Il capitolo X
Poi si passa al capitolo X, molto più lungo dei precedenti. E qui Hemingway, che non parla quasi per nulla della psicologia dei suoi personaggi, sfodera un racconto di una strage di guardie civili spagnole e fascisti per la quale impiega quaranta pagine, a fronte anche di quattro o cinque per i capitoli appena letti. Se ne ricava una scena non troppo dissimile da ciò che le tv di oggi non mostrano del tutto sull'ISIS e le uccisioni di infedeli, come li chiamano a giustificare un bestiale e orribile comportamento.
Hemingway ebbe lo stesso desiderio di scagliarsi contro i suoi nemici politici? Se non fosse stato così, poteva risparmiarsi l'analisi tanto dettagliata dei comportamenti di persone che dovevano morire a bastonate per poi essere gettate, talora ancora vive, sotto una rupe. E' impressionante come la faccenda sia simile anche a quella raccontata dai supersiti delle famigerate foibe italiane. Talora si può sostituire la parola "Repubblica" del romanzo con "Califfato" per avere una certa e truce assonanza con ciò che succede o è successo ai nostri tempi.

Il capitolo XXVII
E' uno dei pochi casi in cui ci sia un equilibrio fra dialoghi e narrazione descrittiva. Si tratta di uno scontro di guerra su una collina. Una ventina di pagine dove si vede uno scorcio di poesia e un tentativo di umanità con la paura di un ragazzo che prega. E ci sono anche delle pennellate di colore, il cielo e gli occhi azzurri. Persino la morte diventa accettabile se, tranne l'ordine di tagliare le teste dei soldati uccisi, non abbia il gusto della macabra esecuzione letta altrove.
Si dovevano aspettare le quasi quattrocento pagine per leggere tutto ciò?

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