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Figure retoriche: l'apocope

Apocope
Il termine deriva dal greco antico che significa letteralmente amputazione.
E difatti l'apocope, detta anche troncamento, è la caduta della sillaba o della vocale alla fine di una parola.
Ci sono tantissimi esempi dovuti alle modificazioni linguistiche nel tempo, ma qui ci riferiamo soprattutto a quelli che riguardano l'uso eufonico di una parola, oppure al troncamento per ragioni vocaliche. Non va confusa l'apocope con l'elisione perché in quest'ultima esiste l'apostrofo, inoltre l'elisione si ha quando anche la parola successiva inizia per vocale.
Ecco un esempio di apocope:

"Man mano che la spiegazione andava avanti gli studenti parevano più interessati all'argomento."

Qui si nota come la stessa parola, ripetuta, sia stata troncata per apocope. E si tratta di esigenze, appunto, eufoniche cioè dettate da una più musicale pronuncia.

"Era nel fior fiore degli anni quando se ne andò senza mai più far ritorno nel suo paese d'origine."

Un altro esempio simile al precedente.
Come si può vedere, dunque, l'apocope è frequente quando si hanno due termini simili l'uno accanto all'altro come nel seguente proverbio:

"Amore con amor si paga."

L'apocope si usa non solo nella poesia per ragioni di stile o di rima, ma anche nella prosa, dove si voglia essere maggiormente espressivi e puliti nella lettura. Basti pensare ai troncamenti nelle forme verbali dell'imperativo.

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