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In un boschetto trova' pasturella
 
Semplice, come sempre, la poesia del Cavalcanti è pura ed umile nell'uso delle parole, dei verbi, degli aggettivi (motlo usati, in questo caso, al vezzeggiativo) e nella costruzione delle frasi. Qui diventa un racconto fiabesco di una dolce avventura amorosa.
 
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 In un boschetto trova' pasturella 

In un boschetto trova' pasturella 
più che la stella - bella, al mi' parere. 
Cavelli avea biondetti e ricciutelli, 
e gli occhi pien' d'amor, cera rosata; 
con sua verghetta pasturav' agnelli; 
[di]scalza, di rugiada era bagnata; 
cantava come fosse 'namorata: 
er' adornata - di tutto piacere. 
D'amor la saluta' imantenente 
e domandai s'avesse compagnia; 
ed ella mi rispose dolzemente 
che sola sola per lo bosco gia, 
e disse: "Sacci, quando l'augel pia, 
allor disia - 'l me' cor drudo avere". 
Po' che mi disse di sua condizione 
e per lo bosco augelli audìo cantare, 
fra me stesso diss' i': "Or è stagione 
di questa pasturella gio' pigliare". 
Merzé le chiesi sol che di basciare 
ed abracciar, se le fosse'n volere. 
Per man mi prese, d'amorosa voglia, 
e disse che donato m'avea 'l core; 
menòmmi sott' una freschetta foglia, 
là dov'i' vidi fior' d'ogni colore; 
e tanto vi sentìo gioia e dolzore, 
che 'l die d'amore - mi pàrea vedere. 

(Guido Cavalcanti 13°-14° secolo)