Una gita a...
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Bologna
 


Ricordi di BOLOGNA 
Quando ero bambino pensavo che le torri si chiamassero degli asinelli perché sembravano come due orecchie degli asini...
Mi ero appena laureato, da una decina di giorni, quando dovetti partire per il militare. Poi arrivai a Bologna, grande, bella, ordinata, piena di portici, ampia, ricca, luminosa, quasi una metropoli per me che avevo vissuto sì a Roma per l’Università, ma veniva da un paesetto di montagna di poche decine di migliaia di anime.
Quello che non mi scorderò mai di Bologna è il freddo dell’inverno: avevo anche sei o sette coperte (o forse più, non ricordo precisamente perché erano un numero davvero esagerato), coperte militari, pesanti ed anche poco calorose. La mattina mi svegliavo con un certo peso sullo stomaco, anzi mi faceva sempre male il petto, come se avessi avuto tutta la notte una montagna che mi comprimeva. Ed era vero, ma come dovevo sopportare quel freddo umido che neanche io, uomo di montagna, vissuto sempre a mille metri sul mare, riuscivo a digerire?
Fede, f0ff0, Federico, quello insomma che ha costruito il sito www.f0ff0.org, un ragazzo simpatico, generoso, amante dell’avventura e della solitudine, ma sicuro di sé e tranquillo, non era ancora nato. Parlo del 1976-77, un bel po’ di anni fa. Poi come gli è venuto in mente di chiamare il suo sito f0ff0? ma come vuoi che si pronunci? Glielo avevo anche detto che non era un nome che si potesse ricordare e comunicare agli altri. Perché, se non si è capito, si tratta di una specie di formula chimica o matematica: effe zero effe effe zero. Non è una lettera dell’alfabeto quel cerchietto tra le effe, ma uno zero! Chissà, tante volte può anche essere il contrario e piace davvero a tutti come quei gruppi musicali che mescolavano numeri a nomi, ma ne esistono ancora mi pare...
Dunque dicevo che all’epoca ero un giovanotto, anche se di cinque o sei anni maggiore dei miei commilitoni. Quando mi vestirono con la divisa fu davvero comico. Non c’era un cappotto adatto alla dimensione del mio fisico: alto e magro. Così mi dovetti accontentare di una cosa piuttosto larga per me, ma almeno non mi lasciava le maniche scoperte. Ma le risate scoppiarono quando andai a trovare mia sorella a San Lazzaro Di Savena, praticamente attaccata a Bologna come un’unica città. Appena aprì la porta scoppiò a ridere perché il cappotto era un po’ abbondante, anzi  molto abbondante e sembravo una caricatura da circo più che un militare. Ricordavo quei poveretti che giravano una volta per il mio paese d’inverno che non avevano neanche gli occhi per piangere, come si diceva, quando i tempi erano molto più duri da vivere ed anche un cappotto militare di seconda mano, comunque fosse, era un regalo sempre ben accetto. 
Un altri ricordo riguarda il biglietto dell’autobus. Allora si pagava una somma molto modesta, ma noi militari non pagavamo mai. Una volta salì il controllore ed il bus era pieno di militari senza biglietto. Sapevo che dovevo intervenire io che ero anche il maggiore d’età e poi gli altri erano tutti impauriti di dover sborsare soldi per una multa salata. Così presi di petto la situazione ed iniziai a polemizzare con il servizio che non funzionava a dovere, che i prezzi erano alti, che noi militari non avevamo colpa di essere lì, che dovevamo avere la corsa gratuita, e cose di questo tipo. Il controllore non ne voleva sapere, naturalmente, di tutte queste storie ed aveva intenzione di multare tutti. I commilitoni iniziarono una gran cagnara nella quale mi trovavo benissimo. Intanto il tempo passava e si avvicinava la nostra discesa dall’autobus. Il mio discorso con il controllore fu lungo, ma sufficiente per giungere tutti a destinazione con la multa fatta e pagata solo dal sottoscritto. Non so se il controllore capì tutto e lo fece apposta a stare al gioco, cioè a non multare tutti i militari senza biglietto. Ma se fece così, e lo voglio credere, si comportò da vero gentiluomo, con un cuore grande come quello dei bolognesi. 
Dal mio paese, 12-01-2006 
Raffaele

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