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Figure retoriche: l'epentesi

Epentesi
Il termine deriva dal greco antico e significa letteralmente inserzione.
Si tratta di una figura retorica, chiamata anche anaptissi, che consiste nell'inserimento di un elemento non etimologico all'interno di una parola. In genere una vocale che genera una sillaba in più. Perciò può essere usata a fini metrici nella poesia.
Nella prosa non è molto frequente ma non significa che non sia adoperabile per qualche ragione. Come quando si parla con determinati linguaggi, si riportano frasi tra virgolette, si voglia dare un certo carattere a un personaggio.
Ecco un esempio di epentesi:

"La donna era umilemente seduta accanto al figlioletto che succhiava latte, quel poco rimasto nel seno della madre. Tra poco sarebbero passate le guardie e avrebbero prelevato quel bambino: la mamma era malata e non avrebbe potuto alimentare nel modo il piccoletto.

Debolemente lo consegnò, non pianse, non aveva la forza. Osservò mentre portavano via il sangue del suo sangue."

Si è aggiunta una vocale dentro la parola umilmente e dentro l'altra debolmente. Non per fini metrici, come si nota, quanto per adattarsi a un momento storico diverso dall'attuale, come si evidenza dalla breve storia.
Vi è da dire che la forma non è molto frequente nella prosa moderna, anche perché vi sono altre possibili figure retoriche per sottolineare una determinata condizione. Difatti l'effetto espressivo potrebbe essere non del tutto ben valutato da un lettore non abituato a queste tipologie antiquate di vocaboli.
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