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Figure retoriche: la catafora

Catafora
Il termine deriva da un verbo che, in greco antico, significa letteralmente volgo avanti.
Si tratta di una figura retorica per la quale una parola, che normalmente va posta all'inizio della frase, viene collocata, invece, alla fine di essa. S'intende anche la ripetizione nel verso successivo, nella poesia, di una parola o un'espressione posta alla fine di un verso.
L'uso della catafora, nella narrativa, serve a sottolineare il soggetto di una determinata azione o di una descrizione, onde consentire al lettore di ricordarlo più a lungo.
Questo che segue è un esempio di catafora nella prosa:

"Veniva di solito la domenica mattina, con il suo carretto e un mulo a tirare, ma quel giorno era sabato e doveva essere successo qualcosa di grave perché arrivasse prima, il medico."

Appare chiaro come si volesse, con questo brano, indiocare che il medico era importante in tutta la scena sescritta. Vediamo che succede se il soggetto fosse inserito all'inizio.

"Il medico v
eniva di solito la domenica mattina, con il suo carretto e un mulo a tirare, ma quel giorno era sabato e doveva essere successo qualcosa di grave perchè arrivasse prima."

Chi legge ricorda benissimo che doveva essere successo qualcosa, ma non memorizza, come nel primo caso, il medico, specialmente se, ad esso, sostituiamo un nome proprio, come è facile rendersi conto provando a farlo. Per tale ragione la catafora aiuta lo scrittore a esprimere un concetto dentro un altro concetto.
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