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Il manoscritto: divisione in capitoli

Perché dividere un romanzo in parti
Nella nostra attività di editing ci è capitato spesso di leggere manoscritti che non erano suddivisi in capitoli, oppure che questi ultimi non avessero una lunghezza omognea. E parliamo soprattutto di romazi. Di essi, difatti, bisogna considerare alcune caratteristiche, fra cui una certa uniformità nella lunghezza delle singole parti per una questione psicologica del lettore. Egli si aspetta di arrivare alla fine di ogni singolo capitolo in un determinato tempo di lettura.
L'Elogio dela follia di Erasmo da Rotterdam è un unico corpo, poco più di cento pagine senza alcuna suddivisione in parti. Ma si tratta di un saggio, quindi adatto a non essere spezzato perché avrebbe potuto perdere di incisività e di unità nel ragionamento svolto. Non così dovrebbe avvenire per la narrativa.
In questo caso è opportuno far riflettere il lettore, fargli digerire la storia letta fino a un certo punto, offrirgli un momento di pausa che possa essere utile non solo perché il libro non è sfogliato senza interruzioni, ma anche perché egli lo possa gustare con calma. Insomma una storia intrecciata e abbastanza lunga da essere chiamata romanzo deve essere suddivisa in capitoli o in parti, chiamiamoli come si crede.
Gli autori esordienti preferiscono, talora, non creare cesure, oppure determinarle senza nominarle con un titolo. Ossia preferiscono indicare un semplice 1... 2... 3... eccetera, se non in numeri romani I... II... III... e così via. Ma il titolo serve a trovare, all'interno della storia, un punto preciso che dovrebbe essere approfondito, riletto, controllato per ricordare come procede la trama, oppure per una semplice verifica. Il titolo di un capitolo serve a rintracciare, nell'indice, che cosa e dove cercare, a che pagina. Dunque ci sono motivi ben precisi e pratici perché si diano numeri di capitoli e titoli alle singole parti che compongono l'intero manoscritto. Diversamente sarebbe come se una città non avesse i nomi delle strade e i numeri civici alle case. Appare ovvio che sarebbe difficile pure per il postino, e per chi vive sul posto, distinguere e trovare un qualsiasi domicilio. Così sarebbe per l'autore stesso, se non vi fossero i capitoli.
Infine non si dimentichi che molti editori vanno a leggersi l'indice, dove trovano le  prime impressioni su che cosa contenga un manoscritto da pubblicare. E che gli si offre se ci sono solamente numeri in sequenza e pagine dove essi cominciano?
Vediamo due semplici esempi diversi:
  1. pag. .......7
  2. pag. .....21
  3. pag. .....37
  4. pag. .....53
  5. pag. .....69
1Ambientipag. 7
2Personepag.21
3Ricordipag.37
4Riflessionipag.53
5Stagionipag.69
A parte la composizione, che può essere diversa, come più gradita, è palese che ci siano maggiori informazioni sul contenuto di un libro osservando la seconda soluzione, anche senza la scritta "capitolo" o "parte" che potrebbe essere indicata nella prima colonna (per esempio "Parte 1 - Ambienti.................... pag. 7").
Per tutti i suddetti motivi si consiglia di adoperare il titolo nei vari capitoli in cui viene suddiviso un testo, inoltre ci sia sempre un numero che li contraddistingua, sia esso cardinale o ordinale, purché individui la logica sequenza.

Qualora ti piacesse avere un esempio di romanzo, che ti possa aiutare nella stesura del tuo, vai a questa pagina. Se, invece, già hai un manoscritto e ti occorre un'operazione di correzione o di editing, visita questi servizi.

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