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Il manoscritto: i personaggi

I personaggi
Per attrarre simpaticamente il lettore comune, occorre non solo una storia che abbia un proprio valore, ma anche una serie di personaggi che siano di un preciso spessore caratteriale. Ossia devono essere descritti nel loro aspetto fisico e psicologico, in modo che chi legge si ricordi sempre con chi è in quel momento del libro. E c'è un trucco per non sbagliare, per non doversi appuntare una lunga serie di precisazioni riferite all'uno e all'altro personaggio del romanzo. Si pensi a persone conosciute nella vita reale. Si associ a ciascuno un carattere che esiste veramente tra le nostre conoscenze. Magari si può scrivere un elenco a parte, per propria annotazione, dove il tale della vita reale è indicato come quel personaggio della storia.
Si dice che ogni romanzo sia, al di là di qualsiasi aspetto, di tipo autobiografico, che ogni scrittore descriva la sua vita, i suoi amici e familiari, il suo ambiente, sempre. Magari trasformandolo nei nomi e nelle situazioni, ma pensando comunque a ciò che conosce davvero nella realtà. Ed è così. Sicuramente non si dirà che tizio era alto e poi basso, oppure scherzava spesso e poi aveva pochi amici per il suo carattere scontroso, che era generoso e poi che era tirchio. Nessuna contraddizione se si studia dalla realtà dei nostri giorni.
E quanti personaggi necessitano per un romanzo? La risposta non può essere precisa e definitiva. Alcuni scrittori ne hanno pochissimi, specie se si tratta di storie di solitudine, altri ne menzionano qualche centinaio, per rendere il tutto molto allegro. In questo caso bisogna avere ottima memoria.
In genere possono essere sufficienti quaranta tipologie con relativo nome, altre, magari, solo comparse, come nel cinema. Per quanto riguarda i nomi da scegliere non si devono usare quelli che fra loro siano molto simili, per non confondere il lettore. Inoltre devono avere attinenza con la storia: mai, perciò, tipi improbabili in un certo ambiente sociale e fisico. I nomi corti si ricordano meglio, ma ci sia attenzione anche alle sillabe che complicano il ricordo di chin legge quando siano molto comparabili fra loro come, per esempio, Teresa e Serena. In essi la parte centrale del primo è il contrario delle due sillabe iniziali della seconda, e cambia soltanto una consonante nell'intero nome il quale finisce, in entrambi i casi, con la medesima vocale.
Mai, però, si deve scordare che il romanzo è fatto dagli stessi personaggi e che la loro simpatia, con i comportamenti e i dialoghi, si riverbera in tutto il racconto e invade il lettore. Perciò non guasta qualche fatto comico, neppure laddove la storia sia di differente natura.
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