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Scrivere: i moralismi


I moralismi
Esiste la tentazione, da parte di molti autori, soprattutto se esordienti, di commentare qualunque fatto riportato nel loro testo con atteggiamenti che riguardano la morale. Ossia credono di saper distinguere, con un taglio netto (come ammoniva il Manzoni), il bene dal male e indicare una battaglia che, alla fine, diventa di tipo politico. Niente di più gravemente errato in un libro di narrativa. Se si vuole scrivere un saggio, allora è un'altra storia, ma nel romanzo o nel racconto bisogna astenersi da simili comportamenti.
La ragione è semplice da ricercare: il lettore potrebbe avere opinioni differenti dall'autore ed essere infastidito da chi ritiene di avere la verità in tasca e sentenzia come se gli altri fossero dei poveri imbecilli. La deduzione è fatta dallo stesso lettore che, molto probabilmente, chiuderebbe il libro e, sicuramente, non lo pubblicizzerebbe fra i suoi conoscenti. Insomma l'autore farebbe il male di se stesso per seguire la propria vanità.
Ma non si tratta soltanto di quest'ultimo motivo pratico. Come abbiamo accennato il lettore, chiunque egli sia, deve essere rispettato nella sua personale sensibilità. L'eleganza e la cortesia nella narrativa, difatti, sono imprescindibili.
Qualora si voglia inserire un modo di pensare che abbia a che fare con la morale (oppure con la politica) si può benissimo far parlare un personaggio. In tal caso, egli sia non individuabile con lo stesso autore il quale, per quanto si è detto sopra, sarebbe meglio che poi si astenesse da commenti a favore o contro.
Facciamo un esempio:

"Francesco raccontò in caserma: - Avevo fame ma non soldi. Vedevo quei biscotti disegnati a colori sulle scatole nel supermercato dove passeggiavo per riempirmi almeno gli occhi, se non lo stomaco. Allora afferrai una confezione, l'aprii ed estrassi una manciata di dolcetti. - Finì la deposizione con la mano sugli occhi.
Era ormai sera. Chi ha fame è giusto che rubi, nessuno può dire che si commetta un reato."

Il commento, così come è riportato, appare evidente che sia dello stesso autore. Invece vediamo come si può ovviare alla precedente soluzione che riteniamo sbagliata:

"Francesco raccontò in caserma: - Avevo fame ma non soldi. Vedevo quei biscotti disegnati a colori sulle scatole nel supermercato dove passeggiavo per riempirmi almeno gli occhi, se non lo stomaco. Allora afferrai una confezione, l'aprii ed estrassi una manciata di dolci. - Finì la deposizione con la mano sugli occhi.
Era ormai sera. Il carabiniere ascoltava in silenzio ma, in cuor suo, pensava che chi ha fame è giusto che rubi, nessuno può dire che si commetta un reato."

Con questa modifica, non si tocca la suscettività di nessuno e il messaggio diventa anche più forte, fino a lasciare riflettere chi legge.

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