Archeologia
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Il problema della datazione dei reperti
 

La datazione scopre un occhio della storia

I nomi e le date

"I nomi e le date sono gli occhi della storia" diceva il professor Baratta al liceo classico Mario Pagano di Campobasso. E ancora riecheggiano nell'aria quelle parole quasi sussurrate, con il sorriso di un uomo che, purtoppo, non vedeva. 
Come gli si poteva dare torto?
Guardare al passato è possibile solamente se si stabilisce l'epoca di quanto si dice o si studia. Parlare dei Sanniti come se fossero vissuti in un solo secolo della loro lunga esistenza da popolazione indipendente, significa confondere chi legge o ascolta. Vuol dire non essere scientifici e trattare di un mondo scomparso come se fosse un romanzo. Proprio ciò che non è necessario quando si scava, in senso vero nelle aree archeologiche e in senso figurato sui documenti scritti. Tutto per l'amore della verità.

La possibilità di errore

L'errore è sempre possibile quando i dati si rilevano da ciò che non sia sicuro. Un esempio?
Tito Livio visse tra il 59 a.C. e il 17 d.C., storico romano, fu autore di una monumentale storia di Roma, gli Ab Urbe Condita libri CXLII. Da essa si rilevano il maggior numero di informazioni sull'antichità e, in particolare sui Sanniti, le guerre e altro a essi riferibile. Ma un ricercatore moderno deve avere i suoi dubbi al riguardo per i seguenti motivi:

  • Livio è nato tre secoli dopo la prima guerra sannitica, i suoi dati sono stati letti da lui su scritti di altri i quali non si sa in che maniera possano essere attendibli;
  • egli era un romano e come tale vedeva il mondo con gli occhi di chi è dalla parte del vincitore;
  • soltanto con numerosi raffronti e ragionamenti logici si può riuscire a stabilire ciò che sia verità e ciò che sembra invenzione.
Un altro esempio. Strabone, (in greco Στράβων, in latino Strabo), geografo e storico greco, nato in Turchia probabilmente nel 64 avanti Cristo, visse fino a qualche anno dopo il 20 dopo Cristo. Per lui vale lo stesso ragionamento fatto per Livio, suo contemporaneo e quasi coetaneo. Difatti anche da Strabone si attingono numerosi notizie del mondo sannita di epoche ben più antiche rispetto al periodo in cui visse.
Il lavoro di ricerca della verità storica è stato fatto molto bene da Salmon nel suo saggio Il Sannio e i Sanniti, tuttavia non ci sono notizie scritte da questa popolazione, all'epoca la più numerosa della penisola, e ciò che sappiamo sicuramente è lacunoso.

Un piccolo esempio emblematico

Mio nonno era un coltellinaio di Frosolone, un paese di montagna del Molise, che operò nella prima metà del secolo ventesimo. Si chiamava, nome d'arte, Martafiello e così firmava le sue produzioni, rigorosomante fatte a mano, molto apprezzate. Poi smise di lavorare, erano gli anni difficili dopo la seconda guerra mondiale, aveva ancora il marchio e il punzione per incidere quel nome sulle lame dei coltelli. Glielo chiesero, lo vendette. Altri lo usarono spacciando i prodotti per quelli di mio nonno.
Un appassionato di coltelli forgiati a mano, tuttoggi ha, nella sua vasta collezione, un esemplare con il marchio Martafiello.
Come si fa a dire che sia un originale? E' possibile, ma non certo.
Così potrebbe avvenire per ciò che proviene da molto più lontano, negli anni e nei secoli, da noi.
La datazione scientifica, non basata soltanto su documenti da valutare o sull'esperienza personale di un archeologo, ma su dati che scaturiscono da metodi riconosciuti validi, è un grande aiuto per misurare il tempo passato. E, probabilmente, molti altri sistemi, oltre alla datazione al radiocarbonio, quella con la liuminescenza e con la dendrocronologia, ci saranno in futuro. E i piedi di piombo, nel senso figurato, sono sempre necessari per non fare le figuracce come quella che grandi critici d'arte fecero verso il mondo intero quando attribuirono al Modigliani delle teste false, scolpite da alcuni ragazzi, qualche decennio fa a Livorno. Uno scherzo che fu anche difficile riconoscere da parte di chi aveva scommesso sull'autenticità di quei ritrovamenti nel fiume.
I nomi forse sono ancora più difficili da reperire nel passato profondo, quante città antiche non si sa come siano state chiamate, (si pensi a dove situare l'antica Bovianum Vetus, oppure Aquilonia, parlando ancora del Sannio), ma le epoche no. E il mio professor Baratta ci avrebbe potuto guardare in faccia e sorriderci conoscendo i nostri pensieri, se avesse avuto anche un solo occhio.

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