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Scrivere: rime


Come comporre le rime in una poesia
Come per tutte le azioni che abbiano un risultato nella vita, anche nella poesia esiste la tecnica, il modo per comporle, a parte l'arte e l'espressività che risiede nell'animo del poeta. Qualora si scriva in rime, occorre sapere il modo in cui tali metodi siano da utilizzare con eleganza.
Vediamo alcuni esempi per trarne le conseguenze del caso:

"La nebbia a gl'irti colli 
piovigginando sale, 
e sotto il maestrale  
urla e biancheggia il mar;
..."

In questo componimento di Giosuè Carducci, San Martino, abbiamo una rima baciata, ossia presente in due versi vicini, nella parte centrale della strofa, la prima.
La consonanza musicale della fine dei due versi è simile, abbiamo marcato ciò che si ripete. Ma come deve essere questa ripetizione all'interno di due vocaboli diversi? La risposta è semplice: di due sillabe in quanto una sola non fa riecheggiare la medesima vocalità, anzi una sillaba e mezza se si fa riferimento a ciò che appare nel singolo vocabolo.
Un altro esempio:

"Su 'l castello di Verona
batte il sole a mezzogiorno,
da la Chiusa al pian rintrona
solitario un suon di corno,

..."


Anche qui, le cui rima è alternata, troviamo una sillaba e mezza che si ripete senza interessare l'intero vocabolo. Questo è importante per evitare di ottenere una ripetizione completa, o quasi completa, del suono. In effetti la poesia in versi, considerando che spesso si ha anche lo stesso numero di sillabe per verso, è una musica e un ritmo che deve contribuire a mandare il pensiero di chi legge o ascolta dove desidera l'artista.
In questo esempio, preso da una canzone di Lucio Dalla, invece, vediamo che succede:

"Dice che era un bell'uomo
e veniva, veniva dal mare,
parlava un'altra lingua
però sapeva amare."

La rima è nel complessivo vocabolo, il mare, pertanto si crea una ripetizione molto meno potente di quanto visto nei componimenti precedenti, con le dovute differenze di altro tipo. La stessa osservazione potremmo farla in quest'altri versi di Fabrizio De André:

"Ninetta bella, dritto all'inferno
avrei preferito andarci d'inverno."

Qui, difatti, troviamo due parole che si ripetono uguali nella forma, a parte una sola consonante diversa e molto simile come pronuncia.
Per completare, richiamiamo il sommo Poeta, Dante Alighieri, nei primi versi dell'Inferno:

"Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
..."

Anche qui si nota benissimo come sia ripetuta, per la rima, solamente una sillaba e mezza.
Ed ecco una poesia di Raffaele Castelli:

"Vicoletti ciechi,
stretti e senza sole,
ogni giorno il vento
porta via le parole.

Ormai non c'è più gente,
son vuote strade e case,
non troverai una donna
per dirle una dolce frase.
..."

La rima, una sillaba e mezza di nuovo, appartiene a parole con significato e suono diversi, come deve essere.
Abbiamo detto tante volte che
arte non significa tecnica e viceversa, però è opportuno conoscere gli strumenti per operare già bene, in tutti i campi. Molto di più nello scrivere dove gran parte della comunicazione è affidata a piccole varianti ed è facile cadere nel ridicolo. In esso, spesso, questo tipo di linguaggio cerca di portarci.
E' anche chiaro che non occorre scrivere in rima per ottenere una poesia. La narrativa, del resto, è poetica, certe volte.
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