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Figure retoriche: la dittologia

Dittologia
Il termine, dal greco antico, significa letteralmente doppia parola.
Si tratta di una figura retorica che consiste nell'uso di termini dal significato simile, collegati da una congiunzione, per ottenere un effetto di rafforzamento del concetto, oltre che per dare ritmo alla frase.
Questa è una proposizione in cui esiste una dittologia:

"Era seduto sul muretto dei giardini pubblici, al sole, osservava intorno il mondo che camminava, la gente. Il nonno era piegato e curvo."

I due aggettivi finali sono dei sinonimi che danno maggiore vigore all'idea del vecchio seduto. Se non ci fosse uno solo di essi, la frase diventerebbe povera, come è facile rendersi conto leggendo la stessa ed eliminando, per esempio e curvo:

"
Era seduto sul muretto dei giardini pubblici, al sole, osservava intorno il mondo che camminava, la gente. Il nonno era piegato."

Le figure retoriche, come in questo evidente caso, non devono essere intese come forme negative del parlare o dello scrivere, ma come soluzioni che spesso danno espressività al discorso e arricchiscono il periodo del narratore. La dittologia si applica molto bene anche alla poesia in cui abbandono, non di rado, gli aggettivi. Come nel Petrarca nella sua lirica Solo e pensoso:

"...a passi tardi e lenti..."

I due aggettivi possono essere considerati anche sinonimi ma necessari per fermare l'attenzione sulla mancanza di rapidità nel camminare del soggetto.
Qualora desiderassi verificare che cosa sono le figure retoriche e come si possano utilizzare nella narrativa, in un esempio di romanzo che ti aiuti nella stesura del tuo, vai a questa pagina. Se, invece, già hai un manoscritto e ti occorre un'operazione di correzione o di editing, o qualunque altro tipo di consiglio per pubblicarlo, visita questi nostri servizi.

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