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Scrivere: poesie a schema libero


Lo schema libero nella composizione di una poesia
Le poesie possono essere composte seguendo uno schema con la rima, di cui si è parlato in un'altra pagina, oppure in modo libero e senza preoccuparsi di avere versi con un certo numero di sillabe o di battute. Ossia senza che sia necessario esprimersi con un determinato ritmo per avere musicalità. Questa può essere ottenuta con la sapienza nell'uso  delle parole. Allora si dice che la poesia abbia uno schema libero, e vedremo che significa.

Questo esempio è tratto da San Martino del Carducci:

"La nebbia a gl'irti colli 
piovigginando sale, 
e sotto il maestrale  
urla e biancheggia il mar;
..."

Lo schema è il seguente, (si indica con le lettere dell'alfabeto): a b b c. Esso significa che il primo verso termina in una maniera (indicato con la lettera a), il secondo e il terzo con la rima baciata (indicati con b b), cioè con finali simili, il quarto, come il primo, privo di rima (lettera c).
Per la verità in questa poesia il quarto verso, che termina con ar, ripete la rima a ogni strofa.
La rima che può essere costruita anche secondo schemi differenti, si dice baciata quando il verso che segue termina con la medesima sillaba del verso che precede. Mentre è alternata quando i versi pari terminano in maniera simile e i versi dispari in un'altra. Nel caso sopra detto si ha una rima baciata nei versi centrali della strofa.

Nell'esempio che segue la rima è alternata:

"Su 'l castello di Verona
batte il sole a mezzogiorno,
da la Chiusa al pian rintrona
solitario un suon di corno,

..."


Ma si può comporre, come abbiamo sopra accennato, seguendo uno schema libero, per cui non esistono rime nei versi e sillabe che si ripetono. Basti l'esempio di Salvatore Quasimodo in Ed è subito sera:

"Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole
ed è subito sera.
"

La qualità non è data, pertanto, da un determinato schema. In questa composizione, di tre soli versi, si può notare come siano descritte tre situazioni differenti. Con la prima la condizione umana, dove il verbo stare significa che non sappiamo come siamo capitati su questa terra, anzi sul suo cuore, il luogo dei nostri sentimenti. Ci siamo e basta. Poi c'è una fonte di calore, non soltanto il sole fisico, quanto l'amore, la speranza, oppure la fede, che ci riscalda. Il verbo trafiggere indica, però, che l'azione è un inganno, è altro da ciò che ci appare. Quindi ecco che succede, alla fine: quello stesso sole tramonta, come la nostra vita.
Tutto organizzato anche da uno schema che parte da un verso più lungo e con gli altri che diminuiscono di lunghezza, a voler dire come si vada verso la scomparsa rapida di tutto quel poco in cui abbiamo creduto.
Dunque l'espressività che determina sempre il valore di un'opera d'arte, quindi soprattutto della poesia, (non è un caso che anche un quadro viene definito poetico, oppure una musica), è la vera discriminante di ciò che è soltanto tecnica.
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