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Scrivere: L'insostenibile leggerezza dell'essere di Milan Kundera


Analisi critica del testo
Chi si accinge alla lettura di questo libro, peraltro osannato quando fu pubblicato nel 1984 come "Il capolavoro del ventesimo secolo", si trova di fronte a un testo che comincia con discussioni filosofiche. Ci si chiede se sia davvero un romanzo oppure altro, anche se si può iniziare come si crede per suscitare curiosità e affascinare, invogliare a sfogliare le pagine che seguono. Nietzsche e il suo "eterno ritorno" è l'argomento trattato, senza approfondire, nemmeno sarebbe stato giusto in un testo di narrativa. Tutto è solo lo spunto per parlare del titolo del libro. Il lettore, difatti, si domanda a che cosa bisognerebbe riferire la leggerezza e la pesantezza. Tuttavia, la risposta non arriva perché anche Kundera si pone la medesima domanda e non offre una precisa soluzione. Allora si ha la netta percezione che si sia parlato di aria fritta e tutto sia stato un sofisma che dovrebbe introdurre il racconto.
A un certo punto si notano le stesse operazioni di stile di Hemingway in Per chi suona la campana: le ripetizioni di parole, (qui la "notte" è scritta tre volte in due righi delle pagine iniziali) e l'idea della morte, (pur essa ripetuta varie volte anche, come in Hemingway, con riferimento all'amore). Appare logico che Kundera, il quale ha scritto questo testo dopo l'altro autore, abbia letto Per chi suona la campana.
Kundera parte narrando in prima persona che cosa sia successo a Tomas, uno dei protagonisti del romanzo. Poi si passa alla terza persona e ciò dovrebbe essere un buon artificio per intervenire, senza infastidire la lettura, nella storia. Ma questa manca del presente, ossia non si percepisce lo scorrere degli eventi come se si stessero rivivendo da parte del lettore. Difatti ci sono due fattori che disturbano la scioltezza dell'immaginazione di chi legge. La prima è il ricorrente intervento dell'autore, come se facesse un piccolo trattato di psicologia sull'amore erotico, la seconda è la mancanza dei dialoghi. Anche quando ce ne sono, pochi, spesso sono trattati come se fossero riportati da una scena passata e finita, non viva. Sono scritti di continuo, senza ritorni a capo, nemmeno quando parla una persona diversa, ossia l'altra protagonista, Tereza.
E siamo alle prime battute. Che cosa riserva il resto del libro?
E' un testo che si legge noiosamente, non ci sono scatti o cambi di ritmo, una luce che offra calore e speranza, eventi diversi dalla solita cantilena di due amanti. Lo stesso Tomas sembra sorto da un fumetto dove il solo amore possibile è quello che riguarda il sesso. Non esistono sentimenti di qualche tipo? Lui si sente leggero quando è libero ma poi gli pesa questa leggerezza, e su ciò si gioca tutto il senso del titolo che stuzzica a capire di che tratti il romanzo che, però, non va oltre la cotica dei pensieri umani.
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