Il risveglio
A 1200 metri, in montagna, la primavera arriva quando vuole. Non
appena c'è un giorno di sole, anche se a terra ancora persiste qualche
centimetro di neve, si può dire che sia arrivata la buona
stagione. Il sole tramonta più tardi, c'è più tempo per lavorare, ci
sono tante faccende da sbrigare, nell'abitato e nella campagna appena
sotto, dove il clima è più gentile. E poi i pascoli, perché non è
possibile tenere le greggi e le mandrie ancora troppo chiuse dentro le
stalle.
Le donne hanno già un bel da fare alla sorgente, a
qualche centinaio di metri più in basso, vanno con i muli e portano i
panni a lavare. Per una volta non sono loro che devono dedicarsi
all'agricoltura, o perlomeno soltanto a essa.
I maschi sono già
all'opera per continuare la cinta delle mura. Molti massi sono ancora
da sistemare in opera e l'aria frizzante del mattino aiuta a destarsi
da un lungo inverno. Il responsabile del villaggio ha già approntato un
progetto di come portare avati le opere vecchie e come di cominciarne
di nuove. Ha già fatto il giro delle case per controllare i problemi
causati dalla neve e dal ghiaccio, i bambini sono stati visitati come
se il capo fosse anche capace di curarli nel fisico. Ma ha per loro una
buona parola che, spesso, funziona meglio di ogni medicina.
Il
vociare della gente è sintomo di ottimismo, le pecore belano, si
sentono i calpestii degli zoccoli sull'erba fresca e i rovi secchi che
si frantumano al passaggio dei buoi, molti animali che paiono ridere al
nuovo sole. E' ancora freddo ma non importa, il territorio a valle
appare verde e brillante.
I lavori
I ragazzini si sono svegliati presto, come tutti, non vedono l'ora
di continuare a scorrazzare nei prati, nei campi e accanto ai genitori
che lavorano su cose più complicate. Si sentono già adulti e poggiano
una mano sulle pietre da spostare, chiudono gli occhi perché i raggi,
da lontano, sono bassi, osservano, imparano. Hanno già retto i muli e
gli asini che venivano caricati dalle madri di indumenti da pulire alla
sorgente. Qualcuno ha preferito andare con loro, le femminucce, a
stendere poi i panni al sole, ci vuole tutta una mattinata per
riportarli asciutti a casa. D'inverno
ne sono stati lavati ben pochi, non era possibile con il freddo della
zona. E scendono cantando, davanti a tutti, sanno la strada, l'hanno
percorsa altre volte, sono padroni della loro montagna.
La squadra
addetta al pascolo, è composta dai giovani del villaggio. Devono salire
verso le colline senza rocce, lungo sentieri che s'inerpicano fino a
quote superiori, dove il sole ha già sciolto le nevi e dove l'erba è
fresca e profumata di fiori. Alcuni cani fanno da guardia e da
custodi delle pecore, delle capre, delle mucche. Quest'ultime sono
separate, se ne vanno altrove, dove c'è minore salita, accompagnate da
uomini a cavallo. Fischiano tutti per dimostrare chi comanda e governa
le azioni.
Si mangerà sul posto di lavoro, ciascuno per conto suo,
si è portato da casa del pane e del formaggio, ha anche della
frutta secca e un piccolo otre di vino, soltanto per chi sia di età
superiore. Per le donne si misurava con l'inizio del ciclo, per i
maschi con qualche anno in più. Ed entrambi non vedevano l'ora di
mettere su famiglia. Sorridevano agli sguardi della primavera. Perchè
era passata la stagione che misura le età. Ciascuno aveva i suoi inverni sulle spalle.