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Il manoscritto: riscrivere il testo?

Perché o quando riscrivere il testo
Ci sono alcune leggende sugli scrittori famosi che vale la pena riportare in queste pagine per analizzarne la validità tecnica. Partiamo da quella su Ernest Miller Hemingway, noto scrittore statunitense, il quale, si dice, riscrisse l’ultima pagina del suo "Addio alle armi" trentanove volte. E a chi gli chiedeva perché l’avesse fatto, rispondeva candidamente: "Perché non trovavo le parole giuste". Ammettiamo che tutto sia vero.
E' possibile scrivere periodi, frasi e parole che trattano di uno stesso argomento trentanove volte? A meno che non si conteggino anche le modifiche di virgole, di ritorni a capo, di accenti errati e di doppi spazi da eliminare fra i termini, o cose simili. Sarebbe come diventare pazzo su un tema che annoia già dopo pochissime letture. Mentre un autore si affida all'editore per evitare fastidi e complicazioni del proprio cervello. Perciò questo è incredibile.
Qualora fosse vero, non sarebbe certamente un buon metodo di revisone del testo. Prima di tutto non è detto che ciò che si riscrive sia migliore di quanto già redatto, anzi, il contrario. La nostra mente ripercorre le medesime precedenti strade, (avviene anche negli altri comportamenti della vita), non trova comodamente percorsi differenti e non è capace di rovesciare tutto quanto già abbia prodotto: è una questione di indole umana di cui ciascuno è dotato. Sarebbe, diversamente, come rinnegare sé stessi di continuo. Allora saremmo nel campo della psicopatologia grave. Uno scrittore, seppure affetto da particolari turbe, non ne può essere assoggettato tanto da produrre opere geniali, come quelle che si attribuiscono a Hemingway. Dunque se vale il metodo della revisione, è del tutto inadeguato quello di tornare sulla stessa pagina parecchie volte, addirittura trentanove come in questo strano caso. Che non sia un modello da imitare (difatti è molto probabile che sia una chiacchiera falsa).
Ma possiamo procedere con la critica allo stesso scrittore.
Il capitolo II del suo romanzo "Per chi suona la campana" ha delle pagine in cui le ripetizioni di "Pablo" sono esagerate. Addirittura sei o sette volte a pagina. Come appaiono del tutto inadeguati i verbi "disse" con riferimento a chi parla al momento, ugualmente una decina per pagina,addirittura una ogni paio di righe di dialogo. Ma lo scrittore non conosceva altri verbi? Esiste domandò, chiese, rispose, ribatté, riferì, continuò, aggiunse, oltre a locuzioni che contengono comunque un'azione simile: "si espresse nel modo", oppure "cercò fra i suoi pensieri", eccetera. A meno che non si voglia attribuire il problema al traduttore italiano. Eppure anche in altre pagine dello stesso romanzo leggiamo ripetizioni di medesimi vocaboli dopo poche righe, come se fosse complicato usare i meno fastidiosi sinomini.
Uno scrittore che non trova presto le parole giuste per descrivere una situazione deve essere poco preparato nella lingua, a meno che non sia affetto da altri disturbi, quelli che collegano i concetti alle parole. Ma allora è come se volessimo far tenere uan conferenza sul linguaggio a un muto. Inverosimile e paradossale.
Viceversa un testo, ma sia anche soltanto una sua parte, deve essere riscritto, al massimo, una o due volte, quando ci sono eventi eccezionali. E' ovvio che non significa evitare la revisione, sempre necessaria, specialmente se più efficacemente affidata ad altri.
Qui citerò un caso particolare quando un mio romanzo andò perduto per una sovrapposizione di file durante l'archiviazione, ossia fu sovrascritto da un altro, per un errore di titolo. Allora ebbi la felice idea di riscrivere tutto, in pochi giorni, prima che dimenticassi la storia, i personaggi e le varie situazioni. E meno male, perché lo scrittore, quando ha grande passione verso la narrativa, deve mettere i suoi pensieri su carta, o su file, prima che siano del tutto abbandonati dalla nostra memoria.
Il consiglio finale, a parte le considerazioni sugli altri autori, è di correggere, dopo alcuni giorni dalla stesura, il manoscritto nella sua interezza, (non poche pagine saltuariamente per evitare di non ricordare i collegamenti e la trama), e poi ripassarci sopra dopo alcuni mesi. Allora la mente si sarà rinfrescata di altro e saprà meglio scovare errori oppure incertezze nel racconto. Diversamente è necessario un aiuto di esperti terzi che operano nell'editing.
Qualora ti piacesse avere un esempio di romanzo, che ti possa aiutare nella stesura del tuo, vai a questa pagina. Se, invece, già hai un manoscritto e ti occorre un'operazione di correzione o di editing, visita questo servizio.

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