Archeologia
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Che cos'è la scultura
 
Una definizione articolata
Cosa intendere per scultura
Se per definire l'architettura occorre una serie di elementi distinti, nel caso della scultura è tutto molto più semplice. Difatti, non sempre esistono le funzioni primarie dell'oggetto scolpito, nè ci sono le interrelazioni con l'intorno specifico, con l'ambiente, se è vero che molti reperti sono stati trasportati dalla Grecia, per esempio, fino all'Italia e viceversa. Nè ci sono gli spazi che sono sfruttabili dall'uomo. Per esempio un vaso di terracotta è recipiente per il vino o l'acqua, ma nessuno vi potrà entrare a visitarlo, date le dimensioni, come avviene ancora dentro un colonnato di un tempio romano. E ugualmente per un capitello o una testa di guerriero che si osserverà dall'esterno e l'unico spazio fruibile è quello attorno a ciascun prodotto scultoreo.
Dunque è bene informarsi, prima di vedere con più precisione di che cosa intendere per scultura, sulla definizione che si può dare di architettura. Tutto per comprendere i reperti archeologici e non soltanto per differenziare ciò che si osserva nel mondo di oggi.
La scultura è tutto ciò che viene composto dall'uomo, nel senso plastico, utilizzando qualsiasi materiale, per esprimere soprattutto funzioni simboliche. Non necessariamente deve esistere un uso dell'oggetto, nè è importante che la raffigurazione sia di forma umana o riguardi la realtà. In questo si può leggere la serie di elementi, quelli plastici, che riguarda pure l'architettura. E qui non ci aiuta nemmeno la definizione di Leonardo che parlava di scultura come di quell'arte per cui si toglie parte del materiale per donargli la forma, a differenza della pittura per cui si mette del materiale, i colori, per comporre l'opera. Infatti possiamo chiamare scultura anche un oggetto che sia stato fuso oppure formato con l'argilla e il tornio.
Dunque è scultura una statua, ma anche un bicchiere o una spada, soprattutto nel manico, sempre che esistano evidenti le funzioni secondarie, i simboli. Meno ce ne sono e meno si può parlare di scultura. Perché questa forma espressiva, la comunicazione di ciò che pare nascosto, è tipica dell'arte, come l'architettura si differenzia dall'edilizia amorfa la quale è muta come le pietre della natura.

La scultura e il restauro 
Da questa breve definizione di scultura si deduce come, nei reperti archeologici soprattutto, si siano perse del tutto le funzioni primarie, qualora esistevano. Per esempio non esiste più l'uso orginario di un'anfora non più adoperata a trasportare il vino o l'olio, nè una testa non ornerà più una facciata di un santuario, o un pugnale sannita non infilzerà più nessun nemico. Sono rimaste le uniche funzioni secondarie, quelle figurative anche se modificate per la differente civiltà capace di leggerle.
Se è così, si pone il problema del restauro dei reperti che ci giungono dal passato. Ma la questione non è di difficile impostazione, basta recuperare le forme, a nulla interessa la funzione legata all'uso. Tutto servirà come studio del popolo che quella scultura abbia prodotto. E, a tale proposito, giustamente si ricostruiscono, mediante l'unione con appositi colllanti, i pezzi di un vaso di terracotta colorata e dipinta, fino a ricomporre l'antica forma e apprezzarla.
Il restauro delle sculture, molto meno impegnativo delle architetture e meno problematico, deve avere l'obiettivo di ridare volume a ciò che è arrivato a noi a frammenti senza aggiungere ciò che non c'è più. Nessuno ricostruirebbe la testa della Nike di Samotracia, la vittoria alata, bella, elegante, affascinante anche così, come la vediamo, con le ali e priva di sguardo, quello che non occorre per capire l'arte di chi l'abbia scolpita qualche millennio fa.

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