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Scrivere: il verbo realizzare, con il complemento oggetto


Realizzare
Molto spesso gli scrittori, soprattutto se esordienti, adoperano il verbo realizzare con una certa disinvoltura, specie in significati che non sono del tutto propri del termine. Se è pur vero, per esempio, che voglia dire, fra l'altro, "comprendere esattamente", tale verbo ha una sua connotazione ben precisa. Lo scrittore deve ripulire il linguaggio dalle incrostazioni derivanti dalla lingua parlata ed essere anche il meno equivoco possibile. 
Vediamo i molteplici significati del termine, come prelevati dal vocabolario:

  1. rendere reale qualcosa
  2. segnare (nel calcio)
  3. comprendere esattamente (figurativo)
  4. ridurre in moneta
  5. guadagnare
  6. attuarsi nella realtà
  7. attuare le proprie aspirazioni
Fra i tanti qual è il significato che maggiormente è usato dagli esordienti nei loro manoscritti? Il terzo che, indiscutibilmente, corrisponde al meno appropriato. Esaminiamo, a tal proposito, alcune frasi:

"Girolamo realizzò, mentre osservava l'andamento dei titoli di borsa e scrutava senza troppa convinzione lo sguardo di Gennarino."

Come la mettiamo? Il verbo utilizzato vuole significare comprese oppure guadagnò?
Si dirà che basterebbe aggiustare un pochino il periodo per essere più chiari. Ma la funzione del linguaggio è di essere preciso e non confuso verso il lettore. Già esistono problemi di ogni genere con le parole, non si capisce come mai bisognerebbe andare a cercarsene degli altri.
Dunque si introduca realizzare soltanto per il suo significato originario e tecnicamente corretto: rendere reale qualcosa, come un desiderio, un sogno.
La medesima frase, qualora indicasse un guadagno dalla vendita delle azioni, può essere trasformata nella seguente:

"Girolamo realizzò un bel gruzzolo dalla borsa, mentre scrutava, senza troppa convinzione, lo sguardo di Gennarino."

Quanto mai fastidioso, invece, è un uso diverso del verbo, come nel caso che segue:

"Pietro aveva la testa dura, ma realizzò che, quando piove, bisogna coprirsela bene."

Non c'è, in questo caso, errore di italiano, lo dice anche il vocabolario, ma di stile sì. E uno scrittore che si rispetti deve possederlo, altrimenti sarebbe come un automa che racconta una cronaca grigia, privo di emozioni e di sentimento. Invece tutte le parole possono avere una storia e una capacità di stimolare la riflessione. Che non si abbandoni questa opportunità di esprimere, anche con i termini scelti, il sapere della propria anima.

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