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Scrivere: Per chi suona la campana di Ernest Hemingway


La depressione e l'alcolismo
Anche chi non sapesse come Ernest Hemingway fosse preda della depressione, malattia che lo afflisse fin da giovane età, non può fare a meno di constatare come Per chi suona la campana sia la descrizione di un mondo visto da una lente che filtra la realtà. Un angolo visuale che non considera tutte le sfaccettature della vita umana, la molteplicità dei comportamenti e della loro genesi, la diversità di ogni essere dal proprio simile, la bellezza anche nei momenti più drammatici, oppure l'esistenza del bene e del male sotto infinite forme.
Hemingway vedeva tutto nei pochi gradi che gli erano concessi dal suo male psicofisico. Inoltre abusava degli alcolici che riteneva fossero un rimedio ai sintomi che avvertiva. Un quadro clinico interpretato dagli psichiatri come un disturbo bipolare complicato dall'abuso di alcol. La sua situazione era questa quando nel 1939 scrisse Per chi suona la campana, un titolo quanto mai profetico della sua vita che si concluse, a soli 62 anni, il 2 luglio del 1961, di mattina, quando sorge il sole, inizia una giornata nuova, c'è la vita che, per lui, era diventata insopportabile. Si suicidò. E chiuse, così, forse alla ricerca di quella poesia che gli mancava, di un cuore verso il mondo. Un addio che ricorda l'altra sua opera "Addio alle armi". Le armi che erano state, invece delle sue partecipazioni alle guerre, molto più quelle delle parole scritte, i suoi libri che gli erano serviti per combattere, cercare di vincere, inutilmente.
Sotto questo profilo Ernest Hemingway acquista una luce diversa. Nonostante i suoi problemi aveva scritto opere che possono essere criticate ma che, innegabilmente, mantengono una loro forte personalità, uno stile inconfondibile, un fascino che va studiato. Egli ottiene, con un gesto estremo, tutta l'umanità che appare distorta nel testo di Per chi suona la campana.
Allora possiamo dire, aldilà della critica severa, (solamente dal punto di vista letterario), che abbiamo espresso in queste pagine, che nonostante la malattia e l'abuso di alcol, nonostante le sue contraddizioni, Hemingway riuscì a essere grande. Sono interessanti le sue similitudini per far capire una situazione, un fatto, una descrizione. Figure retoriche mai sciocche, un fiume in piena, vivace e talora allegro che contrasta con l'aria spirante in tutto il romanzo. Il libro, forse anche grazie a ciò, mantiene fino al termine una tensione che lo sorregge e non fa abbandonare, altrimenti, la sua pesante lettura. 
Ci si chiede che cosa Hemingway avrebbe potuto produrre se fosse stato, davvero, libero di esprimersi, senza condizionamenti. Ma questo non potremo mai saperlo.
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