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Figure retoriche: l'allitterazione

Allitterazione
Dal vocabolario prendiamo la definizione principale:

"Successione di parole che cominciano o terminano con lo stesso suono o sillaba."

Si tratta di una figura retorica che può essere usata per esprimere suoni particolari, come il fruscio tra le fratte: fru fru di Giovanni Pascoli. Oppure i versi bau bau del cane, cip cip dell'uccellino. Ma la troviamo anche in altri esempi meno riferiti a forme onomatopeiche, come in questa frase:

"Per arrivare sui monti seguì sentieri serpeggianti."

Le ultime tre parole cominciano con lo stesso suono, anche se sono differenti i significati e non c'è una stessa radice del singolo vocabolo, non necessaria. Il risultato di una simile figura retorica è di essere ironica, se non comica. A parte la poesia che usa in tanti modi diversi l'allitterazione, nella narrativa deve essere ben pensata perché potrebbe essere fuori luogo.
In un periodo serio, nel senso di complicazioni psicologiche, l'allitterazione può servire a penetrare la mente del personaggio affetto da turbe, per esempio. In altre occasioni può essere utile, nel dialogo, per far apparire divertente una situazione.
Un tizio delle mie parti era affetto da allitterazione naturale e si esprimeva premettendo la lettera esse anche dove non ci fosse:

"Suona sora spia!"

Soleva dire quando la campane annunciassero l'ora pia.
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