Archeologia
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Le mura di cinta megalitiche di Roselle, in Toscana
 

La civiltà etrusca e i legami con la Grecia e il mondo dei Sanniti

Le mura di cinta

Questa costruzione richiama alla mente sia Cosa, poco distante e nella stessa Toscana, che Alba Fucens in Abruzzo. Tuttavia bisogna rimarcare alcune differenze tecnologiche molto importanti. Nel primo caso si possono vedere pietre anche ben lavorate, quindi con attrezzi che erano in grado di scalfire con buona precisione la pietra. Nel secondo troviamo che i massi , seppure in alcune parti delle mura appaiono lavorati con una certa cura, poi in altre si trovano di pietre appena sbozzate, se non del tutto amorfe. 
Si potrebbe ricavare l'indizio che si trattasse di epoche diverse anche se non molto lontane nel tempo fra loro.
Un'altra considerazione, comunque, è molto importante per formulare una datazione anche per questa cinta muraria. L'aspetto simile, che pure il professor Luglio attribuisce a un fatto soltanto tecnico, come per le mura di Alatri, nel Lazio, con la civiltà micenea, è piuttosto evidente se si esaminano due immagini che si riportano.

immagine della cinta muraria di Roselle

La cinta muraria megalitica di Roselle, in Toscana
(immagine prelevata dal sito http://it.wikipedia.org)

Raffrontiamo questa fotografia con un'altra della zona archeologica di Tirinto, in Grecia. Che cosa se ne ricava? Che la tecnologia sia molto più simile fra le due rispetto al modo di costruire dei Romani. Dunque gli Etruschi, se avevano appreso da altri, in epoche precedenti, si trattava di maestranze della Grecia.

immagine delle mura di cinta di Tirinto, in Grecia

Le mura di cinta della città di Tirinto, in Grecia
(immagine prelevata dal sito http://digilander.libero.it/lorenzo8m8/)

E non è affatto un caso che le similitudini partano proprio dalla Toscana, l'antica Etruria che aveva una lunga costa e, perciò, lo sbocco al mare, ciò che mancava ai popoli degli Appennini meridionali: i Sanniti. E questo già giustifica come qui si sia costruito con massi poligonali e lì, soprattutto nelle aree della Campania e del Molise, territori degli Irpini e dei Pentri, mediante una tecnologia ancora più arcaica, con pietre poco o affatto squadrate.
Dunque la distanza di periodo è non così rilevante come potrebbe essere osservando soltanto la tecnica di queste zone dell'Etruria e di quelle dei Sanniti. Ci furono sicuramente modi di comunicare e possibilità di spostamenti di operai capaci di operare come a Roselle. Testimonianze di ciò sono le mura poligonali del Lazio, nelle aree confinanti con il Molise. Ma gli strumenti per raggiungere risultati di precisione nella forma dei massi restano sempre la maggiore prova di come si riuscisse a costruire. In questo senso bisogna pure calcolare che gli spostamenti e i passaggi di conoscenze non avvenivano con la celerità che s'immagina al mondo d'oggi. 

La possibile datazione

I massi, nei casi che si stanno esaminando in queste pagine, hanno tutti qualcosa in comune: la grandezza e il peso. Una caratteristica che, aldilà delle influenze di cività esterne, incide sul modo di costruire. E, nello stesso tempo, accomuna la tecnologia almeno per quanto riguarda le modalità della posa in opera. In ogni situazione, difatti, bisognava conoscere come sollevare, trasportare e poggiare, l'uno sull'altro, a secco, enormi elementi di pietra.
Resta perciò la convinzione che la datazione di Roselle, sia legata alla possibilità di utilizzare strumenti per squadrare il calcare. Oggetti che soltanto dopo la scoperta del ferro si potevano costruire e i massi potevano risutare precisi per forma e dimensioni. Diversamente erano amorfi, anche se grosso modo poligonali. In questo caso meno che in altri. Non doveva esistere ancora il ferro. Siamo fra il XII e il X secolo avanti Cristo.


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