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Patologia delle costruzioni
(le microfessurazioni e l'umidità nell'intonaco)
 Parti e argomenti della scheda: 
 I problemi degli intonaci monostrato
 Una grande varietà di danni
 Preparazione del supporto
 Le cause delle lesioni
 Conclusioni
 
L'esame analitico delle condizioni di una struttura edilizia è il primo passo per poter progettare una ristrutturazione, un intervento di consolidamento, una rivitalizzazione della costruzione, la redazione di una consulenza tecnica o di una perizia.
La fase successiva, quella della diagnosi, non può essere corretta se non si conoscono tecnicamente le cause che hanno prodotto un determinato danno strutturale. Le pagine di questa sezione del sito vogliono offrire le informazioni minime per poter capire la patologia di un fabbricato, di una casa, di un qualsiasi edificio e per poterne studiare con cura i rimedi.
In questo caso vengono esaminati i problemi generati dall'intonaco monostrato del tipo "pronto" all'uso: le microfessurazioni e l'umidità.
Il linguaggio, seppure semplice ed adatto a chiunque, non intende banalizzare argomenti tecnici utilissimi per il progettista, il calcolatore, il professionista in genere e l'impresa delle costruzioni.
Le pagine, pertanto, possono essere lette da chiunque, senza alcuna particolare preparazione come è nella filosofia di questo nostro sito, ma bisogna avvertire il lettore che le troverà maggiormente interessanti se egli possiede una cultura di base sull'edilizia e sulla tecnica strutturale e della direzione dei lavori.  Gli studenti, i neolaureati o neodiplomati, gli appassionati del ramo, coloro che lavorano a vario titolo nell'industria delle costruzioni o nella vendita dei materiali edili, gli amministratori locali, i CTU e coloro che si accingono a risolvere un problema che implica lo studio della patologia di una costruzione avranno certamente un valido aiuto da questa e da altre centinaia di pagine similari di questo sito.
 
 
Indice delle patologie delle costruzioni
 
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I problemi degli intonaci monostrato
Gli intonaci monostrato sono spesso l'origine di problemi che possono interessare l'impermeabilizzazione delle facciate. Possono individuarsi quattro cause principali: il supporto preparato male, il ritiro dell'intonaco, gli sbalzi termici e uno spessore insufficiente. 
Trattiamo di due esempi di danni dovuti all'intonaco eseguito inmaniera tecnicamente scorretta. 
Le murature esterne delle costruzioni sono generalmente ricoperte con un intonaco a base di leganti idraulici (cemento e calce), denominato "monostrato" per via del suo metodo di applicazione. 
Il vocabolo deve essere precisato, perché questo intonaco viene in effetti realizzato in due "mani", la seconda delle quali viene effettuata quando la prima è ancora fresca. L'insieme è però considerato come un unico strato, in contrapposizione agli intonaci detti "tradizionali", eseguiti con due o tre "mani" scaglionate su più settimane. 
L’intonaco monostrato è preparato con un prodotto realizzato industrialmente e per questo detto "pronto all'uso". L'impresa, che lo riceve direttamente in sacchi sul cantiere, deve solo impastarlo in una molazza per un determinato tempo con la quantità d’acqua indicata. L'applicazione sulla parete avviene spruzzando il prodotto tramite un apparecchio ad aria compressa studiato per i piccoli cantieri come le villette. 
Quest'apparente semplicità nasconde tuttavia un certo numero di difficoltà, che possono provocare inconvenienti. 
 
Una grande varietà di danni 
Ci sono innanzitutto i difetti estetici. 
Possiamo citare ad esempio a questo riguardo, le diverse tonalità di colore in una stessa facciata, l’affioramento del disegno dei giunti di collegamento fra gli elementi di muratura, le "efflorescenze", ovvero i depositi di sali in superficie (carbonati appena dopo l'applicazione, o altri sali - solfati/nitrati risalenti dal suolo, ruggine di grani di pirite, ecc.), infine le macchie dovute all'inquinamento o ai microrganismi. 
Ma soprattutto gli attacchi alla durabilità. 
Sono tutti danni che rovinano in qualche modo la principale funzione dell'intonaco: la sua capacità a contribuire, insieme alla parete muraria, all'impermeabilizzazione del muro esterno. 
Non parleremo qui delle fessure strutturali, oggetto di una prossima scheda. L'intonaco non può restare continuo appena queste fessure superano la larghezza di 2-10 mm, come che avviene frequentemente. 
Gli intonaci monostrati sono prodotti industriali "di punta", la cui composizione che integra leganti, sabbie e additivi vari, è oggetto di studi e di prove approfonditi. Essi hanno delle caratteristiche di base affidabili, come l'aderenza al supporto, l'impermeabilità all'acqua (legata ad una debole capillarità), la permeabilità all’aria o ancora la resistenza alle trazioni provocate dal ritiro o dalle variazioni termiche. Il metodo d’applicazione è descritto con documenti dettagliati. 
 
Preparazione del supporto
La preparazione del supporto è troppo spesso trascurata. 
La corretta preparazione del supporto è una premessa indispensabile, perché il comportamento dell'intonaco è collegato alla qualità della parete sulla quale viene applicato. Un difetto di preparazione di questa può portare ad una perdita di aderenza e nei casi più gravi al distacco di intere superfici: 
- È il caso del supporto non bagnato preliminarmente (soprattutto in condizioni di tempo caldo e secco) che assorbe brutalmente l'acqua di impasto dell'intonaco e provoca l’essiccamento di quest’ultimo sulla parte a contatto. In alcuni casi l'essiccamento avviene in tutto lo spessore rendendo l'intonaco friabile ed inconsistente (si parla in questo caso di "bruciamento" o di "arrostimento" dell'intonaco); 
- È anche il caso delle pareti in calcestruzzo troppo lisce sulle quali l'aggancio meccanico dell'intonaco è difficile da ottenere senza l'applicazione di un primer adeguato; 
- Può infine esserci il caso di murature vecchie nelle quali rimangono tracce di gesso, pittura, polvere. 
 
Le cause delle lesioni
Ci sono delle cause di fessurazioni specifiche. 
Però, anche su un supporto preparato secondo le regole dell'arte, un intonaco "pronto all'uso" può essere oggetto di fessurazioni. Conviene allora distinguere la formazione di screpolature (fenomeno superficiale e non pericoloso) e la "microfessurazione" che può crescere in tutto lo spessore dell'intonaco sotto l'effetto delle intemperie (gelo o altri), e essere così fonte d'infiltrazioni. 
La microfessurazione ha diverse cause: 
- La prima è il ritiro eccessivo della malta, conseguenza di un impasto con troppa acqua. Ad esempio, quando il rapporto acqua/cemento varia da 0.47 a 0.55, il ritiro aumenta di circa 60%. Questo difetto di messa in opera può essere aggravato da un periodo di miscelazione insufficiente, che non permette una buona omogeneizzazione della malta, soprattutto per quanto riguarda gli additivi. L'esperienza dimostra che queste fessure di ritiro si concentrano regolarmente in corrispondenza dei giunti di collegamento che tendono a costituire delle linee di minore resistenza. 
Conviene notare a questo proposito l'importanza delle condizioni di indurimento dell'intonaco, per il quale un'evaporazione rapida (tempo secco e assenza di una protezione) può risultare catastrofica mentre un'atmosfera umida sarà al contrario benefica. 
- La seconda è un ritiro di origine termica, per comprendere il quale sono necessari alcuni chiarimenti. Questo fenomeno, denominato "sbalzo termico", avviene quando la temperatura della superficie esterna della parete, che deve essere ben "isolata" all'interno, subisce in un arco di tempo molto breve (dodici ore ad esempio) un’escursione termica molto forte, che in certi casi può raggiungere i 50°C (ad esempio dai 65°C durante il soleggiamento diurno ai 15°C dopo un temporale notturno). Un tale sbalzo termico produce nell'intonaco dei ritiri, comunque contrastati dall'aderenza, da cui derivano delle tensioni di trazione, capaci di creare delle fessure. 
Il problema risulta acuito quando l’esposizione della facciata è verso sud-sud-ovest (massimo soleggiamento), o quando il colore dell’intonaco è scuro (forte assorbimento dell'irraggiamento solare), e raggiunge il suo culmine il primo anno quando esso si aggiunge al fenomeno del ritiro. 
La porosità di un intonaco troppo fine può generare l'apparizione d'umidità interna, anche in assenza di fessure. Ma si deve anche rilevare che un intonaco troppo spesso è invece più soggetto al ritiro. Inoltre la capillarità di un intonaco monostrato, che all’inizio è due o tre volte inferiore a quella di un intonaco "tradizionale", può essere aumentata da un eccesso d'acqua d'impasto o da un adesione insufficiente al supporto. 
 
Le conclusioni
In conclusione, gli intonaci "monostrati", che si devono considerare come un notevole progresso tecnologico, prevedono modalità d'esecuzione particolari, cura ed esperienza da parte delle maestranze, ma anche da parte del professionista incaricato dell'intervento (progettista e direttore dei lavori). 
L’insegnamento che si può allora trarre è la necessità di un’attività di formazione accurata che deve essere predisposta dal fabbricante, ma che deve essere seguita ed approfondita dall'impresa a tutti i livelli di competenza, poiché si tratta di un prodotto di tecnologia avanzata.