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Il manoscritto: le citazioni

Le citazioni
Quante volte capita a uno scrittore, specialmente di testi di natura scientifica, come saggi e studi di vario genere, dover decidere come e se citare un altro autore? E come comportarsi nel caso, anche per non invadere il diritto d'autore di altri scrittori?
Ecco cosa dice la legge al riguardo e un articolo in particolare:
L'art. 70, Legge 22 aprile 1941 n. 633 (recante appunto le norme sulla Protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio) recita che "il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti d'opera, per scopi di critica, di discussione ed anche di insegnamento, sono liberi nei limiti giustificati da tali finalità e purché non costituiscono concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera".
Le citazioni letterarie devono contenere la fonte, ossia il titolo dell'opera, il nome dell'autore, la pagina da cui è estratto il brano, la casa editrice e anche il nome del traduttore se si tratta di testi scritti originariamente in altra lingua. Sempre che si tratti di opere che conservino ancora il diritto d'autore. E' noto, difatti, che con il passare di un certo numero di anni, questo diritto decade. Per un maggiore approfondimento in materia si può leggere la suddetta legge del 1941 tuttora in vigore.
Un altro fattore da tenere presente è che la citazione deve essere breve, anche se non si stabilisce per legge una determinata lunghezza in caratteri. Per riferirsi ad altri casi, come in Francia, si può considerare che è accettabile una lunghezza di 1500 caratteri per citazione. Non si sa nemmeno se sia possibile abbondare di citazioni brevi. Per la qual cosa sarebbe possibile inserire più volte lo stesso autore con piccoli periodi del suo libro. Ma s'intuisce come si corre il rischio di essere citati, questo volta in tribunale, per lesione del diritto d'autore e per il pagamento di indennizzi vari e spese.
Meglio usare il buon senso. E dotarsi di una tecnica mediante la quale le citazioni siano non solo brevi, ma anche molto rade nel libro che si scrive. Del resto se si vuole descrivere una certa teoria, non si ha bisogno di prendere continuamente parti di libri altrui, semmai di discuterne abbondantemente.
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