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Scrivere: significati equivoci dei vocaboli


L'equivoco del significato
Si è affrontato altrove questo argomento che deve essere ribadito perché il testo abbia una forma gradevole alla lettura. A parte la genericità e la pericolosità comunicativa di alcuni verbi e aggettivi, qui si parla di termini che sia possibile leggere secondo diverse angolature. E guai se lo scrittore non ne tenga conto e non si accorga che i significati possono essere ben diversi da come li immagina. Un esempio?
Sulla rete si trova spesso questa frase:
"Vado a mangiare nonna!"
Senza la virgola vorrebbe significare di avere a disposizione un pasto cannibalesco. Cioè nonna diventa complemento oggetto. Che cosa manca per essere precisi? La virgola.
"Vado a mangiare, nonna!"
Dimodoché la nonna è soltanto un vocativo, che vuole richiamare l'attenzione dell'interlocutore stesso. Niente complemento oggetto.
La didascalia sotto le due frasi recita: Una virgola ti può salvare la vita!
Naturalmente è uno scherzo che, però, dimostra come anche la punteggiatura eviti equivoci di sorta.
Passando ad altro possiamo citare le seguenti parole:
leggi, stessi, botti, corsi, vite, riso, bolle, molle, toro, iva, paga, para, ecc.
  • Leggi può essere il plurale di legge, ma anche voce del verbo leggere;
  • stessi può essere voce del verbo stare, ma anche aggettivo dimostrativo;
  • botti può essere il plurale di botte, recipiente, ma anche di botto, rumore;
  • corsi può essere il plurale di corso, per esempio del fiume, ma anche di corso, abitante della Corsica;
  • vite può essere il singolare della pianta da cui si ricava l'uva, oppure del cilindretto con rilievo elicoidale, ma anche il plurale di vita;
  • riso può essere quello che si mangia oppure quello che viene fuori dalla nostra faccia e bocca quando ridiamo, appunto;
  • bolle può essere il plurale di bolla, con diversi significati, oppure una voce del verbo bollire;
  • molle può essere il plurale di molla, oppure un aggettivo che significa morbido;
  • toro può essere l'animale, oppure il bordo rotondo nello spessore di una lastra di marmo;
  • iva può essere la nota imposta oppure il nome di una persona;
  • paga è il compenso di un operaio, oppure una voce del verbo pagare;
  • para può essere il battistrada di un paio di scarpe, oppure una voce del verbo parare.
Secondo il famoso contesto, di cui molti parlano ma a torto, si dovrebbe intendere di che si tratta. Eppure bisogna essere precisi senza dover per forza leggere un'intera pagina. E se dal contesto comunque la faccenda non fosse chiara?
Uno scrittore non può correre questo rischio. Pertanto deve usare i sinonimi che, per fortuna, esistono in una certa quantità, oppure descrivere meglio la situazione. Per non essere non solo frainteso nel discorso, quanto per non apparire comico laddove, invece, egli voglia soltanto e seriamente narrare. E nemmeno dimostrarsi ridicolo: pericolo sempre incombente, soprattutto nell'uso del linguaggio scritto.
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