenendoci sopra la mano, e mi pare che questo sia commovente e grazioso, perché la ragione per cui l'amava era che era appartenuto a un vero bambino.