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Il manoscritto: errori da ritmo

Perché evitare di usare ritmi differenti nella storia
Si può spiegare questo errore, ricorrente soprattutto negli esordienti, facendo una similitudine.
Paragoniamo una storia da raccontare a un lungo viaggio. Che si direbbe se il nostro autista, (l'autore), accelerasse e diminuisse la velocità di continuo senza alcun motivo? Se, nonostante l'autostrada, per esempio, fosse sempre diritta e senza traffico, lui procedesse seguendo i suoi pensieri e non guardando la strada?
Come minimo si riterrebbe tale autista una persona distratta, se non afflitta da turbe psicologiche, o peggio.
La stessa cosa avviene in un libro. Se il ritmo del racconto aumenta o diminuisce di rapidità senza una giustificata ragione, avviene che il lettore abbandoni la lettura e non farà che critiche parlandone con i suoi amici. Niente di più grave.
Però esaminiamo che cosa vuol significare che ci debba essere una ragione connessa al ritmo. In effetti, se esiste un inseguimento, pare anche opportuno che le frasi si susseguano con un incalzare che faccia capire l'ansia di chi corre davanti e di chi, da dietro, s'impegna ad agguantare il fuggitivo. E ugualmente se si tratta di pensieri che si accavallano in pochi istanti. Il racconto, i periodi, la sintassi, deve adattarsi al momento, suggerire anche con la sua tipica descrizione delle azioni che si è in una determinata fase. Non basta dire "il ladro correva e le guardie pure". La foga, il respiro affannoso, la paura, tutti i sentimenti vanno suggeriti, non riferiti semplicemente con il loro vocabolo soltanto, anzi è molto meglio che esso non sia affatto citato. Il lettore deve essere reso partecipe della scena, l'autore deve sapere usare anche la fantasia di chi legge.
Non così se la storia prosegue uniformemente. In questo caso il ritmo non deve essere cambiato e, forse, è il momento che altri leggano e diano suggerimenti. Molto spesso lo scrittore non si accorge di questo tipo di errore, in quanto tutto dipende anche da come egli stesso si senta quando scrive la singola parte. La nostra psicologia si riflette sul manoscritto inconsapevolmente. E ci vuole esperienza per saper gestire anche noi stessi che operiamo nell'organizzazione di un racconto lungo. Difatti è chiaro che nessuno saprebbe scrivere un romanzo, poniamo di trecento pagine, in un unico giorno e senza interruzioni della sua fatica.
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