Una gita a...
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Campotosto (AQ)
 


Visitare Campotosto 
Come vai a finire inun paesino di montagna di settecento anime, in provincia dell'Aquila? Solo se già ne hai avuto notizia. E poi scopri la natura, la corona di montagne di questo piccolo posto ai confini con il Lazio. Il lago che  mitiga il clima, freddo d'inverno con tormente di neve tipiche di queste altitudini. Siamo a 1420 metri sul livello del mare, uno dei centri abitati più alti di tutto l'Appennino. Freddo e camino acceso. Perché è bello restare così a chiacchierare durante le sere e raccontarsi le esperienze passate. E se vivi nelle poche case sparse dei dintorni?
Ti viene in mente che qualcuno ti aveva offerto ospitalità, una volta. Lo vai a cercare di nuovo. Un certo Ubaldo, se non erri, la memoria certe volte inganna e le vocali si confondono, le parole si formano diversamente, le frasi si mescolano e acquistano altri significati. Il linguaggio è ridicolo. Scuoti la testa.
Ti avvi, perciò, nell'aperta campagna, incontri qualche gregge, ormai ne sono rimasti pochi. Qui si producono le famose patate di montagna che giungono fino a Roma. E la mortadella, una volta conosciuta dappertutto. E osservi i monti della Laga con il monte di Mezzo alto con i suoi 2155 metri. Meno male che è estate. Bello da vedere. I profumi delle varie erbe arrivano alle narici a mano a mano che ti muovi, sempre più, fino a due case isolate. provi a picchiare. Ubaldo?
Chi? Io? Sì, sono io, perché?
Ma come, non mi riconosce! Eppure l'ho avuto tra le mani per tanto tempo, il nome soltanto. E ho scritto di lui, una lettera, forse. Oppure una storia. Adesso non mi sovviene del tutto ciò che vorrei dire.
E quello ti fa accomodare, gli anni passano e non mi sono mosso, dice. Che avrei anche avuto qualche buona occasione. Ma che fai? Le radici sono tremende, sono invisibili eppure ti trattengono con il cuore. Ride. Pare un po' sordo, da come alza la voce. Ha occhiali da vista aggiustati da sé. Qui ci si arrangia da quando gli artigiani sono scomparsi.
Poi un pranzo. A base di carni fresche, di verdure di ogni genere sottolio, di funghi di prato, di frutta un tantino aspra e dolce, un buon bicchiere di vino. Anzi, qualcuno in più che poi i pensieri vanno a gonfie vele. E rammenti di dire cose di cui non sei sicuro che corrispondano al vero.
Come se è tutto vero! dice Ubaldo. Un contadino e genio di ogni cosa. Altrimenti come vivi da solo? E ti chiede se lo hai portato. Ma cosa?
Cosa! Si meraviglia che tu non lo sappia. Il libro, e che sennò?!
Lo prende, lo vuole sfogliare, lo annusa, quasi che l'inchiostro sia motivo di valutazione di quanto scritto, oppure vuole sentire ciò che aveva da giovane letto. E gli aromi e i profumi sono uno delle ragioni di stima. Come fanno gli elettronici che devono aggiustare circuiti bruciati. Ride di nuovo.
Dice che leggerà questa storia, che è giunta a Campotosto, durante l'inverno prossimo, che se la vuole gustare per bene. Poi guarda la copertina è ripete il titolo:
Mosche.
Inclina la testa, stringe le labbra, manda l'inferiore a salire sul superiore. Si lecca i baffi. Che tipo!

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