Archeologia
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La passione per l'archeologia
 
Una motivazione soltanto culturale?
Perché si ama l'archeologia
Che cosa sia una passione si sa: un interesse, una predilezione molto spiccata. E' ciò che leggiamo sul vocabolario. Ma questo è il sintomo di un sentimento. Non ne spiega l'origine e la motivazione. Occorre indagare più a fondo per scoprire da dove esso si generi.
E se guardiamo al mondo degli appassionati di archeologia troviamo che molti di essi non hanno nulla a che fare, come preparazione scolastica oppure universitaria, con ciò che desiderano ardentemente ricercare. Qualcuno dice pure che si tratti di malattia. E qui non entriamo in merito. Tuttavia si può scovare dove sorge questo piacere di voler sapere del passato, il quale più è antico e maggiori contagi genera nelle persone che si avvicinano a tale materia.
Il fatto è che nemmeno è importante che cosa si sia studiato nelle aule con i professori, non interessa il mestiere che uno fa per vivere, quanto ciò che lo può trasportare altrove, dove s'intravede il bello. Non solamente del tipo artistico ma soprattutto storico. Il voler capire come si sia vissuti, per esempio, tremila anni fa, come abbiano costruito opere che appiono inspiegabili, le piramidi del terzio millennio avanti Cristo, le mura megalitiche delle epoche sannitiche. Come sia stato possibile arrivare solamente alla soglia dei quarant'anni ed essere riusciti a continuare la civiltà.
In una parola, la storia dell'uomo sulla terra.

La motivazione psicologica 
A tutto ciò si aggiunge, anche se dovremmo dire sopra tutto ciò, una motivazione di tipo psicologico. E' pur vero che chi ama l'archeologia si sente coinvolto in tutto ciò che riguarda la natura e l'ambiene. A costui piacciono le lunghe passeggiate nei prati, nei boschi, sulle montagne, nei tratturi, si incuriosisce sui funghi, odora e gradisce il tartufo, preferisce i centri storici alle amorfe periferie delle città del ventesimo secolo, sceglie di andare a piedi più che in macchina. Oppure è contro la caccia, le pale eoliche, la distruzione del territorio e le costruzioni di opere pubbliche inutili. Sa benissimo che non vanno spianate le montagne e riepiti i fossi.
Tuttavia esiste una profonda causa, nascosta e incoscia, che è alla base della passione per l'archeologia.
Si può chiamare questa ragione come il desiderio di vincere l'ansia della morte, il trapasso verso il mondo del silenzio, la volontà di dare fiato e parola a chi colà è andato, da tempo, e la gioia che possa essere così anche per sé, un domani. Quando altri dovrebbero farti respirare ancora, comunicare la tua vita su questa terra e renderti, in un certo senso ancora vivo. Forse è lo stesso motivo per cui i faraoni volevano almeno provasre un viaggio verso l'immortalità.
Se è davvero così, allora questa passione è ancpora più bella, romantica e interessante, generosa e utile. Come un unico filo conduttore che ci unisce in qualità di genere umano. Ed è alla stessa base per cui molti, ancora oggi, si sentono Sanniti.

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