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SIENA
 


Ricordi di SIENA 
A Siena giunsi in un giorno di piena estate, appena dopo due settimane dalla laurea, a fare il militare. Un’altra nuova esperienza per me che, fin da piccolo, ero stato a studiare fuori di casa, praticamente 14 anni in giro per l’Italia. Ero stordito ancora da esami, disegni, progetti, tavole e poi qualche giorno prima c’era stata una bella festa al mio paese ed avemmo anche un debutto come complesso musicale. Tutto all’improvviso. E Siena mi accolse con la sua gentilezza, la sua raffinatezza delle strade, delle piazze, della Piazza, quella tra le più belle, senon la più bella del mondo: Piazza del Campo. L’avevo visitata una notte che partimmo da Roma in gita per poche ore in Toscana, un viaggio da sogno, nel silenzio, senza luce del sole, alla scoperta dei più bei monumenti medioevali. E arrivammo a Siena che non c’era anima viva e sembrò di entrare nella storia, nel passato, nei libri di scuola, dove avevamo fin allora letto e visto quelle immagini. Un viaggio indimenticabile. Così ora mi sembrava di tornare un po’ a riprendere il filo di quel discorso. Avevo anche altri occhi, per vedere meglio. 
Se non fosse stata macchiata la permanenza in quella città dal giorno del giuramento, dalla malinconia di quel pomeriggio, sarebbe stata quasi perfetta: nacquero amicizie belle con ragazzi di ogni parte d’Italia, io ero un po’ il fratello maggiore perché, già laureato, avevo qualche anno più di loro e perché avevo una grande voglia di essere felice. Quando si raggiunge uno scopo nella vita, specie se rincorso con tenacia, come la laurea in architettura, si ha la sensazione di essere ben disposti verso tutto e verso tutti. Hai dentro una certa serenità che ti fa apparire simpatico agli altri. In aggiunta ci si mise la mia antica propensione ad imitare le voci ed i gesti di persone particolari. Così dovetti diventare un po’ il burlone della compagnia, ma nel senso vero, dovetti imitare il capitano davanti a tutti, anche davanti a lui, anzi fu proprio lui che volle che lo imitassi e ne rimase anche contento. Meno male. 
Il giorno del giuramento tutti avevano qualcuno con loro, i familiari, la ragazza, gli amici. Io nessuno, così passai il tempo da solo girando per Siena che allora mi apparve davvero triste. 
Ma prima era accaduta un’evento fortunato per me. Ebbi una licenza intorno al ferragosto ed ero destinato a perdere il Palio che si svolge proprio in quei giorni. Invece fu un periodo di grande quantità di pioggia cosicché la manifestazione fu rinviata fin quando non tornai a Siena. L’occasione sarebbe stata unica per me e così fu. Fin dal mattino mi presi il posto migliore vicino alla partenza ed all’arrivo e rimasi tutto il giorno nella piazza che, ad un certo punto, viene chiusa in modo che nessuno all’interno può uscire o entrare, quando tutt’intorno si corre il Palio.  
Ed avevo avuto ragione. Tornai a vivere quel viaggio notturno nel tempo, nel medioevo, nei colori, nelle feste fatte di sfide e di giochi, di calore umano, di immagini, di organizzazioni, di cavalli. Quei cavalli mi apparivano come animali sacri, come nella mitologia classica. Capivo ancora di più come fossero nate certe storie, certi racconti, certe leggende o personaggi, o scrittori, poeti, composizioni, letteratura, pittori, architetti, artisti. 
La bellezza era lì. E Siena era anche oltre, nelle sue strade tortuose, nel suo duomo, nel suo dialetto delicato, nelle sue costruzioni, nelle sue case, nei suoi vicoli che per un attimo mi ricordavano il mio modesto paese. Ci sarei tornato qualche anno dopo e poi mai più finora, ma respirerei ancora volentieri quell’aria pura di cultura. 
Dal mio paese, 16-01-2006 
Raffaele 
 
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