Intervista

Sì, ne avevo in mente una certa conclusione e l'ho scritta. Ma succederà di rado che non mi piace parlare degli stessi personaggi oltre misura. Non so come fanno alcuni scrittori che si adagiano su commissari, eroi, e tizi sempre presenti nei loro raconti. Come se fosse una sola vita su questo mondo. E basta rigirarla che ti appare diversa. Ma è sempre la stessa. Non aggiungono nulla a quanto già hanno detto. Un giorno un amico si meravigliò che avessi in un paio d'anni scritto tante opere quante ne avessero fatte i migliori filosofi della storia. Risposi che si potevano anche riempire le pagine di vocali all'infinito: basta tenere premuto il tasto relativo del proprio pc. 

E che rispose? 

Che i mei romanzi non erano vocali al vento. 

Direi! 

Però volevo significare che non tutte le pagine scritte hanno la medesima importanza. Molte, la maggior parte, sono carte, ingialliscono, si dimenticano, scompaiono diventando polvere e nessuno che le ristampi o le legga. 

Le tue... 

Volgio sperare che siano di un minimo valore. 

Il titolo, a proposito, ti è venuto spontaneo oppure ci hai riflettuto, perché mi pare che sia studiato. 

No, mi sono consigliato con i familiari, ne avevo due o tre da scegliere, sempre parlando di qualcosa che va oltre, dopo l'orizzonte... 

(Rido io, questa volta.) Perciò tutto ciò che è scritto vale come qualcosa che va al di là, appunto, di ogni sua immaginazione, riferita alla protagonista. 

Certo. Perché quando lei parte per una ricerca in Francia mai immagina di scoprire una grotta di quarantamila anni fa. Ma, soprattutto, non pensa di leggere una storia tra i graffiti sulla roccia. E di decifrare anche i suoni, dei nomi delle persone che quella abitarono. Poi il padre che era stato in giro per svariati anni... stavo di nuovo per riferire ilr acconto. Non mi stuzzicare. 

No, no. Parliamo allora del linguaggio, che vedo sempre più personale, dai primi romanzi. 

Vero. In SOLO E PENSOSO avevo da riferirmi a una particolare situazione, poi ho avuto maggiore libertà espressiva e ne ho approfittato per scomporre la lingua, ricostruirla come mi piace, senza verbi, talora, con punteggiatura differente da come normalmente s'immagina che possa essere. Con inizi di nuove frasi per simulare la pausa del pensiero. Insomma per somigliare a quando uno parla. Che quella è la nostra comunicazione vera. O quella che più si avvicina alla simbologia dei concetti. 

Andiamo sul complicato.  

No, solo poche osservazioni che approfondiremo un'altra volta, quando ti dirò la mia sul perché ritengo che l'italiano, ma anche gli altri idiomi, sia ridicolo. 

Addrittura!  

Non mi fraintendere. Non voglio offendere Dante Alighieri. Solo degli appunti su alcune regole o su alcuni modi di impostare il discorso, sui termini, le similitudini, i raffronti con ciò che non è ma potrebbe essere. A dimostrare il miscuglio poco ordinato. Molto meno di quanto sembri. 

Un ultima cosa. Ma il disegno della copertina... 

Ah! Quello lì'ho fatto con il carbone su una piertra vecchia. Copiando un vero disegno di una caverna francese: Chauvet Pont d'Arc.