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Scrivere: Per chi suona la campana di Ernest Hemingway


La psicologia dei personaggi
Appare quasi del tutto assente, almeno nella prima metà del libro, un'indagine psicologica dei personaggi che, per questo motivo, tranne pochi casi, sembrano di cartone, privi di sentimenti, di pensieri sui quali si sosta per decidere, di riflessioni di qualsiasi genere. Un'eccezione è Pilar, una donna che, seppure spesso dura, avverte un minimo di umanità, quella intesa nel senso buono del termine, per esempio quando assiste a una strage di fascisti (di ciò si dirà altrove in queste pagine).
I comportamenti degli uomini derivano dalle idee che hanno nella mente, da come esse si articolano, si creano oppure scompaiono per il dramma giornaliero della vita. E non si può ridurre la narrazione a un racconto asettico, grigio, inverosimile, irreale senza essere surreale, generato dal solo cervello mentre tutti siamo anche altro. Né è possibile ritenere che questo "altro" non esista. Sarebbe come credere che siamo automi senza libertà, nemmeno di scegliere come morire, se fosse.
I personaggi di un romanzo devono avere un carattere e un'anima. La scrittura deve avere una sua poesia. Qui la psicologia di chi parla, invece, bisogna dedurla dopo infiniti dialoghi. Mai che ci sia una pur breve descrizioni di ciò che ciascuno fa mentre aziona la bocca, per tradire ciò che non si dice, per giustificare le parole, per definire da dove o da che cosa siano state partorite e perché. I pensieri, in verità, sono spesso lungamente riportati fra virgolette, ma sempre come un racconto che lascia al lettore la problematica costruzione di un carattere o di una complesso ragionamento. Un lavoro faticoso e nemmeno certo per chi abbia davanti questo corposo libro, come pure non può avere immediatezza espressiva di risultato per l'autore.
I personaggi sono tutti morti ancor prima di morire. Cercano di esistere, senza cuore, tranne che per poche pagine, nel lungo corso delle pagine, ci riescono a tratti per poi tornare nella polvere. Quando mancano alcune virtù che si possono chiamare anche speranza e fede, non per forza elementi di religione, allora vengono fuori esseri che, seppure pensano molto, raggiungono il nulla, il suicidio, senza Dio. Sono tutti inanimati, come i sassi che hanno calpestato sulle loro montagne.
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