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Parliamo di recupero crediti
Il recupero dei crediti è un argomento anch'esso necessario da discutere, soprattutto per i liberi professionisti che, spesso, si trovano con un pugno di mosche in mano dopo aver lavorato ed anticipato delle spese. In dieci articoli il Codice Civile racchiude la normativa "Delle professioni intellettuali". 
Vi sono due cose da tener sempre presenti quando si riceve un incarico professionale: 
1) che esista una forma scritta del contratto o della convenzione; 
2) che esistano i fondi per poter realizzare l'opera. 
In caso contrario si corre il rischio di veder vani tutti gli sforzi per essere compensato. Bisogna distinguere tra incarico privato e incarico pubblico, ma è sempre preferibile comportarsi allo stesso modo. La giurisprudenza si è difatti più volte pronunciata sulla necessità della "convenzione scritta" tra le parti per poter ritenere valido un incarico professionale, non risultando sufficiente la sola delibera. In questa devono essere precisamente indicati i mezzi per far fronte alla parcella ed ai lavori da progettare giacchè si potrebbe correre l'altro rischio di lavorare in base ad un atto amministrativo nullo. 
Spesso con i privati i professionisti non hanno nessuna documentazione scritta di incarico, ma talora può essere utile anche una lettera, un fax, una testimonianza. 
Infine, se tutto risulta complicato per ottenere il pagamento della parcella, bisogna rivolgersi ad un legale ed iniziare una causa che potrebbe durare anche decenni.
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Cosa occorre
Per recuperare un credito sono necessarie alcuni documenti: 
1) il progetto o il risultato della prestazione; 
2) la delibera o la lettera d'incarico; 
3) la convenzione se trattasi di opera pubblica; 
4) la parcella vistata dall'Ordine o dal Collegio di appartenenza.
 
Come si procede
Per somme fino a cinque milioni ci si può rivolgere al Giudice di Pace (se non si superano i due milioni non occorre il legale, ma è sempre meglio averlo), altrimenti al Tribunale. 
Si può seguire la strada del Decreto Ingiuntivo o quella della citazione. Con l'ingiunzione di pagamento si può chiedere al Giudice anche la provvisoria esecuzione ed avere comunque la somma richiesta, salvo poi quanto disporrà la sentenza finale se la parte avversa si opporrà al decreto di cui sopra. In questo caso il tutto sfocierà in una normale causa.
 
Il CTU
In corso di causa potrà essere necessario nominare un CTU (Consulente Tecnico d'Ufficio) che aiuterà il Giudice, con un'apposita consulenza, ad interpretare il lavoro svolto dal professionista, i risultati, le affermazioni delle parti in causa, i fatti in genere (rispondendo a precise domande formulategli con l'incarico al momento del giuramento). Al CTU può essere affiancato un consulente di parte che controllerà il lavoro di quello e riferirà in una sua relazione. 
Il CTU verrà pagato provvisoriamente da chi abbia intrapreso la causa, ossia dal cliente che si è opposto al Decreto Ingiuntivo o dal professionista che ha agito con una citazione. Alla fine le spese verranno stabilite con la sentenza che disporrà anche su chi graveranno.
 
La transazione
Talora prima della conclusione della causa, che comunque potrebbe arrivare anche in Cassazione e durare oltre ogni possibile immaginazione, si procede ad una transazione tra le parti ed il procedimento viene archiviato. 
Si tratta di una strada che i professionisti devono sempre considerare e che i clienti, specie se enti pubblici, non devono precludersi. In questi ultimi casi l'amministratore potrebbe essere chiamato, se l'ente fosse soccombente, a rispondere personalmente del mancato pagamento a tempo debito delle parcelle presentate. Quindi una sana ed equa transazione può risultare utile per entrambe le parti in causa. Naturalmente ognuna di esse deve rinunziare a qualcosa di quanto richiesto e gli sforzi per chiudere la controversia devono essere paritetici. Al professionista arriveranno "pochi soldi, maledetti e subito". 
In definitiva potrebbe essere meglio vivere tranquilli e senza preoccupazioni professionali.