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Scrivere: Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda


I personaggi
Il romanzo inizia con la descrizione di don Ciccio, Francesco Ingravallo, giovane commissario molisano della mobile. Eppure si ha subito la netta impressione che lui abbia copiato il carattere e la persona di un altro molisano nostro contemporaneo: Antonio Di Pietro. Soltanto quando si riflette che il testo di Gadda appartiene a un'altra epoca, quando Di Pietro, anche lui investigatore successivamente, aveva pochi anni, ci si sgomenta delle affinità e delle coincidenze. Questo, però, fa capire come l'autore avesse indovinato la maniera di descrivere un molisano, come dargli corpo e anima e come farlo diventare persona di carne e ossa. Una similitudine con il linguaggio dialettale del libro: dare spessore alla storia, peraltro presa da un fatto realmente accaduto.
E così Ingravallo diventa, con le sue tipiche espressioni, capace anche di qualche imprecazione, ne abbiamo contate tre nell'intero romanzo,  il personaggio cardine del giallo. Intorno a lui circolano tutti gli altri, dai suoi aiutanti al commissario capo, il dottor Fumi, dalle chiassose donne, confusionarie testimoni del condominio 219 di via Merulana, dove avviene il delitto, fino alle povere ragazze delle borgate. Per ciascuno c'è una puntuale pitturazione fisica e una accurata descrizione dei loro atteggiamenti, dei comportamenti, delle frasi pronunciate e delle azioni che significano altro da quanto appare. Lo studio psicologico è sempre approfondito, penetra la realtà del singolo, la fa vivere nella sua nudità, priva di qualunque copertura, indagata come si suole a un investigatore di professione, all'autore stesso. Questo motivo, usuale nel libro, costruisce un giallo potente e affascinante, pur con tutte le mancanze di una trama intrecciata. Forse si esagera soltanto nella descrizione dei denti mancanti della sarta e maga, quando si ritorna sullo stesso concetto del buco di fronte alla bocca, della lingua che si scuote, della saliva e di altre simili caratteristiche. Ma tutto si può perdonare a chi gestisce con estrema diversità una moltitudine di persone che affollano la scena.
Allora anche le pantofole che attendono i piedi diventano persone, capaci di riflettere, oppure gli animali, l'asino del carretto, i cani. Per ciascuno c'è un modo di presentarli come attori magnifici di un teatro, componenti sensibili ai quali è affidato un compito, una parte del copione della nostra vita.
Sotto questo aspetto il libro di Gadda è un modello da considerare con grande attenzione per chi si accinge a comporre propri personaggi in un racconto che voglia avere carattere e struttura.
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