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Il manoscritto: come scegliere il titolo

Quali elementi considerare nella scelta del titolo di un romanzo
Ci riferiamo a un romanzo, ma appare ovvio che la scelta del titolo di un'opera letteraria, specie se di narrativa, abbia un'importanza strategica nella organizzazione di un testo da pubblicare. In realtà si tratta della prima informazione che si dà a chi non ancora è lettore del libro, gli si offre un'impressione che può essere anche quella che gli rimarrà nella mente e che ricorderà in seguito. Tutto funziona in questa maniera, del resto, non soltanto nei libri. Anche negli incontri fra persone si pensa che ci sia un certo carattere dietro un'aspetto che ci colpisce a prima vista. Addrittura esiste il colpo di fulmine!
Parliamo di scrittori esordienti o poco noti, mentre non è importante troppo il titolo di opere scritte da autori già famosi.
E allora a che cosa pensare e dove trovare un titolo che affascini o lasci riflettere su ciò che un determinato volume possa contenere?
Prendiamo in esame una serie di scelte:
  • il titolo corto, per esempio il nostro Mosche, può avere una valenza doppia secondo se possa generare curiosità, come in questo caso (che c'entrano le mosche con un'opera di narrativa? in verità sono quelle persone che si accostano a un tizio il quale, persa la memoria, ha però una grossa borsa con tanto denaro), oppure sia solamente indicazione asettica come, spesso, lo sono i nomi di persone qualsiasi. La conclusione è che il titolo corto, magari di una sola parola, sia da evitare quando non si sappia con chiarezza che cosa possa comportare;
  • il titolo lungo, qui ci viene in mente un film con Giancarlo Gianni e Mariangela Melato del 1974: "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto".  In realtà è poco indicato, per un esordiente, utilizzare questa tecnica per descrivere un'opera letteraria. Sarebbe come se si volesse dare un sunto di ciò che contiene il libro. Ma questo potrebbe indurre a ritenere che sia solamente un racconto, la sua struttura e nient'altro. Non si lascia intervenire il lettore con la sua fantasia a scrivere o completare, attorno a poche parole, una storia immaginata. La curiosità esiste poco, perciò si sconsiglia ancor di più l'utilizzo di titoli piuttosto lunghi, a parte che invaderebbero la copertina componendo una pagina di lettere, senza immagini. A proposito del film sopra menzionato, la stessa regista e sceneggiatrice, Lina Wertmüller, confessò qualche tempo fa in un'intervista che voleva un titolo lungo da contrapporre ai tanti titoli brevi dei film, nient'altro. Il remake, con Madonna e Adriano Giannini, figlio di Giancarlo, ebbe un titolo più corto, difatti,  "Travolti dal destino", in inglese "Swept Away". Non sarebbe stato migliore soltanto Un insolito destino nel film originario?
  • titolo complesso, o con vocaboli poco comuni, è il meno indicato da dare a un libro di narrativa, neanche a un saggio, però potrebbe essere utile per un manuale specifico, mai per un romanzo. In questo caso, difatti, infastidirebbe chi, con la lettura comoda, cerca di distrarsi, di riposarsi e di pensare poco;
  • titolo da un verso famoso, questo caso potrebbe essere più interessante in quanto associa il testo del libro ad altro che già esiste e di cui, molto probabilmente, offre una versione personale di un argomento simile. Valgano di esempio il nostro Solo e pensoso che riporta il famoso componimento poetico di Francesco Petrarca, o Mille spendidi soli, noto best seller di qualche anno fa.
  • titolo come un pezzo di poesia, è il caso più qualificante di un libro, quando si parte da poche parole ben accostate a far interpretare e riflettere su ciò che c'è nella storia. Basta un aggettivo, nel caso del Manzoni, per dare valore al titolo "I promessi sposi", perchè in promessi si capisce come ci sia qualcosa che abbia a che fare con il desiderio di due innamorati e con chi esso contrasta. La poesia, inoltre, ha sempre più di un significato, quello che normalmente si definisce manifesto e l'altro che possiamo indicare come nascosto, oppure da interpretare. Per esempio "Un sorriso all'orizzonte" vale a simboleggiare chi osserva lontano, sorridendo alla propria voglia di andare via, e la speranza che ci sia in altri, proprio già all'orizzonte, i quali gli sorridano.
La conclusione è che il titolo di un romanzo sia formato da parole semplici, adatte al pubblico cui ci si rivolge, senza esagerare come chi vorrebbe dimostrare di aver composto un capolavoro della letteratura: non occorre, l'obiettivo è di affascinare. Il lettore apprezza l'umiltà e la profondità di un pensiero, naturalmente correlato con il tema trattato. Spesso si fa rifermento al clima o al luogo fisico, ma sarebbero entrambi metodi da evitare perché di essi si è abusato. Molto meglio scandagliare ciò che c'è nell'animo dell'autore, che cosa egli volesse indicare con quel libro, il messaggio delicato e potente.
Un consiglio finale è di aggiungere sempre un aggettivo particolare al sostantivo o al verbo che si adopera, come è consigliabile usare gli avverbi che danno comunque, al pari che nella poesia, un senso di indefinito. Proprio ciò che, insieme alla presenza di una molteplicità e di una condensazione di significati, un titolo che si rispetti deve suggerire. 
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