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Figure retoriche: la prosopopea

Prosopopea
Il termine, composto di due parole, deriva dal greco antico e significa, letteralmente, fare volto. Nel senso di dare possibilità di presentarsi in un dialogo o in una situazione a qualcuno o a qualcosa.
Dal solito vocabolario della lingua italiana, lo Zingarelli, leggiamo la seguente definizione tecnica:
"Figura retorica che consiste nel rappresentare come persone parlanti cose inanimate o astratte."

Bisogna intendere non soltanto cose inanimate o astratte, quanto anche animali, se non persone defunte.
La prosopopea, detta anche personificazione, è molto utilizzata nella poesia dove si consente di esprimere al Fato, per esempio, oppure a concetti filosofici, le idee dell'autore. Meno nella narrativa, anche se esistono opere che fanno un uso molto simbolico dei personaggi del racconto.
Ecco un esempio di prosopopea:

"Cicerone si alzò in piedi e cominciò a parlare ai ragazzi che non avevano superato il test di medicina. A quelle migliaia di giovani che erano solo una parte di tutti gli studenti dell'anno accademico 2012-2013. E disse loro di non abbattersi perché non sempre chi raggiunge le vette è il migliore, come non sempre chi resta indietro è il peggiore."

Il testo riguarda, come si intuisce, un ipotetico discorso che Cicerone, morto nel 43 avanti Cristo, potrebbe rivolgere ai giovani di oggi.
Qualora desiderassi verificare che cosa sono le figure retoriche e come si possano utilizzare nella narrativa, in un esempio di romanzo che ti aiuti nella stesura del tuo, vai a questa pagina. Se, invece, già hai un manoscritto e ti occorre un'operazione di correzione o di editing, o qualunque altro tipo di consiglio per pubblicarlo, visita questi nostri servizi.

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