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Scrivere: Novecento di Alessandro Baricco


Analisi critica del testo
Questo libro in realtà è costituito da un testo teatrale. Non soltanto per quanto lo stesso autore dice all'inizio, ma proprio per il tipo di stesura, di linguaggio e di composizione.
Ci sono le indicazioni su ciò che deve fare l'attore sulla scena, il modo di parlare è tipico di chi chiacchiera, senza curarsi troppo della lingua, della grammatica e della sintassi, aggiungendo anche, forse troppe, parolacce, raccontando solo per tenere alta l'attenzione del pubblico con la mimica più che con le descrizioni di quanto si dice. Inoltre la composizione non è quella di un romanzo per cui esiste soltanto il lettore che legge, qui è evidente che se non ci fosse un aiuto dal palcoscenico, resterebbe unicamente il sunto di un fatto. Un sunto poiché i dialoghi sono ridotti all'osso, è un monologo, e molto meno sono presenti i modi tecnici che uno scrittore ben conosce per far immaginare l'ambiente, i personaggi e gli eventi al lettore. Forse è anche troppo ricordare Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, oppure molte parti di Per chi suona la campana.
Nel caso del Baricco si adopera un linguaggio del gergo giovanile, probabilmente dovuto alla giovane età dello stesso autore nel momento della stesura del testo, e si insiste su una maniera di raccontare quasi che fosse importante unicamente il fatto in sé. La fantasia nemmeno è troppo complicata, semplice e non credibile, dove non c'è indagine psicologica e tutto sembra detto frettolosamente, nelle due ore dello spettacolo richieste dai tempi teatrali, (il libro di legge in un'ora e mezza nelle sue circa 60 pagine). Seppure volesse apparire simbolico l'autore, come trapela, tuttavia non è incisivo il messaggio e, alla fine, si disperde in pagine che non aggiungono e non svelano in profondo che cosa intendesse rivelare.
Resta, perciò, l'incredibilità nella stessa storia, cioè come sia possibile che un uomo nasca e viva su una nave senza avvertire il bisogno di conoscere l'altra parta del mondo. Non soltanto la terraferma, quanto la metà della nostra vita, la donna che qui non esiste. Un giovane che non desideri amare? Che non sia spinto ad altro che a suonare per "i soliti imbecilli" come lo stesso autore chiama chi balla attorno al pianoforte? Ma la contraddizione è negli stessi comportamenti di Novecento, come si chiama il talentuoso musicista autodidatta.
Ma quel che è più grave in questo libro riguarda l'assenza di poesia, seppure Baricco provi a introdurla. E allora tutto si può perdonare ma mai la mancanza di anima a un qualunque testo scritto. L'anima di Novecento, personaggio e titolo del racconto, è simile a quella di un cartone animato: un fumetto.
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