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Codice dei beni culturali e del paesaggio
(Decreto legislativo ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137)
 Parti e argomenti della scheda: 
184 articoli e un allegato
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Codice dei beni culturali e del paesaggio

SOMMARIO 

PARTE PRIMA Disposizioni generali 
Articolo 1 Principi 
Articolo 2 Patrimonio culturale 
Articolo 3 Tutela del patrimonio culturale 
Articolo 4 Funzioni dello Stato in materia di tutela del patrimonio culturale 
Articolo 5 Cooperazione delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali 
in materia di tutela del patrimonio culturale 
Articolo 6 Valorizzazione del patrimonio culturale 
Articolo 7 Funzioni e compiti in materia di valorizzazione del patrimonio culturale 
Articolo 8 Regioni e province ad autonomia speciale 
Articolo 9 Beni culturali di interesse religioso 
PARTE SECONDA Beni culturali 
TITOLO I Tutela 
Capo I Oggetto della tutela 
Articolo 10 Beni culturali 
Articolo 11 Beni oggetto di specifiche disposizioni di tutela 
Articolo 12 Verifica dell’interesse culturale 
Articolo 13 Dichiarazione dell’interesse culturale 
Articolo 14 Procedimento di dichiarazione 
Articolo 15 Notifica della dichiarazione 
Articolo 16 Ricorso amministrativo avverso la dichiarazione 
Articolo 17 Catalogazione 
Capo II Vigilanza e ispezione 
Articolo 18 Vigilanza 
Articolo 19 Ispezione 
Capo III Protezione e conservazione 
Sezione I Misure di protezione 
Articolo 20 Interventi vietati 
Articolo 21 Interventi soggetti ad autorizzazione 
Articolo 22 Procedimento di autorizzazione per interventi di edilizia 
Articolo 23 Procedure edilizie semplificate 
Articolo 24 Interventi su beni pubblici 
Articolo 25 Conferenza di servizi 
Articolo 26 Valutazione di impatto ambientale 
Articolo 27 Situazioni di urgenza 
Articolo 28 Misure cautelari e preventive 
Sezione II Misure di conservazione 
Articolo 29 Conservazione 
Articolo 30 Obblighi conservativi 
Articolo 31 Interventi conservativi volontari 
Articolo 32 Interventi conservativi imposti 
Articolo 33 Procedura di esecuzione degli interventi conservativi imposti 
Articolo 34 Oneri per gli interventi conservativi imposti 
1?Articolo 35 Intervento finanziario del Ministero 
Articolo 36 Erogazione del contributo 
Articolo 37 Contributo in conto interessi 
Articolo 38 Apertura al pubblico degli immobili oggetto di interventi conservativi 
Articolo 39 Interventi conservativi su beni dello Stato 
Articolo 40 Interventi conservativi su beni delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali 
Articolo 41 Obblighi di versamento agli Archivi di Stato dei documenti 
conservati dalle amministrazioni statali 
Articolo 42 Conservazione degli archivi storici di organi costituzionali 
Articolo 43 Custodia coattiva 
Articolo 44 Comodato e deposito di beni culturali 
Sezione III Altre forme di protezione 
Articolo 45 Prescrizioni di tutela indiretta 
Articolo 46 Procedimento per la tutela indiretta 
Articolo 47 Notifica delle prescrizioni di tutela indiretta e ricorso amministrativo 
Articolo 48 Autorizzazione per mostre ed esposizioni 
Articolo 49 Manifesti e cartelli pubblicitari 
Articolo 50 Distacco di beni culturali 
Articolo 51 Studi d’artista 
Articolo 52 Esercizio del commercio in aree di valore culturale 
Capo IV Circolazione in ambito nazionale 
Sezione I Alienazione e altri modi di trasmissione 
Articolo 53 Beni del demanio culturale 
Articolo 54 Beni inalienabili 
Articolo 55 Alienabilità di immobili appartenenti al demanio culturale 
Articolo 56 Altre alienazioni soggette ad autorizzazione 
Articolo 57 Regime dell’autorizzazione ad alienare 
Articolo 58 Autorizzazione alla permuta 
Articolo 59 Denuncia di trasferimento 
Sezione II Prelazione 
Articolo 60 Acquisto in via di prelazione 
Articolo 61 Condizioni della prelazione 
Articolo 62 Procedimento per la prelazione 
Sezione III Commercio 
Articolo 63 Obbligo di denuncia dell’attività commerciale e di tenuta del registro. Obbligo di 
denuncia della vendita o dell’acquisto di documenti 
Articolo 64 Attestati di autenticità e di provenienza 
Capo V Circolazione in ambito internazionale 
Sezione I Uscita dal territorio nazionale e ingresso nel territorio nazionale 
Articolo 65 Uscita definitiva 
Articolo 66 Uscita temporanea per manifestazioni 
Articolo 67 Altri casi di uscita temporanea 
Articolo 68 Attestato di libera circolazione 
Articolo 69 Ricorso amministrativo avverso il diniego di attestato 
Articolo 70 Acquisto coattivo 
Articolo 71 Attestato di circolazione temporanea 
Articolo 72 Ingresso nel territorio nazionale 
Sezione II Esportazione dal territorio dell’Unione europea 
Articolo 73 Denominazioni 
Articolo 74 Esportazione di beni culturali dal territorio dell’Unione europea 
Sezione III Restituzione di beni culturali illecitamente usciti dal territorio 
di uno Stato membro dell’Unione europea 
Articolo 75 Restituzione 
Articolo 76 Assistenza e collaborazione a favore degli Stati membri dell’Unione europea 
Articolo 77 Azione di restituzione 
2?Articolo 78 Termini di decadenza e di prescrizione dell’azione 
Articolo 79 Indennizzo 
Articolo 80 Pagamento dell’indennizzo 
Articolo 81 Oneri per l’assistenza e la collaborazione 
Articolo 82 Azione di restituzione a favore dell’Italia 
Articolo 83 Destinazione del bene restituito 
Articolo 84 Informazioni alla Commissione europea e al Parlamento nazionale 
Articolo 85 Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti 
Articolo 86 Accordi con gli altri Stati membri dell’Unione europea 
Sezione IV Convenzione UNIDROIT 
Articolo 87 Beni culturali rubati o illecitamente esportati 
Capo VI Ritrovamenti e scoperte 
Sezione I Ricerche e rinvenimenti fortuiti nell’ambito del territorio nazionale 
Articolo 88 Attività di ricerca 
Articolo 89 Concessione di ricerca 
Articolo 90 Scoperte fortuite 
Articolo 91 Appartenenza e qualificazione delle cose ritrovate 
Articolo 92 Premio per i ritrovamenti 
Articolo 93 Determinazione del premio 
Sezione II Ricerche e rinvenimenti fortuiti nella zona contigua al mare territoriale 
Articolo 94 Convenzione UNESCO 
Capo VII Espropriazione 
Articolo 95 Espropriazione di beni culturali 
Articolo 96 Espropriazione per fini strumentali 
Articolo 97 Espropriazione per interesse archeologico 
Articolo 98 Dichiarazione di pubblica utilità 
Articolo 99 Indennità di esproprio per i beni culturali 
Articolo 100 Rinvio a norme generali 
TITOLO II Fruizione e valorizzazione 
Capo I Fruizione dei beni culturali 
Sezione I Principi generali 
Articolo 101 Istituti e luoghi della cultura 
Articolo 102 Fruizione degli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica 
Articolo 103 Accesso agli istituti ed ai luoghi della cultura 
Articolo 104 Fruizione di beni culturali di proprietà privata 
Articolo 105 Diritti di uso e godimento pubblico 
Sezione II Uso dei beni culturali 
Articolo 106 Uso individuale di beni culturali 
Articolo 107 Uso strumentale e precario e riproduzione di beni culturali 
Articolo 108 Canoni di concessione, corrispettivi di riproduzione, cauzione 
Articolo 109 Catalogo di immagini fotografiche e di riprese di beni culturali 
Articolo 110 Incasso e riparto di proventi 
Capo II Principi della valorizzazione dei beni culturali 
Articolo 111 Attività di valorizzazione 
Articolo 112 Valorizzazione dei beni culturali di appartenenza pubblica 
Articolo 113 Valorizzazione dei beni culturali di proprietà privata 
Articolo 114 Livelli di qualità della valorizzazione 
Articolo 115 Forme di gestione 
Articolo 116 Tutela dei beni culturali conferiti o concessi in uso 
Articolo 117 Servizi aggiuntivi 
Articolo 118 Promozione di attività di studio e ricerca 
Articolo 119 Diffusione della conoscenza del patrimonio culturale nelle scuole 
Articolo 120 Sponsorizzazione di beni culturali 
Articolo 121 Accordi con le fondazioni bancarie 
Capo III Consultabilità dei documenti degli archivi e tutela della riservatezza 
3?Articolo 122 Archivi di Stato e archivi storici degli enti pubblici: consultabilità dei documenti 
Articolo 123 Archivi di Stato e archivi storici degli enti pubblici: consultabilità dei documenti 
riservati 
Articolo 124 Consultabilità a scopi storici degli archivi correnti 
Articolo 125 Declaratoria di riservatezza 
Articolo 126 Protezione di dati personali 
Articolo 127 Consultabilità degli archivi privati 
TITOLO III Norme transitorie e finali 
Articolo 128 Notifiche effettuate a norma della legislazione precedente 
Articolo 129 Provvedimenti legislativi particolari 
Articolo 130 Disposizioni regolamentari precedenti 
PARTE TERZA Beni paesaggistici 
TITOLO I Tutela e valorizzazione 
Capo I Disposizioni generali 
Articolo 131 Salvaguardia dei valori del paesaggio 
Articolo 132 Cooperazione tra amministrazioni pubbliche 
Articolo 133 Convenzioni internazionali 
Articolo 134 Beni paesaggistici 
Articolo 135 Pianificazione paesaggistica 
Capo II Individuazione dei beni paesaggistici 
Articolo 136 Immobili ed aree di notevole interesse pubblico 
Articolo 137 Commissioni provinciali 
Articolo 138 Proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico 
Articolo 139 Partecipazione al procedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico 
Articolo 140 Dichiarazione di notevole interesse pubblico e relative misure di conoscenza 
Articolo 141 Provvedimenti ministeriali 
Articolo 142 Aree tutelate per legge 
Capo III Pianificazione paesaggistica 
Articolo 143 Piano paesaggistico 
Articolo 144 Pubblicità e partecipazione 
Articolo 145 Coordinamento della pianificazione paesaggistica con altri strumenti di 
pianificazione 
Capo IV Controllo e gestione dei beni soggetti a tutela 
Articolo 146 Autorizzazione 
Articolo 147 Autorizzazione per opere da eseguirsi da parte di amministrazioni statali 
Articolo 149 Interventi non soggetti ad autorizzazione 
Articolo 150 Inibizione o sospensione dei lavori 
Articolo 151 Rimborso spese a seguito della sospensione dei lavori 
Articolo 152 Interventi soggetti a particolari prescrizioni 
Articolo 153 Cartelli pubblicitari 
Articolo 154 Colore delle facciate dei fabbricati 
Articolo 155 Vigilanza 
Capo V Disposizioni di prima applicazione e transitorie 
Articolo 156 Verifica e adeguamento dei piani paesaggistici 
Articolo 157 Notifiche eseguite, elenchi compilati, provvedimenti e atti emessi ai sensi della 
normativa previgente 
Articolo 158 Disposizioni regionali di attuazione 
Articolo 159 Procedimento di autorizzazione in via transitoria 
PARTE QUARTA Sanzioni 
TITOLO I Sanzioni amministrative 
Capo I Sanzioni relative alla Parte seconda 
Articolo 160 Ordine di reintegrazione 
Articolo 161 Danno a cose ritrovate 
Articolo 162 Violazioni in materia di affissione 
4?Articolo 163 Perdita di beni culturali 
Articolo 164 Violazioni in atti giuridici 
Articolo 165 Violazione di disposizioni in materia di circolazione internazionale 
Articolo 166 Omessa restituzione di documenti per l’esportazione 
Capo II Sanzioni relative alla Parte terza 
Articolo 167 Ordine di rimessione in pristino o di versamento di indennità pecuniaria 
Articolo 168 Violazione in materia di affissione 
TITOLO II Sanzioni penali 
Capo I Sanzioni relative alla Parte seconda 
Articolo 169 Opere illecite 
Articolo 170 Uso illecito 
Articolo 171 Collocazione e rimozione illecita 
Articolo 172 Inosservanza delle prescrizioni di tutela indiretta 
Articolo 173 Violazioni in materia di alienazione 
Articolo 174 Uscita o esportazione illecite 
Articolo 175 Violazioni in materia di ricerche archeologiche 
Articolo 176 Impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato 
Articolo 177 Collaborazione per il recupero di beni culturali 
Articolo 178 Contraffazione di opere d’arte 
Articolo 179 Casi di non punibilità 
Articolo 180 Inosservanza dei provvedimenti amministrativi 
Capo II Sanzioni relative alla Parte terza 
Articolo 181 Opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da essa 
PARTE QUINTA Disposizioni transitorie, abrogazioni ed entrata 
in vigore 
Articolo 182 Disposizioni transitorie 
Articolo 183 Disposizioni finali 
Articolo 184 Norme abrogate 
5?DECRETO LEGISLATIVO recante il 
“CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO”, 
ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137. 
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 
VISTI gli articoli 76, 87, 117 e 118 della Costituzione; 
VISTO l’articolo 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400; 
VISTO il decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368, recante istituzione del Ministero per i 
beni e le attività culturali, a norma dell’articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59, e 
successive modifiche e integrazioni; 
VISTO il decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, recante Testo unico delle disposizioni 
legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell’articolo 1 della legge 8 
ottobre 1997, n. 352; 
VISTO l’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137; 
VISTA la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 
29 settembre 2003; 
ACQUISITO il parere della Conferenza unificata, istituita ai sensi del decreto legislativo 
28 agosto 1997, n. 281; 
ACQUISITI i pareri delle competenti commissioni del Senato della Repubblica e della 
Camera dei deputati; 
VISTA la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 16 gennaio 
2004; 
Sulla proposta del Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro per 
gli affari regionali; 
EMANA 
il seguente decreto legislativo: 
Art. 1. 
1. E’ approvato l’unito codice dei beni culturali e del paesaggio, composto di 184 articoli e 
dell’allegato A, vistato dal Ministro proponente. 
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta 
ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di 
osservarlo e di farlo osservare. 
Dato a Roma, addì … 
6?PARTE PRIMA 
Disposizioni generali 
Articolo 1 
Principi 
1. In attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, la Repubblica tutela e valorizza il patrimonio 
culturale in coerenza con le attribuzioni di cui all’articolo 117 della Costituzione e secondo le 
disposizioni del presente codice. 
2. La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della 
comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura. 
3. Lo Stato, le regioni, le città metropolitane, le province e i comuni assicurano e sostengono la 
conservazione del patrimonio culturale e ne favoriscono la pubblica fruizione e la valorizzazione. 
4. Gli altri soggetti pubblici, nello svolgimento della loro attività, assicurano la conservazione e la 
pubblica fruizione del loro patrimonio culturale. 
5. I privati proprietari, possessori o detentori di beni appartenenti al patrimonio culturale sono 
tenuti a garantirne la conservazione. 
6. Le attività concernenti la conservazione, la fruizione e la valorizzazione del patrimonio culturale 
indicate ai commi 3, 4 e 5 sono svolte in conformità alla normativa di tutela. 
Articolo 2 
Patrimonio culturale 
1. Il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici. 
2. Sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli articoli 10 e 11, presentano 
interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre 
cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà. 
3. Sono beni paesaggistici gli immobili e le aree indicati all’articolo 134, costituenti espressione dei 
valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati 
dalla legge o in base alla legge. 
4. I beni del patrimonio culturale di appartenenza pubblica sono destinati alla fruizione della 
collettività, compatibilmente con le esigenze di uso istituzionale e sempre che non vi ostino ragioni 
di tutela. 
Articolo 3 
Tutela del patrimonio culturale 
1. La tutela consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette, sulla base 
di un’adeguata attività conoscitiva, ad individuare i beni costituenti il patrimonio culturale ed a 
garantirne la protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione. 
2. L’esercizio delle funzioni di tutela si esplica anche attraverso provvedimenti volti a conformare 
e regolare diritti e comportamenti inerenti al patrimonio culturale. 
7?Articolo 4 
Funzioni dello Stato in materia di tutela del patrimonio culturale 
1. Al fine di garantire l’esercizio unitario delle funzioni di tutela, ai sensi dell’articolo 118 della 
Costituzione, le funzioni stesse sono attribuite al Ministero per i beni e le attività culturali, di 
seguito denominato «Ministero», che le esercita direttamente o ne può conferire l’esercizio alle 
regioni, tramite forme di intesa e coordinamento ai sensi dell’articolo 5, commi 3 e 4. Sono fatte 
salve le funzioni già conferite alle regioni ai sensi dei commi 2 e 6 del medesimo articolo 5. 
2. Il Ministero esercita le funzioni di tutela sui beni culturali di appartenenza statale anche se in 
consegna o in uso ad amministrazioni o soggetti diversi dal Ministero. 
Articolo 5 
Cooperazione delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali 
in materia di tutela del patrimonio culturale 
1. Le regioni, nonché i comuni, le città metropolitane e le province, di seguito denominati «altri 
enti pubblici territoriali», cooperano con il Ministero nell’esercizio delle funzioni di tutela in 
conformità a quanto disposto dal Titolo I della Parte seconda del presente codice. 
2. Le funzioni di tutela previste dal presente codice che abbiano ad oggetto manoscritti, autografi, 
carteggi, documenti, incunaboli, raccolte librarie non appartenenti allo Stato o non sottoposte alla 
tutela statale, nonché libri, stampe e incisioni non appartenenti allo Stato, sono esercitate dalle 
regioni. 
3. Sulla base di specifici accordi od intese e previo parere della Conferenza permanente per i 
rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, di seguito denominata 
«Conferenza Stato-regioni», le regioni possono esercitare le funzioni di tutela anche su raccolte 
librarie private, nonché su carte geografiche, spartiti musicali, fotografie, pellicole o altro materiale 
audiovisivo, con relativi negativi e matrici, non appartenenti allo Stato. 
4. Nelle forme previste dal comma 3 e sulla base dei principi di differenziazione ed adeguatezza, 
possono essere individuate ulteriori forme di coordinamento in materia di tutela con le regioni che 
ne facciano richiesta. 
5. Gli accordi o le intese possono prevedere particolari forme di cooperazione con gli altri enti 
pubblici territoriali. 
6. Le funzioni amministrative di tutela dei beni paesaggistici sono conferite alle regioni secondo 
le disposizioni di cui alla Parte terza del presente codice. 
7. Relativamente alle funzioni di cui ai commi 2, 3, 4, 5 e 6, il Ministero esercita le potestà di 
indirizzo e di vigilanza e il potere sostitutivo in caso di perdurante inerzia o inadempienza. 
Articolo 6 
Valorizzazione del patrimonio culturale 
1. La valorizzazione consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a 
promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di 
utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso. Essa comprende anche la promozione ed il 
sostegno degli interventi di conservazione del patrimonio culturale. 
2. La valorizzazione è attuata in forme compatibili con la tutela e tali da non pregiudicarne le 
esigenze. 
3. La Repubblica favorisce e sostiene la partecipazione dei soggetti privati, singoli o associati, alla 
valorizzazione del patrimonio culturale. 
8?Articolo 7 
Funzioni e compiti in materia di valorizzazione del patrimonio culturale 
1. Il presente codice fissa i principi fondamentali in materia di valorizzazione del patrimonio 
culturale. Nel rispetto di tali principi le regioni esercitano la propria potestà legislativa. 
2. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali perseguono il coordinamento, 
l’armonizzazione e l’integrazione delle attività di valorizzazione dei beni pubblici. 
Articolo 8 
Regioni e province ad autonomia speciale 
1. Nelle materie disciplinate dal presente codice restano ferme le potestà attribuite alle regioni a 
statuto speciale ed alle province autonome di Trento e Bolzano dagli statuti e dalle relative norme 
di attuazione. 
Articolo 9 
Beni culturali di interesse religioso 
1. Per i beni culturali di interesse religioso appartenenti ad enti ed istituzioni della Chiesa cattolica 
o di altre confessioni religiose, il Ministero e, per quanto di competenza, le regioni provvedono, 
relativamente alle esigenze di culto, d’accordo con le rispettive autorità. 
2. Si osservano, altresì, le disposizioni stabilite dalle intese concluse ai sensi dell’articolo 12 
dell’Accordo di modificazione del Concordato lateranense firmato il 18 febbraio 1984, ratificato e 
reso esecutivo con legge 25 marzo 1985, n. 121, ovvero dalle leggi emanate sulla base delle intese 
sottoscritte con le confessioni religiose diverse dalla cattolica, ai sensi dell’articolo 8, comma 3, 
della Costituzione. 
PARTE SECONDA 
Beni culturali 
TITOLO I 
Tutela 
Capo I 
Oggetto della tutela 
Articolo 10 
Beni culturali 
1. Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti 
pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private 
senza fine di lucro, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico. 
2. Sono inoltre beni culturali: 
9?a) le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi espositivi dello Stato, delle regioni, 
degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico; 
b) gli archivi e i singoli documenti dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, 
nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico; 
c) le raccolte librarie delle biblioteche dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici 
territoriali, nonché di ogni altro ente e istituto pubblico. 
3. Sono altresì beni culturali, quando sia intervenuta la dichiarazione prevista dall’articolo 13: 
a) le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o 
etnoantropologico particolarmente importante, appartenenti a soggetti diversi da quelli indicati al 
comma 1; 
b) gli archivi e i singoli documenti, appartenenti a privati, che rivestono interesse storico 
particolarmente importante; 
c) le raccolte librarie, appartenenti a privati, di eccezionale interesse culturale; 
d) le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse 
particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della 
letteratura, dell’arte e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia 
delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose; 
e) le collezioni o serie di oggetti, a chiunque appartenenti, che, per tradizione, fama e 
particolari caratteristiche ambientali, rivestono come complesso un eccezionale interesse artistico o 
storico. 
4. Sono comprese tra le cose indicate al comma 1 e al comma 3, lettera a): 
a) le cose che interessano la paleontologia, la preistoria e le primitive civiltà; 
b) le cose di interesse numismatico; 
c) i manoscritti, gli autografi, i carteggi, gli incunaboli, nonché i libri, le stampe e le incisioni, 
con relative matrici, aventi carattere di rarità e di pregio; 
d) le carte geografiche e gli spartiti musicali aventi carattere di rarità e di pregio; 
e) le fotografie, con relativi negativi e matrici, le pellicole cinematografiche ed i supporti 
audiovisivi in genere, aventi carattere di rarità e di pregio; 
f) le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico; 
g) le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico; 
h) i siti minerari di interesse storico od etnoantropologico; 
i) le navi e i galleggianti aventi interesse artistico, storico od etnoantropologico; 
l) le tipologie di architettura rurale aventi interesse storico od etnoantropologico quali 
testimonianze dell’economia rurale tradizionale. 
5. Salvo quanto disposto dagli articoli 64 e 178, non sono soggette alla disciplina del presente 
Titolo le cose indicate al comma 1 e al comma 3, lettere a) ed e), che siano opera di autore vivente 
o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquanta anni. 
Articolo 11 
Beni oggetto di specifiche disposizioni di tutela 
1. Fatta salva l’applicazione dell’articolo 10, qualora ne ricorrano presupposti e condizioni, sono 
beni culturali, in quanto oggetto di specifiche disposizioni del presente Titolo: 
a) gli affreschi, gli stemmi, i graffiti, le lapidi, le iscrizioni, i tabernacoli e gli altri ornamenti 
di edifici, esposti o non alla pubblica vista, di cui all’articolo 50, comma 1; 
b) gli studi d’artista, di cui all’articolo 51; 
c) le aree pubbliche di cui all’articolo 52; 
d) le opere di pittura, di scultura, di grafica e qualsiasi oggetto d’arte di autore vivente o la cui 
esecuzione non risalga ad oltre cinquanta anni, di cui agli articoli 64 e 65; 
e) le opere dell’architettura contemporanea di particolare valore artistico, di cui all’articolo 
37; 
f) le fotografie, con relativi negativi e matrici, gli esemplari di opere cinematografiche, 
audiovisive o di sequenze di immagini in movimento, le documentazioni di manifestazioni, sonore 
10?o verbali, comunque realizzate, la cui produzione risalga ad oltre venticinque anni, di cui 
all’articolo 65; 
g) i mezzi di trasporto aventi più di settantacinque anni, di cui agli articoli 65 e 67, comma 2; 
h) i beni e gli strumenti di interesse per la storia della scienza e della tecnica aventi più di 
cinquanta anni, di cui all’articolo 65; 
i) le vestigia individuate dalla vigente normativa in materia di tutela del patrimonio storico 
della Prima guerra mondiale, di cui all’articolo 50, comma 2. 
Articolo 12 
Verifica dell’interesse culturale 
1. Le cose immobili e mobili indicate all’articolo 10, comma 1, che siano opera di autore non più 
vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni, sono sottoposte alle disposizioni del 
presente Titolo fino a quando non sia stata effettuata la verifica di cui al comma 2. 
2. I competenti organi del Ministero, d’ufficio o su richiesta formulata dai soggetti cui le cose 
appartengono e corredata dai relativi dati conoscitivi, verificano la sussistenza dell’interesse 
artistico, storico, archeologico o etnoantropologico nelle cose di cui al comma 1, sulla base di 
indirizzi di carattere generale stabiliti dal Ministero medesimo al fine di assicurare uniformità di 
valutazione. 
3. Per i beni immobili dello Stato, la richiesta di cui al comma 2 è corredata da elenchi dei beni e 
dalle relative schede descrittive. I criteri per la predisposizione degli elenchi, le modalità di 
redazione delle schede descrittive e di trasmissione di elenchi e schede sono stabiliti con decreto del 
Ministero adottato di concerto con l’Agenzia del demanio e, per i beni immobili in uso 
all’amministrazione della difesa, anche con il concerto della competente direzione generale dei 
lavori e del demanio. Il Ministero fissa, con propri decreti, i criteri e le modalità per la 
predisposizione e la presentazione delle richieste di verifica, e della relativa documentazione 
conoscitiva, da parte degli altri soggetti di cui al comma 1. 
4. Qualora nelle cose sottoposte a verifica non sia stato riscontrato l’interesse di cui al comma 2, le 
cose medesime sono escluse dall’applicazione delle disposizioni del presente Titolo. 
5. Nel caso di verifica con esito negativo su cose appartenenti al demanio dello Stato, delle regioni 
e degli altri enti pubblici territoriali, la scheda contenente i relativi dati è trasmessa ai competenti 
uffici affinché ne dispongano la sdemanializzazione qualora, secondo le valutazioni 
dell’amministrazione interessata, non vi ostino altre ragioni di pubblico interesse. 
6. Le cose di cui al comma 3 e quelle di cui al comma 4 per le quali si sia proceduto alla 
sdemanializzazione sono liberamente alienabili, ai fini del presente codice. 
7. L’accertamento dell’interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico, effettuato in 
conformità agli indirizzi generali di cui al comma 2, costituisce dichiarazione ai sensi dell’articolo 
13 ed il relativo provvedimento è trascritto nei modi previsti dall’articolo 15, comma 2. I beni 
restano definitivamente sottoposti alle disposizioni del presente Titolo. 
8. Le schede descrittive degli immobili di proprietà dello Stato oggetto di verifica con esito 
positivo, integrate con il provvedimento di cui al comma 7, confluiscono in un archivio informatico 
accessibile al Ministero e all’Agenzia del demanio, per finalità di monitoraggio del patrimonio 
immobiliare e di programmazione degli interventi in funzione delle rispettive competenze 
istituzionali. 
9. Le disposizioni del presente articolo si applicano alle cose di cui al comma 1 anche qualora i 
soggetti cui esse appartengono mutino in qualunque modo la loro natura giuridica. 
10. Resta fermo quanto disposto dall’articolo 27, commi 8, 10, 12, 13 e 13-bis, del decreto legge 30 
settembre 2003, n. 269, convertito con modificazioni nella legge 24 novembre 2003, n. 226. 
11?Articolo 13 
Dichiarazione dell’interesse culturale 
1. La dichiarazione accerta la sussistenza, nella cosa che ne forma oggetto, dell’interesse richiesto 
dall’articolo 10, comma 3. 
2. La dichiarazione non è richiesta per i beni di cui all’articolo 10, comma 2. Tali beni rimangono 
sottoposti a tutela anche qualora i soggetti cui essi appartengono mutino in qualunque modo la loro 
natura giuridica. 
Articolo 14 
Procedimento di dichiarazione 
1. Il soprintendente avvia il procedimento per la dichiarazione dell’interesse culturale, anche su 
motivata richiesta della regione e di ogni altro ente territoriale interessato, dandone comunicazione 
al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo della cosa che ne forma oggetto. 
2. La comunicazione contiene gli elementi di identificazione e di valutazione della cosa risultanti 
dalle prime indagini, l’indicazione degli effetti previsti dal comma 4, nonché l’indicazione del 
termine, comunque non inferiore a trenta giorni, per la presentazione di eventuali osservazioni. 
3. Se il procedimento riguarda complessi immobiliari, la comunicazione è inviata anche al comune 
o alla città metropolitana. 
4. La comunicazione comporta l’applicazione, in via cautelare, delle disposizioni previste dal Capo 
II, dalla sezione I del Capo III e dalla sezione I del Capo IV del presente Titolo. 
5. Gli effetti indicati al comma 4 cessano alla scadenza del termine del procedimento di 
dichiarazione, che il Ministero stabilisce a norma dell’articolo 2, comma 2, della legge 7 agosto 
1990, n. 241. 
6. La dichiarazione dell’interesse culturale è adottata dal Ministero. 
Articolo 15 
Notifica della dichiarazione 
1. La dichiarazione prevista dall’articolo 13 è notificata al proprietario, possessore o detentore a 
qualsiasi titolo della cosa che ne forma oggetto, tramite messo comunale o a mezzo posta 
raccomandata con avviso di ricevimento. 
2. Ove si tratti di cose soggette a pubblicità immobiliare o mobiliare, il provvedimento di 
dichiarazione è trascritto, su richiesta del soprintendente, nei relativi registri ed ha efficacia nei 
confronti di ogni successivo proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo. 
Articolo 16 
Ricorso amministrativo avverso la dichiarazione 
1. Avverso la dichiarazione di cui all’articolo 13 è ammesso ricorso al Ministero, per motivi di 
legittimità e di merito, entro trenta giorni dalla notifica della dichiarazione. 
2. La proposizione del ricorso comporta la sospensione degli effetti del provvedimento impugnato. 
Rimane ferma l’applicazione, in via cautelare, delle disposizioni previste dal Capo II, dalla sezione 
I del Capo III e dalla sezione I del Capo IV del presente Titolo. 
3. Il Ministero, sentito il competente organo consultivo, decide sul ricorso entro il termine di 
novanta giorni dalla presentazione dello stesso. 
4. Il Ministero, qualora accolga il ricorso, annulla o riforma l’atto impugnato. 
12?5. Si applicano le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 1971, n. 
1199. 
Articolo 17 
Catalogazione 
1. Il Ministero, con il concorso delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali, assicura la 
catalogazione dei beni culturali e coordina le relative attività. 
2. Le procedure e le modalità di catalogazione sono stabilite con decreto ministeriale. A tal fine il 
Ministero, con il concorso delle regioni, individua e definisce metodologie comuni di raccolta, 
scambio, accesso ed elaborazione dei dati a livello nazionale e di integrazione in rete delle banche 
dati dello Stato, delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali. 
3. Il Ministero e le regioni, anche con la collaborazione delle università, concorrono alla 
definizione di programmi concernenti studi, ricerche ed iniziative scientifiche in tema di 
metodologie di catalogazione e inventariazione. 
4. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, con le modalità di cui al decreto 
ministeriale previsto al comma 2, curano la catalogazione dei beni culturali loro appartenenti e, 
previe intese con gli enti proprietari, degli altri beni culturali. 
5. I dati di cui al presente articolo affluiscono al catalogo nazionale dei beni culturali. 
6. La consultazione dei dati concernenti le dichiarazioni emesse ai sensi dell’articolo 13 è 
disciplinata in modo da garantire la sicurezza dei beni e la tutela della riservatezza. 
Capo II 
Vigilanza e ispezione 
Articolo 18 
Vigilanza 
1. La vigilanza sui beni culturali compete al Ministero. 
2. La vigilanza sulle cose indicate all’articolo 12, comma 1, di appartenenza statale, da chiunque 
siano tenute in uso o in consegna, è esercitata direttamente dal Ministero. Per l’esercizio dei poteri 
di vigilanza sulle cose indicate all’articolo 12, comma 1, appartenenti alle regioni e agli altri enti 
pubblici territoriali, il Ministero procede anche mediante forme di intesa e di coordinamento con le 
regioni. 
Articolo 19 
Ispezione 
1. I soprintendenti possono procedere in ogni tempo, con preavviso non inferiore a cinque giorni, 
fatti salvi i casi di estrema urgenza, ad ispezioni volte ad accertare l’esistenza e lo stato di 
conservazione e di custodia dei beni culturali. 
13?Capo III 
Protezione e conservazione 
Sezione I 
Misure di protezione 
Articolo 20 
Interventi vietati 
1. I beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il 
loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione. 
2. Gli archivi non possono essere smembrati. 
Articolo 21 
Interventi soggetti ad autorizzazione 
1. Sono subordinati ad autorizzazione del Ministero: 
a) la demolizione delle cose costituenti beni culturali, anche con successiva ricostituzione; 
b) lo spostamento, anche temporaneo, dei beni culturali, salvo quanto previsto ai commi 2 e 3; 
c) lo smembramento di collezioni, serie e raccolte; 
d) lo scarto dei documenti degli archivi pubblici e degli archivi privati per i quali sia 
intervenuta la dichiarazione ai sensi dell’articolo 13; 
e) il trasferimento ad altre persone giuridiche di complessi organici di documentazione di 
archivi pubblici, nonché di archivi di soggetti giuridici privati. 
2. Lo spostamento di beni culturali, dipendente dal mutamento di dimora o di sede del detentore, è 
preventivamente denunciato al soprintendente, che, entro trenta giorni dal ricevimento della 
denuncia, può prescrivere le misure necessarie perché i beni non subiscano danno dal trasporto. 
3. Lo spostamento degli archivi correnti dello Stato e degli enti ed istituti pubblici non è soggetto 
ad autorizzazione. 
4. Fuori dei casi di cui ai commi precedenti, l’esecuzione di opere e lavori di qualunque genere su 
beni culturali è subordinata ad autorizzazione del soprintendente. 
5. L’autorizzazione è resa su progetto o, qualora sufficiente, su descrizione tecnica dell’intervento, 
presentati dal richiedente, e può contenere prescrizioni. 
Articolo 22 
Procedimento di autorizzazione per interventi di edilizia 
1. Fuori dei casi previsti dagli articoli 25 e 26, l’autorizzazione prevista dall’articolo 21, comma 4, 
relativa ad interventi in materia di edilizia pubblica e privata è rilasciata entro il termine di 
centoventi giorni dalla ricezione della richiesta da parte della soprintendenza. 
2. Qualora la soprintendenza chieda chiarimenti o elementi integrativi di giudizio, il termine 
indicato al comma 1 è sospeso fino al ricevimento della documentazione richiesta. 
3. Ove la soprintendenza proceda ad accertamenti di natura tecnica, dandone preventiva 
comunicazione al richiedente, il termine indicato al comma 1 è sospeso fino all’acquisizione delle 
risultanze degli accertamenti d’ufficio e comunque per non più di trenta giorni. 
4. Decorso inutilmente il termine di cui ai commi 2 e 3, il richiedente può diffidare 
l’amministrazione a provvedere. La richiesta di autorizzazione si intende accolta ove 
l’amministrazione non provveda nei trenta giorni successivi al ricevimento della diffida. 
14?Articolo 23 
Procedure edilizie semplificate 
1. Qualora gli interventi autorizzati ai sensi dell’articolo 21 necessitino anche di titolo abilitativo in 
materia edilizia, è possibile il ricorso alla denuncia di inizio attività, nei casi previsti dalla legge. A 
tal fine l’interessato, all’atto della denuncia, trasmette al comune l’autorizzazione conseguita, 
corredata dal relativo progetto. 
Articolo 24 
Interventi su beni pubblici 
1. Per gli interventi su beni culturali pubblici da eseguirsi da parte di amministrazioni dello Stato, 
delle regioni, di altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico, 
l’autorizzazione necessaria ai sensi dell’articolo 21 può essere espressa nell’ambito di accordi tra il 
Ministero ed il soggetto pubblico interessato. 
Articolo 25 
Conferenza di servizi 
1. Nei procedimenti relativi ad opere o lavori incidenti su beni culturali, ove si ricorra alla 
conferenza di servizi, l’autorizzazione necessaria ai sensi dell’articolo 21 è rilasciata in quella sede 
dal competente organo del Ministero con dichiarazione motivata, acquisita al verbale della 
conferenza e contenente le eventuali prescrizioni impartite per la realizzazione del progetto. 
2. Qualora l’organo ministeriale esprima motivato dissenso, l’amministrazione procedente può 
richiedere la determinazione di conclusione del procedimento al Presidente del Consiglio dei 
ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri. 
3. Il destinatario della determinazione conclusiva favorevole adottata in conferenza di servizi 
informa il Ministero dell’avvenuto adempimento delle prescrizioni da quest’ultimo impartite. 
Articolo 26 
Valutazione di impatto ambientale 
1. Per i progetti di opere da sottoporre a valutazione di impatto ambientale, l’autorizzazione 
prevista dall’articolo 21 è espressa dal Ministero in sede di concerto per la pronuncia sulla 
compatibilità ambientale, sulla base del progetto definitivo da presentarsi ai fini della valutazione 
medesima. 
2. Qualora dall’esame del progetto effettuato a norma del comma 1 risulti che l’opera non è in 
alcun modo compatibile con le esigenze di protezione dei beni culturali sui quali essa è destinata ad 
incidere, il Ministero si pronuncia negativamente, dandone comunicazione al Ministero 
dell’ambiente e della tutela del territorio. In tal caso, la procedura di valutazione di impatto 
ambientale si considera conclusa negativamente. 
3. Se nel corso dei lavori risultano comportamenti contrastanti con l’autorizzazione espressa nelle 
forme di cui al comma 1, tali da porre in pericolo l’integrità dei beni culturali soggetti a tutela, il 
soprintendente ordina la sospensione dei lavori. 
15?Articolo 27 
Situazioni di urgenza 
1. Nel caso di assoluta urgenza possono essere effettuati gli interventi provvisori indispensabili per 
evitare danni al bene tutelato, purché ne sia data immediata comunicazione alla soprintendenza, 
alla quale sono tempestivamente inviati i progetti degli interventi definitivi per la necessaria 
autorizzazione. 
Articolo 28 
Misure cautelari e preventive 
1. Il soprintendente può ordinare la sospensione di interventi iniziati contro il disposto degli 
articoli 20, 21, 25, 26 e 27 ovvero condotti in difformità dall’autorizzazione. 
2. Al soprintendente spetta altresì la facoltà di ordinare l’inibizione o la sospensione di interventi 
relativi alle cose indicate nell’articolo 10, anche quando per esse non siano ancora intervenute la 
verifica di cui all’articolo 12, comma 2, o la dichiarazione di cui all’articolo 13. 
3. L’ordine di cui al comma 2 si intende revocato se, entro trenta giorni dalla ricezione del 
medesimo, non è comunicato, a cura del soprintendente, l’avvio del procedimento di verifica o di 
dichiarazione. 
4. In caso di realizzazione di opere pubbliche ricadenti in aree di interesse archeologico, anche 
quando per esse non siano intervenute la verifica di cui all’articolo 12, comma 2, o la dichiarazione 
di cui all’articolo 13, il soprintendente può richiedere l’esecuzione di saggi archeologici preventivi 
sulle aree medesime a spese del committente dell’opera pubblica. 
Sezione II 
Misure di conservazione 
Articolo 29 
Conservazione 
1. La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e 
programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro. 
2. Per prevenzione si intende il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio 
connesse al bene culturale nel suo contesto. 
3. Per manutenzione si intende il complesso delle attività e degli interventi destinati al controllo 
delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell’integrità, dell’efficienza funzionale e 
dell’identità del bene e delle sue parti. 
4. Per restauro si intende l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni 
finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla 
trasmissione dei suoi valori culturali. Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a 
rischio sismico in base alla normativa vigente, il restauro comprende l’intervento di miglioramento 
strutturale. 
5. Il Ministero definisce, anche con il concorso delle regioni e con la collaborazione delle 
università e degli istituti di ricerca competenti, linee di indirizzo, norme tecniche, criteri e modelli 
di intervento in materia di conservazione dei beni culturali. 
6. Fermo quanto disposto dalla normativa in materia di progettazione ed esecuzione di opere su 
beni architettonici, gli interventi di manutenzione e restauro su beni culturali mobili e superfici 
decorate di beni architettonici sono eseguiti in via esclusiva da coloro che sono restauratori di beni 
culturali ai sensi della normativa in materia. 
16?7. I profili di competenza dei restauratori e degli altri operatori che svolgono attività 
complementari al restauro o altre attività di conservazione dei beni culturali mobili e delle superfici 
decorate di beni architettonici sono definiti con decreto del Ministro adottato ai sensi dell’articolo 
17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, d’intesa con la Conferenza Stato-regioni. 
8. Con decreto del Ministro adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge n. 400 del 1988 
di concerto con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, previo parere della 
Conferenza Stato-regioni, sono definiti i criteri ed i livelli di qualità cui si adegua l’insegnamento 
del restauro. 
9. L’insegnamento del restauro è impartito dalle scuole di alta formazione e di studio istituite ai 
sensi dell’articolo 9 del decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368, nonché dai centri di cui al 
comma 11 e dagli altri soggetti pubblici e privati accreditati presso lo Stato. Con decreto del 
Ministro adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge n. 400 del 1988 di concerto con il 
Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, previo parere della Conferenza Stato-regioni, 
sono individuati le modalità di accreditamento, i requisiti minimi organizzativi e di 
funzionamento dei soggetti di cui al presente comma, le modalità della vigilanza sullo svolgimento 
delle attività didattiche e dell’esame finale, cui partecipa almeno un rappresentante del Ministero, 
nonché le caratteristiche del corpo docente. 
10. La formazione delle figure professionali che svolgono attività complementari al restauro o altre 
attività di conservazione è assicurata da soggetti pubblici e privati ai sensi della normativa 
regionale. I relativi corsi si adeguano a criteri e livelli di qualità definiti con accordo in sede di 
Conferenza Stato-regioni, ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. 
11. Mediante appositi accordi o intese il Ministero e le regioni, anche con il concorso delle 
università e di altri soggetti pubblici e privati, possono istituire congiuntamente centri, anche a 
carattere interregionale, dotati di personalità giuridica, cui affidare attività di ricerca, 
sperimentazione, studio, documentazione ed attuazione di interventi di conservazione e restauro su 
beni culturali, di particolare complessità. Presso tali centri possono essere altresì istituite, ai sensi 
del comma 9, scuole di alta formazione per l’insegnamento del restauro. 
Articolo 30 
Obblighi conservativi 
1. Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico 
hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza. 
2. I soggetti indicati al comma 1 e le persone giuridiche private senza fine di lucro fissano i beni 
culturali di loro appartenenza, ad eccezione degli archivi correnti, nel luogo di loro destinazione nel 
modo indicato dal soprintendente. 
3. I privati proprietari, possessori o detentori di beni culturali sono tenuti a garantirne la 
conservazione. 
4. I soggetti indicati al comma 1 hanno l’obbligo di conservare i propri archivi nella loro organicità 
e di ordinarli, nonché di inventariare i propri archivi storici, costituiti dai documenti relativi agli 
affari esauriti da oltre quaranta anni. Allo stesso obbligo sono assoggettati i proprietari, possessori 
o detentori, a qualsiasi titolo, di archivi privati per i quali sia intervenuta la dichiarazione di cui 
all’articolo 13. 
Articolo 31 
Interventi conservativi volontari 
1. Il restauro e gli altri interventi conservativi su beni culturali ad iniziativa del proprietario, 
possessore o detentore a qualsiasi titolo sono autorizzati ai sensi dell’articolo 21. 
2. In sede di autorizzazione, il soprintendente si pronuncia, a richiesta dell’interessato, 
sull’ammissibilità dell’intervento ai contributi statali previsti dagli articoli 35 e 37 e certifica 
17?eventualmente il carattere necessario dell’intervento stesso ai fini della concessione delle 
agevolazioni tributarie previste dalla legge. 
Articolo 32 
Interventi conservativi imposti 
1. Il Ministero può imporre al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo gli interventi 
necessari per assicurare la conservazione dei beni culturali, ovvero provvedervi direttamente. 
2. Le disposizioni del comma 1 si applicano anche agli obblighi di cui all’articolo 30, comma 4. 
Articolo 33 
Procedura di esecuzione degli interventi conservativi imposti 
1. Ai fini dell’articolo 32 il soprintendente redige una relazione tecnica e dichiara la necessità degli 
interventi da eseguire. 
2. La relazione tecnica è inviata, insieme alla comunicazione di avvio del procedimento, al 
proprietario, possessore o detentore del bene, che può far pervenire le sue osservazioni entro trenta 
giorni dal ricevimento degli atti. 
3. Il soprintendente, se non ritiene necessaria l’esecuzione diretta degli interventi, assegna al 
proprietario, possessore o detentore un termine per la presentazione del progetto esecutivo delle 
opere da effettuarsi, conformemente alla relazione tecnica. 
4. Il progetto presentato è approvato dal soprintendente con le eventuali prescrizioni e con la 
fissazione del termine per l’inizio dei lavori. Per i beni immobili il progetto presentato è trasmesso 
dalla soprintendenza al comune o alla città metropolitana, che possono esprimere parere motivato 
entro trenta giorni dalla ricezione della comunicazione. 
5. Se il proprietario, possessore o detentore del bene non adempie all’obbligo di presentazione del 
progetto, o non provvede a modificarlo secondo le indicazioni del soprintendente nel termine da 
esso fissato, ovvero se il progetto è respinto, si procede con l’esecuzione diretta. 
6. In caso di urgenza, il soprintendente può adottare immediatamente le misure conservative 
necessarie. 
Articolo 34 
Oneri per gli interventi conservativi imposti 
1. Gli oneri per gli interventi su beni culturali, imposti o eseguiti direttamente dal Ministero ai sensi 
dell’articolo 32, sono a carico del proprietario, possessore o detentore. Tuttavia, se gli interventi 
sono di particolare rilevanza ovvero sono eseguiti su beni in uso o godimento pubblico, il Ministero 
può concorrere in tutto o in parte alla relativa spesa. In tal caso, determina l’ammontare dell’onere 
che intende sostenere e ne dà comunicazione all’interessato. 
2. Se le spese degli interventi sono sostenute dal proprietario, possessore o detentore, il Ministero 
provvede al loro rimborso, anche mediante l’erogazione di acconti ai sensi dell’articolo 36, commi 
2 e 3, nei limiti dell’ammontare determinato ai sensi del comma 1. 
3. Per le spese degli interventi sostenute direttamente, il Ministero determina la somma da porre a 
carico del proprietario, possessore o detentore, e ne cura il recupero nelle forme previste dalla 
normativa in materia di riscossione coattiva delle entrate patrimoniali dello Stato. 
18?Articolo 35 
Intervento finanziario del Ministero 
1. Il Ministero ha facoltà di concorrere alla spesa sostenuta dal proprietario, possessore o detentore 
del bene culturale per l’esecuzione degli interventi previsti dall’articolo 31, comma 1, per un 
ammontare non superiore alla metà della stessa. Se gli interventi sono di particolare rilevanza o 
riguardano beni in uso o godimento pubblico, il Ministero può concorrere alla spesa fino al suo 
intero ammontare. 
2. La disposizione del comma 1 si applica anche agli interventi sugli archivi storici previsti 
dall’articolo 30, comma 4. 
3. Per la determinazione della percentuale del contributo di cui al comma 1 si tiene conto di altri 
contributi pubblici e di eventuali contributi privati relativamente ai quali siano stati ottenuti 
benefici fiscali. 
Articolo 36 
Erogazione del contributo 
1. Il contributo è concesso dal Ministero a lavori ultimati e collaudati sulla spesa effettivamente 
sostenuta dal beneficiario. 
2. Possono essere erogati acconti sulla base degli stati di avanzamento dei lavori regolarmente 
certificati. 
3. Il beneficiario è tenuto alla restituzione degli acconti percepiti se gli interventi non sono stati, in 
tutto o in parte, regolarmente eseguiti. Per il recupero delle relative somme si provvede nelle forme 
previste dalla normativa in materia di riscossione coattiva delle entrate patrimoniali dello Stato. 
Articolo 37 
Contributo in conto interessi 
1. Il Ministero può concedere contributi in conto interessi sui mutui accordati da istituti di credito 
ai proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di beni culturali immobili per la realizzazione 
degli interventi conservativi autorizzati. 
2. Il contributo è concesso nella misura massima corrispondente agli interessi calcolati ad un tasso 
annuo di sei punti percentuali sul capitale erogato a titolo di mutuo. 
3. Il contributo è corrisposto direttamente dal Ministero all’istituto di credito secondo modalità da 
stabilire con convenzioni. 
4. Il contributo di cui al comma 1 può essere concesso anche per interventi conservativi su opere di 
architettura contemporanea di cui il soprintendente abbia riconosciuto, su richiesta del proprietario, 
il particolare valore artistico. 
Articolo 38 
Apertura al pubblico degli immobili oggetto di interventi conservativi 
1. Gli immobili restaurati o sottoposti ad altri interventi conservativi con il concorso totale o 
parziale dello Stato nella spesa, o per i quali siano stati concessi contributi in conto interessi, sono 
resi accessibili al pubblico secondo modalità fissate, caso per caso, da appositi accordi o 
convenzioni da stipularsi fra il Ministero ed i singoli proprietari all’atto della assunzione dell’onere 
della spesa ai sensi dell’articolo 34 o della concessione del contributo ai sensi dell’articolo 35. 
2. Gli accordi e le convenzioni stabiliscono i limiti temporali dell’obbligo di apertura al pubblico, 
tenendo conto della tipologia degli interventi, del valore artistico e storico degli immobili e dei beni 
19?in essi esistenti. Accordi e convenzioni sono trasmessi, a cura del soprintendente, al comune o alla 
città metropolitana nel cui territorio si trovano gli immobili. 
Articolo 39 
Interventi conservativi su beni dello Stato 
1. Il Ministero provvede alle esigenze di conservazione dei beni culturali di appartenenza statale, 
anche se in consegna o in uso ad amministrazioni diverse o ad altri soggetti, sentiti i medesimi. 
2. Salvo che non sia diversamente concordato, la progettazione e l’esecuzione degli interventi di 
cui al comma 1, relativi a beni immobili, sono assunte dall’amministrazione o dal soggetto 
medesimi, ferma restando la competenza del Ministero al rilascio dell’autorizzazione sul progetto 
ed alla vigilanza sui lavori. 
3. Per l’esecuzione degli interventi di cui al comma 1, relativi a beni immobili, il Ministero 
trasmette il progetto e comunica l’inizio dei lavori al comune o alla città metropolitana. 
Articolo 40 
Interventi conservativi su beni delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali 
1. Per i beni culturali appartenenti alle regioni e agli altri enti pubblici territoriali, le misure 
previste dall’articolo 32 sono disposte, salvo i casi di assoluta urgenza, in base ad accordi con 
l’ente interessato. 
2. Gli accordi possono riguardare anche i contenuti delle prescrizioni di cui all’articolo 30, 
comma 2. 
3. Gli interventi conservativi sui beni culturali che coinvolgono lo Stato, le regioni e gli altri enti 
pubblici territoriali nonché altri soggetti pubblici e privati, sono ordinariamente oggetto di 
preventivi accordi programmatici. 
Articolo 41 
Obblighi di versamento agli Archivi di Stato dei documenti 
conservati dalle amministrazioni statali 
1. Gli organi giudiziari e amministrativi dello Stato versano all’archivio centrale dello Stato e agli 
archivi di Stato i documenti relativi agli affari esauriti da oltre quarant’anni, unitamente agli 
strumenti che ne garantiscono la consultazione. Le liste di leva e di estrazione sono versate 
settant’anni dopo l’anno di nascita della classe cui si riferiscono. Gli archivi notarili versano gli atti 
notarili ricevuti dai notai che cessarono l’esercizio professionale anteriormente all’ultimo 
centennio. 
2. Il soprintendente all’archivio centrale dello Stato e i direttori degli archivi di Stato possono 
accettare versamenti di documenti più recenti, quando vi sia pericolo di dispersione o di 
danneggiamento. 
3. Nessun versamento può essere ricevuto se non sono state effettuate le operazioni di scarto. Le 
spese per il versamento sono a carico delle amministrazioni versanti. 
4. Gli archivi degli uffici statali soppressi e degli enti pubblici estinti sono versati all’archivio 
centrale dello Stato e agli archivi di Stato, a meno che non se ne renda necessario il trasferimento, 
in tutto o in parte, ad altri enti. 
5. Presso gli organi indicati nel comma 1 sono istituite commissioni, delle quali fanno parte 
rappresentanti del Ministero e del Ministero dell’interno, con il compito di vigilare sulla corretta 
tenuta degli archivi correnti e di deposito, di collaborare alla definizione dei criteri di 
organizzazione, gestione e conservazione dei documenti, di proporre gli scarti di cui al comma 3, di 
curare i versamenti previsti al comma 1, di identificare gli atti di natura riservata. La composizione 
20?e il funzionamento delle commissioni sono disciplinati con decreto adottato dal Ministro per i beni 
e le attività culturali di concerto con il Ministro dell’interno, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, 
della legge 23 agosto 1988, n. 400. Gli scarti sono autorizzati dal Ministero. 
6. Le disposizioni del presente articolo non si applicano al Ministero per gli affari esteri; non si 
applicano altresì agli stati maggiori dell’esercito, della marina e dell’aeronautica per quanto attiene 
la documentazione di carattere militare e operativo. 
Articolo 42 
Conservazione degli archivi storici di organi costituzionali 
1. La Presidenza della Repubblica conserva i suoi atti presso il proprio archivio storico, secondo le 
determinazioni assunte dal Presidente della Repubblica con proprio decreto, su proposta del 
Segretario generale della Presidenza della Repubblica. Con lo stesso decreto sono stabilite le 
modalità di consultazione e di accesso agli atti conservati presso l’archivio storico della Presidenza 
della Repubblica. 
2. La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica conservano i loro atti presso il proprio 
archivio storico, secondo le determinazioni dei rispettivi uffici di presidenza. 
3. La Corte Costituzionale conserva i suoi atti presso il proprio archivio storico, secondo le 
disposizioni stabilite con regolamento adottato ai sensi della vigente normativa in materia di 
costituzione e funzionamento della Corte medesima. 
Articolo 43 
Custodia coattiva 
1. Il Ministero ha facoltà di far trasportare e temporaneamente custodire in pubblici istituti i beni 
culturali mobili al fine di garantirne la sicurezza o assicurarne la conservazione ai sensi 
dell’articolo 29. 
Articolo 44 
Comodato e deposito di beni culturali 
1. I direttori degli archivi e degli istituti che abbiano in amministrazione o in deposito raccolte o 
collezioni artistiche, archeologiche, bibliografiche e scientifiche possono ricevere in comodato da 
privati proprietari, previo assenso del competente organo ministeriale, beni culturali mobili al fine 
di consentirne la fruizione da parte della collettività, qualora si tratti di beni di particolare 
importanza o che rappresentino significative integrazioni delle collezioni pubbliche e purché la loro 
custodia presso i pubblici istituti non risulti particolarmente onerosa. 
2. Il comodato non può avere durata inferiore a cinque anni e si intende prorogato tacitamente per 
un periodo pari a quello convenuto, qualora una delle parti contraenti non abbia comunicato 
all’altra la disdetta almeno due mesi prima della scadenza del termine. Anche prima della scadenza 
le parti possono risolvere consensualmente il comodato. 
3. I direttori adottano ogni misura necessaria per la conservazione dei beni ricevuti in comodato, 
dandone comunicazione al comodante. Le relative spese sono a carico del Ministero. 
4. I beni sono protetti da idonea copertura assicurativa a carico del Ministero. 
5. I direttori possono ricevere altresì in deposito, previo assenso del competente organo 
ministeriale, beni culturali appartenenti ad enti pubblici. Le spese di conservazione e custodia 
specificamente riferite ai beni depositati sono a carico degli enti depositanti. 
6. Per quanto non espressamente previsto dal presente articolo, si applicano le disposizioni in 
materia di comodato e di deposito. 
21?Sezione III 
Altre forme di protezione 
Articolo 45 
Prescrizioni di tutela indiretta 
1. Il Ministero ha facoltà di prescrivere le distanze, le misure e le altre norme dirette ad evitare che 
sia messa in pericolo l’integrità dei beni culturali immobili, ne sia danneggiata la prospettiva o la 
luce o ne siano alterate le condizioni di ambiente e di decoro. 
2. Le prescrizioni di cui al comma 1, adottate e notificate ai sensi degli articoli 46 e 47, sono 
immediatamente precettive. Gli enti pubblici territoriali interessati recepiscono le prescrizioni 
medesime nei regolamenti edilizi e negli strumenti urbanistici. 
Articolo 46 
Procedimento per la tutela indiretta 
1. Il soprintendente avvia il procedimento per la tutela indiretta, anche su motivata richiesta della 
regione o di altri enti pubblici territoriali interessati, dandone comunicazione al proprietario, 
possessore o detentore a qualsiasi titolo dell’immobile cui le prescrizioni si riferiscono. Se per il 
numero dei destinatari la comunicazione personale non è possibile o risulta particolarmente 
gravosa, il soprintendente comunica l’avvio del procedimento mediante idonee forme di pubblicità. 
2. La comunicazione di avvio del procedimento individua l’immobile in relazione al quale si 
intendono adottare le prescrizioni di tutela indiretta e indica i contenuti essenziali di tali 
prescrizioni. 
3. Nel caso di complessi immobiliari, la comunicazione è inviata anche al comune o alla città 
metropolitana. 
4. La comunicazione comporta, in via cautelare, la temporanea immodificabilità dell’immobile 
limitatamente agli aspetti cui si riferiscono le prescrizioni contenute nella comunicazione stessa. 
5. Gli effetti indicati al comma 4 cessano alla scadenza del termine del relativo procedimento, 
stabilito dal Ministero ai sensi dell’articolo 2, comma 2, della legge 7 agosto 1990, n. 241. 
Articolo 47 
Notifica delle prescrizioni di tutela indiretta e ricorso amministrativo 
1. Il provvedimento contenente le prescrizioni di tutela indiretta è notificato al proprietario, 
possessore o detentore a qualsiasi titolo degli immobili interessati, tramite messo comunale o a 
mezzo posta raccomandata con avviso di ricevimento. 
2. Il provvedimento è trascritto nei registri immobiliari e hanno efficacia nei confronti di ogni 
successivo proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo degli immobili cui le prescrizioni 
stesse si riferiscono. 
3. Avverso il provvedimento contenente le prescrizioni di tutela indiretta è ammesso ricorso 
amministrativo ai sensi dell’articolo 16. La proposizione del ricorso, tuttavia, non comporta la 
sospensione degli effetti del provvedimento impugnato. 
22?Articolo 48 
Autorizzazione per mostre ed esposizioni 
1. E’ soggetto ad autorizzazione il prestito per mostre ed esposizioni: 
a) delle cose mobili indicate nell’articolo 12, comma 1; 
b) dei beni mobili indicati nell’articolo 10, comma 1; 
c) dei beni mobili indicati all’articolo 10, comma 3, lettere a), ed e); 
d) delle raccolte e dei singoli beni ad esse pertinenti, di cui all’articolo 10, comma 2, lettera a), 
delle raccolte librarie indicate all’articolo 10, commi 2, lettera c), e 3, lettera c), nonché degli 
archivi e dei singoli documenti indicati all’articolo 10, commi 2, lettera b), e 3, lettera b). 
2. Qualora l’autorizzazione abbia ad oggetto beni appartenenti allo Stato o sottoposti a tutela 
statale, la richiesta è presentata al Ministero almeno quattro mesi prima dell’inizio della 
manifestazione ed indica il responsabile della custodia delle opere in prestito. 
3. L’autorizzazione è rilasciata tenendo conto delle esigenze di conservazione dei beni e, per quelli 
appartenenti allo Stato, anche delle esigenze di fruizione pubblica; essa è subordinata all’adozione 
delle misure necessarie per garantirne l’integrità. I criteri, le procedure e le modalità per il rilascio 
dell’autorizzazione medesima sono stabiliti con decreto ministeriale. 
4. Il rilascio dell’autorizzazione è inoltre subordinato all’assicurazione delle cose e dei beni da 
parte del richiedente, per il valore indicato nella domanda, previa verifica della sua congruità da 
parte del Ministero. 
5. Per le mostre e le manifestazioni sul territorio nazionale promosse dal Ministero o, con la 
partecipazione statale, da enti o istituti pubblici, l’assicurazione prevista al comma 4 può essere 
sostituita dall’assunzione dei relativi rischi da parte dello Stato. La garanzia statale è rilasciata 
secondo le procedure, le modalità e alle condizioni stabilite con decreto ministeriale, sentito il 
Ministero dell’economia e delle finanze. Ai corrispondenti oneri si provvede mediante utilizzazione 
delle risorse disponibili nell’ambito del fondo di riserva per le spese obbligatorie e d’ordine istituito 
nello stato di previsione della spesa del Ministero dell’economia e delle finanze. 
6. Il Ministero ha facoltà di dichiarare, a richiesta dell’interessato, il rilevante interesse culturale o 
scientifico di mostre o esposizioni di beni culturali e di ogni altra iniziativa a carattere culturale, ai 
fini dell’applicazione delle agevolazioni previste dalla normativa fiscale. 
Articolo 49 
Manifesti e cartelli pubblicitari 
1. E’ vietato collocare o affiggere cartelli o altri mezzi di pubblicità sugli edifici e nelle aree 
tutelati come beni culturali. Il soprintendente può, tuttavia, autorizzare il collocamento o 
l’affissione quando non ne derivi danno all’aspetto, al decoro e alla pubblica fruizione di detti 
edifici ed aree. L’autorizzazione è trasmessa al comune ai fini dell’eventuale rilascio del 
provvedimento autorizzativo di competenza. 
2. Lungo le strade site nell’ambito o in prossimità dei beni indicati al comma 1, è vietato collocare 
cartelli o altri mezzi di pubblicità, salvo autorizzazione rilasciata ai sensi della normativa in materia 
di circolazione stradale e di pubblicità sulle strade e sui veicoli, previo parere favorevole della 
soprintendenza sulla compatibilità della collocazione o della tipologia del mezzo di pubblicità con 
l’aspetto, il decoro e la pubblica fruizione dei beni tutelati. 
3. In relazione ai beni indicati al comma 1 il soprintendente, valutatane la compatibilità con il loro 
carattere artistico o storico, rilascia o nega il nulla osta o l’assenso per l’utilizzo a fini pubblicitari 
delle coperture dei ponteggi predisposti per l’esecuzione degli interventi di conservazione, per un 
periodo non superiore alla durata dei lavori. A tal fine alla richiesta di nulla osta o di assenso deve 
essere allegato il contratto di appalto dei lavori medesimi. 
23?Articolo 50 
Distacco di beni culturali 
1. E’ vietato, senza l’autorizzazione del soprintendente, disporre ed eseguire il distacco di 
affreschi, stemmi, graffiti, lapidi, iscrizioni, tabernacoli ed altri ornamenti, esposti o non alla 
pubblica vista. 
2. E’ vietato, senza l’autorizzazione del soprintendente, disporre ed eseguire il distacco di stemmi, 
graffiti, lapidi, iscrizioni, tabernacoli nonché la rimozione di cippi e monumenti, costituenti vestigia 
della Prima guerra mondiale ai sensi della normativa in materia. 
Articolo 51 
Studi d’artista 
1. E’ vietato modificare la destinazione d’uso degli studi d’artista nonché rimuoverne il contenuto, 
costituito da opere, documenti, cimeli e simili, qualora esso, considerato nel suo insieme ed in 
relazione al contesto in cui è inserito, sia dichiarato di interesse particolarmente importante per il 
suo valore storico, ai sensi dell’articolo 13. 
2. E’ altresì vietato modificare la destinazione d’uso degli studi d’artista rispondenti alla 
tradizionale tipologia a lucernario e adibiti a tale funzione da almeno vent’anni. 
Articolo 52 
Esercizio del commercio in aree di valore culturale 
1. Con le deliberazioni previste dalla normativa in materia di riforma della disciplina relativa al 
settore del commercio, i comuni, sentito il soprintendente, individuano le aree pubbliche aventi 
valore archeologico, storico, artistico e ambientale nelle quali vietare o sottoporre a condizioni 
particolari l’esercizio del commercio. 
Capo IV 
Circolazione in ambito nazionale 
Sezione I 
Alienazione e altri modi di trasmissione 
Articolo 53 
Beni del demanio culturale 
1. I beni culturali appartenenti allo Stato, alle regioni e agli altri enti pubblici territoriali che 
rientrino nelle tipologie indicate all’articolo 822 del codice civile costituiscono il demanio 
culturale. 
2. I beni del demanio culturale non possono essere alienati, né formare oggetto di diritti a favore 
di terzi, se non nei modi previsti dal presente codice. 
24?Articolo 54 
Beni inalienabili 
1. Sono inalienabili i beni culturali demaniali di seguito indicati: 
a) gli immobili e le aree di interesse archeologico; 
b) gli immobili riconosciuti monumenti nazionali con atti aventi forza di legge; 
c) le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e biblioteche; 
d) gli archivi. 
2. Sono altresì inalienabili: 
a) le cose immobili e mobili appartenenti ai soggetti indicati all’articolo 10, comma 1, che 
siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni, fino a 
quando non sia intervenuta, ove necessario, la sdemanializzazione a seguito del procedimento di 
verifica previsto dall’articolo 12; 
b) le cose mobili che siano opera di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre 
cinquanta anni, se incluse in raccolte appartenenti ai soggetti di cui all’articolo 53; 
c) i singoli documenti appartenenti ai soggetti di cui all’articolo 53, nonché gli archivi e i 
singoli documenti di enti ed istituti pubblici diversi da quelli indicati al medesimo articolo 53; 
d) le cose immobili appartenenti ai soggetti di cui all’articolo 53 dichiarate di interesse 
particolarmente importante quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni 
pubbliche, collettive, religiose, ai sensi dell’articolo 10, comma 3, lettera d). 
3. I beni e le cose di cui ai commi 1 e 2 possono essere oggetto di trasferimento tra lo Stato, le 
regioni e gli altri enti pubblici territoriali. 
4. I beni e le cose indicati ai commi 1 e 2 possono essere utilizzati esclusivamente secondo le 
modalità e per i fini previsti dal Titolo II della presente Parte. 
Articolo 55 
Alienabilità di immobili appartenenti al demanio culturale 
1. I beni culturali immobili appartenenti al demanio culturale e non rientranti tra quelli elencati 
nell’articolo 54, commi 1 e 2, non possono essere alienati senza l’autorizzazione del Ministero. 
2. L’autorizzazione di cui al comma 1 può essere rilasciata a condizione che: 
a) l’alienazione assicuri la tutela e la valorizzazione dei beni, e comunque non ne pregiudichi il 
pubblico godimento; 
b) nel provvedimento di autorizzazione siano indicate destinazioni d’uso compatibili con il 
carattere storico ed artistico degli immobili e tali da non recare danno alla loro conservazione. 
3. L’autorizzazione ad alienare comporta la sdemanializzazione dei beni culturali cui essa si 
riferisce. Tali beni restano sottoposti a tutela ai sensi dell’articolo 12, comma 6. 
Articolo 56 
Altre alienazioni soggette ad autorizzazione 
1. E’ altresì soggetta ad autorizzazione da parte del Ministero: 
a) l’alienazione dei beni culturali appartenenti allo Stato, alle regioni e agli altri enti pubblici 
territoriali, e diversi da quelli indicati negli articoli 54, commi 1 e 2, e 55, comma 1. 
b) l’alienazione dei beni culturali appartenenti a soggetti pubblici diversi da quelli indicati alla 
lettera a) o a persone giuridiche private senza fine di lucro, ad eccezione delle cose e dei beni 
indicati all’articolo 54, comma 2, lettere a) e c). 
2. L’autorizzazione è richiesta anche nel caso di vendita parziale, da parte dei soggetti di cui al 
comma 1, lettera b), di collezioni o serie di oggetti e di raccolte librarie. 
3. Le disposizioni dei commi precedenti si applicano anche alle costituzioni di ipoteca e di pegno 
ed ai negozi giuridici che possono comportare l’alienazione dei beni culturali ivi indicati. 
25?4. Gli atti che comportano l’alienazione di beni culturali a favore dello Stato, ivi comprese le 
cessioni in pagamento di obbligazioni tributarie, non sono soggetti ad autorizzazione. 
Articolo 57 
Regime dell’autorizzazione ad alienare 
1. La richiesta di autorizzazione ad alienare è presentata dall’ente cui i beni appartengono ed è 
corredata dalla indicazione della destinazione d’uso in atto e dal programma degli interventi 
conservativi necessari. 
2. Relativamente ai beni di cui all’articolo 55, comma 1, l’autorizzazione può essere rilasciata dal 
Ministero su proposta delle soprintendenze, sentita la regione e, per suo tramite, gli altri enti 
pubblici territoriali interessati, alle condizioni stabilite al comma 2 del medesimo articolo 55. Le 
prescrizioni e le condizioni contenute nel provvedimento di autorizzazione sono riportate nell’atto 
di alienazione. 
3. Il bene alienato non può essere assoggettato ad interventi di alcun genere senza che il relativo 
progetto sia stato preventivamente autorizzato ai sensi dell’articolo 21, comma 4. 
4. Relativamente ai beni di cui all’articolo 56, comma 1, lettera a), e ai beni degli enti ed istituti 
pubblici di cui all’articolo 56, comma 1, lettera b) e comma 2, l’autorizzazione può essere rilasciata 
qualora i beni medesimi non abbiano interesse per le raccolte pubbliche e dall’alienazione non 
derivi danno alla loro conservazione e non ne sia menomato il pubblico godimento. 
5. Relativamente ai beni di cui all’articolo 56, comma 1, lettera b) e comma 2, di proprietà di 
persone giuridiche private senza fine di lucro, l’autorizzazione può essere rilasciata qualora dalla 
alienazione non derivi un grave danno alla conservazione o al pubblico godimento dei beni 
medesimi. 
Articolo 58 
Autorizzazione alla permuta 
1. Il Ministero può autorizzare la permuta dei beni indicati agli articoli 55 e 56 nonché di singoli 
beni appartenenti alle pubbliche raccolte con altri appartenenti ad enti, istituti e privati, anche 
stranieri, qualora dalla permuta stessa derivi un incremento del patrimonio culturale nazionale 
ovvero l’arricchimento delle pubbliche raccolte. 
Articolo 59 
Denuncia di trasferimento 
1. Gli atti che trasferiscono, in tutto o in parte, a qualsiasi titolo, la proprietà o la detenzione di 
beni culturali sono denunciati al Ministero. 
2. La denuncia è effettuata entro trenta giorni: 
a) dall’alienante o dal cedente la detenzione, in caso di alienazione a titolo oneroso o gratuito o 
di trasferimento della detenzione; 
b) dall’acquirente, in caso di trasferimento avvenuto nell’ambito di procedure di vendita forzata 
o fallimentare ovvero in forza di sentenza che produca gli effetti di un contratto di alienazione non 
concluso; 
c) dall’erede o dal legatario, in caso di successione a causa di morte. Per l’erede, il termine 
decorre dall’accettazione dell’eredità o dalla presentazione della dichiarazione ai competenti uffici 
tributari; per il legatario, il termine decorre dall’apertura della successione, salva rinuncia ai sensi 
delle disposizioni del codice civile. 
3. La denuncia è presentata al competente soprintendente del luogo ove si trovano i beni. 
4. La denuncia contiene: 
26?a) i dati identificativi delle parti e la sottoscrizione delle medesime o dei loro rappresentanti 
legali; 
b) i dati identificativi dei beni ; 
c) l’indicazione del luogo ove si trovano i beni; 
d) l’indicazione della natura e delle condizioni dell’atto di trasferimento; 
e) l’indicazione del domicilio in Italia delle parti ai fini delle eventuali comunicazioni previste 
dal presente Titolo. 
5. Si considera non avvenuta la denuncia priva delle indicazioni previste dal comma 4 o con 
indicazioni incomplete o imprecise. 
Sezione II 
Prelazione 
Articolo 60 
Acquisto in via di prelazione 
1. Il Ministero o, nel caso previsto dall’articolo 62, comma 3, la regione o l’altro ente pubblico 
territoriale interessato, hanno facoltà di acquistare in via di prelazione i beni culturali alienati a 
titolo oneroso al medesimo prezzo stabilito nell’atto di alienazione. 
2. Qualora il bene sia alienato con altri per un unico corrispettivo o sia ceduto senza previsione di 
un corrispettivo in denaro ovvero sia dato in permuta, il valore economico è determinato d’ufficio 
dal soggetto che procede alla prelazione ai sensi del comma 1. 
3. Ove l’alienante non ritenga di accettare la determinazione effettuata ai sensi del comma 2, il 
valore economico della cosa è stabilito da un terzo, designato concordemente dall’alienante e dal 
soggetto che procede alla prelazione. Se le parti non si accordano per la nomina del terzo, ovvero 
per la sua sostituzione qualora il terzo nominato non voglia o non possa accettare l’incarico, la 
nomina è effettuata, su richiesta di una delle parti, dal presidente del tribunale del luogo in cui è 
stato concluso il contratto. Le spese relative sono anticipate dall’alienante. 
4. La determinazione del terzo è impugnabile in caso di errore o di manifesta iniquità. 
5. La prelazione può essere esercitata anche quando il bene sia a qualunque titolo dato in 
pagamento. 
Articolo 61 
Condizioni della prelazione 
1. La prelazione è esercitata nel termine di sessanta giorni dalla data di ricezione della denuncia 
prevista dall’articolo 59. 
2. Nel caso in cui la denuncia sia stata omessa o presentata tardivamente oppure risulti 
incompleta, la prelazione è esercitata nel termine di centottanta giorni dal momento in cui il 
Ministero ha ricevuto la denuncia tardiva o ha comunque acquisito tutti gli elementi costitutivi 
della stessa ai sensi dell’articolo 59, comma 4. 
3. Entro i termini indicati dai commi 1 e 2 il provvedimento di prelazione è notificato all’alienante 
ed all’acquirente. La proprietà passa allo Stato dalla data dell’ultima notifica. 
4. In pendenza del termine prescritto dal comma 1 l’atto di alienazione rimane condizionato 
sospensivamente all’esercizio della prelazione e all’alienante è vietato effettuare la consegna della 
cosa. 
5. Le clausole del contratto di alienazione non vincolano lo Stato. 
6. Nel caso in cui il Ministero eserciti la prelazione su parte delle cose alienate, l’acquirente ha 
facoltà di recedere dal contratto. 
27?Articolo 62 
Procedimento per la prelazione 
1. Il soprintendente, ricevuta la denuncia di un atto soggetto a prelazione, ne dà immediata 
comunicazione alla regione e agli altri enti pubblici territoriali nel cui ambito si trova il bene. 
Trattandosi di bene mobile, la regione ne dà notizia sul proprio Bollettino Ufficiale ed 
eventualmente mediante altri idonei mezzi di pubblicità a livello nazionale, con la descrizione 
dell’opera e l’indicazione del prezzo. 
2. La regione e gli altri enti pubblici territoriali, nel termine di trenta giorni dalla denuncia, 
formulano al Ministero la proposta di prelazione, corredata dalla deliberazione dell’organo 
competente che predisponga, a valere sul bilancio dell’ente, la necessaria copertura finanziaria 
della spesa. 
3. Il Ministero, qualora non intenda esercitare la prelazione, ne dà comunicazione, entro quaranta 
giorni dalla ricezione della denuncia, all’ente interessato. Detto ente assume il relativo impegno di 
spesa, adotta il provvedimento di prelazione e lo notifica all’alienante ed all’acquirente entro e non 
oltre sessanta giorni dalla denuncia medesima. La proprietà del bene passa all’ente che ha 
esercitato la prelazione dalla data dell’ultima notifica. 
4. Nei casi di cui all’articolo 61, comma 2, i termini indicati al comma 2 ed al comma 3, primo e 
secondo periodo, sono, rispettivamente, di novanta, centoventi e centottanta giorni dalla denuncia 
tardiva o dalla data di acquisizione degli elementi costitutivi della denuncia medesima. 
Sezione III 
Commercio 
Articolo 63 
Obbligo di denuncia dell’attività commerciale e di tenuta del registro. Obbligo di denuncia 
della vendita o dell’acquisto di documenti 
1. L’autorità locale di pubblica sicurezza, abilitata, ai sensi della normativa in materia, a ricevere la 
dichiarazione preventiva di esercizio del commercio di cose antiche o usate, trasmette al 
soprintendente e alla regione copia della dichiarazione medesima, presentata da chi esercita il 
commercio di cose rientranti nelle categorie di cui alla lettera A dell’Allegato A del presente 
decreto legislativo. 
2. Coloro che esercitano il commercio delle cose indicate al comma 1 annotano giornalmente le 
operazioni eseguite nel registro prescritto dalla normativa in materia di pubblica sicurezza, 
descrivendo le caratteristiche delle cose medesime. Con decreto adottato dal Ministro di concerto 
con il Ministro dell’interno sono definiti i limiti di valore al di sopra dei quali è obbligatoria una 
dettagliata descrizione delle cose oggetto delle operazioni commerciali. 
3. Il soprintendente verifica l’adempimento dell’obbligo di cui al secondo periodo del comma 2 con 
ispezioni periodiche, anche a mezzo di funzionari da lui delegati. La verifica è svolta da funzionari 
della regione nei casi di esercizio della tutela ai sensi dell’articolo 5, commi 2, 3 e 4. Il verbale 
dell’ispezione è notificato all’interessato ed alla locale autorità di pubblica sicurezza. 
4. Coloro che esercitano il commercio di documenti, i titolari delle case di vendita, nonché i 
pubblici ufficiali preposti alle vendite mobiliari hanno l’obbligo di comunicare al soprintendente 
l’elenco dei documenti di interesse storico posti in vendita. Allo stesso obbligo sono soggetti i 
privati proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di archivi che acquisiscano documenti 
aventi il medesimo interesse, entro novanta giorni dall’acquisizione. Entro novanta giorni dalla 
comunicazione il soprintendente può avviare il procedimento di cui all’articolo 13. 
5. Il soprintendente può comunque accertare d’ufficio l’esistenza di archivi o di singoli documenti 
dei quali siano proprietari, possessori o detentori, a qualsiasi titolo, i privati e di cui sia presumibile 
l’interesse storico particolarmente importante. 
28?Articolo 64 
Attestati di autenticità e di provenienza 
1. Chiunque esercita l’attività di vendita al pubblico, di esposizione a fini di commercio o di 
intermediazione finalizzata alla vendita di opere di pittura, di scultura, di grafica ovvero di oggetti 
d’antichità o di interesse storico od archeologico, o comunque abitualmente vende le opere o gli 
oggetti medesimi, ha l’obbligo di consegnare all’acquirente la documentazione attestante 
l’autenticità o almeno la probabile attribuzione e la provenienza; ovvero, in mancanza, di rilasciare, 
con le modalità previste dalle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione 
amministrativa, una dichiarazione recante tutte le informazioni disponibili sull’autenticità o la 
probabile attribuzione e la provenienza. Tale dichiarazione, ove possibile in relazione alla natura 
dell’opera o dell’oggetto, è apposta su copia fotografica degli stessi. 
Capo V 
Circolazione in ambito internazionale 
Sezione I 
Uscita dal territorio nazionale e ingresso nel territorio nazionale 
Articolo 65 
Uscita definitiva 
1. E’ vietata l’uscita definitiva dal territorio della Repubblica dei beni culturali mobili indicati 
nell’articolo 10, commi 1, 2 e 3. 
2. E’ vietata altresì l’uscita: 
a) delle cose mobili appartenenti ai soggetti indicati all’articolo 10, comma 1, che siano opera 
di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni, fino a quando non sia 
stata effettuata la verifica prevista dall’articolo 12. 
b) dei beni, a chiunque appartenenti, che rientrino nelle categorie indicate all’articolo 10, 
comma 3, e che il Ministero, sentito il competente organo consultivo, abbia preventivamente 
individuato e, per periodi temporali definiti, abbia escluso dall’uscita, perché dannosa per il 
patrimonio culturale in relazione alle caratteristiche oggettive, alla provenienza o all’appartenenza 
dei beni medesimi. 
3. Fuori dei casi previsti dai commi 1 e 2, è soggetta ad autorizzazione, secondo le modalità 
stabilite nella presente sezione e nella sezione II di questo Capo, l’uscita definitiva dal territorio 
della Repubblica: 
a) delle cose, a chiunque appartenenti, che presentino interesse culturale, siano opera di autore 
non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni; 
b) degli archivi e dei singoli documenti, appartenenti a privati, che presentino interesse 
culturale; 
c) dei beni rientranti nelle categorie di cui all’articolo 11, comma 1, lettere f), g) ed h), a 
chiunque appartengano. 
4. Non è soggetta ad autorizzazione l’uscita delle cose di cui all’articolo 11, comma 1, lettera d). 
L’interessato ha tuttavia l’onere di comprovare al competente ufficio di esportazione che le cose da 
trasferire all’estero sono opera di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquanta 
anni, secondo le procedure e con le modalità stabilite con decreto ministeriale. 
29?Articolo 66 
Uscita temporanea per manifestazioni 
1. Può essere autorizzata l’uscita temporanea dal territorio della Repubblica delle cose e dei beni 
culturali indicati nell’articolo 65, commi 1, 2, lettera a), e 3, per manifestazioni, mostre o 
esposizioni d’arte di alto interesse culturale, sempre che ne siano garantite l’integrità e la sicurezza. 
2. Non possono comunque uscire: 
a) i beni suscettibili di subire danni nel trasporto o nella permanenza in condizioni ambientali 
sfavorevoli; 
b) i beni che costituiscono il fondo principale di una determinata ed organica sezione di un 
museo, pinacoteca, galleria, archivio o biblioteca o di una collezione artistica o bibliografica. 
Articolo 67 
Altri casi di uscita temporanea 
1. Le cose e i beni culturali indicati nell’articolo 65, commi 1, 2, lettera a), e 3 possono essere 
autorizzati ad uscire temporaneamente anche quando: 
a) costituiscano mobilio privato dei cittadini italiani che ricoprono, presso sedi diplomatiche o 
consolari, istituzioni comunitarie o organizzazioni internazionali, cariche che comportano il 
trasferimento all’estero degli interessati, per un periodo non superiore alla durata del loro mandato; 
b) costituiscano l’arredamento delle sedi diplomatiche e consolari all’estero; 
c) debbano essere sottoposti ad analisi, indagini o interventi di conservazione da eseguire 
necessariamente all’estero; 
d) la loro uscita sia richiesta in attuazione di accordi culturali con istituzioni museali straniere, 
in regime di reciprocità e per la durata stabilita negli accordi medesimi, che non può essere, 
comunque, superiore a quattro anni. 
2. Non è soggetta ad autorizzazione l’uscita temporanea dal territorio della Repubblica dei mezzi 
di trasporto aventi più di settantacinque anni per la partecipazione a mostre e raduni internazionali, 
salvo che sia per essi intervenuta la dichiarazione ai sensi dell’articolo 13. 
Articolo 68 
Attestato di libera circolazione 
1. Chi intende far uscire in via definitiva dal territorio della Repubblica le cose e i beni indicati 
nell’articolo 65, comma 3, deve farne denuncia e presentarli al competente ufficio di esportazione, 
indicando, contestualmente e per ciascuno di essi, il valore venale, al fine di ottenere l’attestato di 
libera circolazione. 
2. L’ufficio di esportazione, entro tre giorni dall’avvenuta presentazione della cosa o del bene, ne 
dà notizia ai competenti uffici del Ministero, che segnalano ad esso, entro i successivi dieci giorni, 
ogni elemento conoscitivo utile in ordine agli oggetti presentati per l’uscita definitiva. 
3. L’ufficio di esportazione, accertata la congruità del valore indicato, rilascia o nega con motivato 
giudizio, anche sulla base delle segnalazioni ricevute, l’attestato di libera circolazione, dandone 
comunicazione all’interessato entro quaranta giorni dalla presentazione della cosa o del bene. 
4. Nella valutazione circa il rilascio o il rifiuto dell’attestato di libera circolazione gli uffici di 
esportazione si attengono a indirizzi di carattere generale stabiliti dal Ministero, sentito il 
competente organo consultivo. 
5. L’attestato di libera circolazione ha validità triennale ed è redatto in tre originali, uno dei quali è 
depositato agli atti d’ufficio; un secondo è consegnato all’interessato e deve accompagnare la 
circolazione dell’oggetto; un terzo è trasmesso al Ministero per la formazione del registro ufficiale 
degli attestati. 
30?6. Il diniego comporta l’avvio del procedimento di dichiarazione, ai sensi dell’articolo 14. A tal 
fine, contestualmente al diniego, sono comunicati all’interessato gli elementi di cui all’articolo 14, 
comma 2, e le cose o i beni sono sottoposti alla disposizione di cui al comma 4 del medesimo 
articolo. 
7. Per le cose o i beni di proprietà di enti sottoposti alla vigilanza regionale, l’ufficio di 
esportazione acquisisce il parere della regione, che è reso nel termine perentorio di trenta giorni 
dalla data di ricezione della richiesta e, se negativo, è vincolante. 
Articolo 69 
Ricorso amministrativo avverso il diniego di attestato 
1. Avverso il diniego dell’attestato è ammesso, entro i successivi trenta giorni, ricorso al 
Ministero, per motivi di legittimità e di merito. 
2. Il Ministero, sentito il competente organo consultivo, decide sul ricorso entro il termine di 
novanta giorni dalla presentazione dello stesso. 
3. Dalla data di presentazione del ricorso amministrativo e fino alla scadenza del termine di cui al 
comma 2, il procedimento di dichiarazione è sospeso, ma i beni rimangono assoggettati alla 
disposizione di cui all’articolo 14, comma 4. 
4. Qualora il Ministero accolga il ricorso, rimette gli atti all’ufficio di esportazione, che provvede in 
conformità nei successivi venti giorni. 
5. Si applicano le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 1971, n. 
1199. 
Articolo 70 
Acquisto coattivo 
1. Entro il termine indicato all’articolo 68, comma 3, l’ufficio di esportazione può proporre al 
Ministero l’acquisto coattivo della cosa o del bene per i quali è richiesto l’attestato di libera 
circolazione, dandone contestuale comunicazione alla regione e all’interessato, al quale dichiara 
altresì che l’oggetto gravato dalla proposta di acquisto resta in custodia presso l’ufficio medesimo 
fino alla conclusione del relativo procedimento. In tal caso il termine per il rilascio dell’attestato è 
prorogato di sessanta giorni. 
2. Il Ministero ha la facoltà di acquistare la cosa o il bene per il valore indicato nella denuncia. Il 
provvedimento di acquisto è notificato all’interessato entro il termine perentorio di novanta giorni 
dalla denuncia. Fino a quando non sia intervenuta la notifica del provvedimento di acquisto, 
l’interessato può rinunciare all’uscita dell’oggetto e provvedere al ritiro del medesimo. 
3. Qualora il Ministero non intenda procedere all’acquisto, ne dà comunicazione, entro sessanta 
giorni dalla denuncia, alla regione nel cui territorio si trova l’ufficio di esportazione proponente. La 
regione ha facoltà di acquistare la cosa o il bene nel rispetto di quanto stabilito all’articolo 62, 
commi 2 e 3, in materia di copertura finanziaria della spesa e assunzione del relativo impegno. Il 
relativo provvedimento è notificato all’interessato entro il termine perentorio di novanta giorni 
dalla denuncia. 
Articolo 71 
Attestato di circolazione temporanea 
1. Chi intende far uscire in via temporanea dal territorio della Repubblica, ai sensi degli articoli 66 
e 67, le cose e i beni ivi indicati, deve farne denuncia e presentarli al competente ufficio di 
esportazione, indicando, contestualmente e per ciascuno di essi, il valore venale e il responsabile 
della sua custodia all’estero, al fine di ottenere l’attestato di circolazione temporanea. 
31?2. L’ufficio di esportazione, accertata la congruità del valore indicato, rilascia o nega, con 
motivato giudizio, l’attestato di circolazione temporanea, dettando le prescrizioni necessarie e 
dandone comunicazione all’interessato entro quaranta giorni dalla presentazione della cosa o del 
bene. Avverso il provvedimento di diniego di uscita temporanea è ammesso ricorso amministrativo 
nei modi previsti dall’articolo 69. 
3. Qualora la cosa o il bene presentati per l’uscita temporanea rivestano l’interesse richiesto 
dall’articolo 10, contestualmente alla pronuncia positiva o negativa sono comunicati all’interessato, 
ai fini dell’avvio del procedimento di dichiarazione, gli elementi indicati all’articolo 14, comma 2, 
e l’oggetto è sottoposto alle misure di cui all’articolo 14, comma 4. 
4. Nella valutazione circa il rilascio o il rifiuto dell’attestato, gli uffici di esportazione si attengono 
ad indirizzi di carattere generale stabiliti dal Ministero, sentito il competente organo consultivo. Per 
i casi di uscita temporanea disciplinati dall’articolo 66 e dall’articolo 67, comma 1, lettere b) e c), il 
rilascio dell’attestato è subordinato all’autorizzazione di cui all’articolo 48. 
5. L’attestato indica anche il termine per il rientro delle cose o dei beni, che è prorogabile su 
richiesta dell’interessato, ma non può essere comunque superiore a diciotto mesi dalla loro uscita 
dal territorio nazionale, salvo quanto disposto dal comma 8. 
6. Il rilascio dell’attestato è sempre subordinato all’assicurazione dei beni da parte dell’interessato 
per il valore indicato nella domanda. Per le mostre e le manifestazioni promosse all’estero dal 
Ministero o, con la partecipazione statale, da enti pubblici, dagli istituti italiani di cultura all’estero 
o da organismi sovranazionali, l’assicurazione può essere sostituita dall’assunzione dei relativi 
rischi da parte dello Stato, ai sensi dell’articolo 48, comma 5. 
7. Per i beni culturali di cui all’articolo 65, comma 1, nonché per le cose o i beni di cui al comma 
3, l’uscita temporanea è garantita mediante cauzione, costituita anche da polizza fideiussoria, 
emessa da un istituto bancario o da una società di assicurazione, per un importo superiore del dieci 
per cento al valore del bene o della cosa, come accertato in sede di rilascio dell’attestato. La 
cauzione è incamerata dall’amministrazione ove gli oggetti ammessi alla temporanea esportazione 
non rientrino nel territorio nazionale nel termine stabilito. La cauzione non è richiesta per i beni 
appartenenti allo Stato e alle amministrazioni pubbliche. Il Ministero può esonerare dall’obbligo 
della cauzione istituzioni di particolare importanza culturale. 
8. Le disposizioni dei commi da 5 a 7 non si applicano ai casi di uscita temporanea previsti 
dall’articolo 67, comma 1. 
Articolo 72 
Ingresso nel territorio nazionale 
1. La spedizione in Italia da uno Stato membro dell’Unione europea o l’importazione da un Paese 
terzo delle cose o dei beni indicati nell’articolo 65, comma 3, sono certificati, a domanda, 
dall’ufficio di esportazione. 
2. I certificati di avvenuta spedizione e di avvenuta importazione sono rilasciati sulla base di 
documentazione idonea ad identificare la cosa o il bene e a comprovarne la provenienza dal 
territorio dello Stato membro o del Paese terzo dai quali la cosa o il bene medesimi sono stati, 
rispettivamente, spediti o importati. 
3. I certificati di avvenuta spedizione e di avvenuta importazione hanno validità quinquennale e 
possono essere prorogati su richiesta dell’interessato. 
4. Con decreto ministeriale possono essere stabilite condizioni, modalità e procedure per il rilascio 
e la proroga dei certificati, con particolare riguardo all’accertamento della provenienza della cosa o 
del bene spediti o importati. 
32?Sezione II 
Esportazione dal territorio dell’Unione europea 
Articolo 73 
Denominazioni 
1. Nella presente sezione e nella sezione III di questo Capo si intendono: 
a) per «regolamento CEE», il regolamento (CEE) n. 3911/92 del Consiglio, del 9 dicembre 1992, 
come modificato dal regolamento (CE) n. 2469/96 del Consiglio, del 16 dicembre 1996 e dal 
regolamento (CE) n. 974/01 del Consiglio, del 14 maggio 2001; 
b) per «direttiva CEE», la direttiva 93/7/CEE del Consiglio, del 15 marzo 1993, come modificata 
dalla direttiva 96/100/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 febbraio 1997 e dalla 
direttiva 2001/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 giugno 2001; 
c) per «Stato richiedente», lo Stato membro dell’Unione europea che promuove l’azione di 
restituzione a norma della sezione III. 
Articolo 74 
Esportazione di beni culturali dal territorio dell’Unione europea 
1. L’esportazione al di fuori del territorio dell’Unione europea dei beni culturali indicati 
nell’allegato A del presente codice è disciplinata dal regolamento CEE e dal presente articolo. 
2. La licenza di esportazione prevista dall’articolo 2 del regolamento CEE è rilasciata dall’ufficio 
di esportazione contestualmente all’attestato di libera circolazione, ovvero non oltre trenta mesi dal 
rilascio di quest’ultimo da parte del medesimo ufficio. La licenza è valida sei mesi. 
3. Nel caso di esportazione temporanea di un bene elencato nell’allegato A del presente codice, 
l’ufficio di esportazione rilascia la licenza di esportazione temporanea alle condizioni e secondo le 
modalità stabilite dagli articoli 66, 67 e 71. 
4. Le disposizioni della sezione I del presente Capo non si applicano ai beni culturali entrati nel 
territorio dello Stato con licenza di esportazione rilasciata da altro Stato membro dell’Unione 
europea a norma dell’articolo 2 del regolamento CEE, per la durata di validità della licenza 
medesima. 
5. Ai fini del regolamento CEE gli uffici di esportazione del Ministero sono autorità competenti 
per il rilascio delle licenze di esportazione di beni culturali. Il Ministero ne forma e conserva 
l’elenco, comunicando alla Commissione delle Comunità europee eventuali aggiornamenti entro 
due mesi dalla loro effettuazione. 
Sezione III 
Restituzione di beni culturali illecitamente usciti dal territorio 
di uno Stato membro dell’Unione europea 
Articolo 75 
Restituzione 
1. I beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro dell’Unione europea 
dopo il 31 dicembre 1992 sono restituiti ai sensi delle disposizioni della presente sezione. 
2. Sono considerati beni culturali quelli qualificati, anche dopo la loro uscita dal territorio dello 
Stato richiedente, in base alle norme ivi vigenti, come appartenenti al patrimonio culturale 
nazionale, secondo quanto stabilito dall’articolo 30 del Trattato istitutivo della Comunità 
33?economica europea, sostituito dall’articolo 6 del Trattato di Amsterdam, e dalle relative norme di 
ratifica ed esecuzione. 
3. La restituzione è ammessa per i beni culturali ricompresi in una delle seguenti categorie: 
a) beni indicati nell’allegato A; 
b) beni facenti parte di collezioni pubbliche, inventariate in musei, archivi e fondi di 
conservazione di biblioteche. Si intendono pubbliche le collezioni di proprietà dello Stato, delle 
regioni, degli altri enti pubblici territoriali e di ogni altro ente ed istituto pubblico, nonché le 
collezioni finanziate in modo significativo dallo Stato, dalle regioni o dagli altri enti pubblici 
territoriali; 
c) beni inclusi in inventari ecclesiastici. 
4. È illecita l’uscita dei beni culturali avvenuta in violazione del regolamento CEE o della 
legislazione dello Stato richiedente in materia di protezione del patrimonio culturale nazionale, 
ovvero determinata dal mancato rientro alla scadenza del termine di uscita o di esportazione 
temporanee. 
5. Si considerano illecitamente usciti i beni dei quali sia stata autorizzata l’uscita o l’esportazione 
temporanee qualora siano violate le prescrizioni stabilite con il provvedimento previsto 
nell’articolo 71, comma 2. 
6. La restituzione è ammessa se le condizioni indicate nei commi 4 e 5 sussistono al momento 
della proposizione della domanda. 
Articolo 76 
Assistenza e collaborazione a favore degli Stati membri dell’Unione europea 
1. L’autorità centrale prevista dall’articolo 3 della direttiva CEE è, per l’Italia, il Ministero. Esso 
si avvale, per i vari compiti indicati nella direttiva, dei suoi organi centrali e periferici, nonché della 
cooperazione degli altri Ministeri, degli altri organi dello Stato, delle regioni e degli altri enti 
pubblici territoriali. 
2. Per il ritrovamento e la restituzione dei beni culturali appartenenti al patrimonio di altro Stato 
membro dell’Unione europea, il Ministero: 
a) assicura la propria collaborazione alle autorità competenti degli altri Stati membri; 
b) fa eseguire sul territorio nazionale ricerche volte alla localizzazione del bene culturale e alla 
identificazione di chi lo possieda o comunque lo detenga. Le ricerche sono disposte su domanda 
dello Stato richiedente, corredata di ogni notizia e documento utili per agevolare le indagini, con 
particolare riguardo alla localizzazione del bene; 
c) notifica agli Stati membri interessati il ritrovamento nel territorio nazionale di un bene 
culturale la cui illecita uscita da uno Stato membro possa presumersi per indizi precisi e 
concordanti; 
d) agevola le operazioni che lo Stato membro interessato esegue per verificare, in ordine al bene 
oggetto della notifica di cui alla lettera c), la sussistenza dei presupposti e delle condizioni indicati 
all’articolo 75, purché tali operazioni vengano effettuate entro due mesi dalla notifica stessa. 
Qualora la verifica non sia eseguita entro il prescritto termine, non sono applicabili le disposizioni 
contenute nella lettera e); 
e) dispone, ove necessario, la rimozione del bene e la sua temporanea custodia presso istituti 
pubblici nonché ogni altra misura necessaria per assicurarne la conservazione ed impedirne la 
sottrazione alla procedura di restituzione; 
f) favorisce l’amichevole composizione, tra Stato richiedente e possessore o detentore a 
qualsiasi titolo del bene culturale, di ogni controversia concernente la restituzione. A tal fine, 
tenuto conto della qualità dei soggetti e della natura del bene, il Ministero può proporre allo Stato 
richiedente e ai soggetti possessori o detentori la definizione della controversia mediante arbitrato, 
da svolgersi secondo la legislazione italiana, e raccogliere, per l’effetto, il formale accordo di 
entrambe le parti. 
34?Articolo 77 
Azione di restituzione 
1. Per i beni culturali usciti illecitamente dal loro territorio, gli Stati membri dell’Unione europea 
possono esercitare l’azione di restituzione davanti all’autorità giudiziaria ordinaria, secondo quanto 
previsto dall’articolo 75. 
2. L’azione è proposta davanti al tribunale del luogo in cui il bene si trova. 
3. Oltre ai requisiti previsti nell’articolo 163 del codice di procedura civile, l’atto di citazione deve 
contenere: 
a) un documento descrittivo del bene richiesto che ne certifichi la qualità di bene culturale; 
b) la dichiarazione delle autorità competenti dello Stato richiedente relativa all’uscita illecita 
del bene dal territorio nazionale. 
4. L’atto di citazione è notificato, oltre che al possessore o al detentore a qualsiasi titolo del bene, 
anche al Ministero per essere annotato nello speciale registro di trascrizione delle domande 
giudiziali di restituzione. 
5. Il Ministero notifica immediatamente l’avvenuta trascrizione alle autorità centrali degli altri 
Stati membri. 
Articolo 78 
Termini di decadenza e di prescrizione dell’azione 
1. L’azione di restituzione è promossa nel termine perentorio di un anno a decorrere dal giorno in 
cui lo Stato richiedente ha avuto conoscenza che il bene uscito illecitamente si trova in un 
determinato luogo e ne ha identificato il possessore o detentore a qualsiasi titolo. 
2. L’azione di restituzione si prescrive in ogni caso entro il termine di trenta anni dal giorno 
dell’uscita illecita del bene dal territorio dello Stato richiedente. 
3. L’azione di restituzione non si prescrive per i beni indicati nell’articolo 75, comma 3, lettere b) 
e c). 
Articolo 79 
Indennizzo 
1. Il tribunale, nel disporre la restituzione del bene, può, su domanda della parte interessata, 
liquidare un indennizzo determinato in base a criteri equitativi. 
2. Per ottenere l’indennizzo previsto dal comma 1, il soggetto interessato è tenuto a dimostrare di 
aver usato, all’atto dell’acquisizione, la diligenza necessaria a seconda delle circostanze. 
3. Il soggetto che abbia acquisito il possesso del bene per donazione, eredità o legato non può 
beneficiare di una posizione più favorevole di quella del proprio dante causa. 
4. Lo Stato richiedente che sia obbligato al pagamento dell’indennizzo può rivalersi nei confronti 
del soggetto responsabile dell’illecita circolazione residente in Italia. 
Articolo 80 
Pagamento dell’indennizzo 
1. L’indennizzo è corrisposto da parte dello Stato richiedente contestualmente alla restituzione 
del bene. 
2. Del pagamento e della consegna del bene è redatto processo verbale a cura di un notaio, di un 
ufficiale giudiziario o di funzionari all’uopo designati dal Ministero, al quale è rimessa copia del 
processo verbale medesimo. 
35?3. Il processo verbale costituisce titolo idoneo per la cancellazione della trascrizione della 
domanda giudiziale. 
Articolo 81 
Oneri per l’assistenza e la collaborazione 
1. Sono a carico dello Stato richiedente le spese relative alla ricerca, rimozione o custodia 
temporanea del bene da restituire, le altre comunque conseguenti all’applicazione dell’articolo 76, 
nonché quelle inerenti all’esecuzione della sentenza che dispone la restituzione. 
Articolo 82 
Azione di restituzione a favore dell’Italia 
1. L’azione di restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio italiano è esercitata 
dal Ministero, d’intesa con il Ministero degli affari esteri, davanti al giudice dello Stato membro 
dell’Unione europea in cui si trova il bene culturale. 
2. Il Ministero si avvale dell’assistenza dell’Avvocatura generale dello Stato. 
Articolo 83 
Destinazione del bene restituito 
1. Qualora il bene culturale restituito non appartenga allo Stato, il Ministero provvede alla sua 
custodia fino alla consegna all’avente diritto. 
2. La consegna del bene è subordinata al rimborso allo Stato delle spese sostenute per il 
procedimento di restituzione e per la custodia del bene. 
3. Quando non sia conosciuto chi abbia diritto alla consegna del bene, il Ministero dà notizia del 
provvedimento di restituzione mediante avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica 
italiana e con altra forma di pubblicità. 
4. Qualora l’avente diritto non ne richieda la consegna entro cinque anni dalla data di 
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’avviso previsto dal comma 3, il bene è acquisito al 
demanio dello Stato. Il Ministero, sentiti il competente organo consultivo e le regioni interessate, 
dispone che il bene sia assegnato ad un museo, biblioteca o archivio dello Stato, di una regione o di 
altro ente pubblico territoriale, al fine di assicurarne la migliore tutela e la pubblica fruizione nel 
contesto culturale più opportuno. 
Articolo 84 
Informazioni alla Commissione europea e al Parlamento nazionale 
1. Il Ministro informa la Commissione delle Comunità europee delle misure adottate dall’Italia per 
assicurare l’esecuzione del regolamento CEE e acquisisce le corrispondenti informazioni trasmesse 
alla Commissione dagli altri Stati membri. 
2. Il Ministro trasmette annualmente al Parlamento, in allegato allo stato di previsione della spesa 
del Ministero, una relazione sull’attuazione del presente Capo nonché sull’attuazione della direttiva 
CEE e del regolamento CEE in Italia e negli altri Stati membri. 
3. Il Ministro, sentito il competente organo consultivo, predispone ogni tre anni la relazione 
sull’applicazione del regolamento CEE e della direttiva CEE per la Commissione indicata al 
comma 1. La relazione è trasmessa al Parlamento. 
36?Articolo 85 
Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti 
1. Presso il Ministero è istituita la banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, secondo 
modalità stabilite con decreto ministeriale. 
Articolo 86 
Accordi con gli altri Stati membri dell’Unione europea 
1. Al fine di sollecitare e favorire una reciproca, maggiore conoscenza del patrimonio culturale 
nonché della legislazione e dell’organizzazione di tutela dei diversi Stati membri dell’Unione 
europea, il Ministero promuove gli opportuni accordi con le corrispondenti autorità degli altri Stati 
membri. 
Sezione IV 
Convenzione UNIDROIT 
Articolo 87 
Beni culturali rubati o illecitamente esportati 
1. La restituzione dei beni culturali indicati nell’annesso alla Convenzione dell’UNIDROIT sul 
ritorno internazionale dei beni culturali rubati o illecitamente esportati è disciplinata dalle 
disposizioni della Convenzione medesima e dalle relative norme di ratifica ed esecuzione. 
Capo VI 
Ritrovamenti e scoperte 
Sezione I 
Ricerche e rinvenimenti fortuiti nell’ambito del territorio nazionale 
Articolo 88 
Attività di ricerca 
1. Le ricerche archeologiche e, in genere, le opere per il ritrovamento delle cose indicate 
all’articolo 10 in qualunque parte del territorio nazionale sono riservate al Ministero. 
2. Il Ministero può ordinare l’occupazione temporanea degli immobili ove devono eseguirsi le 
ricerche o le opere di cui al comma 1. 
3. Il proprietario dell’immobile ha diritto ad un’indennità per l’occupazione, determinata secondo 
le modalità stabilite dalle disposizioni generali in materia di espropriazione per pubblica utilità. 
L’indennità può essere corrisposta in denaro o, a richiesta del proprietario, mediante rilascio delle 
cose ritrovate o di parte di esse, quando non interessino le raccolte dello Stato. 
37?Articolo 89 
Concessione di ricerca 
1. Il Ministero può dare in concessione a soggetti pubblici o privati l’esecuzione delle ricerche e 
delle opere indicate nell’articolo 88 ed emettere a favore del concessionario il decreto di 
occupazione degli immobili ove devono eseguirsi i lavori. 
2. Il concessionario deve osservare, oltre alle prescrizioni imposte nell’atto di concessione, tutte le 
altre che il Ministero ritenga di impartire. In caso di inosservanza la concessione è revocata. 
3. La concessione può essere revocata anche quando il Ministero intenda sostituirsi nell’esecuzione 
o prosecuzione delle opere. In tal caso sono rimborsate al concessionario le spese occorse per le 
opere già eseguite ed il relativo importo è fissato dal Ministero. 
4. Ove il concessionario non ritenga di accettare la determinazione ministeriale, l’importo è 
stabilito da un perito tecnico nominato dal presidente del tribunale. Le relative spese sono 
anticipate dal concessionario. 
5. La concessione prevista al comma 1 può essere rilasciata anche al proprietario degli immobili 
ove devono eseguirsi i lavori. 
6. Il Ministero può consentire, a richiesta, che le cose rinvenute rimangano, in tutto o in parte, 
presso la Regione od altro ente pubblico territoriale per fini espositivi, sempre che l’ente disponga 
di una sede idonea e possa garantire la conservazione e la custodia delle cose medesime. 
Articolo 90 
Scoperte fortuite 
1. Chi scopre fortuitamente cose immobili o mobili indicate nell’articolo 10 ne fa denuncia entro 
ventiquattro ore al soprintendente o al sindaco ovvero all’autorità di pubblica sicurezza e provvede 
alla conservazione temporanea di esse, lasciandole nelle condizioni e nel luogo in cui sono state 
rinvenute. 
2. Ove si tratti di cose mobili delle quali non si possa altrimenti assicurare la custodia, lo scopritore 
ha facoltà di rimuoverle per meglio garantirne la sicurezza e la conservazione sino alla visita 
dell’autorità competente e, ove occorra, di chiedere l’ausilio della forza pubblica. 
3. Agli obblighi di conservazione e custodia previsti nei commi 1 e 2 è soggetto ogni detentore di 
cose scoperte fortuitamente. 
4. Le spese sostenute per la custodia e rimozione sono rimborsate dal Ministero. 
Articolo 91 
Appartenenza e qualificazione delle cose ritrovate 
1. Le cose indicate nell’articolo 10, da chiunque e in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo o sui 
fondali marini, appartengono allo Stato e, a seconda che siano immobili o mobili, fanno parte del 
demanio o del patrimonio indisponibile, ai sensi degli articoli 822 e 826 del codice civile. 
2. Qualora si proceda per conto dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali o di 
altro ente o istituto pubblico alla demolizione di un immobile, tra i materiali di risulta che per 
contratto siano stati riservati all’impresa di demolizione non sono comprese le cose rinvenienti 
dall’abbattimento che abbiano l’interesse di cui all’articolo 10, comma 3, lettera a). E’ nullo ogni 
patto contrario. 
38?Articolo 92 
Premio per i ritrovamenti 
1. Il Ministero corrisponde un premio non superiore al quarto del valore delle cose ritrovate: 
a) al proprietario dell’immobile dove è avvenuto il ritrovamento; 
b) al concessionario dell’attività di ricerca, ai sensi dell’articolo 89; 
c) allo scopritore fortuito che ha ottemperato agli obblighi previsti dall’articolo 90. 
2. Il proprietario dell’immobile che abbia ottenuto la concessione prevista dall’articolo 89 ovvero 
sia scopritore della cosa, ha diritto ad un premio non superiore alla metà del valore delle cose 
ritrovate. 
3. Nessun premio spetta allo scopritore che si sia introdotto e abbia ricercato nel fondo altrui senza 
il consenso del proprietario o del possessore. 
4. Il premio può essere corrisposto in denaro o mediante rilascio di parte delle cose ritrovate. In 
luogo del premio, l’interessato può ottenere, a richiesta, un credito di imposta di pari ammontare, 
secondo le modalità e con i limiti stabiliti con decreto adottato dal Ministro dell’economia e delle 
finanze di concerto con il Ministro, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, 
n. 400. 
Articolo 93 
Determinazione del premio 
1. Il Ministero provvede alla determinazione del premio spettante agli aventi titolo ai sensi 
dell’articolo 92, previa stima delle cose ritrovate. 
2. In corso di stima, a ciascuno degli aventi titolo è corrisposto un acconto del premio in misura 
non superiore ad un quinto del valore, determinato in via provvisoria, delle cose ritrovate. 
L’accettazione dell’acconto non comporta acquiescenza alla stima definitiva. 
3. Se gli aventi titolo non accettano la stima definitiva del Ministero, il valore delle cose ritrovate è 
determinato da un terzo, designato concordemente dalle parti. Se esse non si accordano per la 
nomina del terzo ovvero per la sua sostituzione, qualora il terzo nominato non voglia o non possa 
accettare l’incarico, la nomina è effettuata, su richiesta di una delle parti, dal presidente del 
tribunale del luogo in cui le cose sono state ritrovate. Le spese della perizia sono anticipate dagli 
aventi titolo al premio. 
4. La determinazione del terzo è impugnabile in caso di errore o di manifesta iniquità. 
Sezione II 
Ricerche e rinvenimenti fortuiti nella zona contigua al mare territoriale 
Articolo 94 
Convenzione UNESCO 
1. Gli oggetti archeologici e storici rinvenuti nei fondali della zona di mare estesa dodici miglia 
marine a partire dal limite esterno del mare territoriale sono tutelati ai sensi delle “Regole relative 
agli interventi sul patrimonio culturale subacqueo” allegate alla Convenzione UNESCO sulla 
protezione del patrimonio culturale subacqueo, adottata a Parigi il 2 novembre 2001. 
39?Capo VII 
Espropriazione 
Articolo 95 
Espropriazione di beni culturali 
1. I beni culturali immobili e mobili possono essere espropriati dal Ministero per causa di pubblica 
utilità, quando l’espropriazione risponda ad un importante interesse a migliorare le condizioni di 
tutela ai fini della fruizione pubblica dei beni medesimi. 
2. Il Ministero può autorizzare, a richiesta, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni 
altro ente ed istituto pubblico ad effettuare l’espropriazione di cui al comma 1. In tal caso dichiara 
la pubblica utilità ai fini dell’esproprio e rimette gli atti all’ente interessato per la prosecuzione del 
procedimento. 
3. Il Ministero può anche disporre l’espropriazione a favore di persone giuridiche private senza fine 
di lucro, curando direttamente il relativo procedimento. 
Articolo 96 
Espropriazione per fini strumentali 
1. Possono essere espropriati per causa di pubblica utilità edifici ed aree quando ciò sia necessario 
per isolare o restaurare monumenti, assicurarne la luce o la prospettiva, garantirne o accrescerne il 
decoro o il godimento da parte del pubblico, facilitarne l’accesso. 
Articolo 97 
Espropriazione per interesse archeologico 
1. Il Ministero può procedere all’espropriazione di immobili al fine di eseguire interventi di 
interesse archeologico o ricerche per il ritrovamento delle cose indicate nell’articolo 10. 
Articolo 98 
Dichiarazione di pubblica utilità 
1. La pubblica utilità è dichiarata con decreto ministeriale o, nel caso dell’articolo 96, anche con 
provvedimento della regione comunicato al Ministero. 
2. Nei casi di espropriazione previsti dagli articoli 96 e 97 l’approvazione del progetto equivale a 
dichiarazione di pubblica utilità. 
Articolo 99 
Indennità di esproprio per i beni culturali 
1. Nel caso di espropriazione previsto dall’articolo 95 l’indennità consiste nel giusto prezzo che il 
bene avrebbe in una libera contrattazione di compravendita all’interno dello Stato. 
2. Il pagamento dell’indennità è effettuato secondo le modalità stabilite dalle disposizioni generali 
in materia di espropriazione per pubblica utilità. 
40?Articolo 100 
Rinvio a norme generali 
1. Nei casi di espropriazione disciplinati dagli articoli 96 e 97 si applicano, in quanto compatibili, 
le disposizioni generali in materia di espropriazione per pubblica utilità. 
TITOLO II 
Fruizione e valorizzazione 
Capo I 
Fruizione dei beni culturali 
Sezione I 
Principi generali 
Articolo 101 
Istituti e luoghi della cultura 
1. Ai fini del presente codice sono istituti e luoghi della cultura i musei, le biblioteche e gli archivi, 
le aree e i parchi archeologici, i complessi monumentali. 
2. Si intende per: 
a) «museo», una struttura permanente che acquisisce, conserva, ordina ed espone beni culturali 
per finalità di educazione e di studio; 
b) «biblioteca», una struttura permanente che raccoglie e conserva un insieme organizzato di 
libri, materiali e informazioni, comunque editi o pubblicati su qualunque supporto, e ne assicura la 
consultazione al fine di promuovere la lettura e lo studio; 
c) «archivio», una struttura permanente che raccoglie, inventaria e conserva documenti 
originali di interesse storico e ne assicura la consultazione per finalità di studio e di ricerca. 
d) «area archeologica», un sito caratterizzato dalla presenza di resti di natura fossile o di 
manufatti o strutture preistorici o di età antica; 
e) «parco archeologico», un ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze 
archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come 
museo all’aperto; 
f) «complesso monumentale», un insieme formato da una pluralità di fabbricati edificati anche 
in epoche diverse, che con il tempo hanno acquisito, come insieme, una autonoma rilevanza 
artistica, storica o etnoantropologica. 
3. Gli istituti ed i luoghi di cui al comma 1 che appartengono a soggetti pubblici sono destinati alla 
pubblica fruizione ed espletano un servizio pubblico. 
4. Le strutture espositive e di consultazione nonché i luoghi di cui al comma 1 che appartengono a 
soggetti privati e sono aperti al pubblico espletano un servizio privato di utilità sociale. 
Articolo 102 
Fruizione degli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica 
1. Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali ed ogni altro ente ed istituto pubblico, 
assicurano la fruizione dei beni presenti negli istituti e nei luoghi indicati all’articolo 101, nel 
rispetto dei principi fondamentali fissati dal presente codice. 
41?2. Nel rispetto dei principi richiamati al comma 1, la legislazione regionale disciplina la fruizione 
dei beni presenti negli istituti e nei luoghi della cultura non appartenenti allo Stato o dei quali lo 
Stato abbia trasferito la disponibilità sulla base della normativa vigente. 
3. La fruizione dei beni culturali pubblici al di fuori degli istituti e dei luoghi di cui all’articolo 101 
è assicurata, secondo le disposizioni del presente Titolo, compatibilmente con lo svolgimento degli 
scopi istituzionali cui detti beni sono destinati. 
4. Al fine di coordinare, armonizzare ed integrare la fruizione relativamente agli istituti ed ai 
luoghi della cultura di appartenenza pubblica lo Stato, e per esso il Ministero, le regioni e gli altri 
enti pubblici territoriali definiscono accordi nell’ambito e con le procedure dell’articolo 112. In 
assenza di accordo, ciascun soggetto pubblico è tenuto a garantire la fruizione dei beni di cui ha 
comunque la disponibilità. 
5. Mediante gli accordi di cui al comma 4 il Ministero può altresì trasferire alle regioni e agli altri 
enti pubblici territoriali, in base ai principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza, la 
disponibilità di istituti e luoghi della cultura, al fine di assicurare un’adeguata fruizione e 
valorizzazione dei beni ivi presenti. 
Articolo 103 
Accesso agli istituti ed ai luoghi della cultura 
1. L’accesso agli istituti ed ai luoghi pubblici della cultura può essere gratuito o a pagamento. Il 
Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono stipulare intese per coordinare 
l’accesso ad essi. 
2. L’accesso alle biblioteche ed agli archivi pubblici per finalità di lettura, studio e ricerca è 
gratuito. 
3. Nei casi di accesso a pagamento, il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali 
determinano: 
a) i casi di libero accesso e di ingresso gratuito; 
b) le categorie di biglietti e i criteri per la determinazione del relativo prezzo. Il prezzo del 
biglietto include gli oneri derivanti dalla stipula delle convenzioni previste alla lettera c); 
c) le modalità di emissione, distribuzione e vendita del biglietto d’ingresso e di riscossione del 
corrispettivo, anche mediante convenzioni con soggetti pubblici e privati. Per la gestione dei 
biglietti d’ingresso possono essere impiegate nuove tecnologie informatiche, con possibilità di 
prevendita e vendita presso terzi convenzionati. 
d) l’eventuale percentuale dei proventi dei biglietti da assegnare all’Ente nazionale di 
assistenza e previdenza per i pittori, scultori, musicisti, scrittori ed autori drammatici. 
4. Eventuali agevolazioni per l’accesso devono essere regolate in modo da non creare 
discriminazioni ingiustificate nei confronti dei cittadini degli altri Stati membri dell’Unione 
europea. 
Articolo 104 
Fruizione di beni culturali di proprietà privata 
1. Possono essere assoggettati a visita da parte del pubblico per scopi culturali: 
a) i beni culturali immobili indicati all’articolo 10, comma 3, lettere a) e d), che rivestono 
interesse eccezionale; 
b) le collezioni dichiarate ai sensi dell’articolo 13. 
2. L’interesse eccezionale degli immobili indicati al comma 1, lettera a), è dichiarato con atto del 
Ministero, sentito il proprietario. 
3. Le modalità di visita sono concordate tra il proprietario e il soprintendente, che ne dà 
comunicazione al comune o alla città metropolitana nel cui territorio si trovano i beni. 
4. Sono fatte salve le disposizioni di cui all’articolo 38. 
42?Articolo 105 
Diritti di uso e godimento pubblico 
1. Il Ministero e le regioni vigilano, nell’ambito delle rispettive competenze, affinché siano 
rispettati i diritti di uso e godimento che il pubblico abbia acquisito sulle cose e i beni soggetti alle 
disposizioni della presente Parte. 
Sezione II 
Uso dei beni culturali 
Articolo 106 
Uso individuale di beni culturali 
1. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono concedere l’uso dei beni 
culturali che abbiano in consegna, per finalità compatibili con la loro destinazione culturale, a 
singoli richiedenti. 
2. Per i beni in consegna al Ministero, il soprintendente determina il canone dovuto e adotta il 
relativo provvedimento. 
Articolo 107 
Uso strumentale e precario e riproduzione di beni culturali 
1. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono consentire la riproduzione 
nonché l’uso strumentale e precario dei beni culturali che abbiano in consegna, fatte salve le 
disposizioni di cui al comma 2 e quelle in materia di diritto d’autore. 
2. E’ di regola vietata la riproduzione di beni culturali che consista nel trarre calchi dagli originali 
di sculture e di opere a rilievo in genere, di qualunque materiale tali beni siano fatti. Sono 
ordinariamente consentiti, previa autorizzazione del soprintendente, i calchi da copie degli originali 
già esistenti. Le modalità per la realizzazione dei calchi sono disciplinate con decreto ministeriale. 
Articolo 108 
Canoni di concessione, corrispettivi di riproduzione, cauzione 
1. I canoni di concessione ed i corrispettivi connessi alle riproduzioni di beni culturali sono 
determinati dall’autorità che ha in consegna i beni tenendo anche conto: 
a) del carattere delle attività cui si riferiscono le concessioni d’uso; 
b) dei mezzi e delle modalità di esecuzione delle riproduzioni; 
c) del tipo e del tempo di utilizzazione degli spazi e dei beni; 
d) dell’uso e della destinazione delle riproduzioni, nonché dei benefici economici che ne 
derivano al richiedente. 
2. I canoni e i corrispettivi sono corrisposti, di regola, in via anticipata. 
3. Nessun canone è dovuto per le riproduzioni richieste da privati per uso personale o per motivi di 
studio, ovvero da soggetti pubblici per finalità di valorizzazione. I richiedenti sono comunque 
tenuti al rimborso delle spese sostenute dall’amministrazione concedente. 
4. Nei casi in cui dall’attività in concessione possa derivare un pregiudizio ai beni culturali, 
l’autorità che ha in consegna i beni determina l’importo della cauzione, costituita anche mediante 
fideiussione bancaria o assicurativa. Per gli stessi motivi, la cauzione è dovuta anche nei casi di 
esenzione dal pagamento dei canoni e corrispettivi. 
43?5. La cauzione è restituita quando sia stato accertato che i beni in concessione non hanno subito 
danni e le spese sostenute sono state rimborsate. 
6. Gli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per l’uso e la riproduzione dei beni sono fissati 
con provvedimento dell’amministrazione concedente. 
Articolo 109 
Catalogo di immagini fotografiche e di riprese di beni culturali 
1. Qualora la concessione abbia ad oggetto la riproduzione di beni culturali per fini di raccolta e 
catalogo di immagini fotografiche e di riprese in genere, il provvedimento concessorio prescrive: 
a) il deposito del doppio originale di ogni ripresa o fotografia; 
b) la restituzione, dopo l’uso, del fotocolor originale con relativo codice. 
Articolo 110 
Incasso e riparto di proventi 
1. Nei casi previsti dall’articolo 115, comma 2, i proventi derivanti dalla vendita dei biglietti di 
ingresso agli istituti ed ai luoghi della cultura, nonché dai canoni di concessione e dai corrispettivi 
per la riproduzione dei beni culturali, sono versati ai soggetti pubblici cui gli istituti, i luoghi o i 
singoli beni appartengono o sono in consegna, in conformità alle rispettive disposizioni di 
contabilità pubblica. 
2. Ove si tratti di istituti, luoghi o beni appartenenti o in consegna allo Stato, i proventi di cui al 
comma 1 sono versati alla sezione di tesoreria provinciale dello Stato, anche mediante versamento 
in conto corrente postale intestato alla tesoreria medesima, ovvero sul conto corrente bancario 
aperto da ciascun responsabile di istituto o luogo della cultura presso un istituto di credito. In tale 
ultima ipotesi l’istituto bancario provvede, non oltre cinque giorni dalla riscossione, al versamento 
delle somme affluite alla sezione di tesoreria provinciale dello Stato. Il Ministro dell’economia e 
delle finanze riassegna le somme incassate alle competenti unità previsionali di base dello stato di 
previsione della spesa del Ministero, secondo i criteri e nella misura fissati dal Ministero 
medesimo. 
3. I proventi derivanti dalla vendita dei biglietti d’ingresso agli istituti ed ai luoghi appartenenti o in 
consegna allo Stato sono destinati alla realizzazione di interventi per la sicurezza e la 
conservazione dei luoghi medesimi, ai sensi dell’articolo 29, nonché all’espropriazione e 
all’acquisto di beni culturali, anche mediante esercizio della prelazione. 
4. I proventi derivanti dalla vendita dei biglietti d’ingresso agli istituti ed ai luoghi appartenenti o 
in consegna ad altri soggetti pubblici sono destinati all’incremento ed alla valorizzazione del 
patrimonio culturale. 
Capo II 
Principi della valorizzazione dei beni culturali 
Articolo 111 
Attività di valorizzazione 
1. Le attività di valorizzazione dei beni culturali consistono nella costituzione ed organizzazione 
stabile di risorse, strutture o reti, ovvero nella messa a disposizione di competenze tecniche o 
risorse finanziarie o strumentali, finalizzate all’esercizio delle funzioni ed al perseguimento delle 
finalità indicate all’articolo 6. A tali attività possono concorrere, cooperare o partecipare soggetti 
privati. 
44?2. La valorizzazione è ad iniziativa pubblica o privata. 
3. La valorizzazione ad iniziativa pubblica si conforma ai principi di libertà di partecipazione, 
pluralità dei soggetti, continuità di esercizio, parità di trattamento, economicità e trasparenza della 
gestione. 
4. La valorizzazione ad iniziativa privata è attività socialmente utile e ne è riconosciuta la finalità 
di solidarietà sociale. 
Articolo 112 
Valorizzazione dei beni culturali di appartenenza pubblica 
1. Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali assicurano la valorizzazione dei beni 
presenti negli istituti e nei luoghi indicati all’articolo 101, nel rispetto dei principi fondamentali 
fissati dal presente codice. 
2. Nel rispetto dei principi richiamati al comma 1, la legislazione regionale disciplina la 
valorizzazione dei beni presenti negli istituti e nei luoghi della cultura non appartenenti allo Stato o 
dei quali lo Stato abbia trasferito la disponibilità sulla base della normativa vigente. 
3. La valorizzazione dei beni culturali pubblici al di fuori degli istituti e dei luoghi di cui 
all’articolo 101 è assicurata, secondo le disposizioni del presente Titolo, compatibilmente con lo 
svolgimento degli scopi istituzionali cui detti beni sono destinati. 
4. Al fine di coordinare, armonizzare ed integrare le attività di valorizzazione dei beni del 
patrimonio culturale di appartenenza pubblica, lo Stato, per il tramite del Ministero, le regioni e gli 
altri enti pubblici territoriali stipulano accordi su base regionale, al fine di definire gli obbiettivi e 
fissarne i tempi e le modalità di attuazione. Con gli accordi medesimi sono individuate le adeguate 
forme di gestione, ai sensi dell’articolo 115. 
5. Qualora, entro i tempi stabiliti, gli accordi di cui al comma 4 non siano raggiunti tra i competenti 
organi, la loro definizione è rimessa alla decisione congiunta del Ministro, del presidente della 
Regione, del presidente della Provincia e dei sindaci dei comuni interessati. In assenza di accordo, 
ciascun soggetto pubblico è tenuto a garantire la valorizzazione dei beni di cui ha comunque la 
disponibilità. 
6. Lo Stato, per il tramite del Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono 
definire, in sede di Conferenza unificata, indirizzi generali e procedure per uniformare, sul territorio 
nazionale, gli accordi indicati al comma 4. 
7. Agli accordi di cui al comma 4 possono partecipare anche soggetti privati e, previo consenso dei 
soggetti interessati, gli accordi medesimi possono riguardare beni di proprietà privata. 
8. I soggetti pubblici interessati possono altresì stipulare apposite convenzioni con le associazioni 
culturali o di volontariato che svolgono attività di promozione e diffusione della conoscenza dei 
beni culturali. 
Articolo 113 
Valorizzazione dei beni culturali di proprietà privata 
1. Le attività e le strutture di valorizzazione, ad iniziativa privata, di beni culturali di proprietà 
privata possono beneficiare del sostegno pubblico da parte dello Stato, delle regioni e degli altri 
enti pubblici territoriali. 
2. Le misure di sostegno sono adottate tenendo conto della rilevanza dei beni culturali ai quali si 
riferiscono. 
3. Le modalità della valorizzazione sono stabilite con accordo da stipularsi con il proprietario, 
possessore o detentore del bene in sede di adozione della misura di sostegno. 
4. La regione e gli altri enti pubblici territoriali possono anche concorrere alla valorizzazione dei 
beni di cui all’articolo 104, comma 1, partecipando agli accordi ivi previsti al comma 3. 
45?Articolo 114 
Livelli di qualità della valorizzazione 
1. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, anche con il concorso delle università, 
fissano i livelli uniformi di qualità della valorizzazione e ne curano l’aggiornamento periodico. 
2. I livelli di cui al comma 1 sono adottati con decreto del Ministro previa intesa in sede di 
Conferenza unificata. 
3. I soggetti che, ai sensi dell’articolo 115, hanno la gestione delle attività di valorizzazione sono 
tenuti ad assicurare il rispetto dei livelli adottati. 
Articolo 115 
Forme di gestione 
1. Le attività di valorizzazione dei beni culturali ad iniziativa pubblica sono gestite in forma diretta 
o indiretta. 
2. La gestione in forma diretta è svolta per mezzo di strutture organizzative interne alle 
amministrazioni, dotate di adeguata autonomia scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile, e 
provviste di idoneo personale tecnico. 
3. La gestione in forma indiretta è attuata tramite: 
a) affidamento diretto a istituzioni, fondazioni, associazioni, consorzi, società di capitali o altri 
soggetti, costituiti o partecipati, in misura prevalente, dall’amministrazione pubblica cui i beni 
pertengono; 
b) concessione a terzi, in base ai criteri indicati ai commi 4 e 5. 
4. Lo Stato e le regioni ricorrono alla gestione in forma indiretta al fine di assicurare un adeguato 
livello di valorizzazione dei beni culturali. La scelta tra le due forme di gestione indicate alle lettere 
a) e b) del comma 3 è attuata previa valutazione comparativa, in termini di efficienza ed efficacia, 
degli obiettivi che si intendono perseguire e dei relativi mezzi, metodi e tempi. 
5. Qualora, a seguito della comparazione di cui al comma 4, risulti preferibile ricorrere alla 
concessione a terzi, alla stessa si provvede mediante procedure ad evidenza pubblica, sulla base di 
valutazione comparativa dei progetti presentati. 
6. Gli altri enti pubblici territoriali ordinariamente ricorrono alla gestione in forma indiretta di cui 
al comma 3, lettera a), salvo che, per le modeste dimensioni o per le caratteristiche dell’attività di 
valorizzazione, non risulti conveniente od opportuna la gestione in forma diretta. 
7. Previo accordo tra i titolari delle attività di valorizzazione, l’affidamento o la concessione 
previsti al comma 3 possono essere disposti in modo congiunto ed integrato. 
8. Il rapporto tra il titolare dell’attività e l’affidatario od il concessionario è regolato con contratto 
di servizio, nel quale sono specificati, tra l’altro, i livelli qualitativi di erogazione del servizio e di 
professionalità degli addetti nonché i poteri di indirizzo e controllo spettanti al titolare dell’attività 
o del servizio. 
9. Il titolare dell’attività può partecipare al patrimonio o al capitale dei soggetti di cui al comma 3, 
lettera a), anche con il conferimento in uso del bene culturale oggetto di valorizzazione. Gli effetti 
del conferimento si esauriscono, senza indennizzo, in tutti i casi di cessazione totale dalla 
partecipazione da parte del titolare dell’attività o del servizio, di estinzione del soggetto partecipato 
ovvero di cessazione, per qualunque causa, dell’affidamento dell’attività o del servizio. I beni 
conferiti in uso non sono soggetti a garanzia patrimoniale specifica se non in ragione del loro 
controvalore economico. 
10. All’affidamento o alla concessione di cui al comma 3 può essere collegata la concessione in 
uso del bene culturale oggetto di valorizzazione. La concessione perde efficacia, senza indennizzo, 
in qualsiasi caso di cessazione dell’affidamento o della concessione del servizio o dell’attività. 
46?Articolo 116 
Tutela dei beni culturali conferiti o concessi in uso 
1. I beni culturali che siano stati conferiti o concessi in uso ai sensi dell’articolo 115, commi 9 e 10, 
restano a tutti gli effetti assoggettati al regime giuridico loro proprio. Le funzioni di tutela sono 
esercitate dal Ministero, che provvede anche su richiesta ovvero nei confronti del soggetto 
conferitario o concessionario dell’uso dei beni medesimi. 
Articolo 117 
Servizi aggiuntivi 
1. Negli istituti e nei luoghi della cultura indicati all’articolo 101 possono essere istituiti servizi di 
assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico. 
2. Rientrano tra i servizi di cui al comma 1: 
a) il servizio editoriale e di vendita riguardante i cataloghi e i sussidi catalografici, audiovisivi 
e informatici, ogni altro materiale informativo, e le riproduzioni di beni culturali; 
b) i servizi riguardanti beni librari e archivistici per la fornitura di riproduzioni e il recapito del 
prestito bibliotecario; 
c) la gestione di raccolte discografiche, di diapoteche e biblioteche museali; 
d) la gestione dei punti vendita e l’utilizzazione commerciale delle riproduzioni dei beni; 
e) i servizi di accoglienza, ivi inclusi quelli di assistenza e di intrattenimento per l’infanzia, i 
servizi di informazione, di guida e assistenza didattica, i centri di incontro; 
f) i servizi di caffetteria, di ristorazione, di guardaroba; 
g) l’organizzazione di mostre e manifestazioni culturali, nonché di iniziative promozionali. 
3. I servizi di cui al comma 1 possono essere gestiti in forma integrata con i servizi di pulizia, di 
vigilanza e di biglietteria. 
4. La gestione dei servizi medesimi è attuata nelle forme previste dall’articolo 115. 
5. I canoni di concessione dei servizi sono incassati e ripartiti ai sensi dell’articolo 110. 
Articolo 118 
Promozione di attività di studio e ricerca 
1. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, anche con il concorso delle università 
e di altri soggetti pubblici e privati, realizzano, promuovono e sostengono, anche congiuntamente, 
ricerche, studi ed altre attività conoscitive aventi ad oggetto il patrimonio culturale. 
2. Al fine di garantire la raccolta e la diffusione sistematica dei risultati degli studi, delle ricerche e 
delle altre attività di cui al comma 1, ivi compresa la catalogazione, il Ministero e le regioni 
possono stipulare accordi per istituire, a livello regionale o interregionale, centri permanenti di 
studio e documentazione del patrimonio culturale, prevedendo il concorso delle università e di altri 
soggetti pubblici e privati. 
Articolo 119 
Diffusione della conoscenza del patrimonio culturale nelle scuole 
1. Il Ministero, il Ministero per l’istruzione, l’università e la ricerca, le regioni e gli altri enti 
pubblici territoriali interessati possono concludere accordi per diffondere la conoscenza e favorire 
la fruizione del patrimonio culturale da parte degli studenti. 
2. Sulla base degli accordi previsti al comma 1, i responsabili degli istituti e dei luoghi della 
cultura di cui all’articolo 101 possono stipulare con le scuole di ogni ordine e grado, appartenenti al 
47?sistema nazionale di istruzione, apposite convenzioni per la elaborazione di percorsi didattici, la 
predisposizione di materiali e sussidi audiovisivi, nonché per la formazione e l’aggiornamento dei 
docenti. I percorsi, i materiali e i sussidi tengono conto della specificità della scuola richiedente e 
delle eventuali particolari esigenze determinate dalla presenza di alunni disabili. 
Articolo 120 
Sponsorizzazione di beni culturali 
1. E’ sponsorizzazione di beni culturali ogni forma di contributo in beni o servizi da parte di 
soggetti privati alla progettazione o all’attuazione di iniziative del Ministero, delle regioni e degli 
altri enti pubblici territoriali, ovvero di soggetti privati, nel campo della tutela e valorizzazione del 
patrimonio culturale, con lo scopo di promuovere il nome, il marchio, l’immagine, l’attività o il 
prodotto dell’attività dei soggetti medesimi. 
2. La promozione di cui al comma 1 avviene attraverso l’associazione del nome, del marchio, 
dell’immagine, dell’attività o del prodotto all’iniziativa oggetto del contributo, in forme compatibili 
con il carattere artistico o storico, l’aspetto e il decoro del bene culturale da tutelare o valorizzare, 
da stabilirsi con il contratto di sponsorizzazione. 
3. Con il contratto di sponsorizzazione sono altresì definite le modalità di erogazione del 
contributo nonché le forme del controllo, da parte del soggetto erogante, sulla realizzazione 
dell’iniziativa cui il contributo si riferisce. 
Articolo 121 
Accordi con le fondazioni bancarie 
1. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, ciascuno nel proprio ambito, possono 
stipulare, anche congiuntamente, protocolli di intesa con le fondazioni conferenti di cui alle 
disposizioni in materia di ristrutturazione e disciplina del gruppo creditizio, che statutariamente 
perseguano scopi di utilità sociale nel settore dell’arte e delle attività e beni culturali, al fine di 
coordinare gli interventi di valorizzazione sul patrimonio culturale e, in tale contesto, garantire 
l’equilibrato impiego delle risorse finanziarie messe a disposizione. La parte pubblica può 
concorrere, con proprie risorse finanziarie, per garantire il perseguimento degli obiettivi dei 
protocolli di intesa. 
Capo III 
Consultabilità dei documenti degli archivi e tutela della riservatezza 
Articolo 122 
Archivi di Stato e archivi storici degli enti pubblici: consultabilità dei documenti 
1. I documenti conservati negli archivi di Stato e negli archivi storici delle regioni, degli altri enti 
pubblici territoriali nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico sono liberamente consultabili, ad 
eccezione: 
a) di quelli dichiarati di carattere riservato, ai sensi dell’articolo 125, relativi alla politica estera 
o interna dello Stato, che diventano consultabili cinquanta anni dopo la loro data; 
b) di quelli contenenti i dati sensibili nonché i dati relativi a provvedimenti di natura penale 
espressamente indicati dalla normativa in materia di trattamento dei dati personali, che diventano 
consultabili quaranta anni dopo la loro data. Il termine è di settanta anni se i dati sono idonei a 
rivelare lo stato di salute, la vita sessuale o rapporti riservati di tipo familiare. 
48?2. Anteriormente al decorso dei termini indicati nel comma 1, i documenti restano accessibili ai 
sensi della disciplina sull’accesso ai documenti amministrativi. Sull’istanza di accesso provvede 
l’amministrazione che deteneva il documento prima del versamento o del deposito. 
3. Alle disposizioni del comma 1 sono assoggettati anche gli archivi e i documenti di proprietà 
privata depositati negli archivi di Stato e negli archivi storici degli enti pubblici, o agli archivi 
medesimi donati o venduti o lasciati in eredità o legato. I depositanti e coloro che donano o 
vendono o lasciano in eredità o legato i documenti possono anche stabilire la condizione della non 
consultabilità di tutti o di parte dei documenti dell’ultimo settantennio. Tale limitazione, così come 
quella generale stabilita dal comma 1, non opera nei riguardi dei depositanti, dei donanti, dei 
venditori e di qualsiasi altra persona da essi designata; detta limitazione è altresì inoperante nei 
confronti degli aventi causa dai depositanti, donanti e venditori, quando si tratti di documenti 
concernenti oggetti patrimoniali, ai quali essi siano interessati per il titolo di acquisto. 
Articolo 123 
Archivi di Stato e archivi storici degli enti pubblici: consultabilità dei documenti riservati 
1. Il Ministro dell’interno, previo parere del direttore dell’Archivio di Stato competente e udita la 
commissione per le questioni inerenti alla consultabilità degli atti di archivio riservati, istituita 
presso il Ministero dell’interno, può autorizzare la consultazione per scopi storici di documenti di 
carattere riservato conservati negli archivi di Stato anche prima della scadenza dei termini indicati 
nell’articolo 122, comma 1. L’autorizzazione è rilasciata, a parità di condizioni, ad ogni 
richiedente. 
2. I documenti per i quali è autorizzata la consultazione ai sensi del comma 1 conservano il loro 
carattere riservato e non possono essere diffusi. 
3. Alle disposizioni dei commi 1 e 2 è assoggettata anche la consultazione per scopi storici di 
documenti di carattere riservato conservati negli archivi storici delle regioni, degli altri enti 
pubblici territoriali nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico. Il parere di cui al comma 1 è reso 
dal soprintendente archivistico. 
Articolo 124 
Consultabilità a scopi storici degli archivi correnti 
1. Salvo quanto disposto dalla vigente normativa in materia di accesso agli atti della pubblica 
amministrazione, lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali disciplinano la consultazione 
a scopi storici dei propri archivi correnti e di deposito. 
2. La consultazione ai fini del comma 1 degli archivi correnti e di deposito degli altri enti ed istituti 
pubblici, è regolata dagli enti ed istituti medesimi, sulla base di indirizzi generali stabiliti dal 
Ministero. 
Articolo 125 
Declaratoria di riservatezza 
1. L’accertamento dell’esistenza e della natura degli atti non liberamente consultabili indicati agli 
articoli 122 e 127 è effettuato dal Ministero dell’interno, d’intesa con il Ministero. 
49?Articolo 126 
Protezione di dati personali 
1. Qualora il titolare di dati personali abbia esercitato i diritti a lui riconosciuti dalla normativa che 
ne disciplina il trattamento, i documenti degli archivi storici sono conservati e consultabili 
unitamente alla documentazione relativa all’esercizio degli stessi diritti. 
2. Su richiesta del titolare medesimo, può essere disposto il blocco dei dati personali che non siano 
di rilevante interesse pubblico, qualora il loro trattamento comporti un concreto pericolo di lesione 
della dignità, della riservatezza o dell’identità personale dell’interessato. 
3. La consultazione per scopi storici dei documenti contenenti dati personali è assoggettata anche 
alle disposizioni del codice di deontologia e di buona condotta previsto dalla normativa in materia 
di trattamento dei dati personali. 
Articolo 127 
Consultabilità degli archivi privati 
1. I privati proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di archivi o di singoli documenti 
dichiarati ai sensi dell’articolo 13 hanno l’obbligo di permettere agli studiosi, che ne facciano 
motivata richiesta tramite il soprintendente archivistico, la consultazione dei documenti secondo 
modalità concordate tra i privati stessi e il soprintendente. Le relative spese sono a carico dello 
studioso. 
2. Sono esclusi dalla consultazione i singoli documenti dichiarati di carattere riservato ai sensi 
dell’articolo 125. Possono essere esclusi dalla consultazione anche i documenti per i quali sia stata 
posta la condizione di non consultabilità ai sensi dell’articolo 122, comma 3. 
3. Agli archivi privati utilizzati per scopi storici, anche se non dichiarati a norma dell’articolo 13, si 
applicano le disposizioni di cui agli articoli 123, comma 3, e 126, comma 3. 
TITOLO III 
Norme transitorie e finali 
Articolo 128 
Notifiche effettuate a norma della legislazione precedente 
1. I beni culturali di cui all’articolo 10, comma 3, per i quali non sono state rinnovate e trascritte le 
notifiche effettuate a norma delle leggi 20 giugno 1909, n. 364 e 11 giugno 1922, n. 778, sono 
sottoposti al procedimento di cui all’articolo 14. Fino alla conclusione del procedimento medesimo, 
dette notifiche restano comunque valide agli effetti di questa Parte. 
2. Conservano altresì efficacia le notifiche effettuate a norma degli articoli 2, 3, 5 e 21 della legge 1 
giugno 1939, n. 1089 e le dichiarazioni adottate e notificate a norma dell’articolo 36 del decreto del 
Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409 e degli articoli 6, 7, 8 e 49 del decreto 
legislativo 29 ottobre 1999, n. 490. 
3. In presenza di elementi di fatto sopravvenuti ovvero precedentemente non conosciuti o non 
valutati, il Ministero può rinnovare, d’ufficio o a richiesta del proprietario, possessore o detentore 
interessati, il procedimento di dichiarazione dei beni che sono stati oggetto delle notifiche di cui al 
comma 2, al fine di verificare la perdurante sussistenza dei presupposti per l’assoggettamento dei 
beni medesimi alle disposizioni di tutela. 
4. Avverso il provvedimento di rigetto dell’istanza di rinnovo del procedimento di dichiarazione, 
prodotta ai sensi del comma 3, ovvero avverso la dichiarazione conclusiva del procedimento 
medesimo, anche quando esso sia stato avviato d’ufficio, è ammesso ricorso amministrativo ai 
sensi dell’articolo 16. 
50?Articolo 129 
Provvedimenti legislativi particolari 
1. Sono fatte salve le leggi aventi ad oggetto singole città o parti di esse, complessi architettonici, 
monumenti nazionali, siti od aree di interesse storico, artistico od archeologico. 
2. Restano altresì salve le disposizioni relative alle raccolte artistiche ex-fidecommissarie, 
impartite con legge 28 giugno 1871, n. 286, legge 8 luglio 1883, n. 1461, regio decreto 23 
novembre 1891, n. 653 e legge 7 febbraio 1892, n. 31. 
Articolo 130 
Disposizioni regolamentari precedenti 
1. Fino all’emanazione dei decreti e dei regolamenti previsti dal presente codice, restano in vigore, 
in quanto applicabili, le disposizioni dei regolamenti approvati con regi decreti 2 ottobre 1911, n. 
1163 e 30 gennaio 1913, n. 363, e ogni altra disposizione regolamentare attinente alle norme 
contenute in questa Parte. 
PARTE TERZA 
Beni paesaggistici 
TITOLO I 
Tutela e valorizzazione 
Capo I 
Disposizioni generali 
Articolo 131 
Salvaguardia dei valori del paesaggio 
1. Ai fini del presente codice per paesaggio si intende una parte omogenea di territorio i cui 
caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni. 
2. La tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali 
manifestazioni identitarie percepibili. 
Articolo 132 
Cooperazione tra amministrazioni pubbliche 
1. Le amministrazioni pubbliche cooperano per la definizione di indirizzi e criteri riguardanti le 
attività di tutela, pianificazione, recupero, riqualificazione e valorizzazione del paesaggio e di 
gestione dei relativi interventi. 
2. Gli indirizzi e i criteri perseguono gli obiettivi della salvaguardia e della reintegrazione dei valori 
del paesaggio anche nella prospettiva dello sviluppo sostenibile. 
3. Al fine di diffondere ed accrescere la conoscenza del paesaggio le amministrazioni pubbliche 
intraprendono attività di formazione e di educazione. 
51?4. Il Ministero e le regioni definiscono le politiche di tutela e valorizzazione del paesaggio tenendo 
conto anche degli studi, delle analisi e delle proposte formulati dall’Osservatorio nazionale per la 
qualità del paesaggio, istituito con decreto del Ministro, nonché dagli Osservatori istituiti in ogni 
regione con le medesime finalità. 
Articolo 133 
Convenzioni internazionali 
1. Le attività di tutela e di valorizzazione del paesaggio si conformano agli obblighi e ai principi di 
cooperazione tra gli Stati derivanti dalle convenzioni internazionali. 
Articolo 134 
Beni paesaggistici 
1. Sono beni paesaggistici: 
a) gli immobili e le aree indicati all’articolo 136, individuati ai sensi degli articoli da 138 a 
141; 
b) le aree indicate all’articolo 142; 
c) gli immobili e le aree comunque sottoposti a tutela dai piani paesaggistici previsti dagli 
articoli 143 e 156. 
Articolo 135 
Pianificazione paesaggistica 
1. Le regioni assicurano che il paesaggio sia adeguatamente tutelato e valorizzato. A tal fine 
sottopongono a specifica normativa d’uso il territorio, approvando piani paesaggistici ovvero piani 
urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici, concernenti l’intero 
territorio regionale, entrambi di seguito denominati «piani paesaggistici». 
2. Il piano paesaggistico definisce, con particolare riferimento ai beni di cui all’articolo 134, le 
trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli 
immobili e delle aree sottoposti a tutela, nonché gli interventi di valorizzazione del paesaggio, 
anche in relazione alle prospettive di sviluppo sostenibile. 
Capo II 
Individuazione dei beni paesaggistici 
Articolo 136 
Immobili ed aree di notevole interesse pubblico 
1. Sono soggetti alle disposizioni di questo Titolo per il loro notevole interesse pubblico: 
a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica; 
b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente 
codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza; 
c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico 
e tradizionale; 
d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di 
belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze. 
52?Articolo 137 
Commissioni provinciali 
1. Con atto regionale è istituita per ciascuna provincia una commissione con il compito di 
formulare proposte per la dichiarazione di notevole interesse pubblico degli immobili indicati alle 
lettere a) e b) e delle aree indicate alle lettere c) e d) dell’articolo 136; 
2. Della commissione fanno parte di diritto il direttore regionale, il soprintendente per i beni 
architettonici e per il paesaggio ed il soprintendente per i beni archeologici competenti per 
territorio. I restanti membri, in numero non superiore a sei, sono nominati dalla regione tra soggetti 
con particolare e qualificata professionalità ed esperienza nella tutela del paesaggio. La 
commissione procede all’audizione dei sindaci dei comuni interessati e può consultare esperti. 
Articolo 138 
Proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico 
1. Su iniziativa del direttore regionale, della regione o degli altri enti pubblici territoriali interessati, 
la commissione indicata all’articolo 137, acquisisce le necessarie informazioni attraverso le 
soprintendenze e gli uffici regionali e provinciali, valuta la sussistenza del notevole interesse 
pubblico degli immobili e delle aree di cui all’articolo 136, e propone la dichiarazione di notevole 
interesse pubblico. La proposta è motivata con riferimento alle caratteristiche storiche, culturali, 
naturali, morfologiche ed estetiche proprie degli immobili o delle aree che abbiano significato e 
valore identitario del territorio in cui ricadono o che siano percepite come tali dalle popolazioni e 
contiene le prescrizioni, le misure ed i criteri di gestione indicati all’articolo 143, comma 3. 
2. Le proposte di dichiarazione di notevole interesse pubblico sono dirette a stabilire una specifica 
disciplina di tutela e valorizzazione, che sia maggiormente rispondente agli elementi peculiari e al 
valore degli specifici ambiti paesaggistici e costituisca parte integrante di quella prevista dal piano 
paesaggistico. 
Articolo 139 
Partecipazione al procedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico 
1. La proposta della commissione per la dichiarazione di notevole interesse pubblico di immobili 
ed aree, corredata dalla relativa planimetria redatta in scala idonea alla loro identificazione, é 
pubblicata per novanta giorni all’albo pretorio e depositata a disposizione del pubblico presso gli 
uffici dei comuni interessati. 
2. Dell’avvenuta proposta e relativa pubblicazione è data senza indugio notizia su almeno due 
quotidiani diffusi nella regione territorialmente interessata, nonché su un quotidiano a diffusione 
nazionale e, ove istituiti, sui siti informatici della regione e degli altri enti pubblici territoriali nel 
cui ambito ricadono gli immobili o le aree da assoggettare a tutela. 
3. Entro i sessanta giorni successivi all’avvenuta pubblicazione all’albo pretorio della proposta 
della commissione, i comuni, le città metropolitane, le province, le associazioni portatrici di 
interessi diffusi individuate ai sensi dell’articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349 e gli altri 
soggetti interessati possono presentare osservazioni alla regione, che ha altresì facoltà di indire 
un’inchiesta pubblica. 
4. Successivamente agli adempimenti di cui ai commi 1, 2 e 3 la regione, per gli immobili indicati 
alle lettere a) e b) dell’articolo 136, comunica l’avvio del procedimento di dichiarazione al 
proprietario, possessore o detentore del bene, nonché alla città metropolitana o al comune 
interessato. 
53?5. La comunicazione di cui al comma 4 ha per oggetto gli elementi, anche catastali, identificativi 
dell’immobile, la proposta formulata dalla commissione, nonché l’indicazione dei conseguenti 
obblighi a carico del proprietario, possessore o detentore. 
6. Entro sessanta giorni dalla data di ricezione della comunicazione di cui al comma 4, il 
proprietario, possessore o detentore dell’immobile può presentare osservazioni alla regione. 
Articolo 140 
Dichiarazione di notevole interesse pubblico e relative misure di conoscenza 
1. La regione, sulla base della proposta della commissione, esaminate le osservazioni e tenuto 
conto dell’esito dell’eventuale inchiesta pubblica, emana il provvedimento di dichiarazione di 
notevole interesse pubblico degli immobili indicati alle lettere a) e b) e delle aree indicate alle 
lettere c) e d) dell’articolo 136. 
2. Il provvedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico degli immobili indicati alle 
lettere a) e b) dell’articolo 136 è altresì notificato al proprietario, possessore o detentore, depositato 
presso il comune, nonché trascritto a cura della regione nei registri immobiliari. 
3. I provvedimenti di dichiarazione di notevole interesse pubblico sono pubblicati nella Gazzetta 
Ufficiale della Repubblica Italiana e nel Bollettino Ufficiale della regione. 
4. Copia della Gazzetta Ufficiale è affissa per novanta giorni all’albo pretorio di tutti i comuni 
interessati. Copia della dichiarazione e delle relative planimetrie resta depositata a disposizione del 
pubblico presso gli uffici dei comuni interessati. 
Articolo 141 
Provvedimenti ministeriali 
1. Qualora la commissione non proceda alle proprie valutazioni entro il termine di sessanta giorni 
dalla richiesta formulata ai sensi dell’articolo 138, ovvero laddove il provvedimento regionale di 
dichiarazione di notevole interesse pubblico non venga comunque emanato entro il termine di un 
anno dalla predetta richiesta, il direttore regionale può chiedere al Ministero di provvedere in via 
sostitutiva. 
2. Il competente organo ministeriale, ricevuta copia della documentazione eventualmente acquisita 
dalla commissione provinciale, effettua l’istruttoria ai fini della formulazione della proposta di 
dichiarazione di notevole interesse pubblico. 
3. Il Ministero invia la proposta ai comuni interessati affinché provvedano agli adempimenti 
indicati all’articolo 139, comma 1, e provvede direttamente agli adempimenti indicati all’articolo 
139, commi 2, 4 e 5. 
4. Il Ministero valuta le osservazioni presentate ai sensi dell’articolo 139, commi 3 e 6, e provvede 
con decreto. Il decreto di dichiarazione di notevole interesse pubblico è notificato, depositato, 
trascritto e pubblicato nelle forme previste dall’articolo 140, commi 2, 3 e 4. 
5. Le disposizioni di cui ai commi precedenti si applicano anche alle proposte di integrazione, con 
riferimento ai contenuti indicati all’articolo 143, comma 3, lettere e) ed f), dei provvedimenti di 
dichiarazione di notevole interesse pubblico esistenti. 
54?Articolo 142 
Aree tutelate per legge 
1. Fino all’approvazione del piano paesaggistico ai sensi dell’articolo 156, sono comunque 
sottoposti alle disposizioni di questo Titolo per il loro interesse paesaggistico: 
a) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, 
anche per i terreni elevati sul mare; 
b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea 
di battigia, anche per i territori elevati sui laghi; 
c) i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle 
disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 
1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; 
d) le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 
1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole; 
e) i ghiacciai e i circhi glaciali; 
f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi; 
g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli 
sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo 2, commi 2 e 6, del decreto 
legislativo 18 maggio 2001, n. 227; 
h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici; 
i) le zone umide incluse nell’elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13 
marzo 1976, n. 448, 
l) i vulcani; 
m) le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del presente 
codice. 
2. Le disposizioni previste dal comma 1 non si applicano alle aree che alla data del 6 settembre 
1985: 
a) erano delimitate negli strumenti urbanistici come zone A e B; 
b) limitatamente alle parti ricomprese nei piani pluriennali di attuazione, erano delimitate negli 
strumenti urbanistici ai sensi del decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444 come zone diverse da 
quelle indicate alla lettera a) e, nei comuni sprovvisti di tali strumenti, ricadevano nei centri 
edificati perimetrati ai sensi dell’articolo 18 della legge 22 ottobre 1971, n. 865. 
3. La disposizione del comma 1 non si applica ai beni ivi indicati alla lettera c) che, in tutto o in 
parte, siano ritenuti irrilevanti ai fini paesaggistici e pertanto inclusi in apposito elenco redatto e 
reso pubblico dalla regione competente. Il Ministero, con provvedimento adottato con le procedure 
previste dall’articolo 141, può tuttavia confermare la rilevanza paesaggistica dei suddetti beni. 
4. Resta in ogni caso ferma la disciplina derivante dagli atti e dai provvedimenti indicati all’articolo 
157. 
Capo III 
Pianificazione paesaggistica 
Articolo 143 
Piano paesaggistico 
1. In base alle caratteristiche naturali e storiche ed in relazione al livello di rilevanza e integrità dei 
valori paesaggistici, il piano ripartisce il territorio in ambiti omogenei, da quelli di elevato pregio 
paesaggistico fino a quelli significativamente compromessi o degradati. 
2. In funzione dei diversi livelli di valore paesaggistico riconosciuti, il piano attribuisce a ciascun 
ambito corrispondenti obiettivi di qualità paesaggistica. Gli obiettivi di qualità paesaggistica 
prevedono in particolare: 
55?a) il mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie, tenuto 
conto anche delle tipologie architettoniche, nonché delle tecniche e dei materiali costruttivi; 
b) la previsione di linee di sviluppo urbanistico ed edilizio compatibili con i diversi livelli di 
valore riconosciuti e tali da non diminuire il pregio paesaggistico del territorio, con particolare 
attenzione alla salvaguardia dei siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO e 
delle aree agricole; 
c) il recupero e la riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi 
o degradati, al fine di reintegrare i valori preesistenti ovvero di realizzare nuovi valori paesaggistici 
coerenti ed integrati con quelli. 
3. Il piano paesaggistico ha contenuto descrittivo, prescrittivo e propositivo. La sua elaborazione si 
articola nelle seguenti fasi: 
a) ricognizione dell’intero territorio, attraverso l’analisi delle caratteristiche storiche, naturali, 
estetiche e delle loro interrelazioni e la conseguente definizione dei valori paesaggistici da tutelare, 
recuperare, riqualificare e valorizzare; 
b) analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio attraverso l’individuazione dei 
fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità del paesaggio, la comparazione con gli altri atti di 
programmazione, di pianificazione e di difesa del suolo; 
c) individuazione degli ambiti paesaggistici e dei relativi obiettivi di qualità paesaggistica; 
d) definizione di prescrizioni generali ed operative per la tutela e l’uso del territorio compreso 
negli ambiti individuati; 
e) determinazione di misure per la conservazione dei caratteri connotativi delle aree tutelate 
per legge e, ove necessario, dei criteri di gestione e degli interventi di valorizzazione paesaggistica 
degli immobili e delle aree dichiarati di notevole interesse pubblico; 
f) individuazione degli interventi di recupero e riqualificazione delle aree significativamente 
compromesse o degradate; 
g) individuazione delle misure necessarie al corretto inserimento degli interventi di 
trasformazione del territorio nel contesto paesaggistico, alle quali debbono riferirsi le azioni e gli 
investimenti finalizzati allo sviluppo sostenibile delle aree interessate; 
h) individuazione, ai sensi dell’articolo 134, lettera c), di eventuali categorie di immobili o di 
aree, diverse da quelle indicate agli articoli 136 e 142, da sottoporre a specifiche misure di 
salvaguardia e di utilizzazione. 
4. Il piano paesaggistico, anche in relazione alle diverse tipologie di opere ed interventi di 
trasformazione del territorio, individua distintamente le aree nelle quali la loro realizzazione è 
consentita sulla base della verifica del rispetto delle prescrizioni, delle misure e dei criteri di 
gestione stabiliti nel piano paesaggistico ai sensi del comma 3, lettere d), e), f) e g), e quelle per le 
quali il piano paesaggistico definisce anche parametri vincolanti per le specifiche previsioni da 
introdurre negli strumenti urbanistici in sede di conformazione e di adeguamento ai sensi 
dell’articolo 145. 
5. Il piano può altresì individuare: 
a) le aree, tutelate ai sensi dell’articolo 142, nelle quali la realizzazione delle opere e degli 
interventi consentiti, in considerazione del livello di eccellenza dei valori paesaggistici o della 
opportunità di valutare gli impatti su scala progettuale, richiede comunque il previo rilascio 
dell’autorizzazione di cui agli articoli 146, 147 e 159; 
b) le aree, non oggetto di atti e provvedimenti emanati ai sensi degli articoli 138, 140, 141 e 
157, nelle quali, invece, la realizzazione di opere ed interventi può avvenire sulla base della verifica 
della conformità alle previsioni del piano paesaggistico e dello strumento urbanistico, effettuata 
nell’ambito del procedimento inerente al titolo edilizio e con le modalità previste dalla relativa 
disciplina, e non richiede il rilascio dell’autorizzazione di cui agli articoli 146, 147 e 159; 
c) le aree significativamente compromesse o degradate nelle quali la realizzazione degli 
interventi di recupero e riqualificazione non richiede il rilascio dell’autorizzazione di cui agli 
articoli 146, 147 e 159. 
6. L’entrata in vigore delle disposizioni previste dal comma 5, lettera b), è subordinata 
all’approvazione degli strumenti urbanistici adeguati al piano paesaggistico ai sensi dell’articolo 
145. Dalla medesima consegue la modifica degli effetti derivanti dai provvedimenti di cui agli 
articoli 157, 140 e 141, nonché dall’inclusione dell’area nelle categorie elencate all’articolo 142. 
56?7. Il piano può subordinare l’entrata in vigore delle disposizioni che consentono la realizzazione di 
opere ed interventi ai sensi del comma 5, lettera b), all’esito positivo di un periodo di monitoraggio 
che verifichi l’effettiva conformità alle previsioni vigenti delle trasformazioni del territorio 
realizzate. 
8. Il piano prevede comunque che nelle aree di cui all’articolo 5, lettera b), siano effettuati controlli 
a campione sulle opere ed interventi realizzati e che l’accertamento di un significativo grado di 
violazione delle previsioni vigenti determini la reintroduzione dell’obbligo dell’autorizzazione di 
cui agli articoli 146, 147 e 159, relativamente ai comuni nei quali si sono rilevate le violazioni. 
9. Il piano paesaggistico individua anche progetti prioritari per la conservazione, il recupero, la 
riqualificazione, la valorizzazione e la gestione del paesaggio regionale indicandone gli strumenti 
di attuazione, comprese le misure incentivanti. 
10. Le regioni, il Ministero e il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio possono 
stipulare accordi per l’elaborazione d’intesa dei piani paesaggistici. Nell’accordo è stabilito il 
termine entro il quale è completata l’elaborazione d’intesa, nonché il termine entro il quale la 
regione approva il piano. Qualora all’elaborazione d’intesa del piano non consegua il 
provvedimento regionale, il piano è approvato in via sostitutiva con decreto del Ministro, sentito il 
Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio. 
11. L’accordo di cui al comma 10 stabilisce altresì presupposti, modalità e tempi per la revisione 
periodica del piano, con particolare riferimento alla eventuale sopravvenienza di provvedimenti 
emanati ai sensi degli articoli 140 e 141. 
12. Qualora l’accordo di cui al comma 10 non venga stipulato, ovvero ad esso non segua 
l’elaborazione congiunta del piano, non trova applicazione quanto previsto dai commi 5, 6, 7 e 8. 
Articolo 144 
Pubblicità e partecipazione 
1. Nei procedimenti di approvazione dei piani paesaggistici sono assicurate la concertazione 
istituzionale, la partecipazione dei soggetti interessati e delle associazioni costituite per la tutela 
degli interessi diffusi, individuate ai sensi dell’articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349 e ampie 
forme di pubblicità. 
2. Qualora dall’applicazione dell’articolo 143, commi 3, 4 e 5 derivi una modificazione degli effetti 
degli atti e dei provvedimenti di cui agli articoli 157, 140 e 141, l’entrata in vigore delle relative 
disposizioni del piano paesaggistico è subordinata all’espletamento delle forme di pubblicità 
indicate all’articolo 140, commi 3 e 4. 
Articolo 145 
Coordinamento della pianificazione paesaggistica con altri strumenti di pianificazione 
1. Il Ministero individua ai sensi dell’articolo 52 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 le 
linee fondamentali dell’assetto del territorio nazionale per quanto riguarda la tutela del paesaggio, 
con finalità di indirizzo della pianificazione. 
2. I piani paesaggistici prevedono misure di coordinamento con gli strumenti di pianificazione 
territoriale e di settore, nonché con gli strumenti nazionali e regionali di sviluppo economico. 
3. Le previsioni dei piani paesaggistici di cui agli articoli 143 e 156 sono cogenti per gli strumenti 
urbanistici dei comuni, delle città metropolitane e delle province, sono immediatamente prevalenti 
sulle disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti urbanistici, stabiliscono norme 
di salvaguardia applicabili in attesa dell’adeguamento degli strumenti urbanistici e sono altresì 
vincolanti per gli interventi settoriali. Per quanto attiene alla tutela del paesaggio, le disposizioni 
dei piani paesaggistici sono comunque prevalenti sulle disposizioni contenute negli atti di 
pianificazione. 
4. Entro il termine stabilito nel piano paesaggistico e comunque non oltre due anni dalla sua 
approvazione, i comuni, le città metropolitane, le province e gli enti gestori delle aree naturali 
57?protette conformano e adeguano gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica alle 
previsioni dei piani paesaggistici, introducendo, ove necessario, le ulteriori previsioni conformative 
che, alla luce delle caratteristiche specifiche del territorio, risultino utili ad assicurare l’ottimale 
salvaguardia dei valori paesaggistici individuati dai piani. I limiti alla proprietà derivanti da tali 
previsioni non sono oggetto di indennizzo. 
5. La regione disciplina il procedimento di conformazione ed adeguamento degli strumenti 
urbanistici alle previsioni della pianificazione paesaggistica, assicurando la partecipazione degli 
organi ministeriali al procedimento medesimo. 
Capo IV 
Controllo e gestione dei beni soggetti a tutela 
Articolo 146 
Autorizzazione 
1. I proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di immobili e aree oggetto degli atti e dei 
provvedimenti elencati all’articolo 157, oggetto di proposta formulata ai sensi degli articoli 138 e 
141, tutelati ai sensi dell’articolo 142, ovvero sottoposti a tutela dalle disposizioni del piano 
paesaggistico, non possono distruggerli, né introdurvi modificazioni che rechino pregiudizio ai 
valori paesaggistici oggetto di protezione. 
2. I proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo dei beni indicati al comma 1, hanno 
l’obbligo di sottoporre alla regione o all’ente locale al quale la regione ha affidato la relativa 
competenza i progetti delle opere che intendano eseguire, corredati della documentazione prevista, 
al fine di ottenere la preventiva autorizzazione. 
3. Entro sei mesi dall’entrata in vigore del presente decreto legislativo, con decreto del Presidente 
del Consiglio dei ministri, d’intesa con la Conferenza Stato-regioni, è individuata la 
documentazione necessaria alla verifica di compatibilità paesaggistica degli interventi proposti. 
4. La domanda di autorizzazione dell’intervento indica lo stato attuale del bene interessato, gli 
elementi di valore paesaggistico presenti, gli impatti sul paesaggio delle trasformazioni proposte e 
gli elementi di mitigazione e di compensazione necessari. 
5. L’amministrazione competente, nell’esaminare la domanda di autorizzazione, verifica la 
conformità dell’intervento alle prescrizioni contenute nei piani paesaggistici e ne accerta: 
a) la compatibilità rispetto ai valori paesaggistici riconosciuti dal vincolo; 
b) la congruità con i criteri di gestione dell’immobile o dell’area; 
c) la coerenza con gli obiettivi di qualità paesaggistica. 
6. L’amministrazione, accertata la compatibilità paesaggistica dell’intervento ed acquisito il parere 
della commissione per il paesaggio, entro il termine di quaranta giorni dalla ricezione dell’istanza, 
trasmette la proposta di autorizzazione, corredata dal progetto e dalla relativa documentazione, alla 
competente soprintendenza, dandone notizia agli interessati. Tale ultima comunicazione costituisce 
avviso di inizio del relativo procedimento, ai sensi e per gli effetti della legge 7 agosto 1990, n. 
241. Qualora l’amministrazione verifichi che la documentazione allegata non corrisponde a quella 
prevista al comma 3, chiede le necessarie integrazioni; in tal caso, il predetto termine è sospeso 
dalla data della richiesta fino a quella di ricezione della documentazione. Qualora 
l’amministrazione ritenga necessario acquisire documentazione ulteriore rispetto a quella prevista 
al comma 3, ovvero effettuare accertamenti, il termine è sospeso, per una sola volta, dalla data della 
richiesta fino a quella di ricezione della documentazione, ovvero dalla data di comunicazione della 
necessità di accertamenti fino a quella di effettuazione degli stessi, per un periodo comunque non 
superiore a trenta giorni. 
7. La soprintendenza comunica il parere entro il termine perentorio di sessanta giorni dalla 
ricezione della proposta di cui al comma 6. Decorso inutilmente il termine per l’acquisizione del 
parere, l’amministrazione assume comunque le determinazioni in merito alla domanda di 
autorizzazione. 
58?8. L’autorizzazione è rilasciata o negata dall’amministrazione competente entro il termine di venti 
giorni dalla ricezione del parere della soprintendenza e costituisce atto distinto e presupposto della 
concessione o degli altri titoli legittimanti l’intervento edilizio. I lavori non possono essere iniziati 
in difetto di essa. 
9. Decorso inutilmente il termine indicato al comma 8, è data facoltà agli interessati di richiedere 
l’autorizzazione alla regione, che provvede anche mediante un commissario ad acta entro il termine 
di sessanta giorni dalla data di ricevimento della richiesta. Qualora venga ritenuto necessario 
acquisire documentazione ulteriore o effettuare accertamenti, il termine è sospeso per una sola 
volta fino alla data di ricezione della documentazione richiesta ovvero fino alla data di 
effettuazione degli accertamenti. Laddove la regione non abbia affidato agli enti locali la 
competenza al rilascio dell’autorizzazione paesaggistica, la richiesta di rilascio in via sostitutiva è 
presentata alla competente soprintendenza. 
10. L’autorizzazione paesaggistica: 
a) diventa efficace dopo il decorso di venti giorni dalla sua emanazione; 
b) è trasmessa in copia, senza indugio, alla soprintendenza che ha emesso il parere nel corso 
del procedimento, nonché, unitamente al parere, alla regione ed alla provincia e, ove esistenti, alla 
comunità montana e all’ente parco nel cui territorio si trova l’immobile o l’area sottoposti al 
vincolo; 
c) non può essere rilasciata in sanatoria successivamente alla realizzazione, anche parziale, 
degli interventi. 
11. L’autorizzazione paesaggistica è impugnabile con ricorso al tribunale amministrativo regionale 
o con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, dalle associazioni ambientaliste 
portatrici di interessi diffusi individuate ai sensi dell’articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349 e 
da qualsiasi altro soggetto pubblico o privato che ne abbia interesse. Il ricorso è deciso anche se, 
dopo la sua proposizione ovvero in grado di appello, il ricorrente dichiari di rinunciare o di non 
avervi più interesse. Le sentenze e le ordinanze del Tribunale amministrativo regionale possono 
essere impugnate da chi sia legittimato a ricorrere avverso l’autorizzazione paesaggistica, anche se 
non abbia proposto il ricorso di primo grado. 
12. Presso ogni comune è istituito un elenco, aggiornato almeno ogni sette giorni e liberamente 
consultabile, in cui è indicata la data di rilascio di ciascuna autorizzazione paesaggistica, con la 
annotazione sintetica del relativo oggetto e con la precisazione se essa sia stata rilasciata in 
difformità dal parere della soprintendenza. Copia dell’elenco è trasmessa trimestralmente alla 
regione e alla soprintendenza, ai fini dell’esercizio delle funzioni di vigilanza di cui all’articolo 
155. 
13. Le disposizioni dei precedenti commi si applicano anche alle istanze concernenti le attività 
minerarie di ricerca ed estrazione. 
14. Le disposizioni del presente articolo non si applicano alle autorizzazioni per le attività di 
coltivazione di cave e torbiere. Per tali attività restano ferme le potestà del Ministero dell’ambiente 
e della tutela del territorio ai sensi della normativa in materia, che sono esercitate tenendo conto 
delle valutazioni espresse, per quanto attiene ai profili paesaggistici, dalla competente 
soprintendenza. 
Articolo 147 
Autorizzazione per opere da eseguirsi da parte di amministrazioni statali 
1. Qualora la richiesta di autorizzazione prevista dall’articolo 143 riguardi opere da eseguirsi da 
parte di amministrazioni statali, ivi compresi gli alloggi di servizio per il personale militare, 
l’autorizzazione viene rilasciata in esito ad una conferenza di servizi ai sensi degli articoli 14 e 
seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modifiche e integrazioni. 
2. Per i progetti di opere comunque soggetti a valutazione di impatto ambientale a norma 
dell’articolo 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349 e da eseguirsi da parte di amministrazioni statali, 
l’autorizzazione prescritta dal comma 1 è rilasciata secondo le procedure previste all’articolo 26. 
3. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente codice, con decreto del Presidente del 
Consiglio dei ministri, su proposta del Ministero, d’intesa con il Ministero della difesa e con le 
59?altre amministrazioni statali interessate, sono individuate le modalità di valutazione congiunta e 
preventiva della localizzazione delle opere di difesa nazionale che incidano su immobili o aree 
sottoposti a tutela paesaggistica. 
Articolo 148 
Commissione per il paesaggio 
1. Entro un anno dall’entrata in vigore del presente codice le regioni promuovono l’istituzione della 
commissione per il paesaggio presso gli enti locali ai quali sono attribuite le competenze in materia 
di autorizzazione paesaggistica. 
2. La commissione è composta da soggetti con particolare e qualificata esperienza nella tutela del 
paesaggio. 
3. La commissione esprime il parere obbligatorio in merito al rilascio delle autorizzazioni previste 
dagli articoli 146,147 e 159. 
4. Le regioni e il Ministero possono stipulare accordi che prevedano le modalità di partecipazione 
del Ministero alle attività della commissione per il paesaggio. In tal caso, il parere di cui all’articolo 
146, comma 7, è espresso in quella sede secondo le modalità stabilite nell’accordo, ferma restando 
l’applicazione di quanto previsto dall’articolo 146, commi 10, 11 e 12. 
Articolo 149 
Interventi non soggetti ad autorizzazione 
1. Fatta salva l’applicazione dell’articolo 143, comma 5, lettera b) e dell’articolo 156, comma 4, 
non è comunque richiesta l’autorizzazione prescritta dall’articolo 146, dall’articolo 147 e 
dall’articolo 159: 
a) per gli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di 
restauro conservativo che non alterino lo stato dei luoghi e l’aspetto esteriore degli edifici; 
b) per gli interventi inerenti l’esercizio dell’attività agro-silvo-pastorale che non comportino 
alterazione permanente dello stato dei luoghi con costruzioni edilizie ed altre opere civili, e sempre 
che si tratti di attività ed opere che non alterino l’assetto idrogeologico del territorio; 
c) per il taglio colturale, la forestazione, la riforestazione, le opere di bonifica, antincendio e di 
conservazione da eseguirsi nei boschi e nelle foreste indicati dall’articolo 142, comma 1, lettera g), 
purché previsti ed autorizzati in base alla normativa in materia. 
Articolo 150 
Inibizione o sospensione dei lavori 
1. Indipendentemente dall’avvenuta pubblicazione all’albo pretorio prevista dagli articoli 139 e 
141, ovvero dall’avvenuta comunicazione prescritta dall’articolo 139, comma 4, la regione o il 
Ministero ha facoltà di: 
a) inibire che si eseguano lavori senza autorizzazione o comunque capaci di pregiudicare il 
bene; 
b) ordinare, anche quando non sia intervenuta la diffida prevista alla lettera a), la sospensione 
di lavori iniziati. 
2. Il provvedimento di inibizione o sospensione dei lavori incidenti su immobili od aree non ancora 
dichiarati di notevole interesse pubblico cessa di avere efficacia se entro il termine di novanta 
giorni non sia stata effettuata la pubblicazione all’albo pretorio della proposta della commissione di 
cui all’articolo 138 o della proposta dell’organo ministeriale prevista all’articolo 141, ovvero non 
sia stata ricevuta dagli interessati la comunicazione prevista dall’articolo 139, comma 4. 
60?3. Il provvedimento di inibizione o sospensione dei lavori incidenti su di un bene paesaggistico per 
il quale la pianificazione paesaggistica preveda misure di recupero o di riqualificazione cessa di 
avere efficacia se entro il termine di novanta giorni la regione non abbia comunicato agli interessati 
le prescrizioni alle quali attenersi, nella esecuzione dei lavori, per non compromettere l’attuazione 
della pianificazione. 
4. I provvedimenti indicati ai commi precedenti sono comunicati anche al comune interessato. 
Articolo 151 
Rimborso spese a seguito della sospensione dei lavori 
1. Per lavori su beni paesaggistici che non siano già stati oggetto dei provvedimenti di cui agli 
articoli 138 e 141, o che non siano stati precedentemente dichiarati di notevole interesse pubblico, e 
dei quali sia stata ordinata la sospensione senza che fosse stata intimata la preventiva diffida di cui 
all’articolo 150, comma 1, l’interessato può ottenere il rimborso delle spese sostenute sino al 
momento della notificata sospensione. Le opere già eseguite sono demolite a spese dell’autorità che 
ha disposto la sospensione. 
Articolo 152 
Interventi soggetti a particolari prescrizioni 
1. Nel caso di aperture di strade e di cave, nel caso di condotte per impianti industriali e di 
palificazione nell’ambito e in vista delle aree indicate alle lettere c) e d) dell’articolo 136, ovvero in 
prossimità degli immobili indicati alle lettere a) e b) dello stesso articolo, la regione ha facoltà di 
prescrivere le distanze, le misure e le varianti ai progetti in corso d’esecuzione, le quali, tenendo in 
debito conto l’utilità economica delle opere già realizzate, valgano ad evitare pregiudizio ai beni 
protetti da questo Titolo. La medesima facoltà spetta al Ministero, che la esercita previa 
consultazione della regione. 
2. Per le zone di interesse archeologico elencate all’articolo 136, lettera c), o all’articolo 142, 
comma 1, lettera m), la Regione consulta preventivamente le competenti soprintendenze. 
Articolo 153 
Cartelli pubblicitari 
1. Nell’ambito e in prossimità dei beni paesaggistici indicati nell’articolo 134 è vietato collocare 
cartelli e altri mezzi pubblicitari se non previa autorizzazione dell’amministrazione competente 
individuata dalla regione. 
2. Lungo le strade site nell’ambito e in prossimità dei beni indicati nel comma 1 è vietato collocare 
cartelli o altri mezzi pubblicitari, salvo autorizzazione rilasciata ai sensi dell’articolo 23, comma 4, 
del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 e successive modificazioni, previo parere favorevole 
della amministrazione competente individuata dalla regione sulla compatibilità della collocazione o 
della tipologia del mezzo pubblicitario con i valori paesaggistici degli immobili o delle aree 
soggetti a tutela. 
61?Articolo 154 
Colore delle facciate dei fabbricati 
1. L’amministrazione competente individuata dalla regione può ordinare che, nelle aree 
contemplate dalle lettere c) e d) dell’articolo 136, sia dato alle facciate dei fabbricati, il cui colore 
rechi disturbo alla bellezza dell’insieme, un diverso colore che con quella armonizzi. 
2. La disposizione del comma 1 non si applica nei confronti degli immobili di cui all’articolo 10, 
comma 3, lettere a) e d), dichiarati ai sensi dell’articolo 13. 
3. Per i fabbricati ricadenti nelle zone di interesse archeologico elencate all’articolo 136, lettera c), 
o all’articolo 139, comma 1, lettera m), l’amministrazione consulta preventivamente le competenti 
soprintendenze. 
4. In caso di inadempienza dei proprietari, possessori o detentori dei fabbricati, l’amministrazione 
provvede all’esecuzione d’ufficio. 
Articolo 155 
Vigilanza 
1. Le funzioni di vigilanza sui beni paesaggistici tutelati da questo Titolo sono esercitate dal 
Ministero e dalle regioni. 
2. Le regioni vigilano sull’ottemperanza alle disposizioni contenute nel presente decreto legislativo 
da parte delle amministrazioni da loro individuate per l’esercizio delle competenze in materia di 
paesaggio. L’inottemperanza o la persistente inerzia nell’esercizio di tali competenze comporta 
l’attivazione dei poteri sostitutivi. 
Capo V 
Disposizioni di prima applicazione e transitorie 
Articolo 156 
Verifica e adeguamento dei piani paesaggistici 
1. Entro quattro anni dall’entrata in vigore del presente decreto legislativo, le regioni che hanno 
redatto i piani previsti dall’articolo 149 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 verificano la 
conformità tra le disposizioni dei predetti piani e le previsioni dell’articolo 143 e, in difetto, 
provvedono ai necessari adeguamenti. 
2. Entro centottanta giorni dall’entrata in vigore del presente codice, il Ministero, d’intesa con la 
Conferenza Stato-regioni, predispone uno schema generale di convenzione con le regioni in cui 
vengono stabilite le metodologie e le procedure di ricognizione, analisi, censimento e catalogazione 
degli immobili e delle aree oggetto di tutela, ivi comprese le tecniche per la loro rappresentazione 
cartografica e le caratteristiche atte ad assicurare la interoperabilità dei sistemi informativi. 
3. Le regioni e il Ministero possono stipulare accordi per disciplinare lo svolgimento d’intesa delle 
attività volte alla verifica e all’adeguamento dei piani paesaggistici, sulla base dello schema 
generale di convenzione di cui al comma 2. Nell’accordo è stabilito il termine entro il quale sono 
completate le attività, nonché il termine entro il quale la regione approva il piano adeguato. 
Qualora al completamento delle attività non consegua il provvedimento regionale il piano è 
approvato in via sostitutiva con decreto del Ministro. 
4. Se dalla verifica e dall’adeguamento, in applicazione dell’articolo 143, commi 3, 4 e 5, deriva 
una modificazione degli effetti degli atti e dei provvedimenti di cui agli articoli 157, 140 e 141, 
l’entrata in vigore delle relative disposizioni del piano paesaggistico è subordinata all’espletamento 
delle forme di pubblicità indicate all’articolo 140, commi 3 e 4. 
62?5. Qualora l’accordo di cui al comma 3 non venga stipulato, ovvero ad esso non seguano la verifica 
e l’adeguamento congiunti del piano, non trova applicazione quanto previsto dai commi 5, 6, 7 e 8 
dell’articolo 143. 
Articolo 157 
Notifiche eseguite, elenchi compilati, provvedimenti e atti 
emessi ai sensi della normativa previgente 
1. Fatta salva l’applicazione dell’articolo 143, comma 6, dell’articolo 144, comma 2 e 
dell’articolo 156, comma 4, conservano efficacia a tutti gli effetti: 
a) le notifiche di importante interesse pubblico delle bellezze naturali o panoramiche, eseguite 
in base alla legge 11 giugno 1922, n. 776; 
b) gli elenchi compilati ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497; 
c) i provvedimenti di dichiarazione di notevole interesse pubblico emessi ai sensi della legge 
29 giugno 1939, n. 1497; 
d) i provvedimenti di riconoscimento della zone di interesse archeologico emessi ai sensi 
dell’articolo 82, quinto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, 
aggiunto dall’articolo 1 del decreto legge 27 giugno 1985, n. 312, convertito con modificazioni 
nella legge 8 agosto 1985, n. 431; 
e) i provvedimenti di dichiarazione di notevole interesse pubblico emessi ai sensi del decreto 
legislativo 29 ottobre 1999, n. 490; 
f) i provvedimenti di riconoscimento della zone di interesse archeologico emessi ai sensi del 
decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490. 
2. Le disposizioni della presente Parte si applicano anche agli immobili ed alle aree in ordine ai 
quali, alla data di entrata in vigore del presente codice, sia stata formulata la proposta ovvero 
definita la perimetrazione ai fini della dichiarazione di notevole interesse pubblico o del 
riconoscimento quali zone di interesse archeologico. 
Articolo 158 
Disposizioni regionali di attuazione 
1. Fino all’emanazione di apposite disposizioni regionali di attuazione del presente codice restano 
in vigore, in quanto applicabili, le disposizioni del regolamento approvato con regio decreto 3 
giugno 1940, n. 1357. 
Articolo 159 
Procedimento di autorizzazione in via transitoria 
1. Fino all’approvazione dei piani paesaggistici, ai sensi dell’articolo 156 ovvero ai sensi 
dell’articolo 143, ed al conseguente adeguamento degli strumenti urbanistici ai sensi dell’articolo 
145, l’amministrazione competente al rilascio dell’autorizzazione prevista dall’articolo 146, 
comma 2, dà immediata comunicazione alla soprintendenza delle autorizzazioni rilasciate, 
trasmettendo la documentazione prodotta dall’interessato nonché le risultanze degli accertamenti 
eventualmente esperiti. La comunicazione è inviata contestualmente agli interessati, per i quali 
costituisce avviso di inizio di procedimento, ai sensi e per gli effetti della legge 7 agosto 1990, n. 
241. 
2. L’amministrazione competente può produrre una relazione illustrativa degli accertamenti indicati 
dall’articolo 146, comma 5. L’autorizzazione è rilasciata o negata entro il termine perentorio di 
sessanta giorni dalla relativa richiesta e costituisce comunque atto distinto e presupposto della 
concessione edilizia o degli altri titoli legittimanti l’intervento edilizio. I lavori non possono essere 
iniziati in difetto di essa. In caso di richiesta di integrazione documentale o di accertamenti il 
63?termine è sospeso per una sola volta fino alla data di ricezione della documentazione richiesta 
ovvero fino alla data di effettuazione degli accertamenti. Si applicano le disposizioni di cui 
all’articolo 6-bis del decreto ministeriale 13 giugno 1994, n. 495. 
3. Il Ministero può in ogni caso annullare, con provvedimento motivato, l’autorizzazione entro i 
sessanta giorni successivi alla ricezione della relativa, completa documentazione. 
4. Decorso inutilmente il termine indicato al comma 2 è data facoltà agli interessati di richiedere 
l’autorizzazione alla competente soprintendenza, che si pronuncia entro il termine di sessanta 
giorni dalla data di ricevimento della richiesta. L’istanza, corredata dalla documentazione 
prescritta, è presentata alla competente soprintendenza e ne è data comunicazione alla 
amministrazione competente. In caso di richiesta di integrazione documentale o di accertamenti il 
termine è sospeso per una sola volta fino alla data di ricezione della documentazione richiesta 
ovvero fino alla data di effettuazione degli accertamenti. 
5. Per i beni che alla data di entrata in vigore del presente codice siano oggetto di provvedimenti 
adottati ai sensi dell’articolo 1-quinquies del decreto legge 27 giugno 1985, n. 312, convertito con 
modificazioni nella legge 8 agosto 1985, n. 431 e pubblicati nella Gazzetta Ufficiale in data 
anteriore al 6 settembre 1985, l’autorizzazione prevista dal comma 1 e dagli articoli 146 e 147 può 
essere concessa solo dopo l’approvazione dei piani paesaggistici. 
PARTE QUARTA 
Sanzioni 
TITOLO I 
Sanzioni amministrative 
Capo I 
Sanzioni relative alla Parte seconda 
Articolo 160 
Ordine di reintegrazione 
1. Se per effetto della violazione degli obblighi di protezione e conservazione stabiliti dalle 
disposizioni del Capo III del Titolo I della Parte seconda il bene culturale subisce un danno, il 
Ministero ordina al responsabile l’esecuzione a sue spese delle opere necessarie alla reintegrazione. 
2. Qualora le opere da disporre ai sensi del comma 1 abbiano rilievo urbanistico-edilizio l’avvio 
del procedimento e il provvedimento finale sono comunicati anche alla città metropolitana o al 
comune interessati. 
3. In caso di inottemperanza all’ordine impartito ai sensi del comma 1, il Ministero provvede 
all’esecuzione d’ufficio a spese dell’obbligato. Al recupero delle somme relative si provvede nelle 
forme previste dalla normativa in materia di riscossione coattiva delle entrate patrimoniali dello 
Stato. 
4. Quando la reintegrazione non sia possibile il responsabile è tenuto a corrispondere allo Stato 
una somma pari al valore della cosa perduta o alla diminuzione di valore subita dalla cosa. 
5. Se la determinazione della somma, fatta dal Ministero, non è accettata dall’obbligato, la somma 
stessa è determinata da una commissione composta di tre membri da nominarsi uno dal Ministero, 
uno dall’obbligato e un terzo dal presidente del tribunale. Le spese relative sono anticipate 
dall’obbligato. 
64?Articolo 161 
Danno a cose ritrovate 
1. Le misure previste nell’articolo 160 si applicano anche a chi cagiona un danno alle cose di cui 
all’articolo 91, trasgredendo agli obblighi indicati agli articoli 89 e 90. 
Articolo 162 
Violazioni in materia di affissione 
1. Chiunque colloca cartelli o altri mezzi pubblicitari in violazione delle disposizioni di cui 
all’articolo 49 è punito con le sanzioni previste dall’articolo 23 del decreto legislativo 30 aprile 
1992, n. 285 e successive modificazioni e integrazioni. 
Articolo 163 
Perdita di beni culturali 
1. Se, per effetto della violazione degli obblighi stabiliti dalle disposizioni della sezione I del Capo 
IV e della sezione I del Capo V, il bene culturale non sia più rintracciabile o risulti uscito dal 
territorio nazionale, il trasgressore è tenuto a corrispondere allo Stato una somma pari al valore del 
bene. 
2. Se il fatto è imputabile a più persone queste sono tenute in solido al pagamento della somma. 
3. Se la determinazione della somma fatta dal Ministero non è accettata dall’obbligato, la somma 
stessa è determinata da una commissione composta di tre membri da nominarsi uno dal Ministero, 
uno dall’obbligato e un terzo dal presidente del tribunale. Le spese relative sono anticipate 
dall’obbligato. 
4. La determinazione della commissione è impugnabile in caso di errore o di manifesta iniquità. 
Articolo 164 
Violazioni in atti giuridici 
1. Le alienazioni, le convenzioni e gli atti giuridici in genere, compiuti contro i divieti stabiliti 
dalle disposizioni del Titolo I della Parte seconda, o senza l’osservanza delle condizioni e modalità 
da esse prescritte, sono nulli. 
2. Resta salva la facoltà del Ministero di esercitare la prelazione ai sensi dell’articolo 61, comma 
2. 
Articolo 165 
Violazione di disposizioni in materia di circolazione internazionale 
1. Fuori dei casi di concorso nel delitto previsto dall’articolo 123, comma 1, del decreto legislativo 
29 ottobre 1999, n. 490, chiunque trasferisce all’estero le cose o i beni indicati nell’articolo 10, in 
violazione delle disposizioni di cui alle sezioni I e II del Capo V del Titolo I della Parte seconda, è 
punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 77, 50 a euro 465. 
65?Articolo 166 
Omessa restituzione di documenti per l’esportazione 
1. Chi, effettuata l’esportazione di un bene culturale al di fuori del territorio dell’Unione europea 
ai sensi del regolamento CEE, non rende al competente ufficio di esportazione l’esemplare n. 3 del 
formulario previsto dal regolamento (CEE) n. 752/93, della Commissione, del 30 marzo 1993, 
attuativo del regolamento CEE, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una 
somma da euro 103, 50 a euro 620. 
Capo II 
Sanzioni relative alla Parte terza 
Articolo 167 
Ordine di rimessione in pristino o di versamento di indennità pecuniaria 
1. In caso di violazione degli obblighi e degli ordini previsti dal Titolo I della Parte terza, il 
trasgressore è tenuto, secondo che l’autorità amministrativa preposta alla tutela paesaggistica 
ritenga più opportuno nell’interesse della protezione dei beni indicati nell’articolo 134, alla 
rimessione in pristino a proprie spese o al pagamento di una somma equivalente al maggiore 
importo tra il danno arrecato e il profitto conseguito mediante la trasgressione. La somma è 
determinata previa perizia di stima. 
2. Con l’ordine di rimessione in pristino è assegnato al trasgressore un termine per provvedere. 
3. In caso di inottemperanza, l’autorità amministrativa preposta alla tutela paesaggistica provvede 
d’ufficio per mezzo del prefetto e rende esecutoria la nota delle spese. 
4. Le somme riscosse per effetto dell’applicazione del comma 1 sono utilizzate per finalità di 
salvaguardia, interventi di recupero dei valori paesaggistici e di riqualificazione delle aree 
degradate. 
Articolo 168 
Violazione in materia di affissione 
1. Chiunque colloca cartelli o altri mezzi pubblicitari in violazione delle disposizioni di cui 
all’articolo 153 è punito con le sanzioni previste dall’articolo 23 del decreto legislativo 30 aprile 
1992, n. 285 e successive modificazioni. 
TITOLO II 
Sanzioni penali 
Capo I 
Sanzioni relative alla Parte seconda 
Articolo 169 
Opere illecite 
1. E’ punito con l’arresto da sei mesi ad un anno e con l’ammenda da euro 775 a euro 38.734, 50: 
66?a) chiunque senza autorizzazione demolisce, rimuove, modifica, restaura ovvero esegue opere di 
qualunque genere sui beni culturali indicati nell’articolo 10; 
b) chiunque, senza l’autorizzazione del soprintendente, procede al distacco di affreschi, stemmi, 
graffiti, iscrizioni, tabernacoli ed altri ornamenti di edifici, esposti o non alla pubblica vista, anche 
se non vi sia stata la dichiarazione prevista dall’articolo 13; 
c) chiunque esegue, in casi di assoluta urgenza, lavori provvisori indispensabili per evitare 
danni notevoli ai beni indicati nell’articolo 10, senza darne immediata comunicazione alla 
soprintendenza ovvero senza inviare, nel più breve tempo, i progetti dei lavori definitivi per 
l’autorizzazione. 
2. La stessa pena prevista dal comma 1 si applica in caso di inosservanza dell’ordine di 
sospensione dei lavori impartito dal soprintendente ai sensi dell’articolo 28. 
Articolo 170 
Uso illecito 
1. E’ punito con l’arresto da sei mesi ad un anno e con l’ammenda da euro 775 a euro 38.734, 50 
chiunque destina i beni culturali indicati nell’articolo 10 ad uso incompatibile con il loro carattere 
storico od artistico o pregiudizievole per la loro conservazione o integrità. 
Articolo 171 
Collocazione e rimozione illecita 
1. E’ punito con l’arresto da sei mesi ad un anno e con l’ammenda da euro 775 a euro 38.734, 50 
chiunque omette di fissare al luogo di loro destinazione, nel modo indicato dal soprintendente, beni 
culturali appartenenti ai soggetti di cui all’articolo 10, comma 1. 
2. Alla stessa pena soggiace il detentore che omette di dare notizia alla competente soprintendenza 
dello spostamento di beni culturali, dipendente dal mutamento di dimora, ovvero non osserva le 
prescrizioni date dalla soprintendenza affinché i beni medesimi non subiscano danno dal trasporto. 
Articolo 172 
Inosservanza delle prescrizioni di tutela indiretta 
1. E’ punito con l’arresto da sei mesi ad un anno e con l’ammenda da euro 775 a euro 38.734, 50 
chiunque non osserva le prescrizioni date dal Ministero ai sensi dell’articolo 45, comma 1. 
2. L’inosservanza delle misure cautelari contenute nell’atto di cui all’articolo 46, comma 4, è 
punita ai sensi dell’articolo 180. 
Articolo 173 
Violazioni in materia di alienazione 
1. E’ punito con la reclusione fino ad un anno e la multa da euro 1.549,50 a euro 77.469: 
a) chiunque, senza la prescritta autorizzazione, aliena i beni culturali indicati negli articoli 55 e 
56; 
b) chiunque, essendovi tenuto, non presenta, nel termine indicato all’articolo 59, comma 2, la 
denuncia degli atti di trasferimento della proprietà o della detenzione di beni culturali; 
c) l’alienante di un bene culturale soggetto a diritto di prelazione che effettua la consegna della 
cosa in pendenza del termine previsto dall’articolo 61, comma 1. 
67?Articolo 174 
Uscita o esportazione illecite 
1. Chiunque trasferisce all’estero cose di interesse artistico, storico, archeologico, 
etnoantropologico, bibliografico, documentale o archivistico, nonché quelle indicate all’articolo 11, 
comma 1, lettere f), g) e h), senza attestato di libera circolazione o licenza di esportazione, è punito 
con la reclusione da uno a quattro anni o con la multa da euro 258 a euro 5.165. 
2. La pena prevista al comma 1 si applica, altresì, nei confronti di chiunque non fa rientrare nel 
territorio nazionale, alla scadenza del termine, beni culturali per i quali sia stata autorizzata l’uscita 
o l’esportazione temporanee. 
3. Il giudice dispone la confisca delle cose, salvo che queste appartengano a persona estranea al 
reato. La confisca ha luogo in conformità delle norme della legge doganale relative alle cose 
oggetto di contrabbando. 
4. Se il fatto è commesso da chi esercita attività di vendita al pubblico o di esposizione a fine di 
commercio di oggetti di interesse culturale, alla sentenza di condanna consegue l’interdizione ai 
sensi dell’articolo 30 del codice penale. 
Articolo 175 
Violazioni in materia di ricerche archeologiche 
1. E’ punito con l’arresto fino ad un anno e l’ammenda da euro 310 a euro 3.099: 
a) chiunque esegue ricerche archeologiche o, in genere, opere per il ritrovamento di cose 
indicate all’articolo 10 senza concessione, ovvero non osserva le prescrizioni date 
dall’amministrazione; 
b) chiunque, essendovi tenuto, non denuncia nel termine prescritto dall’articolo 90, comma 1, le 
cose indicate nell’articolo 10 rinvenute fortuitamente o non provvede alla loro conservazione 
temporanea. 
Articolo 176 
Impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato 
1. Chiunque si impossessa di beni culturali indicati nell’articolo 10 appartenenti allo Stato ai sensi 
dell’articolo 91 è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da euro 31 a euro 516, 50. 
2. La pena è della reclusione da uno a sei anni e della multa da euro 103 a euro 1.033 se il fatto è 
commesso da chi abbia ottenuto la concessione di ricerca prevista dall’articolo 89. 
Articolo 177 
Collaborazione per il recupero di beni culturali 
1. La pena applicabile per i reati previsti dagli articoli 174 e 176 è ridotta da uno a due terzi 
qualora il colpevole fornisca una collaborazione decisiva o comunque di notevole rilevanza per il 
recupero dei beni illecitamente sottratti o trasferiti all’estero. 
68?Articolo 178 
Contraffazione di opere d’arte 
1. E’ punito con la reclusione da tre mesi fino a quattro anni e con la multa da euro 103 a euro 
3.099: 
a) chiunque, al fine di trarne profitto, contraffà, altera o riproduce un’opera di pittura, scultura o 
grafica, ovvero un oggetto di antichità o di interesse storico od archeologico; 
b) chiunque, anche senza aver concorso nella contraffazione, alterazione o riproduzione, pone in 
commercio, o detiene per farne commercio, o introduce a questo fine nel territorio dello Stato, o 
comunque pone in circolazione, come autentici, esemplari contraffatti, alterati o riprodotti di opere 
di pittura, scultura, grafica o di oggetti di antichità, o di oggetti di interesse storico od archeologico; 
c) chiunque, conoscendone la falsità, autentica opere od oggetti, indicati alle lettere a) e b), 
contraffatti, alterati o riprodotti; 
d) chiunque mediante altre dichiarazioni, perizie, pubblicazioni, apposizione di timbri od 
etichette o con qualsiasi altro mezzo accredita o contribuisce ad accreditare, conoscendone la 
falsità, come autentici opere od oggetti indicati alle lettere a) e b) contraffatti, alterati o riprodotti. 
2. Se i fatti sono commessi nell’esercizio di un’attività commerciale la pena è aumentata e alla 
sentenza di condanna consegue l’interdizione a norma dell’articolo 30 del codice penale. 
3. La sentenza di condanna per i reati previsti dal comma 1 è pubblicata su tre quotidiani con 
diffusione nazionale designati dal giudice ed editi in tre diverse località. Si applica l’articolo 36, 
comma 3, del codice penale. 
4. E’ sempre ordinata la confisca degli esemplari contraffatti, alterati o riprodotti delle opere o 
degli oggetti indicati nel comma 1, salvo che si tratti di cose appartenenti a persone estranee al 
reato. Delle cose confiscate è vietata, senza limiti di tempo, la vendita nelle aste dei corpi di reato. 
Articolo 179 
Casi di non punibilità 
1. Le disposizioni dell’articolo 178 non si applicano a chi riproduce, detiene, pone in vendita o 
altrimenti diffonde copie di opere di pittura, di scultura o di grafica, ovvero copie od imitazione di 
oggetti di antichità o di interesse storico od archeologico, dichiarate espressamente non autentiche 
all’atto della esposizione o della vendita, mediante annotazione scritta sull’opera o sull’oggetto o, 
quando ciò non sia possibile per la natura o le dimensioni della copia o dell’imitazione, mediante 
dichiarazione rilasciata all’atto della esposizione o della vendita. Non si applicano del pari ai 
restauri artistici che non abbiano ricostruito in modo determinante l’opera originale. 
Articolo 180 
Inosservanza dei provvedimenti amministrativi 
1. Salvo che il fatto non costituisca più grave reato, chiunque non ottempera ad un ordine impartito 
dall’autorità preposta alla tutela dei beni culturali in conformità del presente Titolo è punito con le 
pene previste dall’articolo 650 del codice penale. 
69?Capo II 
Sanzioni relative alla Parte terza 
Articolo 181 
Opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da essa 
1. Chiunque, senza la prescritta autorizzazione o in difformità di essa, esegue lavori di qualsiasi 
genere su beni paesaggistici è punito con le pene previste dall’articolo 20 della legge 28 febbraio 
1985, n. 47. 
2. Con la sentenza di condanna viene ordinata la rimessione in pristino dello stato dei luoghi a 
spese del condannato. Copia della sentenza è trasmessa alla regione ed al comune nel cui territorio 
è stata commessa la violazione. 
PARTE QUINTA 
Disposizioni transitorie, abrogazioni ed entrata in vigore 
Articolo 182 
Disposizioni transitorie 
1. L’articolo 7, comma 1, del decreto ministeriale 3 agosto 2000, n. 294, come sostituito 
dall’articolo 3 del decreto ministeriale 24 ottobre 2001, n. 420, continua ad applicarsi limitatamente 
a coloro i quali, alla data di entrata in vigore della presente legge, risultano iscritti ai corsi di 
diploma di laurea statale ovvero di scuola di restauro statale ivi previsti. 
2. Restano ferme le disposizioni di cui all’articolo 7, comma 2, lettere a), b) e c), del decreto n. 294 
del 2000, come sostituito dall’articolo 3 del decreto n. 420 del 2001. Le disposizioni di cui 
all’articolo 7, comma 2, lettere a) e c), del decreto n. 294 del 2000, come sostituito dall’articolo 3 
del decreto n. 420 del 2001, si applicano anche a coloro i quali, alla data di entrata in vigore di tale 
ultimo decreto, ancorché non ancora in possesso del diploma, erano iscritti ad una scuola di 
restauro statale o regionale ivi prevista fino all’anno accademico 2002-2003. 
3. Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del presente codice, le regioni e gli altri enti pubblici 
territoriali adottano le necessarie disposizioni di adeguamento alla prescrizione di cui all’articolo 
103, comma 4. In caso di inadempienza, il Ministero procede in via sostitutiva, ai sensi 
dell’articolo 117, quinto comma, della Costituzione. 
Articolo 183 
Disposizioni finali 
1. I provvedimenti di cui agli articoli 13, 45, 141, 143, comma 10, e 156, comma 3, non sono 
soggetti a controllo preventivo ai sensi dell’articolo 3, comma 1, della legge 14 gennaio 1994, n. 
20. 
2. Dall’attuazione degli articoli 5 e 44 non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza 
pubblica. 
3. La partecipazione alle commissioni previste dal presente codice si intende a titolo gratuito e 
comunque da essa non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. 
4. Gli oneri derivanti dall’esercizio da parte del Ministero delle facoltà previste agli articoli 34, 35 
e 37 sono assunti nei limiti degli stanziamenti di bilancio relativi agli appositi capitoli di spesa. 
70?5. Le garanzie prestate dallo Stato in attuazione dell’articolo 48, comma 5, sono elencate in 
allegato allo stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, ai sensi dell’articolo 
13 della legge 5 agosto 1978, n. 468. In caso di escussione di dette garanzie il Ministero trasmette 
al Parlamento apposita relazione. 
6. Le leggi della Repubblica non possono introdurre deroghe ai princìpi del presente decreto 
legislativo se non mediante espressa modificazione delle sue disposizioni. 
7. Il presente codice entra in vigore il giorno 1 maggio 2004. 
Articolo 184 
Norme abrogate 
1. Sono abrogate le seguenti disposizioni: 
- legge 1 giugno 1939, n. 1089, articolo 40, nel testo da ultimo sostituito dall’articolo 9 della legge 
12 luglio 1999, n. 237; 
- decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409, limitatamente: all’articolo 
21, commi 1 e 3, e comma 2, nel testo, rispettivamente, modificato e sostituito dall’articolo 8 del 
decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 281; agli articoli 21-bis e 22, comma 1, nel testo, 
rispettivamente, aggiunto e modificato dall’articolo 9 del medesimo decreto legislativo; 
- decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1972, n. 3, limitatamente all’articolo 9; 
- decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, limitatamente all’articolo 23, comma 3 e primo periodo 
del comma 13-ter, aggiunto dall’articolo 30 della legge 7 dicembre 1999, n. 472; 
- legge 15 maggio 1997, n. 127, limitatamente all’articolo 12, comma 5, nel testo modificato 
dall’articolo 19, comma 9, della legge 23 dicembre 1998, n. 448; e comma 6, primo periodo; 
- legge 8 ottobre 1997, n. 352, limitatamente all’articolo 7, come modificato dagli articoli 3 e 4 
della legge 12 luglio 1999, n. 237 e dall’articolo 4 della legge 21 dicembre 1999, n. 513; 
- decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, limitatamente agli articoli 148, 150, 152 e 153; 
- legge 12 luglio 1999, n. 237, limitatamente all’articolo 9; 
- decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 281, limitatamente agli articoli 8, comma 2, e 9; 
- decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 e successive modificazioni e integrazioni; 
- decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2000, n. 283; 
- decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, limitatamente all’articolo 179, comma 4; 
- legge 8 luglio 2003, n. 172, limitatamente all’articolo 7. 
Allegato A 
(Previsto dagli artt. 63, comma 1; 74, commi 1 e 3; 75, comma 3, lettera a) 
A. Categorie di beni: 
1. Reperti archeologici aventi più di cento anni provenienti da: 
a) scavi e scoperte terrestri o sottomarine; 
b) siti archeologici; 
c) collezioni archeologiche. 
2. Elementi, costituenti parte integrante di monumenti artistici, storici o religiosi e provenienti 
dallo smembramento dei monumenti stessi, aventi più di cento anni. 
3. Quadri e pitture diversi da quelli appartenenti alle categorie 4 e 5 fatti interamente a mano su 
qualsiasi supporto e con qualsiasi materiale (1). 
4. Acquerelli, guazzi e pastelli eseguiti interamente a mano su qualsiasi supporto. 
5. Mosaici diversi da quelli delle categorie 1 e 2 realizzati interamente a mano con qualsiasi 
materiale (1) e disegni fatti interamente a mano su qualsiasi supporto. 
6. Incisioni, stampe, serigrafie e litografie originali e relative matrici, nonché manifesti originali 
(1). 
7. Opere originali dell’arte statuaria o dell’arte scultorea e copie ottenute con il medesimo 
procedimento dell’originale (1), diverse da quelle della categoria 1. 
8. Fotografie, film e relativi negativi (1). 
9. Incunaboli e manoscritti, compresi le carte geografiche e gli spartiti musicali, isolati o in 
collezione (1). 
10. Libri aventi più di cento anni, isolati o in collezione. 
11. Carte geografiche stampate aventi più di duecento anni. 
12. Archivi e supporti, comprendenti elementi di qualsiasi natura aventi più di cinquanta anni. 
13. a) Collezioni ed esemplari provenienti da collezioni di zoologia, botanica, mineralogia, 
anatomia. 
b) Collezioni aventi interesse storico, paleontologico, etnografico o numismatico. 
14. Mezzi di trasporto aventi più di settantacinque anni. 
15. Altri oggetti di antiquariato non contemplati dalle categorie da 1 a 14, aventi più di cinquanta 
anni. 
I beni culturali rientranti nelle categorie da 1 a 15 sono disciplinati da questo Testo Unico soltanto 
se il loro valore è pari o superiore ai valori indicati alla lettera B. 
B. Valori applicabili alle categorie indicate nella lettera A (in euro): 
1) qualunque ne sia il valore 
1. Reperti archeologici 
72?2. Smembramento di monumenti 
9. Incunaboli e manoscritti 
12. Archivi 
2) 13.979,50 
5. Mosaici e disegni 
6. Incisioni 
8. Fotografie 
11. Carte geografiche stampate 
3) 27.959,00 
4. Acquerelli, guazzi e pastelli 
4) 46.598,00 
7. Arte statuaria 
10. Libri 
13. Collezioni 
14. Mezzi di trasporto 
15. Altri oggetti 
5) 139.794,00 
3. Quadri 
Il rispetto delle condizioni relative ai valori deve essere accertato al momento della presentazione 
della domanda di restituzione. 
(1) Aventi più di cinquanta anni e non appartenenti all’autore. 
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