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Codice in materia di protezione dei dati personali (allegati)
(Decreto legislativo 30 giugno 2003, n.196)
 Parti e argomenti della scheda: 
Si riportano di seguito gli allegati, mentre il testo del decreto è visualizzabile nella seguente pagina: 
Codice in materia di protezione dei dati personali 

Allegato A.1. Codice di deontologia - Trattamento dei dati personali nell'esercizio dell'attività giornalistica 
Allegato A.2. Codici di deontologia - Trattamento dei dati personali per scopi storici 
Allegato A.3. Codici di deontologia - Trattamento dei dati personali a scopi statistici in ambito Sistan 
Allegato B. Disciplinare tecnico in materia di misure minime di sicurezza 
 

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Decreto legislativo 30 giugno 2003, n.196 
Codice in materia di protezione dei dati personali 
 Vigenza 27 febbraio 2004 - Consolidato con la legge 26 febbraio 2004, n. 45 di conversione con modifiche dell'art.3 del d.l. 24 dicembre 2003, n. 354.

ALLEGATO A - CODICI DI DEONTOLOGIA (1) 
A.1. CODICE DI DEONTOLOGIA RELATIVO AL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI NELL'ESERCIZIO 
 DELL'ATTIVITÁ GIORNALISTICA 
 (Provvedimento del Garante del 29 luglio 1998, in G.U. 3 agosto 1998, n. 179) 

                     IL GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI 

 Visto l'art. 25 della legge 31 dicembre 1996, n. 675, come modificato dall'art. 12 del decreto legislativo 13 maggio 
 1998, n. 171, secondo il quale il trattamento dei dati personali nell'esercizio della professione giornalistica deve 
 essere effettuato sulla base di un apposito codice di deontologia, recante misure ed accorgimenti a garanzia degli 
 interessati rapportati alla natura dei dati, in particolare per quanto riguarda i dati idonei a rivelare lo stato di 
 salute e la vita sessuale; 

 Visto il comma 4-bis dello stesso art. 25, secondo il quale tale codice è applicabile anche all'attività dei pubblicisti 
 e dei praticanti giornalisti, nonchè a chiunque tratti temporaneamente i dati personali al fine di utilizzarli per la 
 pubblicazione occasionale di articoli, di saggi e di altre manifestazioni di pensiero; 

 Visto il comma 2 del medesimo art. 25, secondo il quale il codice di deontologia è adottato dal Consiglio 
 nazionale dell'ordine dei giornalisti in cooperazione con il Garante, il quale ne promuove l'adozione e ne cura la 
 pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale; 

 Vista la nota prot. n. 89/GAR del 26 maggio 1997, con la quale il Garante ha invitato il Consiglio nazionale 
 dell'ordine ad adottare il codice entro il previsto termine di sei mesi dalla data di invio della nota stessa; 

 Vista la nota prot. n. 4640 del 24 novembre 1997, con il quale il Garante ha aderito alla richiesta di breve 
 differimento del predetto termine di sei mesi, presentata il 19 novembre dal presidente del Consiglio nazionale 
 dell'ordine; 

 Visto il provvedimento prot. n. 5252 del 18 dicembre 1997, con il quale il Garante ha segnalato al Consiglio 
 nazionale dell'ordine alcuni criteri da tenere presenti nel bilanciamento delle libertà e dei diritti coinvolti dall'attività 
 giornalistica; 

 Vista la nota prot. n. 314 del 23 gennaio 1998, con la quale il Garante ha formulato altre osservazioni sul primo 
 schema di codice elaborato dal Consiglio nazionale dell'ordine e trasmesso al Garante con nota prot. n. 7182 del 
 30 dicembre 1997; 

 Vista la nota prot. n. 204 del 15 gennaio 1998, con la quale il Garante, sulla base della prima esperienza di 
 applicazione della legge n. 675/1996 e dello schema di codice elaborato, ha rappresentato al Ministro di grazia e 
 giustizia l'opportunità di una revisione dell'art. 25 della legge, che è stato poi modificato con il citato decreto 
 legislativo n. 171 del 13 maggio 1998; 

 Vista la nota prot. n. 5876 del 30 giugno 1998, con la quale il Garante ha invitato il Consiglio nazionale dell'ordine 
 ad apportare alcune residuali modifiche all'ulteriore schema approvato dallo stesso Consiglio nella seduta del 26 e 
 27 marzo 1998 e trasmesso al Garante con nota prot. n. 1074 dell'8 aprile; 

 Constatata l'idoneità delle misure e degli accorgimenti a garanzia degli interessati previsti dallo schema definitivo 
 del codice di deontologia trasmesso al Garante dal Consiglio nazionale dell'ordine con nota prot. n. 2210 del 15 
 luglio 1998; 

 Considerato che, ai sensi dell'art. 25, comma 2, della legge n. 675/1996, il codice deve essere pubblicato nella 
 Gazzetta Ufficiale, a cura del Garante, e diviene efficace quindici giorni dopo la sua pubblicazione; 

                                      Dispone 

 La trasmissione del codice di deontologia che figura in allegato all'ufficio pubblicazione leggi e decreti del Ministero 
 di grazia e giustizia per la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. 

 Roma, 29 luglio 1998 

                                                                       IL PRESIDENTE 
 
 
 
 

                                ORDINE DEI GIORNALISTI 
  CODICE DI DEONTOLOGIA RELATIVO AL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI NELL'ESERCIZIO DELL'ATTIVITà 
                                   GIORNALISTICA 
 
 

 Art. 1. Principi generali 
 1. Le presenti norme sono volte a contemperare i diritti fondamentali della persona con il diritto dei cittadini 
 all'informazione e con la libertà di stampa. 

 2. In forza dell'art. 21 della Costituzione, la professione giornalistica si svolge senza autorizzazioni o censure. In 
 quanto condizione essenziale per l'esercizio del diritto dovere di cronaca, la raccolta, la registrazione, la 
 conservazione e la diffusione di notizie su eventi e vicende relativi a persone, organismi collettivi, istituzioni, 
 costumi, ricerche scientifiche e movimenti di pensiero, attuate nell'ambito dell'attività giornalistica e per gli scopi 
 propri di tale attività, si differenziano nettamente per la loro natura dalla memorizzazione e dal trattamento di 
 dati personali ad opera di banche dati o altri soggetti. Su questi principi trovano fondamento le necessarie 
 deroghe previste dai paragrafi 17 e 37 e dall'art. 9 della direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del 
 Consiglio dell'Unione europea del 24 ottobre 1995 e dalla legge n. 675/1996. 
 
 

 Art. 2. Banche dati di uso redazionale e tutela degli archivi personali dei giornalisti 
 1. Il giornalista che raccoglie notizie per una delle operazioni di cui all'art. 1, comma 2, lettera b), della legge n. 
 675/1996 rende note la propria identità, la propria professione e le finalità della raccolta salvo che ciò comporti 
 rischi per la sua incolumità o renda altrimenti impossibile l'esercizio della funzione informativa; evita artifici e 
 pressioni indebite. Fatta palese tale attività, il giornalista non è tenuto a fornire gli altri elementi dell'informativa 
 di cui all'art. 10, comma 1, della legge n. 675/1996. 

 2. Se i dati personali sono raccolti presso banche dati di uso redazionale, le imprese editoriali sono tenute a 
 rendere noti al pubblico, mediante annunci, almeno due volte l'anno, l'esistenza dell'archivio e il luogo dove è 
 possibile esercitare i diritti previsti dalla legge n. 675/1996. Le imprese editoriali indicano altresì fra i dati della 
 gerenza il responsabile del trattamento al quale le persone interessate possono rivolgersi per esercitare i diritti 
 previsti dalla legge n. 675/1996. 

 3. Gli archivi personali dei giornalisti, comunque funzionali all'esercizio della professione e per l'esclusivo 
 perseguimento delle relative finalità, sono tutelati, per quanto concerne le fonti delle notizie, ai sensi dell'art. 2 
 della legge n. 69/1963 e dell'art. 13, comma 5, della legge n. 675/1996. 

 4. Il giornalista può conservare i dati raccolti per tutto il tempo necessario al perseguimento delle finalità proprie 
 della sua professione. 
 
 

 Art. 3. Tutela del domicilio 
 1. La tutela del domicilio e degli altri luoghi di privata dimora si estende ai luoghi di cura, detenzione o 
 riabilitazione, nel rispetto delle norme di legge e dell'uso corretto di tecniche invasive. 
 
 

 Art. 4. Rettifica 
 1. Il giornalista corregge senza ritardo errori e inesattezze, anche in conformità al dovere di rettifica nei casi e nei 
 modi stabiliti dalla legge. 
 
 

 Art. 5. Diritto all'informazione e dati personali 
 1. Nel raccogliere dati personali atti a rivelare origine razziale ed etnica, convinzioni religiose, filosofiche o di altro 
 genere, opinioni politiche, adesioni a partiti, sindacati, associazioni o organizzazioni a carattere religioso, 
 filosofico, politico o sindacale, nonchè dati atti a rivelare le condizioni di salute e la sfera sessuale, il giornalista 
 garantisce il diritto all'informazione su fatti di interesse pubblico, nel rispetto dell'essenzialità dell'informazione, 
 evitando riferimenti a congiunti o ad altri soggetti non interessati ai fatti. 

 2. In relazione a dati riguardanti circostanze o fatti resi noti direttamente dagli interessati o attraverso loro 
 comportamenti in pubblico, è fatto salvo il diritto di addurre successivamente motivi legittimi meritevoli di tutela. 
 
 

 Art. 6. Essenzialità dell'informazione 
 1. La divulgazione di notizie di rilevante interesse pubblico o sociale non contrasta con il rispetto della sfera 
 privata quando l'informazione, anche dettagliata, sia indispensabile in ragione dell'originalità del fatto o della 
 relativa descrizione dei modi particolari in cui è avvenuto, nonchè della qualificazione dei protagonisti. 

 2. La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i 
 dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica. 

 3. Commenti e opinioni del giornalista appartengono alla libertà di informazione nonchè alla libertà di parola e di 
 pensiero costituzionalmente garantita a tutti. 
 
 

 Art. 7. Tutela del minore 
 1. Al fine di tutelarne la personalità, il giornalista non pubblica i nomi dei minori coinvolti in fatti di cronaca, nè 
 fornisce particolari in grado di condurre alla loro identificazione. 

 2. La tutela della personalità del minore si estende, tenuto conto della qualità della notizia e delle sue 
 componenti, ai fatti che non siano specificamente reati. 

 3. Il diritto del minore alla riservatezza deve essere sempre considerato come primario rispetto al diritto di critica e 
 di cronaca; qualora, tuttavia, per motivi di rilevante interesse pubblico e fermo restando i limiti di legge, il 
 giornalista decida di diffondere notizie o immagini riguardanti minori, dovrà farsi carico della responsabilità di 
 valutare se la pubblicazione sia davvero nell'interesse oggettivo del minore, secondo i principi e i limiti stabiliti 
 dalla "Carta di Treviso". 
 
 

 Art. 8. Tutela della dignità delle persone 
 1. Salva l'essenzialità dell'informazione, il giornalista non fornisce notizie o pubblica immagini o fotografie di 
 soggetti coinvolti in fatti di cronaca lesive della dignità della persona, nè si sofferma su dettagli di violenza, a 
 meno che ravvisi la rilevanza sociale della notizia o dell'immagine. 

 2. Salvo rilevanti motivi di interesse pubblico o comprovati fini di giustizia e di polizia, il giornalista non riprende 
 nè produce immagini e foto di persone in stato di detenzione senza il consenso dell'interessato. 

 3. Le persone non possono essere presentate con ferri o manette ai polsi, salvo che cio' sia necessario per 
 segnalare abusi. 
 
 

 Art. 9. Tutela del diritto alla non discriminazione 
 1. Nell'esercitare il diritto dovere di cronaca, il giornalista è tenuto a rispettare il diritto della persona alla non 
 discriminazione per razza, religione, opinioni politiche, sesso, condizioni personali, fisiche o mentali. 
 
 

 Art. 10. Tutela della dignità delle persone malate 
 1. Il giornalista, nel far riferimento allo stato di salute di una determinata persona, identificata o identificabile, ne 
 rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza e al decoro personale, specie nei casi di malattie gravi o terminali, e si 
 astiene dal pubblicare dati analitici di interesse strettamente clinico. 

 2. La pubblicazione è ammessa nell'ambito del perseguimento dell'essenzialità dell'informazione e sempre nel 
 rispetto della dignità della persona se questa riveste una posizione di particolare rilevanza sociale o pubblica. 
 
 

 Art. 11. Tutela della sfera sessuale della persona 
 1. Il giornalista si astiene dalla descrizione di abitudini sessuali riferite ad una determinata persona, identificata o 
 identificabile. 

 2. La pubblicazione è ammessa nell'ambito del perseguimento dell'essenzialità dell'informazione e nel rispetto 
 della dignità della persona se questa riveste una posizione di particolare rilevanza sociale o pubblica. 
 
 

 Art. 12. Tutela del diritto di cronaca nei procedimenti penali 
 1. Al trattamento dei dati relativi a procedimenti penali non si applica il limite previsto dall'art. 24 della legge n. 
 675/1996. 

 2. Il trattamento di dati personali idonei a rivelare provvedimenti di cui all'art. 686, commi 1, lettere a) e d), 2 e 
 3, del codice di procedura penale è ammesso nell'esercizio del diritto di cronaca, secondo i principi di cui all'art. 5. 
 
 

 Art. 13. Ambito di applicazione, sanzioni disciplinari 
 1. Le presenti norme si applicano ai giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti e a chiunque altro, anche 
 occasionalmente, eserciti attività pubblicistica. 

 2. Le sanzioni disciplinari, di cui al titolo III della legge n. 69/1963, si applicano solo ai soggetti iscritti all'albo dei 
 giornalisti, negli elenchi o nel registro. 
 
 

 (1) In conformità all'articolo 184, comma 2, i riferimenti a disposizioni della legge n. 675/1996 o ad altre disposizioni 
 abrogate devono intendersi riferiti alle corrispondenti nuove disposizioni in vigore, secondo la tavola di corrispondenza. 



ALLEGATO A - CODICE DI DEONTOLOGIA (1) 
A.2  TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI PER SCOPI STORICI 
 (Provvedimento del Garante n. 8/P/21 del 14 marzo 2001, in G.U. 5 aprile 2001, n.80) 
 
 

                     IL GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI 

 Nella seduta odierna, con la partecipazione del prof. Stefano Rodotà, presidente, del prof. Giuseppe Santaniello, 
 vice presidente, del prof. Ugo De Siervo e dell'ing. Claudio Manganelli, componenti, e del dott. Giovanni Buttarelli, 
 segretario generale; 

 Visto l'art. 27 della direttiva n. 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 ottobre 1995, secondo cui 
 gli Stati membri e la Commissione incoraggiano l'elaborazione di codici di condotta destinati a contribuire, in 
 funzione delle specificità settoriali, alla corretta applicazione delle disposizioni nazionali di attuazione della 
 direttiva adottate dagli Stati membri; 

 Visto l'art. 31, comma 1, lettera h) della legge 31 dicembre 1996, n. 675, il quale attribuisce al Garante il compito 
 di promuovere nell'ambito delle categorie interessate, nell'osservanza del principio di rappresentatività, la 
 sottoscrizione di codici di deontologia e di buona condotta per determinati settori, verificarne la conformità alle 
 leggi e ai regolamenti anche attraverso l'esame di osservazioni di soggetti interessati e contribuire a garantirne la 
 diffusione e il rispetto; 

 Visto il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 281, in materia di trattamento dei dati personali per finalità storiche, 
 statistiche e di ricerca scientifica, e in particolare il relativo art. 6, comma 1, il quale demanda al Garante il compito 
 di promuovere la sottoscrizione di uno o più codici di deontologia e di buona condotta per i soggetti pubblici e 
 privati, ivi comprese le società scientifiche e le associazioni professionali, interessati al trattamento dei dati per 
 scopi storici; 

 Visto l'articolo 7, comma 5, del medesimo decreto legislativo n. 281/1999 , relativo ad alcuni profili che devono 
 essere individuati dal codice per i trattamenti di dati per scopi storici; 

 Visto il provvedimento 10 febbraio 2000 del Garante per la protezione dei dati personali, pubblicato sulla Gazzetta 
 Ufficiale n. 46 del 25 febbraio 2000, con il quale il Garante ha promosso la sottoscrizione di uno o più codici di 
 deontologia e di buona condotta relativi del trattamento di dati personali per scopi storici effettuati da archivisti e 
 utenti ed ha invitato tutti i soggetti aventi titolo a partecipare all'adozione del medesimo codice in base al principio 
 di rappresentatività a darne comunicazione al Garante entro il 31 marzo 2000; 

 Viste le comunicazioni pervenute al Garante in risposta al provvedimento del 10 febbraio 2000, con le quali diversi 
 soggetti pubblici e privati, società scientifiche ed associazioni professionali hanno manifestato la volontà di 
 partecipare alla redazione del codice e fra i quali è stato conseguentemente costituito un apposito gruppo di 
 lavoro composto da componenti della Commissione consultiva per le questioni inerenti la consultabilità degli atti 
 d'archivio riservati, del Centro di Documentazione ebraica, del Ministero per i beni e le attività culturali, 
 dell'Associazione delle istituzioniculturaliitaliane, dell'Associazione nazionale archivistica italiana, dell'istituto 
 nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, della Società per lo studio della storia 
 contemporanea, dell'Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea, della Società per gli studi di 
 storia delle istituzioni, della Società italiana delle storiche, dell'istituto romano per la storia d'Italia dal fascismo 
 alla resistenza; 

 Considerato che il testo del codice è stato oggetto di ampia diffusione, anche attraverso la sua pubblicazione su 
 alcuni siti Internet, al fine di favorire il più ampio dibattito e di permettere la raccolta di eventuali osservazioni e 
 integrazioni al testo medesimo da parte di tutti i soggetti interessati; 

 Vista la nota del 28 febbraio 2001 con cui il gruppo di lavoro ha trasmesso il testo del codice di deontologia e di 
 buona condotta per i trattamenti di dati personali per scopi storici approvato e sottoscritto in pari data; 

 Rilevato che il rispetto delle disposizioni contenute nel codice costituisce condizione essenziale per la liceità del 
 trattamento dei dati personali; 

 Constatata la conformità del codice alle leggi e ai regolamenti in materia di protezione delle persone rispetto al 
 trattamento dei dati personali, ed in particolare all' art. 31, comma 1, lettera h) della legge n. 675/1996, nonchè 
 agli artt. 6 e 7 del decreto legislativo n. 281/1999; 

 Considerato che, ai sensi dell'art. 6, comma 1, del decreto legislativo n. 281/1999, il codice deve essere 
 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana a cura del Garante; 

 Rilevato che anche dopo tale pubblicazione il codice potrà essere eventualmente sottoscritto da altri soggetti 
 pubblici e privati, società scientifiche ed associazioni professionali interessati; 

 Vista la documentazione in atti; 

 Viste le osservazioni formulate dal segretario generale ai sensi dell'art. 15 del regolamento del Garante n. 
 1/2000, adottato con deliberazione n. 15 del 28 giugno 2000 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica 
 Italiana n. 162 del 13 luglio 2000; 

                                      Dispone: 

      la trasmissione del codice di deontologia e di buona condotta per i trattamenti di dati personali per 
      scopi storici che figura in allegato all'Ufficio pubblicazione leggi e decreti del Ministero della giustizia 
      per la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. 
 

 Roma, 14 marzo 2001 

                                                                       IL PRESIDENTE 
                                                                         IL RELATORE 
                                                                IL SEGRETARIO GENERALE 
 
 
 
 

    CODICE DI DEONTOLOGIA E DI BUONA CONDOTTA PER I TRATTAMENTI DI DATI PERSONALI PER SCOPI 
                                      STORICI 
 
 

 Preambolo 
 I sottoindicati soggetti pubblici e privati sottoscrivono il presente codice sulla base delle seguenti premesse: 

 1) Chiunque accede ad informazioni e documenti per scopi storici utilizza frequentemente dati di carattere 
 personale per i quali la legge prevede alcune garanzie a tutela degli interessati, in considerazione dell'interesse 
 pubblico allo svolgimento di tali trattamenti, il legislatore - con specifico riguardo agli archivi pubblici e a quelli 
 privati dichiarati di notevole interesse storico ai sensi dell'art. 36 del d.P.R. 30 settembre 1963 n. 1409 - ha 
 esentato i soggetti che utilizzano dati personali per le suddette finalità dall'obbligo di richiedere il consenso degli 
 interessati ai sensi degli artt. 12, 20 e 28 della legge (l. 31 dicembre 1996, n. 675, in particolare art. 27; dd.lg. 11 
 maggio 1999, n. 135 e 30 luglio 1999, n. 281, in particolare art. 7, comma 4; d.P.R. 30 settembre 1963, n. 1409, 
 e successive modificazioni e integrazioni). 

 2) L'utilizzazione di tali dati da parte di utenti ed archivisti deve pertanto rispettare le previsioni di legge e quelle 
 del presente codice di deontologia e di buona condotta, l'osservanza del quale, oltre a rappresentare un obbligo 
 deontologico, costituisce condizione essenziale per la liceità del trattamento dei dati (art. 31, comma 1, lettera h), 
 l. 31 dicembre 1996, n. 675; art. 6, d.lg. 30 luglio 1999, n. 281). 

 3) L'osservanza di tali regole non deve pregiudicare l'indagine, la ricerca, la documentazione e lo studio ovunque 
 svolti, in relazione a figure, fatti e circostanze del passato. 

 4) I trattamenti di dati personali concernenti la conservazione, l'ordinamento e la comunicazione dei documenti 
 conservati negli Archivi di Stato e negli archivi storici degli enti pubblici sono considerati di rilevante interesse 
 pubblico (art. 23 d.lg. 11 maggio 1999, n. 135). 

 5) La sottoscrizione del presente codice è promossa per legge dal Garante, nel rispetto del principio di 
 rappresentatività dei soggetti pubblici e privati interessati. Il codice è espressione delle associazioni professionali 
 e delle categorie interessate, ivi comprese le società scientifiche, ed è volto ad assicurare l'equilibrio delle diverse 
 esigenze connesse alla ricerca e alla rappresentazione di fatti storici con i diritti e le libertà fondamentali delle 
 persone interessate (art. 1, l. 31 dicembre 1996, n. 675). 

 6) Il presente codice, sulla base delle prescrizioni di legge, individua in particolare: 

      a) alcune regole di correttezza e di non discriminazione nei confronti degli utenti da osservare anche 
      nella comunicazione e diffusione dei dati, armonizzate con quelle che riguardano il diritto di cronaca 
      e la manifestazione del pensiero; 

      b) particolari cautele per la raccolta, la consultazione e la diffusione di documenti concernenti dati 
      idonei a rivelare lo stato di salute, la vita sessuale o rapporti riservati di tipo familiare; 

      c) modalità di applicazione agli archivi privati della disciplina dettata in materia di trattamento dei 
      dati per scopi storici (art. 7, comma 5, d.lg. 30 luglio 1999, n. 281). 

 7) La sottoscrizione del presente codice è effettuata ispirandosi, oltre agli artt. 21 e 33 della Costituzione della 
 Repubblica italiana, alle pertinenti fonti e documenti internazionali in materia di ricerca storica e di archivi e in 
 particolare: 

      a) agli artt. 8 e 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà 
      fondamentali del 1950, ratificata dall'Italia con legge 4 agosto 1955, n. 848 

      b) alla Raccomandazione N. R (2000) 13 del 13 luglio 2000 del Consiglio d'Europa; 

      c) agli artt. 1, 7, 8, 11 e 13 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea; 

      d) ai Principi direttivi per una legge sugli archivi storici e gli archivi correnti, individuati dal Consiglio 
      internazionale degli archivi al congresso di Ottawa nel 1996, e al Codice internazionale 
      dideontologiadegli archivisti approvato nel congresso internazionale degli archivi, svoltosi a Pechino 
      nel 1996. 
 
 

 Capo I - PRINCIPI GENERALI 
 

 Art. 1. Finalità e ambito di applicazione 
 1. Le presenti norme sono volte a garantire che l'utilizzazione di dati di carattere personale acquisiti nell'esercizio 
 della libera ricerca storica e del diritto allo studio e all'informazione, nonchè nell'accesso ad atti e documenti, si 
 svolga nel rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali e della dignità delle persone interessate, in particolare del 
 diritto alla riservatezza e del diritto all'identità personale. 

 2. Il presente codice detta disposizioni per i trattamenti di dati personali effettuati per scopi storici in relazione ai 
 documenti conservati presso archivi delle pubbliche amministrazioni, enti pubblici ed archivi privati dichiarati di 
 notevole interesse storico. Il codice si applica, senza necessità di sottoscrizione, all'insieme dei trattamenti di dati 
 personali comunque effettuati dagli utenti per scopi storici. 

 3. Il presente codice reca, altresì, principi-guida di comportamento dei soggetti che trattano per scopi storici dati 
 personali conservati presso archivi pubblici e archivi privati dichiarati di notevole interesse storico, e in particolare: 

      a) nei riguardi degli archivisti, individua regole di correttezza e di non discriminazione nei confronti 
      degli utenti, indipendentemente dalla loro nazionalità, categoria di appartenenza, livello di 
      istruzione; 

      b) nei confronti degli utenti, individua cautele per la raccolta, l'utilizzazione e la diffusione dei dati 
      contenuti nei documenti. 

 4. La competente sovrintendenza archivistica riceve comunicazione da parte di proprietari, possessori e detentori 
 di archivi privati non dichiarati di notevole interesse storico o di singoli documenti di interesse storico, i quali 
 manifestano l'intenzione di applicare il presente codice nella misura per essi compatibile. 
 
 

 Art. 2. Definizioni 
 1. Nell'applicazione del presente codice si tiene conto delle definizioni e delle indicazioni contenute nella disciplina 
 in materia di trattamento dei dati personali e, in particolare, delle disposizioni citate nel preambolo. Ai medesimi 
 fini si intende, altresì: 

      a) per "archivista", chiunque, persona fisica o giuridica, ente o associazione, abbia responsabilità di 
      controllare, acquisire, trattare, conservare, restaurare e gestire archivi storici, correnti o di deposito 
      della pubblica amministrazione, archivi privati dichiarati di notevole interesse storico, nonchè gli 
      archivi privati di cui al precedente art. 1, comma 4; 

      b) per "utente", chiunque chieda di accedere o acceda per scopi storici a documenti contenenti dati 
      personali, anche per finalità giornalistiche o di pubblicazione occasionale di articoli, saggi e altre 
      manifestazioni del pensiero; 

      c) per "documento", qualunque testimonianza scritta, orale o conservata su qualsiasi supporto che 
      contenga dati personali. 
 
 
 

 Capo II - REGOLE DI CONDOTTA PER GLI ARCHIVISTI E LICEITÁ DEI RELATIVI TRATTAMENTI 
 
 

 Art. 3. Regole generali di condotta 
 1. Nel trattare i dati di carattere personale e i documenti che li contengono, gli archivisti adottano, in armonia con 
 la legge e i regolamenti, le modalità più opportune per favorire il rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali e 
 della dignità delle persone alle quali si riferiscono i dati trattati. 

 2. Gli archivisti di enti o istituzioni pubbliche si adoperano per il pieno rispetto, anche da parte dei terzi con cui 
 entrano in contatto per ragioni del proprio ufficio o servizio, delle disposizioni di legge e di regolamento in materia 
 archivistica e, in particolare, di quanto previsto negli artt. 21 e 21-bis del d.P.R. 30 settembre 1963, n. 1409, 
 come modificati dal d.lg. 30 luglio 1999, n. 281, dall'art. 7 del medesimo d.lg. n. 281, e successive modificazioni 
 ed integrazioni. 

 3. I soggetti che operano presso enti pubblici svolgendo funzioni archivistiche, nel trattare dati di carattere 
 personale si attengono ai doveri di lealtà, correttezza, imparzialità, onestà e diligenza propri dell'esercizio della 
 professione e della qualifica o livello ricoperti. Essi conformano il proprio operato al principio di trasparenza della 
 attività amministrativa. 

 4. I dati personali trattati per scopi storici possono essere ulteriormente utilizzati per tali scopi, e sono soggetti in 
 linea di principio alla medesima disciplina indipendentemente dal documento in cui sono contenuti e dal luogo di 
 conservazione, ferme restando le cautele e le garanzie previste per particolari categorie di dati o di trattamenti. 
 
 

 Art. 4. Conservazione e tutela 
 1. Gli archivisti si impegnano a: 

      a) favorire il recupero, l'acquisizione e la tutela dei documenti. A tal fine, operano in conformità con 
      i principi, i criteri metodologici e le pratiche della professione generalmente condivisi ed accettati, 
      curando anche l'aggiornamento sistematico e continuo delle proprie conoscenze storiche, 
      amministrative e tecnologiche; 

      b) tutelare l'integrità degli archivi e l'autenticità dei documenti, anche elettronici e multimediali, di 
      cui promuovono la conservazione permanente, in particolare di quelli esposti a rischi di 
      cancellazione, dispersione ed alterazione dei dati; 

      c) salvaguardare la conformità delle riproduzioni dei documenti agli originali ed evitare ogni azione 
      diretta a manipolare, dissimulare o deformare fatti, testimonianze, documenti e dati; 

      d) assicurare il rispetto delle misure di sicurezza previste dall'art. 15 della legge 31 dicembre 1996, 
      n. 675 e dal d.P.R. 28 luglio 1999, n. 318 e successive integrazioni e modificazioni, sviluppando 
      misure idonee a prevenire l'eventuale distruzione, dispersione o accesso non autorizzato ai 
      documenti, e adottando, in presenza di specifici rischi, particolari cautele quali la consultazione in 
      copia di alcuni documenti e la conservazione degli originali in cassaforte o armadi blindati. 
 
 

 Art. 5. Comunicazione e fruizione 
 1. Gli archivi sono organizzati secondo criteri tali da assicurare il principio della libera fruibilità delle fonti. 

 2. L'archivista promuove il più largo accesso agli archivi e, attenendosi al quadro della normativa vigente, favorisce 
 l'attività di ricerca e di informazione nonchè il reperimento delle fonti. 

 3. L'archivista informa il ricercatore sui documenti estratti temporaneamentedaun fascicolo perchè esclusi dalla 
 consultazione. 

 4. In caso di rilevazione sistematica dei dati realizzata da un archivio in collaborazione con altri soggetti pubblici o 
 privati, per costituire banche dati di intere serie archivistiche, la struttura interessata sottoscrive una apposita 
 convenzione per concordare le modalità di fruizione e le forme di tutela dei soggetti interessati, attenendosi alle 
 disposizioni della legge, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra il titolare, il responsabile e gli incaricati 
 del trattamento, nonchè i rapporti con i soggetti esterni interessati ad accedere ai dati. 
 
 

 Art. 6. Impegno di riservatezza 
 1. Gli archivisti si impegnano a: 

      a) non fare alcun uso delle informazioni non disponibili agli utenti o non rese pubbliche, ottenute in 
      ragione della propria attività anche in via confidenziale, per proprie ricerche o per realizzare profitti e 
      interessi privati. Nel caso in cui l'archivista svolga ricerche per fini personali o comunque estranei alla 
      propria attività professionale, è soggetto alle stesse regole e ai medesimi limiti previsti per gli 
      utenti; 

      b) mantenere riservate le notizie e le informazioni concernenti i dati personali apprese nell'esercizio 
      delle proprie attività. 

 2. L'archivista osserva tali doveri di riserbo anche dopo la cessazione dalla propria attività. 
 
 

 Art. 7. Aggiornamento dei dati 
 1. L'archivista favorisce l'esercizio del diritto degli interessati all'aggiornamento, alla rettifica o all'integrazione dei 
 dati, garantendone la conservazione secondo modalità che assicurinola distinzione delle fonti originarie dalla 
 documentazione successivamente acquisita. 

 2. Ai fini dell'applicazione dell'art. 13 della legge n. 675/1996, in presenza di eventuali richieste generalizzate di 
 accesso ad un'ampia serie di dati o documenti, l'archivista pone a disposizione gli strumenti di ricerca e le fonti 
 pertinenti fornendo al richiedente idonee indicazioni per una loro agevole consultazione. 

 3. In caso di esercizio di un diritto, ai sensi dell'art. 13, comma 3, della legge n. 675/1996, da parte di chi vi abbia 
 interesse in relazione a dati personali che riguardano persone decedute e documenti assai risalenti nel tempo, la 
 sussistenza dell'interesse e valutata anche in riferimento al tempo trascorso. 
 
 

 Art. 8. Fonti orali 
 1. In caso di trattamento di fonti orali, è necessario che gli intervistati abbiano espresso il proprio consenso in 
 modo esplicito, eventualmente in forma verbale, anche sulla base di una informativa semplificata che renda nota 
 almeno l'identità e l'attività svolta dall'intervistatore nonchè le finalità della raccolta dei dati. 

 2. Gli archivi che acquisiscono fonti orali richiedono all'autore dell'intervistaunadichiarazionescrittadell'avvenuta 
 comunicazione degli scopi perseguiti nell'intervista stessa e del relativo consenso manifestato dagli intervistati. 
 
 

 Capo III - REGOLE DI CONDOTTA PER GLI UTENTI E CONDIZIONI PER LA LICEITÁ DEI RELATIVI TRATTAMENTI 
 
 

 Art. 9. Regole generali di condotta 
 1. Nell'accedere alle fonti e nell'esercitare l'attività di studio, ricerca e manifestazione del pensiero, gli utenti, 
 quando trattino i dati di carattere personale, secondo quanto previsto dalla legge e dai regolamenti, adottano le 
 modalità più opportune per favorire il rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali e della dignità delle persone 
 interessate. 

 2. In applicazione del principio di cui al comma 1, gli utenti utilizzano i documenti sotto la propria responsabilità e 
 conformandosi agli scopi perseguiti e delineati nel progetto di ricerca,nelrispetto dei principi di pertinenza ed 
 indispensabilità di cui all'art. 7, del d.lg. 30 luglio 1999, n. 281. 
 
 

 Art. 10. Accesso agli archivi pubblici 
 1. L'accesso agli archivi pubblici è libero. Tutti gli utenti hanno diritto ad accedere agli archivi con eguali diritti e 
 doveri. 

 2. Fanno eccezione, ai sensi delle leggi vigenti, i documenti di carattere riservato relativi alla politica interna ed 
 estera dello Stato che divengono consultabili cinquanta anni dopo la loro data e quelli contenenti i dati di cui agli 
 art. 22 e 24 della legge n. 675/1996, che divengono liberamente consultabili quaranta anni dopo la loro data. Il 
 termine è di settanta anni se i dati sono idonei a rivelare lo stato di salute o la vita sessuale oppure rapporti 
 riservati di tipo familiare. 

 3. L'autorizzazione alla consultazione dei documenti di cui al comma 2 può essere rilasciata prima della scadenza 
 dei termini dal Ministro dell'Interno, previo parere del direttore dell'Archivio di Stato o del sovrintendente 
 archivistico competenti e udita la Commissione per le questioni inerenti alla consultabilità degli atti di archivio 
 riservati istituita presso il Ministero dell'Interno, secondo la procedura dettata dagli artt. 8 e 9 del decreto 
 legislativo n. 281/1999. 

 4. In caso di richiesta di autorizzazione a consultare i documenti di cui al comma 2 prima della scadenza dei 
 termini, l'utente presenta all'ente che li conserva un progetto di ricerca che, in relazioneallefontiriservate per le 
 quali chiede l'autorizzazione, illustri le finalità della ricerca e le modalità di diffusione dei dati. Il richiedente ha 
 facoltà di presentare ogni altra documentazione utile. 

 5. L'autorizzazione di cui al comma 3 alla consultazione è rilasciata a parità di condizioni ad ogni altro richiedente. 
 La valutazione della parità di condizioni avviene sulla base del progetto di ricerca di cui al comma 4. 

 6. L'autorizzazione alla consultazione dei documenti, di cui al comma 3, prima dello scadere dei termini, può 
 contenere cautele volte a consentire la comunicazione dei dati senza ledere i diritti, le libertà e la dignità delle 
 persone interessate. 

 7. Le cautele possono consistere anche, a seconda degli obiettivi della ricerca desumibili dal progetto, nell'obbligo 
 di non diffondere i nomi delle persone, nell'uso delle sole iniziali dei nominativi degli interessati, nell'oscuramento 
 dei nomi in una banca dati, nella sottrazione temporanea di singoli documenti dai fascicoli o nel divieto di 
 riproduzione dei documenti. Particolare attenzione è prestata al principio della pertinenza e all'indicazione di fatti o 
 circostanze che possono rendere facilmente individuabili gli interessati. 

 8. L'autorizzazione di cui al comma 3 è personale e il titolare dell'autorizzazione non può delegare altri al 
 conseguente trattamento dei dati. I documenti mantengono il loro carattere riservato e non possono essere 
 ulteriormente utilizzati da altri soggetti senza la relativa autorizzazione. 
 
 

 Art. 11. Diffusione 
 1. L'interpretazione dell'utente, nel rispetto del diritto alla riservatezza, del diritto all'identità personale e della 
 dignità degli interessati, rientra nella sfera della libertà di parola e di manifestazione del pensiero 
 costituzionalmente garantite. 

 2. Nel far riferimento allo stato di salute delle persone l'utente si astiene dal pubblicare dati analitici di interesse 
 strettamente clinico e dal descrivere abitudini sessuali riferite ad una determinata persona identificata o 
 identificabile. 

 3. La sfera privata delle persone note o che abbiano esercitato funzioni pubbliche deve essere rispettata nel caso 
 in cui le notizie o i dati non abbiano alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica. 

 4. In applicazione di quanto previsto dall'art. 7, comma 2, del d.lg. n. 281/1999, al momento della diffusione dei 
 dati il principio della pertinenza è valutato dall'utente con particolare riguardo ai singoli dati personali contenuti nei 
 documenti, anzichè ai documenti nel loro complesso. L'utente può diffondere i dati personali se pertinenti e 
 indispensabili alla ricerca e se gli stessi non ledono la dignità e la riservatezza delle persone. 

 5. L'utente non è tenuto a fornire l'informativa di cui all'art. 10, comma 3, della legge n. 675/1996 nei casi in cui 
 tale adempimentocomportil'impiegodi mezzi manifestamente sproporzionati. 

 6. L'utente può utilizzare i dati elaborati o le copie dei documenti contenenti dati personali, accessibili su 
 autorizzazione, solo ai fini della propria ricerca, e ne cura la riservatezza anche rispetto ai terzi. 
 
 

 Art. 12. Applicazione del codice 
 1. I soggetti pubblici e privati, comprese le società scientifiche e le associazioni professionali, che siano tenuti ad 
 applicare il presente codice si impegnano, con i modi e nelle forme previste dai propri ordinamenti, a 
 promuoverne la massima diffusione e la conoscenza, nonchè ad assicurarne il rispetto. 

 2. Nel caso degli archivi degli enti pubblici e degli archivi privati dichiarati di notevole interesse storico, le 
 sovrintendenze archivistiche promuovono la diffusione e l'applicazione del codice. 
 
 

 Art. 13. Violazione delle regole di condotta 
 1. Nell'ambito degli archivi pubblici le amministrazioni competenti applicano le sanzioni previste dai rispettivi 
 ordinamenti. 

 2. Le società e le associazioni tenute ad applicare il presente codice adottano, sulla base dei propri ordinamenti e 
 regolamenti, le opportune misure in caso di violazione del codice stesso, ferme restando le sanzioni di legge. 

 3. La violazione delle prescrizioni del presente codice da parte degli utenti è comunicata agli organi competenti per 
 il rilascio delle autorizzazioni a consultare documenti riservati prima del decorso dei termini di legge, ed è 
 considerata ai fini del rilascio dell'autorizzazione medesima.L'Amministrazione competente, secondo il proprio 
 ordinamento, può altresì escludere temporaneamente dalle sale di studio i soggetti responsabili della violazione 
 delle regole del presente codice. Gli stessi possono essere esclusi da ulteriori autorizzazioni alla consultazione di 
 documenti riservati. 

 4. Oltre a quanto previsto dalla legge per la denuncia di reato cui sono tenuti i pubblici ufficiali, i soggetti di cui ai 
 commi 1 e 2 possono segnalare al Garante le violazioni delle regole di condotta per l'eventuale adozione dei 
 provvedimenti e delle sanzioni di competenza. 
 
 

 Art. 14. Entrata in vigore 
 1. Il presente codice si applica a decorrere dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta 
 Ufficiale della Repubblica italiana. 
 
 

 (1) In conformità all’articolo 184, comma 2, i riferimenti a disposizioni della legge n. 675/1996 o ad altre disposizioni 
 abrogate devono intendersi riferiti alle corrispondenti nuove disposizioni in vigore, secondo la tavola di corrispondenza. 
 



ALLEGATO A. CODICE DI DEONTOLOGIA (1) 
A.3. TTRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI A SCOPI STATISTICI IN AMBITO SISTAN 
 (Provvedimento del Garante n. 13 del 31 luglio 2002, in G.U. 16 agosto 1999, n. 191) 
 
 

                     IL GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI 

 Nella seduta odierna, con la partecipazione del prof. Stefano Rodotà, presidente, del prof. Giuseppe Santaniello, 
 vice presidente, del prof. Gaetano Rasi e del dott. Mauro Paissan, componenti, e del dott. Giovanni Buttarelli, 
 segretario generale; 

 Visto l'art. 27 della direttiva n. 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 ottobre 1995, secondo cui 
 gli Stati membri e la Commissione incoraggiano l'elaborazione di codici di condotta destinati a contribuire, in 
 funzione delle specificità settoriali, alla corretta applicazione delle disposizioni nazionali di attuazione della 
 direttiva adottate dagli Stati membri; 

 Visto l'art. 31, comma 1, lettera h) della legge 31 dicembre 1996, n. 675, il quale attribuisce al Garante il compito 
 di promuovere nell'ambito delle categorie interessate, nell'osservanza del principio di rappresentatività, la 
 sottoscrizione di codici di deontologia e di buona condotta per determinati settori, verificarne la conformità alle 
 leggi e ai regolamenti anche attraverso l'esame di osservazioni di soggetti interessati e contribuire a garantirne la 
 diffusione e il rispetto; 

 Visto il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 281, in materia di trattamento dei dati personali per finalità storiche, 
 statistiche e di ricerca scientifica, e in particolare il relativo art. 6, comma 1, il quale demanda al Garante il compito 
 di promuovere la sottoscrizione di uno o più codici di deontologia e di buona condotta per i soggetti pubblici e 
 privati, ivi comprese le società scientifiche e le associazioni professionali, interessati al trattamento dei dati per 
 scopi di statistica e di ricerca scientifica; 

 Visto l'articolo 10, comma 6, del medesimo decreto legislativo n. 281/1999, relativo ad alcuni profili che devono 
 essere individuati dal codice per i trattamenti di dati per scopi statistici e di ricerca scientifica; 

 Visto altresì l'articolo 12, comma 2, del decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322, come modificato dall'articolo 
 12, comma 6, del decreto legislativo n. 281/1999, nel quale si prevede che la Commissione per la garanzia 
 dell'informazione statistica debba essere sentita ai fini della sottoscrizione dei codici di deontologia e di buona 
 condotta relativi al trattamento dei dati personali nell'ambito del Sistema statistico nazionale; 

 Visto il provvedimento 10 febbraio 2000 del Garante per la protezione dei dati personali, pubblicato sulla Gazzetta 
 Ufficiale n. 46 del 25 febbraio 2000, con il quale il Garante ha promosso la sottoscrizione di uno o più codici di 
 deontologia e di buona condotta relativi del trattamento di dati personali per scopi statistici e di ricerca scientifica 
 ed ha invitato tutti i soggetti aventi titolo a partecipare all'adozione dei medesimi codici in base al principio di 
 rappresentatività a darne comunicazione al Garante entro il 31 marzo 2000; 

 Viste le comunicazioni pervenute al Garante in risposta al provvedimento del 10 febbraio 2000, con le quali diversi 
 soggetti pubblici e privati, società scientifiche ed associazioni professionali hanno manifestato la volontà di 
 partecipare alla redazione dei codici e fra i quali è stato conseguentemente costituito un apposito gruppo di 
 lavoro, composto, fra gli altri, da rappresentanti dei seguenti soggetti pubblici: Istituto nazionale di statistica - 
 ISTAT, Istituto di studi e analisi economica - ISAE, Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei 
 lavoratori - ISFOL, Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica; 

 Considerato che il testo del codice è stato oggetto di ampia consultazione nell'ambito dei soggetti interessati, che 
 hanno avuto modo di far pervenire osservazioni e proposte; 

 Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2000, n. 152 contenente le norme per la 
 definizione dei criteri e delle procedure per l'individuazione dei soggetti privati partecipanti al Sistema statistico 
 nazionale (SISTAN) ai sensi dell'articolo 2, comma 1, della legge 28 aprile 1998, n. 125; 

 Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 maggio 2001 in materia di circolazione dei dati 
 all'interno del Sistema statistico nazionale; 

 Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 28 maggio 2002 sull'inserimento di altri uffici di statistica 
 nell'ambito del Sistan; 

 Vista la nota del 2 aprile 2001 con cui il Presidente dell'ISTAT, sumandato del Comitato di indirizzo e 
 coordinamento dell'informazione statistica, ha trasmesso il testo del Codice di deontologia e di buona condotta 
 per i trattamenti di dati personali per scopi statistici e di ricerca scientifica effettuati nell'ambito del Sistema 
 statistico nazionale, sottoscritto dallo stesso a nome dei soggetti interessati; 

 Vista la deliberazione di questa Autorità n. 23 del 4 luglio 2001 sull'esame preliminare del codice; 

 Ritenuto opportuno procedere all'esame definitivo del codice di deontologia e di buona condotta per i trattamenti 
 di dati personali per scopi statistici effettuati nell'ambito del SISTAN, anche separatamente rispetto al codice che, 
 a norma degli articoli art. 6, comma 1, e 10, comma 6 , del d.lg. n. 281/1999, deve disciplinare l'utilizzo dei dati 
 personali a fini statistici al di fuori del SISTAN; 

 Sentita la Commissione per la garanzia nell'informazione statistica ai sensi dell'articolo 12, comma 2, del decreto 
 legislativo 6 settembre 1989, n. 322 e sulla base degli approfondimenti curati d'intesa con l'Istat; 

 Rilevato che il rispetto delle disposizioni contenute nel codice costituisce condizione essenziale per la liceità del 
 trattamento dei dati personali; 

 Constatata la conformità del codice alle leggi e ai regolamenti in materia di protezione delle persone rispetto al 
 trattamento dei dati personali, ed in particolare all'art. 31, comma 1, lettera h) della legge n. 675/1996, nonchè 
 agli artt. 6 e 10, 11 e 12 del decreto legislativo n. 281/1999; 

 Considerato che, ai sensi dell'art. 6, comma 1, del decreto legislativo n. 281/1999, il codice deve essere 
 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana a cura del Garante; Vista la documentazione in atti; 

 Viste le osservazioni formulate dal segretario generale ai sensi dell'art. 15 del regolamento del Garante n. 
 1/2000, adottato con deliberazione n. 15 del 28 giugno 2000 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica 
 Italiana n. 162 del 13 luglio 2000; 

                                      Dispone: 

      la trasmissione del codice di deontologia e di buona condotta per i trattamenti di dati personali per 
      scopi statistici e di ricerca scientifica effettuati nell'ambito del Sistema statistico nazionale, che figura 
      in allegato, all'ufficio pubblicazione leggi e decreti del Ministero della giustizia per la sua 
      pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. 
 

 Roma, 31 luglio 2002 

                                                                       IL PRESIDENTE 
                                                                         IL RELATORE 
                                                                IL SEGRETARIO GENERALE 
 
 
 
 

                       CODICE DI DEONTOLOGIA E DI BUONA CONDOTTA 
         PER I TRATTAMENTI DI DATI PERSONALI A SCOPI STATISTICI E DI RICERCA SCIENTIFICA 
                  EFFETTUATI NELL'AMBITO DEL SISTEMA STATISTICO NAZIONALE 
 
 

 Preambolo 
 Il presente codice è volto a garantire che l'utilizzazione di dati di carattere personale per scopi di statistica, 
 considerati dallaleggedi rilevante interesse pubblico e fonte dell'informazione statistica ufficiale intesa quale 
 patrimonio della collettività, si svolga nel rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali e della dignità delle persone 
 interessate, in particolare del diritto alla riservatezza e del diritto all'identità personale. 

 Il codice è sottoscritto in attuazione degli articoli 6 e 10, comma 6, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 281 e 
 si applica ai trattamenti per scopi statistici effettuati nell'ambito del sistema statistico nazionale, per il 
 perseguimento delle finalità di cui al decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322. 

 La sua sottoscrizione è effettuata ispirandosi alle pertinenti fonti e documenti internazionali in materia di attività 
 statistica e, in particolare: 

      a) alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali 
      del 4 novembre 1950, ratificata dall'Italia con legge 4 agosto 1955, n. 848; 

      b) alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea del 18 dicembre 2000, con specifico 
      riferimento agli artt. 7 e 8; 

      c) alla Convenzione n. 108 adottata a Strasburgo il 28 gennaio 1981, ratificata in Italia con legge 21 
      febbraio 1989, n. 98; 

      d) alla direttiva n. 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio dell'Unione Europea del 24 
      ottobre 1995; 

      e) alla Raccomandazione del Consiglio d'Europa n. R(97)18, adottata il 30 settembre 1997; 

      f) all'articolo 10 del Regolamento (CE) n. 322/97 del Consiglio dell'Unione Europea del 17 febbraio 
      1997. 

 Gli enti, gli uffici e i soggetti che applicano il seguente codice sono chiamati ad osservare anche il principio di 
 imparzialità e di non discriminazione nei confronti di altri utilizzatori, in particolare, nell'ambito della 
 comunicazione per scopi statistici di dati depositati in archivi pubblici e trattati da enti pubblici o sulla base di 
 finanziamenti pubblici. 
 
 

 CAPO I - AMBITO DI APPLICAZIONE E PRINCIPI GENERALI 
 
 

 Art. 1. Ambito di applicazione 
 1. Il codice si applica ai trattamenti di dati personali per scopi statistici effettuati da: 

      a) enti ed uffici di statistica che fanno parte o partecipano al sistema statistico nazionale, per 
      l'attuazione del programma statistico nazionale o per la produzione di informazione statistica, in 
      conformità ai rispettivi ambiti istituzionali; 

      b) strutture diverse dagli uffici di cui alla lettera a), ma appartenenti alla medesima 
      amministrazione o ente, qualora i relativi trattamenti siano previsti dal programma statistico 
      nazionale e gli uffici di statistica attestino le metodologie adottate, osservando le disposizioni 
      contenute nei decreti legislativi 6 settembre 1989, n. 322 e 30 luglio 1999, n. 281, e loro successive 
      modificazioni e integrazioni, nonchè nel presente codice. 
 
 

 Art. 2. Definizioni 
 1. Ai fini del presente codice si applicano le definizioni elencate nell'art. 1 della legge 31 dicembre 1996, n. 675 
 (di seguito denominata "Legge"), nel decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 281, e loro successive modificazioni e 
 integrazioni. Ai fini medesimi, si intende inoltre per: 

      a) "trattamento per scopi statistici", qualsiasi trattamento effettuato per finalità di indagine statistica 
      o di produzione, conservazione e diffusione di risultati statistici in attuazione del programma 
      statistico nazionale o per effettuare informazione statistica in conformità agli ambiti istituzionali dei 
      soggetti di cui all'articolo 1; 

      b) "risultato statistico", l'informazione ottenuta con il trattamento di dati personali per quantificare 
      aspetti di un fenomeno collettivo; 

      c) "variabile pubblica", il carattere o la combinazione di caratteri, di tipo qualitativo o quantitativo, 
      oggetto di una rilevazione statistica che faccia riferimento ad informazioni presenti in pubblici 
      registri, elenchi, atti, documenti o fonti conoscibili da chiunque; 

      d) "unità statistica", l'entità alla quale sono riferiti o riferibili i dati trattati. 
 
 

 Art. 3. Identificabilità dell'interessato 
 1. Agli effetti dell'applicazione del presente codice: 

      a) un interessato si ritiene identificabile quando, con l'impiego di mezzi ragionevoli, è possibile 
      stabilire un'associazione significativamente probabile tra la combinazione delle modalità delle 
      variabili relative ad una unità statistica e i dati identificativi della medesima; 

      b) i mezzi ragionevolmente utilizzabili per identificare un interessato afferiscono, in particolare, alle 
      seguenti categorie: risorse economiche; risorse di tempo; archivi nominativi o altre fonti di 
      informazione contenenti dati identificativi congiuntamente ad un sottoinsieme delle variabili oggetto 
      di comunicazione o diffusione; archivi, anche non nominativi, che forniscano ulteriori informazioni 
      oltre a quelle oggetto di comunicazione o diffusione; risorse hardware e software per effettuare le 
      elaborazioni necessarie per collegare informazioni non nominative ad un soggetto identificato, 
      tenendo anche conto delle effettive possibilità di pervenire in modo illecito alla sua identificazione in 
      rapporto ai sistemi di sicurezza ed al software di controllo adottati; conoscenza delle procedure di 
      estrazione campionaria, imputazione, correzione e protezione statistica adottate per la produzione 
      dei dati; 

      c) in caso di comunicazione e di diffusione, l'interessato può ritenersi non identificabile se il rischio 
      di identificazione, in termini di probabilità di identificare l'interessato stesso tenendo conto dei dati 
      comunicati o diffusi, è tale da far ritenere sproporzionati i mezzi eventualmente necessari per 
      procedere all'identificazione rispetto alla lesione o al pericolo di lesione dei diritti degli interessati 
      che può derivarne, avuto altresì riguardo al vantaggio che se ne può trarre. 
      A.3. TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI A SCOPI STATISTICI IN AMBITO SISTAN (SISTEMA 
      STATISTICO NAZIONALE) 
      (Provvedimento del Garante n. 13 del 31 luglio 2002, in G.U. 16 agosto 1999, n. 191) 
 
 
 
 

 Art. 4. Criteri per la valutazione del rischio di identificazione 
 1. Ai fini della comunicazione e diffusione di risultati statistici, la valutazione del rischio di identificazione tiene 
 conto dei seguenti criteri: 

      a) si considerano dati aggregati le combinazioni di modalità alle quali è associata una frequenza 
      non inferiore a una soglia prestabilita, ovvero un'intensità data dalla sintesi dei valori assunti da un 
      numero di unità statistiche pari alla suddetta soglia. Il valore minimo attribuibile alla soglia è pari a 
      tre; 

      b) nel valutare il valore della soglia si deve tenere conto del livello di riservatezza delle 
      informazioni; 

      c) i risultati statistici relativi a sole variabili pubbliche non sono soggetti alla regola della soglia; 

      d) la regola della soglia può non essere osservata qualora il risultato statistico non consenta 
      ragionevolmente l'identificazione di unità statistiche, avuto riguardo al tipo di rilevazione e alla 
      natura delle variabili associate; 

      e) i risultati statistici relativi a una stessa popolazione possono essere diffusi in modo che non siano 
      possibili collegamenti tra loro o con altre fonti note di informazione, che rendano possibili eventuali 
      identificazioni; 

      f) si presume che sia adeguatamente tutelata la riservatezza nel caso in cui tutte le unità statistiche 
      di una popolazione presentino la medesima modalità di una variabile. 

 2. Nel programma statistico nazionale sono individuate le variabili che possono essere diffuse in forma 
 disaggregata, ove ciò risulti necessario per soddisfare particolari esigenze conoscitive anche di carattere 
 internazionale o comunitario. 

 3. Nella comunicazione di collezioni campionarie di dati, il rischio di identificazione deve essere per quanto 
 possibile contenuto. Tale limite e la metodologia per la stima del rischio di identificazione sono individuati 
 dall'Istat che, attenendosi ai criteri di cui all'art. 3, comma 1, lett. d), definisce anche le modalità di rilascio dei 
 dati dandone comunicazione alla Commissione per la garanzia dell'informazione statistica. 
 
 

 Art. 5. Trattamento di dati sensibili da parte di soggetti privati 
 1. I soggetti privati che partecipano al sistema statistico nazionale ai sensi della legge 28 aprile 1998, n. 125, 
 raccolgono o trattano ulteriormente dati sensibili per scopi statistici di regola in forma anonima, fermo restando 
 quanto previsto dall'art. 6-bis, comma 1, del decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322, come introdotto dal 
 decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 281, e successive modificazioni e integrazioni. 

 2. In casi particolari in cui scopi statistici, legittimi e specifici, del trattamento di dati sensibili non possono essere 
 raggiuntisenza l'identificazione anche temporanea degli interessati, per garantire la legittimità del trattamento 
 medesimo è necessario che concorrano i seguenti presupposti: 

      a) l'interessato abbia espresso liberamente il proprio consenso sulla base degli elementi previsti per 
      l'informativa; 

      b) il titolare adotti specifiche misure per mantenere separati i dati identificativi già al momento della 
      raccolta, salvo che ciò risulti irragionevole o richieda uno sforzo manifestamente sproporzionato; 

      c) il trattamento risulti preventivamente autorizzato dal Garante, anche sulla base di 
      un'autorizzazione relativa a categorie di dati o tipologie di trattamenti, o sia compreso nel 
      programma statistico nazionale. 

 3. Il consenso è manifestato per iscritto. Qualora la raccolta dei dati sensibili sia effettuata con particolari modalità 
 quali interviste telefoniche o assistite da elaboratore che rendano particolarmente gravoso per l'indagine acquisirlo 
 per iscritto, il consenso, purchè espresso, può essere documentato per iscritto. In tal caso, la documentazione 
 dell'informativa resa all'interessato e dell'acquisizione del relativo consenso è conservata dal titolare del 
 trattamento per tre anni. 
 
 

 CAPO II - INFORMATIVA, COMUNICAZIONE E DIFFUSIONE 
 
 

 Art. 6. Informativa 
 1. Oltre alle informazioni di cui all'art. 10 della Legge, all'interessato o alle persone presso le quali i dati personali 
 dell'interessato sono raccolti per uno scopo statistico è rappresentata l'eventualità che essi possono essere trattati 
 per altri scopi statistici, in conformità a quanto previsto dai decreti legislativi 6 settembre 1989, n. 322 e 30 luglio 
 1999, n. 281, e loro successive modificazioni e integrazioni. 

 2. Quando il trattamento riguarda dati personali non raccolti presso l'interessato e il conferimento dell'informativa 
 a quest'ultimo richieda uno sforzo sproporzionato rispetto al diritto tutelato, in base a quanto previsto dall'art. 10, 
 comma 4 della Legge, l'informativa stessa si considera resa se il trattamento è incluso nel programma statistico 
 nazionale o è oggetto di pubblicità con idonee modalità da comunicare preventivamente al Garante il quale può 
 prescrivere eventuali misure ed accorgimenti. 

 3. Nella raccolta di dati per uno scopo statistico, l'informativa alla persona presso la quale i dati sono raccolti può 
 essere differita per la parte riguardante le specifiche finalità, le modalità del trattamento cui sono destinati i dati, 
 qualora ciò risultinecessarioper il raggiungimento dell'obiettivo dell'indagine - in relazione all'argomento o alla 
 natura della stessa - e purchè il trattamento non riguardi dati sensibili. In tali casi, il completamento 
 dell'informativa deve essere fornito all'interessato non appena vengano a cessare i motivi che ne avevano 
 ritardato la comunicazione, a meno che ciò comporti un impiego di mezzi palesemente sproporzionato. Il soggetto 
 responsabile della ricerca deve redigere un documento - successivamente conservato per almeno due anni dalla 
 conclusione della ricerca e reso disponibile a tutti i soggetti che esercitano i diritti di cui all'art. 13 della Legge - in 
 cui siano indicate le specifiche motivazioni per le quali si è ritenuto di differire l'informativa, la parte di informativa 
 differita, nonchè le modalità seguite per informare gli interessati quando sono venute meno le ragioni che 
 avevano giustificato il differimento. 

 4. Quando le circostanze della raccolta e gli obiettivi dell'indagine sono tali da consentire ad un soggetto di 
 rispondere in nome e per conto di un altro, in quanto familiare o convivente, l'informativa all'interessato può 
 essere data anche per il tramite del soggetto rispondente. 
 
 

 Art. 7. Comunicazione a soggetti non facenti parte del sistema statistico nazionale 
 1. Ai soggetti che non fanno parte del sistema statistico nazionale possono essere comunicati, sotto forma di 
 collezioni campionarie, dati individuali privi di ogni riferimento che ne permetta il collegamento con gli interessati e 
 comunque secondo modalità che rendano questi ultimi non identificabili. 

 2. La comunicazione di dati personali a ricercatori di università o ad istituti o enti di ricerca o a soci di società 
 scientifiche a cui si applica il codice di deontologia e di buona condotta per i trattamenti di dati personali per scopi 
 statistici e di ricerca scientifica effettuati fuori dal sistema statistico nazionale, di cui all'articolo 10, comma 6, del 
 decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 281 e successive modificazioni e integrazioni, è consentita nell'ambito di 
 specifici laboratori costituiti da soggetti del sistema statistico nazionale, a condizione che: 

      a) i dati siano il risultato di trattamenti di cui i medesimi soggetti del sistema statistico nazionale 
      siano titolari; 

      b) i dati comunicati siano privi di dati identificativi; 

      c) le norme in materia di segreto statistico e di protezione dei dati personali, contenute anche nel 
      presente codice, siano rispettate dai ricercatori che accedono al laboratorio anche sulla base di una 
      preventiva dichiarazione di impegno; 

      d) l'accesso al laboratorio sia controllato e vigilato; 

      e) non sia consentito l'accesso ad archivi di dati diversi da quello oggetto della comunicazione; 

      f) siano adottate misure idonee affinchè le operazioni di immissione e prelievo di dati siano inibite 
      ai ricercatori che utilizzano il laboratorio; 

      g) il rilascio dei risultati delle elaborazioni effettuate dai ricercatori che utilizzano il laboratorio sia 
      autorizzato solo dopo una preventiva verifica, da parte degli addetti al laboratorio stesso, del 
      rispetto delle norme di cui alla lettera c). 

 3. Nell'ambito di progetti congiunti, finalizzati anche al perseguimento di compiti istituzionali del titolare del 
 trattamento che ha originato i dati, i soggetti del sistema statistico nazionale possono comunicare dati personali a 
 ricercatori operanti per conto di università, altre istituzioni pubbliche e organismi aventi finalità di ricerca, purchè 
 sia garantito il rispetto delle condizioni seguenti: 

      a) i dati siano il risultato di trattamenti di cui i medesimi soggetti del sistema statistico nazionale 
      sono titolari; 

      b) i dati comunicati siano privi di dati identificativi; 

      c) la comunicazione avvenga sulla base di appositi protocolli di ricerca sottoscritti da tutti i ricercatori 
      che partecipano al progetto; 

      d) nei medesimi protocolli siano esplicitamente previste, come vincolanti per tutti i ricercatori che 
      partecipano al progetto, le norme in materia di segreto statistico e di protezione dei dati personali 
      contenute anche nel presente codice. 

 4. è vietato ai ricercatori ammessi alla comunicazione dei dati di effettuare trattamenti per fini diversi da quelli 
 esplicitamente previsti dal protocollo di ricerca, di conservare i dati comunicati oltre i termini di durata del progetto, 
 di comunicare ulteriormente i dati a terzi. 
 
 

 Art. 8. Comunicazione dei dati tra soggetti del Sistema statistico nazionale 
 1. La comunicazione di dati personali, privi di dati identificativi, tra i soggetti del sistema statistico nazionale è 
 consentita per i trattamenti statistici, strumentali al perseguimentodelle finalità istituzionali del soggetto 
 richiedente, espressamente determinati all'atto della richiesta, fermo restando il rispetto dei principi di pertinenza 
 e di non eccedenza. 

 2. La comunicazione anche dei dati identificativi di unità statistiche tra i soggetti del sistema statistico nazionale è 
 consentita, previa motivata richiesta in cui siano esplicitate le finalità perseguite ai sensi del decreto legislativo 6 
 settembre 1989, n. 322, ivi comprese le finalità di ricerca scientifica per gli enti di cui all'art. 2 del decreto 
 legislativo medesimo, qualora il richiedente dichiari che non sia possibile conseguire altrimenti il medesimo 
 risultato statistico e, comunque, nel rispetto dei principi di pertinenza e di stretta necessità. 

 3. I dati comunicati ai sensi dei commi 1 e 2 possono essere trattati dal soggetto richiedente, anche 
 successivamente, per le sole finalità perseguite ai sensi del decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322, ivi 
 comprese le finalità di ricerca scientifica per gli enti di cui all'art. 2 del decreto legislativo medesimo, nei limiti 
 previsti dal decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 281, e nel rispetto delle misure di sicurezza previste dall'art. 15 
 della Legge e successive modificazioni e integrazioni. 
 
 

 Art. 9. Autorità di controllo 
 1. La Commissione per la garanzia dell'informazione statistica di cui all'articolo 12 del decreto legislativo 6 
 settembre 1989, n. 322 contribuisce alla corretta applicazione delle disposizioni del presente codice e, in 
 particolare, di quanto previsto al precedente art. 8, segnalando al Garante i casi di inosservanza. 
 
 
 
 

 CAPO III - SICUREZZA E REGOLE DI CONDOTTA 
 
 

 Art. 10. Raccolta dei dati 
 1. I soggetti di cui all'art. 1 pongono specifica attenzione nella selezione del personale incaricato della raccolta dei 
 dati e nella definizione dell'organizzazione e delle modalità di rilevazione, in modo da garantire il rispetto del 
 presente codice e la tutela dei diritti degli interessati, procedendo altresì alla designazione degli incaricati del 
 trattamento, secondo le modalità di legge. 

 2. In ogni caso, il personale incaricato della raccolta si attiene alle disposizioni contenute nel presente codice e 
 alle istruzioni ricevute. In particolare: 

      a) rende nota la propria identità, la propria funzione e le finalità della raccolta, anche attraverso 
      adeguata documentazione; 

      b) fornisce le informazioni di cui all'art. 10 della Legge e di cui all'art. 6 del presente codice, nonchè 
      ogni altro chiarimento che consenta all'interessato di rispondere in modo adeguato e consapevole, 
      evitando comportamenti che possano configurarsi come artifici o indebite pressioni; 

      c) non svolge contestualmente presso gli stessi interessati attività di rilevazione di dati per conto di 
      più titolari, salvo espressa autorizzazione; 

      d) provvede tempestivamente alla correzione degli errori e delle inesattezze delle informazioni 
      acquisite nel corso della raccolta; 

      e) assicura una particolare diligenza nella raccolta di dati personali di cui agli articoli 22, 24 e 24 bis 
      della legge. 
 
 
 
 

 Art. 11. Conservazione dei dati 
 1. I dati personali possono essere conservati anche oltre il periodo necessario per il raggiungimento degli scopi 
 per i quali sono stati raccolti o successivamente trattati, in conformità all'art. 9 della Legge e all'art. 6-bis del 
 decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322 e successive modificazioni e integrazioni, in tali casi, i dati 
 identificativi possono essere conservati fino a quando risultino necessari per: indagini continue e longitudinali; 
 indagini di controllo, di qualità e di copertura; definizione di disegni campionari e selezione di unità di rilevazione; 
 costituzione di archivi delle unità statistiche e di sistemi informativi; altri casi in cui ciò risulti essenziale e 
 adeguatamente documentato per le finalità perseguite. 

 2. Nei casi di cui al comma 1, i dati identificativi sono conservati separatamente da ogni altro dato, in modo da 
 consentirne differenti livelli di accesso, salvo che ciò risulti impossibile in ragione delle particolari caratteristiche del 
 trattamento o comporti un impiego di mezzi manifestamente sproporzionati rispetto al diritto tutelato. 
 
 

 Art. 12. Misure di sicurezza 
 1. Nell'adottare le misure di sicurezza di cui all'art. 15, comma 1, della Legge e di cui al regolamento previsto dal 
 comma 2 del medesimo articolo, il titolare del trattamento determina anche i differenti livelli di accesso ai dati 
 personali con riferimento alla natura dei dati stessi e alle funzioni dei soggetti coinvolti nei trattamenti. 

 2. I soggetti di cui all'art. 1 adottano le cautele previste dagli articoli 3 e 4 del decreto legislativo 11 maggio 1999, 
 n. 135 in riferimento ai dati di cui agli articoli 22 e 24 della Legge. 
 
 

 Art. 13. Esercizio dei diritti dell'interessato 
 1. In caso di esercizio dei diritti di cui all'art. 13 della Legge, l'interessato può accedere agli archivi statistici 
 contenenti i dati che lo riguardano per chiederne l'aggiornamento, la rettifica o l'integrazione, sempre che tale 
 operazione non risulti impossibile per la natura o lo stato del trattamento, o comporti un impiego di mezzi 
 manifestamente sproporzionati. 

 2. In attuazione dell'art. 6-bis, comma 8, del decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322, il responsabile del 
 trattamento annota in appositi spazi o registri le modifiche richieste dall'interessato, senza variare i dati 
 originariamente immessi nell'archivio, qualora tali operazioni non producano effetti significativi sull'analisi 
 statistica o sui risultati statistici connessi al trattamento. In particolare, non si procede alla variazione se le 
 modifiche richieste contrastano con le classificazioni e con le metodologie statistiche adottate in conformità alle 
 norme internazionali comunitarie e nazionali. 
 
 

 Art. 14. Regole di condotta 
 1. I responsabili e gli incaricati del trattamento che, anche per motivi di lavoro, studio e ricerca abbiano legittimo 
 accesso ai dati personali trattati per scopi statistici, conformano il proprio comportamento anche alle seguenti 
 disposizioni: 

      a) i dati personali possono essere utilizzati soltanto per gli scopi definiti all'atto della progettazione 
      del trattamento; 

      b) i dati personali devono essere conservati in modo da evitarne la dispersione, la sottrazione e 
      ogni altro uso non conforme alla legge e alle istruzioni ricevute; 

      c) i dati personali e le notizie non disponibili al pubblico di cui si venga a conoscenza in occasione 
      dello svolgimento dell'attività statistica o di attività ad essa strumentali non possono essere diffusi, 
      nè altrimenti utilizzati per interessi privati, propri o altrui; 

      d) il lavoro svolto deve essere oggetto di adeguata documentazione; 

      e) le conoscenze professionali in materia di protezione dei dati personali devono essere adeguate 
      costantemente all'evoluzione delle metodologie e delle tecniche; 

      f) la comunicazione e la diffusione dei risultati statistici devono essere favorite, in relazione alle 
      esigenze conoscitive degli utenti, purchè nel rispetto delle norme sulla protezione dei dati personali. 

 2. I responsabili e gli incaricati del trattamento di cui al comma 1 sono tenuti a conformarsi alle disposizioni del 
 presente codice, anche quando non siano vincolati al rispetto del segreto d'ufficio o del segreto professionale. I 
 titolari del trattamento adottano le misure opportune per garantire la conoscenza di tali disposizioni da parte dei 
 responsabili e degli incaricati medesimi. 

 3. I comportamenti non conformi alle regole di condotta dettate dal presente codice devono essere 
 immediatamente segnalati al responsabile o al titolare del trattamento. 
 
 

 (1) In conformità all’articolo 184, comma 2, i riferimenti a disposizioni della legge n. 675/1996 o ad altre disposizioni 
 abrogate devono intendersi riferiti alle corrispondenti nuove disposizioni in vigore, secondo la tavola di corrispondenza. 



  ALLEGATO B. DISCIPLINARE TECNICO IN MATERIA DI MISURE MINIME DI SICUREZZA 
 (Artt. da 33 a 36 del codice) 

                            Trattamenti con strumenti elettronici 

       Modalità tecniche da adottare a cura del titolare, del responsabile ove designato e dell'incaricato, 
                         in caso di trattamento con strumenti elettronici: 
 
 

 Sistema di autenticazione informatica 

 1. Il trattamento di dati personali con strumenti elettronici è consentito agli incaricati dotati di credenziali di 
 autenticazione che consentano il superamento di una procedura di autenticazione relativa a uno specifico 
 trattamento o a un insieme di trattamenti. 

 2. Le credenziali di autenticazione consistono in un codice per l'identificazione dell'incaricato associato a una 
 parola chiave riservata conosciuta solamente dal medesimo oppure in un dispositivo di autenticazione in possesso 
 e uso esclusivo dell'incaricato, eventualmente associato a un codice identificativo o a una parola chiave, oppure in 
 una caratteristica biometrica dell'incaricato, eventualmente associata a un codice identificativo o a una parola 
 chiave. 

 3. Ad ogni incaricato sono assegnate o associate individualmente una o più credenziali per l'autenticazione. 

 4. Con le istruzioni impartite agli incaricati è prescritto di adottare le necessarie cautele per assicurare la 
 segretezza della componente riservata della credenziale e la diligente custodia dei dispositivi in possesso ed uso 
 esclusivo dell'incaricato. 

 5. La parola chiave, quando è prevista dal sistema di autenticazione, è composta da almeno otto caratteri oppure, 
 nel caso in cui lo strumento elettronico non lo permetta, da un numero di caratteri pari al massimo consentito; 
 essa non contiene riferimenti agevolmente riconducibili all'incaricato ed è modificata da quest'ultimo al primo 
 utilizzo e, successivamente, almeno ogni sei mesi. In caso di trattamento di dati sensibili e di dati giudiziari la 
 parola chiave è modificata almeno ogni tre mesi. 

 6. Il codice per l'identificazione, laddove utilizzato, non può essere assegnato ad altri incaricati, neppure in tempi 
 diversi. 

 7. Le credenziali di autenticazione non utilizzate da almeno sei mesi sono disattivate, salvo quelle 
 preventivamente autorizzate per soli scopi di gestione tecnica. 

 8. Le credenziali sono disattivate anche in caso di perdita della qualità che consente all'incaricato l'accesso ai dati 
 personali. 

 9. Sono impartite istruzioni agli incaricati per non lasciare incustodito e accessibile lo strumento elettronico durante 
 una sessione di trattamento. 

 10. Quando l'accesso ai dati e agli strumenti elettronici è consentito esclusivamente mediante uso della 
 componente riservata della credenziale per l'autenticazione, sono impartite idonee e preventive disposizioni scritte 
 volte a individuare chiaramente le modalità con le quali il titolare può assicurare la disponibilità di dati o strumenti 
 elettronici in caso di prolungata assenza o impedimento dell'incaricato che renda indispensabile e indifferibile 
 intervenire per esclusive necessità di operatività e di sicurezza del sistema. In tal caso la custodia delle copie delle 
 credenziali è organizzata garantendo la relativa segretezza e individuando preventivamente per iscritto i soggetti 
 incaricati della loro custodia, i quali devono informare tempestivamente l'incaricato dell'intervento effettuato. 

 11. Le disposizioni sul sistema di autenticazione di cui ai precedenti punti e quelle sul sistema di autorizzazione 
 non si applicano ai trattamenti dei dati personali destinati alla diffusione. 
 
 

 Sistema di autorizzazione 

 12. Quando per gli incaricati sono individuati profili di autorizzazione di ambito diverso è utilizzato un sistema di 
 autorizzazione. 

 13. I profili di autorizzazione, per ciascun incaricato o per classi omogenee di incaricati, sono individuati e 
 configurati anteriormente all'inizio del trattamento, in modo da limitare l'accesso ai soli dati necessari per 
 effettuare le operazioni di trattamento. 

 14. Periodicamente, e comunque almeno annualmente, è verificata la sussistenza delle condizioni per la 
 conservazione dei profili di autorizzazione. 
 
 

 Altre misure di sicurezza 

 15. Nell'ambito dell'aggiornamento periodico con cadenza almeno annuale dell'individuazione dell'ambito del 
 trattamento consentito ai singoli incaricati e addetti alla gestione o alla manutenzione degli strumenti elettronici, 
 la lista degli incaricati può essere redatta anche per classi omogenee di incarico e dei relativi profili di 
 autorizzazione. 

 16. I dati personali sono protetti contro il rischio di intrusione e dell'azione di programmi di cui all'art. 
 615-quinquies del codice penale, mediante l'attivazione di idonei strumenti elettronici da aggiornare con cadenza 
 almeno semestrale. 

 17. Gli aggiornamenti periodici dei programmi per elaboratore volti a prevenire la vulnerabilità di strumenti 
 elettronici e a correggerne difetti sono effettuati almeno annualmente. In caso di trattamento di dati sensibili o 
 giudiziari l'aggiornamento è almeno semestrale. 

 18. Sono impartite istruzioni organizzative e tecniche che prevedono il salvataggio dei dati con frequenza almeno 
 settimanale. 
 
 

 Documento programmatico sulla sicurezza 

 19. Entro il 31 marzo di ogni anno, il titolare di un trattamento di dati sensibili o di dati giudiziari redige anche 
 attraverso il responsabile, se designato, un documento programmatico sulla sicurezza contenente idonee 
 informazioni riguardo: 

      19.1. l'elenco dei trattamenti di dati personali; 

      19.2. la distribuzione dei compiti e delle responsabilità nell'ambito delle strutture preposte al 
      trattamento dei dati; 

      19.3. l'analisi dei rischi che incombono sui dati; 

      19.4. le misure da adottare per garantire l'integrità e la disponibilità dei dati, nonchè la protezione 
      delle aree e dei locali, rilevanti ai fini della loro custodia e accessibilità; 

      19.5. la descrizione dei criteri e delle modalità per il ripristino della disponibilità dei dati in seguito a 
      distruzione o danneggiamento di cui al successivo punto 23; 

      19.6. la previsione di interventi formativi degli incaricati del trattamento, per renderli edotti dei rischi 
      che incombono sui dati, delle misure disponibili per prevenire eventi dannosi, dei profili della 
      disciplina sulla protezione dei dati personali più rilevanti in rapporto alle relative attività, delle 
      responsabilità che ne derivano e delle modalità per aggiornarsi sulle misure minime adottate dal 
      titolare. La formazione è programmata già al momento dell'ingresso in servizio, nonchè in 
      occasione di cambiamenti di mansioni, o di introduzione di nuovi significativi strumenti, rilevanti 
      rispetto al trattamento di dati personali; 

      19.7. la descrizione dei criteri da adottare per garantire l'adozione delle misure minime di sicurezza 
      in caso di trattamenti di dati personali affidati, in conformità al codice, all'esterno della struttura del 
      titolare; 

      19.8. per i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale di cui al punto 24, 
      l'individuazione dei criteri da adottare per la cifratura o per la separazione di tali dati dagli altri dati 
      personali dell'interessato. 
 
 
 

 Ulteriori misure in caso di trattamento di dati sensibili o giudiziari 

 20. I dati sensibili o giudiziari sono protetti contro l'accesso abusivo, di cui all'art. 615-ter del codice penale, 
 mediante l'utilizzo di idonei strumenti elettronici. 

 21. Sono impartite istruzioni organizzative e tecniche per la custodia e l'uso dei supporti rimovibili su cui sono 
 memorizzati i dati al fine di evitare accessi non autorizzati e trattamenti non consentiti. 

 22. I supporti rimovibili contenenti dati sensibili o giudiziari se non utilizzati sono distrutti o resi inutilizzabili, 
 ovvero possono essere riutilizzati da altri incaricati, non autorizzati al trattamento degli stessi dati, se le 
 informazioni precedentemente in essi contenute non sono intelligibili e tecnicamente in alcun modo ricostruibili. 

 23. Sono adottate idonee misure per garantire il ripristino dell'accesso ai dati in caso di danneggiamento degli 
 stessi o degli strumenti elettronici, in tempi certi compatibili con i diritti degli interessati e non superiori a sette 
 giorni. 

 24. Gli organismi sanitari e gli esercenti le professioni sanitarie effettuano il trattamento dei dati idonei a rivelare 
 lo stato di salute e la vita sessuale contenuti in elenchi, registri o banche di dati con le modalità di cui all'articolo 
 22, comma 6, del codice, anche al fine di consentire il trattamento disgiunto dei medesimi dati dagli altri dati 
 personali che permettono di identificare direttamente gli interessati. I dati relativi 

 all'identità genetica sono trattati esclusivamente all'interno di locali protetti accessibili ai soli incaricati dei 
 trattamenti ed ai soggetti specificatamente autorizzati ad accedervi; il trasporto dei dati all'esterno dei locali 
 riservati al loro trattamento deve avvenire in contenitori muniti di serratura o dispositivi equipollenti; il 
 trasferimento dei dati in formato elettronico è cifrato. 
 
 

 Misure di tutela e garanzia 

 25. Il titolare che adotta misure minime di sicurezza avvalendosi di soggetti esterni alla propria struttura, per 
 provvedere alla esecuzione riceve dall'installatore una descrizione scritta dell'intervento effettuato che ne attesta 
 la conformità alle disposizioni del presente disciplinare tecnico. 

 26. Il titolare riferisce, nella relazione accompagnatoria del bilancio d'esercizio, se dovuta, dell'avvenuta redazione 
 o aggiornamento del documento programmatico sulla sicurezza. 
 
 

                        Trattamenti senza l'ausilio di strumenti elettronici 

 Modalità tecniche da adottare a cura del titolare, del responsabile, ove designato, e dell'incaricato, in caso di 
 trattamento con strumenti diversi da quelli elettronici: 
 

 27. Agli incaricati sono impartite istruzioni scritte finalizzate al controllo ed alla custodia, per l'intero ciclo 
 necessario allo svolgimento delle operazioni di trattamento, degli atti e dei documenti contenenti dati personali. 
 Nell'ambito dell'aggiornamento periodico con cadenza almeno annuale dell'individuazione dell'ambito del 
 trattamento consentito ai singoli incaricati, la lista degli incaricati può essere redatta anche per classi omogenee di 
 incarico e dei relativi profili di autorizzazione. 

 28. Quando gli atti e i documenti contenenti dati personali sensibili o giudiziari sono affidati agli incaricati del 
 trattamento per lo svolgimento dei relativi compiti, i medesimi atti e documenti sono controllati e custoditi dagli 
 incaricati fino alla restituzione in maniera che ad essi non accedano persone prive di autorizzazione, e sono 
 restituiti al termine delle operazioni affidate. 

 29. L'accesso agli archivi contenenti dati sensibili o giudiziari è controllato. Le persone ammesse, a qualunque 
 titolo, dopo l'orario di chiusura, sono identificate e registrate. Quando gli archivi non sono dotati di strumenti 
 elettronici per il controllo degli accessi o di incaricati della vigilanza, le persone che vi accedono sono 
 preventivamente autorizzate.