Se è vero che ognuno ha un proprio metodo per scrivere, per produrre le pagine di un libro, è altrettanto certo che ci sono dei periodi del giorno in cui si rende meglio e di più. Il motivo è nella stanchezza che manca al mattino, (si è appena scesi dal letto), mentre essa è notevole la sera, ancor peggio la notte, dopo  il lavoro, qualunque esso sia, delle tante ore precedenti.
Tuttavia bisogna legare quanto appena detto con la quantità di pagine che si vogliono scrivere. Se si va avanti lentamente e rileggendo tantissime volte, come alcuni autori sono sliti fare, allora anche la notte può essere proficua, perché lo sforzo non dovrebbe essere molto e faticoso. Ma se si segue quanto si è indicato sul numero di pagine giornaliere che conviene scrivere, allora è da ritenere che la sera, e peggio la notte, non sia inidicato come periodo migliore.
Ecco alcuni punti a favore della mattina:

• la mente è fresca come il corpo, significa che il manoscritto va avanti molto più speditamente e senza dimenticanze sui personaggi di cui si sta trattando, sulle scene da ricordare, sugli avventimenti narrati e da narrare;
• la psicologia dell'autore è sgombra da elementi negativi, vuol dire che egli non è in tensione per fatti che, invece, normalmente accadono durante il giorno, pertanto il linguaggio è sciolto, privo di condizionamenti che possono fuorviare nello stile e nel linguaggio, persino nei termini usati per storie differenti da ciò che, diversamente e per cause esterne, potrebbe girare nel cervello; qualora ciò dovesse succedere, è molto meglio astenersi dallo scrivere e aspettare uno o due giorni di serenità e tranquillità interiore;
• il fisico rende di più prima di ogni pasto, è noto, difatti che succede proprio questo quando si ha lo stomaco non troppo pieno; si potrebbero portare ad esempio gli anacoreti che digiunavano per mantenere lo spirito puro e acuto; il consiglio è di fare una leggera colazione e poi dedicarsi alla scrittura, fino al momento del pranzo;
• l'abitudine al lavoro parte dalle ore del mattino, e se l'uomo è un animale abitudinario, per cui ormai è scritto nel suo DNA che si lavora col sole e si dorme dopo il tramonto, allora significa pure che lo sforzo maggiore vien fuori quando il giorno non sia ancora arrivato a metà;
• trovano espressione i pensieri della sera e della notte, perché è il primo periodo che succede al sonno, la cesura che rivitalizza gli esseri umani e li rende di nuovo capaci di produrre;
• la concentrazione è massima, a patto che non ci sia nessuno a distrarci e i rumori di fondo siano lontani, se non del tutto assenti.

Il pomeriggio serve, qualora sia stato scelto come continuazione della scrittura del mattino. Non è così se da esso si comincia l'opera della giornata. E' ovvio che sia possibile scrivere dopo pranzo, ma si rende molto meno, se l'attacco non ci sia già stato prima. Le ragioni sono le medesime di cui si è già fatto cenno.
La sera nemmeno come continuazione di ciò che si è scritto al mattino o nel pomeriggio è consigliabile. La stanchezza, fisica e mentale, delle ore trascorse da quando si è svegli, è troppa. Probabilmente ci sono alcuni dolori fisici che, seppure possono sembrare non problematici per dedicarsi a scrivere, tuttavia agiscono nell'inconscio sicuramente, conducendo l'autore verso strade che non avrebbe percorso diversamente. Ne risente il linguaggio, che potrebbe essere molto più influenzato la notte, quando gli altri dormono. Allora vi è il pregio che si è soli con il testo, il quale deve essere inventato, il foglio di carta e la penna, oppure il pc acceso e il monitor bianco, ma restano i difetti di quanto si è detto sopra. Questi ultimi non controbilanciano la maggiore capacità di pensare senza disturbi di chi è intorno. Contro di ciò contrasta il desiderio di riposare, che non è poca cosa.
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