Una gita a...
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Domodossola (VB)
 


Visitare Domodossola 
Sembrano più di diciottomila gli abitanti di Domodossola che in trent'anni ne ha perso tremila. Forse per questo ti appare una città ampia, nella sua valle. E ricca di edifici storici. I più caratteristici sono in piazza Mercato con i portici, i negozi all'ombra, i fiori sui balconi, i colori delle pareti. Tutto che parla di cose antiche, di epoche passate, di civiltà di questa cittadina. 
Poi hai modo di vedere altro, specialmente se ti sei studiato prima di tutto la zona, e sali sui colli circostanti e guardi in basso o lontano, le Alpi. Ti colpiscono, come in queste terre del nord Italia, i cornicioni sporgenti, di legno, a fare da protezione ai muri, a segnare ombre che danno volume ai corpi di fabbrica. Alzi gli occhi al cielo spesso se non sei abituato a queste forme. Mentre passeggi nelle strade poco affollate, davanti alle chiese silenziose. Ti incuriosisce il portico dell'ingresso della collegiata dei Ss. Gervasio e Protasio
. Ti fermi un attimo al bar di piazza Chiossi. C'è il sole e ci sono dei tendoni. Ti siedi, chiedi un cappuccino, hai anche un po' fame. Ci vuole ancora qualche ora per l'una. Aspetti per una trattoria poco distante, fresca dentro pareti di pietre spesse.
E vai dopo altri giri nel centro. Chissà perché ti fermi a leggere la scritta sull'ospedale San Biagio. Ti ricorda qualcosa. Ci pensi, hai il dito sulla bocca. No?! Oppure sì. Un libro ne parlava. Ma come, sono proprio nel luogo di una storia inventata eppure possibile? Che la vita è misteriosa, certe volte, ti fa andare dove sei già stato, almeno con il pensiero. Forse proprio per questo. Ed è la vera gita che cercavi, il viaggio che ti aspettavi. Ti ci ha portato, in Piemonte, una guida che credevi di non conoscere, che è dentro di te, che ti accompagna sempre, come diceva Socrate. Te stesso.
Il titolo? Ah, ecco: 
Nove passi oltre il muro dei ricordi.
Siamo vicini alla Svizzera. C'è una piccola ferrovia. Si può quasi sconfinare, sempre per turismo. Eppure non ne hai voglia. Ti va di restare a Domodossola, quella città che ripeti quando devi sillabare. Domo, casa, dal latino. Nella val d'Ossola, nella piana del Toce, il fiume. Ti pare che sia anche nel romanzo. Sì. Una storia da ricordare e da confrontare con questo posto. Dove non sei arrivato per caso.

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