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Figure retoriche: la diafora

Diafora
Il termine, dal greco antico, diverso.
Si tratta di una  figura retorica per cui una parola viene ripetuta, all'interno di uno stesso periodo, con significato, sfumatura, enfatizzazione di significato diversi.
Si veda anche l'aequivocatio che avviene in particolari casi.
Ecco un esempio in cui lo stesso vocabolo esprime due concetti differenti:

"La scuola non fa scuola."

La prima scuola è il luogo dove s'impara, la seconda vuol dire ciò che ha importanza.
Il modo di enfatizzare lo stesso vocabolo, invece, può essere notato in frasi come questa che segue:

"Quando il nuovo sindaco si sedette sulla poltrona centrale del consiglio comunale, avvertì di essere sindaco."

Il primo termine di sindaco vuol esprimere il ruolo amministrativo del soggetto, il secondo sta a simboleggiare come egli, sindaco appunto, si sentisse importante, quale primo cittadino della sua città. Una sfumatura senza cambiamento di significato che si chiama sempre diafora.
E' una forma retorica usata sia in poesia che in narrativa con effetti molto interessanti. Specie nei dialoghi che vogliono essere molto vicini alla lingua parlata, quasi dei proverbi o dei modi di dire efficaci ed espressivi. Scritti con poche parole.
Qualora desiderassi verificare che cosa sono le figure retoriche e come si possano utilizzare nella narrativa, in un esempio di romanzo che ti aiuti nella stesura del tuo, vai a questa pagina. Se, invece, già hai un manoscritto e ti occorre un'operazione di correzione o di editing, o qualunque altro tipo di consiglio per pubblicarlo, visita questi nostri servizi.

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