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Perch'i' no spero di tornar giammai
 
La più bella e famosa ballata del Cavalcanti in cui tutti i temi della sua poesia sono racchiusi. Vengono sviluppati con cura e scioltezza, con una rima pulita, con parole semplici, come al solito, ma precise e delicatamente accostate. La scelta del termine ballatetta è perfetto e geniale.
 
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 Perch'i' no spero di tornar giammai 

Perch'i' no spero di tornar giammai, 
Ballatetta, in Toscana, 
va' tu, leggera e piana, 
dritt' a la donna mia, 
che per sua cortesia 
ti farà molto onore. 
Tu porterai novelle di sospiri 
piene di dogli' e di molta paura; 
ma guarda che persona non ti miri 
che sia nemica di gentil natura: 
ché certo per la mia disaventura 
tu saresti contesa, 
tanto da lei ripresa 
che mi sarebbe angoscia; 
dopo la morte, poscia, 
pianto e novel dolore. 
Tu senti, ballatetta, che la morte 
mi stringe sì, che vita m'abbandona; 
e senti come 'l cor si sbatte forte 
per quel che ciascun spirito ragiona. 
Tanto è distrutta già la mia persona, 
ch'i' non posso soffrire: 
se tu mi vuoi servire, 
mena l'anima teco 
(molto di ciò ti preco) 
quando uscirà del core. 
Deh, ballatetta mia, a la tu' amistate 
quest anima che trema raccomando: 
menala teco, nella sua pietate, 
a quella bella donna a cu' ti mando. 
Deh, ballatetta, dille sospirando, 
quando le se' presente: 
"Questa vostra servente 
vien per istar con voi, 
partita da colui 
che fu servo d'Amore". 
Tu, voce sbigottita e deboletta 
ch'esci piangendo de lo cor dolente, 
coll'anima e con questa ballatetta 
va' ragionando della strutta mente. 
Voi troverete una donna piacente, 
di sì dolce intelletto 
che vi sarà diletto 
starle davanti ognora. 
Anim', e tu l'adora 
sempre, nel su' valore. 

(Guido Cavalcanti 13°-14° secolo)